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Autore: stellabrilla    04/11/2009    0 recensioni
IL RACCONTO E' STATO RIPUBBLICATO. POTETE LEGGERLO A QUESTO LINK:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=706693&i=1
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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- Parte XI -

- Ah, la prima classe. Fantastici stuzzichini, schermo al plasma personale, sedile con massagiatore incorporato... e ottima compagnia. - Tony offrì un seducente sorriso alla ragazza seduta nel posto accanto a lui, era molto carina e sembrò compiaciuta delle attenzioni del suo vicino. Gibbs e Kiki erano seduti un paio di file più avanti, facevano le parole crociate, lei si era tolta le scarpe e aveva le gambe raccolte sotto di se. Sembrava dovesse essere un viaggio tranquillo... fino a quando non si levò un grido di donna, ci fu trambusto, uno Stuart accorse nella prima classe.
- Porco, sei un porco! Ma come ti permetti? Voglio cambiare posto. Stuart, mi trovi un posto lontano da questo manicao! -
- Signorina, si calmi, che cosa è successo? Questo signore l’ha inportunata? - Chiese lo Stuart alla ragazza bionda seduta vicino a Tony.
- No, senta... - Tentò di difendersi l’agente dell’ Ncis che, ovviamente, era la causa di tutto quel caos. - La signorina qui, ha frainteso. Io non ho importunato nessuno. Le ho solo fatto una semplice domanda. -
Due posti più avanti Gibbs e Nikita si guardarono e poi rotearono gli occhi.
- A quanto pare tuo figlio ha deciso di attirare l’attenzione di tutto l’aereo. - Disse lei con un mezzo sorriso, - Non c’è niente da fare, perde la testa ogni volta che vede una sottana. Deve aver preso da te. -
- Da me? - sbottò Gibbs, fintamente sconcertato, - Guarda che io non corro appresso alle sottane! -
- Il tuo stato di famiglia dice il contrario... e anche il tuo dossier. Cosa mi dici di quella volta che hai inquinato delle prove perché stavi... -
- Credo che andrò a impedire che T.J. si faccia arrestare per molestie. -
Gibbs si alzò, e Kiki rise nel vederlo andar via così di fretta.
Lui invece assunse un’espressione severa e corrucciata. Il tipico sguardo che sembrava dire “Sei in grossi guai ragazzo!”, il che fu esattamente quello che pensò Tony vedendo il suo Capo marciare verso di lui.
- Ti posso spiegare, giuro che non è come sembra. Io non ho... - uno scapaccione ben assestato sulla nuca lo azzittì.
- Qual’è il problema? - Chiese Gibbs allo Stuart.
- Il signore qui ha molestato questa ragazza. Le ha fatto domande sconvenienti, e lei adesso vuole cambiare posto. Ma l’aereo è al completo e non saprei dove farla spostare. -
- Va bene lo stesso se, anziché cambiare lei il posto, lo cambia il suo vicino? - Propose Jethro alla ragazza.
- Mi va bene qualunque cosa, basta che mi allontani da lui! - Indicò Tony con astio.
- Allora è molto semplice. T.J., vai a sederti vicino a tua madre e io mi siederò con la signorina. -
Guardò il suo subalterno fisso negli occhi. - Ci sono obiezioni? -
- Assolutamente no. Vado. -
Gibbs prese posto vicino alla ragazza bionda, e lo Stuart rassicurato tornò alle proprie incombenze.
La bionda era ancora stizzita, e si vedeva.
- Colpa della madre - disse Gibbs guardandola. - Lo ha viziato troppo. - Dopo di che chiuse gli occhi e si mise a dormire.
Tony si dedette con un sospiro al posto di Gibbs. Kiki lo guardò seriamente ma non disse nulla, gli porse le parole crociate e si mise a leggere una rivista.
Era la prima volta che si tovavano da soli da quando si erano incontrati alla sede dell’Ncis, il giorno precedente, e Tony moriva dalla voglia di farle delle domande, di sapere cosa aveva fatto in quei dannati sei anni in cui l’aveva creduta morta. Voleva dirgli quanto aveva sofferto per la sua perdita. Quanto era stato irrazionalmente furioso con lei, all’inizio, perché si era sentito abbandonato da una persona che era stata per lui un punto di riferimento, un guida.
Che diritto aveva avuto di morire e di lasciarlo da solo, abbandonato a se stesso... di nuovo, come aveva fatto sua madre prima di lei. Questo era quanto aveva pensato all’epoca. Ma era giovane allora, fragile. Adesso era un uomo, ne aveva viste tante, aveva guardato in faccia la morte, subìto altre perdite... e le aveva accettate.
Non era più arrabbiato, voleva fargli sapere quanto era felice di averla ritrovata, di sapere che era viva dopotutto.
Un tempo gliele avrebbe dette tutte queste cose, senza problemi. Un tempo... quando si confidava con lei, e parlarle dei suoi sentimenti sembrava la cosa più facile del mondo.
Ma adesso, chissà perché, le parole restavano congelate nella gola. “E’ che passo troppo tempo con Gibbs”, si disse.
Alla fine parlò: - Venticinque verticale: Popolo nomade del Kenia, cinque lettere. -
- Masai - fu la fulminea risposta. Tony controllò velocemente, poi scrisse la parola.
Nikita alzò gli occhi dalla rivista e lo guardò. Forse intuiva i suoi pensieri, o forse, semplicemente anche lei sentiva il bisogno di esprimere quello che sentiva - Mi ha addolorato dovermene andare in quel modo. L’ultima cosa che volevo era provocarti altra sofferenza. Purtroppo non avevo scelta, come non ce l’ho adesso. Ma credimi, ti ho sempre voluto molto bene, come a uno dei miei ragazzi. - Si riferiva agli altri membri della sua squadra, e Tony si rese conto che era probabilmente la cosa più bella che potesse dirgli.
Lei gli poggiò una mano sul braccio e gli sorrise.
Non dissero niente altro, e poco dopo si addormentarono.

[continua...]
   
 
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