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Autore: Darko    05/11/2009    3 recensioni
Da gladiatore a Roma a re in Cambria. Storia sulla casata dei Pendragon. Aiutatemi a migliorare la storia! Promette bene! Anticipo che tutto è provvisorio!!
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Antichità greco/romana
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Prologo
Prologo


Il gigantesco celta dai capelli gialli che dormiva sopra di me russava talmente forte da destarsi di tanto in tanto, gorgogliando e sputacchiando nel tentativo di non soffocarsi con la propria saliva. Tuttavia mi permetteva di non perdermi nelle mie continue elucubrazioni; anzi mi aiutava a continuare ad avere una migliore percezione di ciò che mi circondava: il letto era uno scempio, un semplice pagliericcio pieno di sterco di topi che ripugnerebbe persino un vagabondo di Alessandria. Il celta dormiva in un enorme incavo del muro, perché secondo quanto affermava lì stava più al fresco. Infatti dormiva direttamente sull’intonaco, fradicio per le infiltrazioni di umidità; la sua corazza, una lorica di cuoio duro che segue la forma dei suoi muscoli,giaceva con lui. Era poco estetica ma molto pratica, leggera e funzionale ma non troppo efficace in difesa. Come arma aveva scelto un lungo tridente, con manico munito di una correggia di cuoio molto ruvida per evitare di perdere la presa. Al posto dello scudo aveva preferito una rete di corda spessa, simile a quella dei pescatori, con dei pesi all’estremità, per catturare l’avversario. Niente in più a parte i suoi gambali di cuoio e il suo unico copri braccio destro in metallo sbalzato. La forza di quel colosso era incredibile, veramente impressionante, e la usava appieno in combattimento. L’unico che ho mai visto tenergli testa era quel mauro alto tre piedi buoni che dormiva là, alla mia destra, con la schiena appoggiata al muro e un orcio di vino acido rovesciato, naturalmente vuoto. E quei due mangiavano come dei tori per di più!
Il mauro invece aveva in dotazione un classico gladius e uno scudo rotondo, leggero, di legno, rinforzato con cuoio e borchie di ferro. La sua corazza consisteva solamente in una lunga maglia ad anelli fitti, corredata da un elmetto di cuoio. Non abbastanza.
Continuavo a guardare i due gladiatori assopiti e mi ci volle un po’ per tornare alla realtà, in quello scantinato puzzolente, umido e freddo, pieno di barili vuoti, topi e immondizia.
Lo scudo metallico, pregevole di fattura e decorato magistralmente, era molto solido e ci ero parecchio affezionato, forse perché mi ha salvato la pelle parecchie volte; la corazza, una lorica a scaglie di metallo temprato, riprendeva le decorazioni dello scudo perché li acquistai entrambi da un mercante franco undici anni or sono, insieme a un elmo dello stesso metallo, tondeggiante sulla nuca, con un’aletta alla base del collo posteriore e un fascione del tutto simile a quello in dotazione ai legionari a coprire la fronte. La spada invece, lunga più di un normale gladius, foderata in una custodia di cuoio durissimo nero, come mai ne ho visto ad altri, giaceva al mio fianco; era un regalo di un caro vecchio amico, che mi fu anche maestro d’armi. Me ne fece dono quando l’imperatore Claudio in persona lo liberò dal giogo di schiavo donandogli il tradizionale gladius ligneum, che rappresentava la libertà per un gladiatore. Mi disse sorridendo che aveva una nuova spada, e che quella ormai non gli serviva più, quindi decise di donarmela.
Non riuscivo a dormire, era impossibile. Mi alzai e cercai di distendere un po’ i muscoli stiracchiandomi. Per il momento funzionò. Con passo strascicato mi avviai al bacile d’acqua e la luce dell’alba mi permise di vedere il mio volto dopo tanto tempo.
Il passare del tempo non aveva agito così decisamente sulla mia figura, anche se la barba non era ovviamente curata. I capelli, leggermente mossi erano neri corvini, così neri da avere i riflessi blu. Il mio volto è affusolato ma forte, con zigomi decisi e mascella proporzionata, i denti stranamente bianchi e labbra disegnate; gli occhi infine verde smeraldo, brillanti.
Mi chiamano Drago e sono un gladiatore.
  
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