Capitolo 12
Qualcosa
di grande
POV Robert
C’è qualcosa di grande tra di noi,
che non potrai cambiare mai
nemmeno se lo vuoi.
Erano
passati ormai quarantatre giorni da quella festa, eppure mi sembrava già
un’eternità. Sarà che il tempo sembra non passare mai quando continui a
desiderare quello che non puoi avere e per quanto vorresti dimenticare non
puoi, soprattutto se l’oggetto dei tuoi desideri è perennemente presente
davanti ai tuoi occhi.
Evitarla
era ovviamente impossibile e fuori discussione. Non si può ignorare chi ha un
ruolo fondamentale nella tua vita, o in almeno un pezzo di vita. Non potevo
dimenticare Kristen, non era tecnicamente e fisicamente possibile. Eravamo
sempre insieme, in un modo o nell’altro. Il giorno sul set e la sera a cena.
Quanto
avrei voluto aggiungere anche la notte a questa lista.
Quanto
avrei voluto trovare il coraggio di confessarle i miei sentimenti.
Quanto
avrei voluto sapere cosa sarebbe successo se lo avessi fatto.
Eppure
non potevo. Non era il caso. Lascia stare
Rob! Mi ripetevo. Così crogiolandomi nel mio
dolore e nel mio masochismo avevo mandato quel primo e ultimo messaggio
cercando di metterci una pietra sopra. Ma la faccenda si complica notevolmente
quando non c’è nulla su cui mettere una pietra, niente era successo e niente
doveva succedere.
I
miei tentativi di auto-convincimento invadevano sempre più spesso la mia
coscienza, ma sempre più spesso finivano nel dimenticatoio. Ma era forse colpa
mia se quella ragazza mi attraeva ogni giorno di più?
A
volte cercavo di convincermi che era una ragazza come tutte le altre, che forse
ce ne erano anche di più carine, più curate, ma ovviamente prendevo solo in
giro me stesso.
Era
proprio la semplicità di Kristen che mi attraeva così tanto. Lei non era un’oca
qualunque costantemente preoccupata del trucco, dei vestiti, della moda. Anche
in jeans e T-shirt era semplicemente meravigliosa, unica nel suo stile
trasandato. Un giorno mi aveva confessato di non avere un vero stile personale,
per lo più adorava mettere le vecchie maglie del fratello, il che non fece
altro che aumentare la mia adorazione per lei.
Mi
ero ritrovato un paio di volte a chiederle di sposarmi. Il solo pensiero era
assurdo ma vi erano momenti in cui c’era un vera e propria lotta di potere tra
il mio cuore e il mio cervello e le parole uscivano senza nessuna connessione
logica o razionale.
“Kris,
vuoi sposarmi?” le avevo chiesto una volta quando mi aveva confessato di aver
ascoltato il CD che le avevo regalato quella famosa
sera di un mese prima e di essere sempre più appassionata di Van Morrison.
“Sposami!”
le avevo detto un’altra volta quando parlando di film avevamo scoperto di avere
una passione comune per Marlon Brando.
Rideva
imbarazzata di quelle miei improvvise uscite che cercavo di tenere sempre sullo
scherzo anche se in una piccola parte di me, per quanto fossi giovane ed
economicamente instabile, desiderava quasi sentirle pronunciare un fatidico si. Ma come sempre mi trovavo a
fantasticare come un’idiota.
Però
una volta mi sorprese. “A quando il matrimonio?” le dissi scherzando su quello
che ormai era diventato il tormentone del set. Inizialmente tutti ci ridevano
su ma dopo un po’ iniziarono a non farci più caso. Certo, il nostro rapporto
era davvero incredibile. Era impossibile non andare d’accordo con Kristen, per
me almeno. Ci trovavamo sempre d’accordo su tutto e nel giro di poco tempo
entrammo in una strana forma di intima amicizia. Era risaputo sul set o anche
fuori che la nostra alchimia era innegabile, che mai avrebbero potuto trovare due attori migliore per le parti, che
c’era una strana forma di fascino e tensione sessuale avvertibile a un miglio
di distanza, come sentivo spesso dire da Catherine. Non sapevo se sentirmi
sollevato o abbattuto dalle opinioni degli altri. A volte pensavo che se questo
era quello che arrivava e quello che sentivo, forse lei sentiva lo stesso, ma
poi ricordavo di tornare alla realtà e abbandonavo i dubbi per continuare ad
esserle amico.
“Che
ne dici di un film invece?” mi spiazzò. Era la prima volta che si concedeva –
che mi concedeva così tanto. Di
solito non si lasciava andare a proposte così esplicite, probabilmente per
placare le voci che già iniziavano a girare su di noi. Un giorno avevamo
addirittura scovato i tecnici a scommettere su di noi. Stavamo passeggiando con
i copioni, che non usammo per niente dal momento che lei mi stava raccontando
della sua prima, unica e ultima sbronza, quando rientrando in casa – sul set
della casa ovviamente – vedemmo Paul, Max e Jerry accorgersi di noi e
affrettarsi a togliere di mezzo due scatoline di cartone sui non prima però di
riuscire a leggere “SI, STANNO INSI…”. Ci guardarono
per un secondo cercando di nascondere l’imbarazzo e tornarono al lavoro facendo
finta di niente. Io e Kris ci scambiammo un’occhiata eloquente e scuotendo la
testa scoppiammo a ridere.
“Ehm…hai qualcosa in mente?” chiesi ancora spiazzato da
quella generosa offerta del tutto inaspettata.
“Vengo
da te alle 8” disse di tutta risposta, mi sorrise e se ne andò.
Mi
faceva impazzire quando faceva così.
Perciò
ci trovammo la sera a guardare Ultimo
Tango a Parigi. Incredibile che fosse per entrambi il film preferito.
Adoravo
quel film, lo avrei rivisto migliaia di volte, eppure quella sera ero
tutt’altro che attento, troppo concentrato sui suoi minimi movimenti, sul suono
della sua voce che commentava alcune parti del film, sul suo assurdo silenzio
nelle scene più belle e sul suo petto che dolcemente si alzava e si abbassava
al ritmo dei suoi deboli respiri.
Mi
rendevo conto sempre più che era impossibile trovare qualcun altro che le si
avvicinasse minimamente, non avevo parole per descrivere il mistero che la
circondava come una nebbia dolce e pacata. La voglia di attraversare quella
nube di fumo e di arrivare a lei mi attraeva quanto e più del desiderio di
farla mia.
Vicino
a lei mi trovavo spesso a stringere i pugni o i denti, ormai erano diventati
gesti quasi automatici. Starle accanto, se non sul set, mi costava una certa
forza d’animo eppure da bravo masochista non riuscivo a stargli lontana e
approfittavo di ogni minimo momento per toccarla e starle vicino.
A
volte avrei tanto voluto sapere cosa diavolo pensasse di me. Soprattutto dopo
alcune mie uscite non sempre del tutto mascoline. Ricordo ancora bene il primo
giorno di riprese. Scena della scuola di danza. Kristen era stata fantastica,
come sempre del resto, nonostante la festa della sera prima. Era venuta sul set
e si era catapultata improvvisamente in questa realtà parallela perfettamente. Tutto
quello che avrei dovuto fare io era prenderla in braccio s sussultarle che mi
dispiaceva, il che è una cosa abbastanza semplice e demenziale, ma non se lo si
fa ripetutamente diverse volte una dopo l’altra. Tutto procedeva benissimo quando
andandola a sollevare per la decima volta, perdo l’equilibrio e cado
all’indietro con le gambe all’insù.
Ovviamente
tutti si erano fatti una bella risata, me compreso e cercai per un po’ di
nascondere il dolore che provavo all’inguine, probabilmente dovuto a uno
strappo, ma poi dovetti confessare e facemmo una pausa.
Lei
si avvicinò sorridendo e io iniziai a sentirmi già molto meglio.
“Come
va?” chiese ridendo sotto i baffi.
“Non
prendermi in giro!” esclamai.
“Non
lo sto facendo!” rispose. “Però mi sono divertita..” ammise.
Le
sorrisi.
“Hey, riguardo ieri sera…” esitò e
per quel piccolo istante sperai che stesse per dire quello che più di ogni
altra cosa mi avrebbe fatto toccare il cielo con un dito, sperai di sentirle
dire che era stata bene, che avrebbe voluto passare del tempo con me, e anche
che avrebbe voluto approfondire il nostro rapporto, ma ormai ero proprio
partito e le sue parole mi richiamarono indietro dal viaggio della fantasia che
avevo intrapreso.
“Volevo
chiederti scusa per come sono andata via..” continuò.
Che
stupido che ero! Dovevo imparare una buona volta a non pensare.
“E,
grazie per il cellulare e…per il resto…”.
Sapevo che alludeva al mio messaggio e alle mie parole. Non preoccuparti. Nessun impegno avevo scritto. E così doveva
essere. Così voleva che fosse e non potevo far niente per cambiare le cose. Lei
era fidanzata, da quattro anni per giunta. Come potevo anche solo pensare di
fare capolinea nella sua vita e cambiare le sue carte in tavola? Era assurdo.
Così,
accumulando tutta la forza che avevo dentro e cercando di andare avanti, mi ero
sforzato di esserle amico. Non solo perché glielo avevo assicurato, ma perché
fondamentalmente il dolore di starle vicino in quel modo era più sopportabile
dell’agonia di non vederla, di non sapere dove fosse o cosa stessa facendo.
Per
il resto, le riprese procedevano. Non sempre perfettamente, ma procedevano. Il
tempo era davvero una seccatura non indifferente. Sembrava prendersi costantemente
gioco di noi: pioveva continuamente, il che è perfetto per un film sui vampiri,
ma anche molto scocciante in alcune scene. A volte dovevamo approfittare di
dieci minuti di luce e sole per girare una scena e altre volte ci trovavamo a
fare la danza delle nuvole (come era stata ribattezzata) per coprire gli
spiragli del sole.
Senza
contare il vento e il freddo. In modo particolare la scena del ballo era stata
micidiale. Erano le due di notte e dovevamo ancora finire di girare. Faceva un
freddo cane. Avevano messe delle stufette per cercare di riscaldare l’ambiente
e io e Kris indossavamo dei pesantissimi cappotti per tenerci al caldo. Tra un
ciak e l’altro chiacchieravamo e ricordo perfettamente il modo in cui mi si era
avvicinata e afferrando i lembi del cappotto li aveva sfregati per cercare di fare
calore, e quel sui debole contatto in effetti mi aveva aiutato parecchio.
Tuttavia durante le riprese dovevamo entrambi sforzarci di non battere i denti
per far capire la battute.
Ma
avrei fatto quello e altro per continuare a tenerla in braccio. La reggevo sui
miei piedi la stringevo a me con un braccio attorno alla sua vita. Poco
importasse che mi trovai la mattina dopo con pollici dei piedi viola perché
dimenticava di scendere. Anche dopo lo STOP di Cath, continuava a rimanere sui
miei piedi, il che non mi dava per nulla fastidio visto che peserà massimo 50
kg, e parlavamo un po’ fino al prossimo ciak, mentre sorridevo beato di quella
dolce dimenticanza.
Passavamo
insieme i pomeriggi sul set e le sere (avevamo tutti stretto abbastanza da
decidere di cenare quasi sempre tutti insieme) e se non fosse stato per i suoi
impegni scolastici, avremmo trascorso insieme anche la mattina. C’erano giorni
in cui la vedevo parecchio stressata e mi si stringeva il cuore a vederla
stanca e afflitta. Tuttavia lei non dava mai cenni di cedimento. Certo non
sempre era al pieno delle forze e delle energie eppure riusciva sempre a dare
il meglio do se stessa. Era davvero fenomenale. Era unica. La migliore attrice della nostra generazione come io stesso avevo
detto a un’intervista un pomeriggio di freddo costante e vento stranamente
decente, un paio di giorni prima.
Larry
Carrol di Mtv era venuto a
visitare il set, con nostra grande sorpresa. Sapevamo che Twilight era seguito
da un discreto numero di fan ma non ci aspettavamo certo visite e interviste da
Mtv.
Quindi
quella era stata la mia risposta quando chiese di rivelargli cosa ci aveva
impressionati dell’altro.
“Kristen
è la migliore attrice della nostra generazione, ed è il motivo per cui ho
voluto fare questo film. Non so perché o come faccia, è semplicemente migliore
di ogni altra” avevo risposto sincero e vedendola un po’ spiazzata le avevo
dato una leggera gomitata in faccia a cui aveva gentilmente risposto con un Vaffanculo che sperai venisse censurato.
“Quello
che penso io è che è molto bello”. Lì per lì scoppiai a ridere mentre invece mi
chiedevo se essere lusingato per il complimento o preoccupato del fatto che in
me vedesse solo un bel ragazzo e niente di più.
Credo
che non dimenticherò mai quella intervista, non solo perché era la prima, ma
perché mi aveva semplicemente sconvolto il suo comportamento, le sue risposte.
A un certo punto, mentre parlavo aveva inaspettatamente avvicinato un dito alle
mie labbra liberandomi di un qualche piccolo residuo di non so cosa per poi
lasciarlo sul mio giubbino. La situazione mi fece ridere ma in realtà pensavo
al calore di quel legger contatto, e tutto quel parlare sui baci non fece che
aumentare la mio ipoglicemia, finchè la botta finale
stava per farmi svenire completamente.
“C’è
una domanda che ricorre spesso su internet..?” iniziò a chiedere il
giornalista.
“Se
i vampiri fanno sesso??”
Rimasi
di pietra cercando di non focalizzarmi su quelle parole ma le immagini circolarono così veloci da farmi quasi girare
la testa e non potei fermarle:
…il suo
corpo sul mio…
Pensa a qualcos’altro Rob
…le mie dita che si
intrecciavano con le sue…
Pensa a qualcos’altro..
…le sue mani tra i
miei capelli…
Cazzo! Vuoi pensare a qualcos’altro?!
…le nostre lingue
conoscersi piano piano…
Non
riuscivo a fermarmi! Aiutooooooo!
Abilmente
evitò di rispondere quando il giornalista le chiese se volesse effettivamente
rispondere a quella stessa domanda e passò al vero quesito.
“Com’è
stato baciare lui?”
Wow!
Quante avrei voluto saperlo, quante volte avrei voluto chiederglielo! Ma
purtroppo non c’era modo per farlo e non apparire sfacciato ed egocentrico per
cui avevo sempre desistito ed ora avevo l’opportunità di sentirglielo dire.
Ovviamente Larry non sapeva che avevamo girato solo il bacio finale e non ancora la scena del
bacio vera e propria – tremavo al solo pensiero - tuttavia noi la sapevamo
lunga sulla nostra audizione, e tirarsi indietro a quella domanda non avrebbe
avuto senso. L’ora della verità era arrivata.
Blaterò
prima qualcosa che non capii e poi “…è stato
grandioso, mi è piaciuto molto..” disse semplicemente.
Ok!
Ero ufficialmente morto!
Da
quel momento non avevo fatto altro che domandarmi se l’avesse detto per
cortesia o se davvero lo credesse. Non poche volte mi trovavo sovrappensiero e
non era sfuggito quasi a nessuno.
“Rob?”. Una voce mi portò alla realtà. Era Nikki.
Sperai
che non volesse chiedere di uscire come temevo ogni volta che mi si avvicinava.
In realtà aveva avanzato la proposta solo una volta, chiedendo di andare a
prendere un caffè, ma avevo gentilmente rifiutato perché ero troppo stanco, ed
era vero. Nikki era davvero una ragazza simpatica, stare con lei era rilassante
e prima o poi non le avrei negato un caffè, tuttavia il pensiero di un
possibile fraintendimento da parte di Kristen mi bloccava anche sulle cose più
stupide.
“Dimmi
Nikki”.
“Volevo
solo dirti che dopo cena ci riuniamo tutti a vedere un film, e ovviamente sei
dei nostri…se ti va…”.
“Chi
ci sarà?”
“I
soliti: io, tu, Ashley, Kristen..”
“Perfetto”
la interruppi bruscamente, tanto già avevo sentito quello che volevo sentire.
Da
quanto tempo stavamo lì? Avevo perso la cognizione del tempo e distogliendo il
mio sguardo da lei lancia un’occhiata al display del lettore DVD. Oddio! Solo
40 minuti? Non potevo crederci! Sembrava passata un’eternità. Quel film era
davvero pessimo. Non che lo stessi seguendo molto; steso sul letto della camera
che l’albergo aveva messo a disposizione per la “visione” non avevo fatto altro
che stare a fissare lei, approfittando del buio per non distogliere gli occhi
dai suoi capelli e dal suo viso se non per prendere i pop-corn e cercare di
sembrare apparentemente interessato al film.
Se
ne stava lì, sdraiata di lato sulla poltrona con le gambe a cavalcioni sulla
manica passandosi svogliatamente la mano tra i capelli. Sembrava del tutto
stufa e per niente interessata al film. D’un tratto si bloccò e fulmineamente
guardò nella mia direzione e incontrò i miei occhi che la fissavano. Alzai gli
occhi al cielo e sorrise. Era evidente che avevamo avuto la stessa impressione
di quella proiezione tutt’altro che piacevole.
“Credevo
fosse un film di paura..” disse Kellan interrompendo
quell’assurdo silenzio che maggiormente rendeva il film decisamente di serie B.
“Doveva
esserlo” piagnucolò Ashley.
“Ma
chi l’ha scelto?” chiese Jackson.
“Nikki”
sbuffò Kellan.
“L’avevo
detto io che era una pessima idea” disse Kristen.
“L’AVEVI
GIA’ VISTO?” quattro voci si sovrapposero l’una sull’altra.
Kristen
annuì imbarazzata e divertita.”State
scherzando? REC è stato il incubo peggiore per molto tempo. Volevo condividerlo
con voi”.
Ci
volle poco prima che quattro cuscini le piombarono in faccia.
“Hey!” si lamentò cercando di controbattere, ma inutilmente.
“Però seguite. Tra un po’ si fa più interessante!” stuzzicò.
Era
difficile capire da quel tono se stesse scherzando o se dicesse sul serio.
Tuttavia passarono pochi minuti prima che Jackson si alzasse tutt’altro che
calmo per spegnere tutto. “Basta così! Mi gira la testa!”
Un
sospiro di sollievo si alzò in tutta la stanza e tutti insieme ci stiracchiammo
sollevati dalla fine di quella tortura.
“Mi
dispiace ragazzi” si scusò Nikki. “Se avessi saputo..”.
“Ma
dai non preoccuparti” rispose divertita Kristen. “E ringraziate di non aver
visto fino alla fine..” incrociò gli occhi.
“Però
ora che si fa?” chiese Ashley.
Ci
guardammo un po’ in giro, chi in cerca di qualcosa da fare, chi per esplorare
la stanza e chi, come me, per ammirare qualcosa o qualcuno.
“UH!
Che idea!” esclamò Jackson. “Facciamo un gioco! Conoscete Obbligo, verità o paragone?” l’entusiasmo con cui lo proponeva era
contagioso ma avvertii uno strano presentimento, non prometteva niente di
buono.
Annuimmo
tutti disorientati.
“Che
diavolo è?” chiese Kellan scendendo dalle nuvole.
“E’
molto semplice” iniziò a spiegare Ashley. “A turno si chiede a una persona cosa
sceglie tra obbligo, verità o paragone e la persona è costretta a rispondere o
a fare la determinata cosa che gli viene chiesta”.
“Uh!
Mi piace questo gioco!”.
“Perfetto!
Allora iniziamo subito!” esclamò Jackson.
Ci
guardammo tutti stupiti dall’eccessiva allegria di quei due per un gioco così
stupido, tuttavia fummo costretti a cedere.
“Bene,
inizio io!” partì Nikki.
Nonostante
le aspettative, il gioco si rivelò più divertente del previsto.
Quante
ragazze hai baciato?
Dove
l’hai fatto la prima volta?
Chi
è più sexy tra Catherine Hardwicke e Melissa
Rosenberg?
Quante
volte al giorno ti lavi sotto le braccia?
…
Tra
Kellan che aveva dovuto girare in mutande per il
corridoio per dieci minuti e Jackson che aveva dovuto abbracciare il water
canticchiando “Non son degno di te…tu sei meglio di me…” non riuscivo più a controllare le risate.
Ma
avevo ben poco da ridere. Prima o poi sarebbe toccata a me, sperai solo che
quei due pervertiti non pensassero a niente troppo fuori dalla mia portata.
Nel
frattempo gli obblighi e i pegni per chi decideva di non rispondere alle Verità
continuavano. Nikki aveva dovuto spalmarsi del dentifricio tra i capelli, Ashley
aveva dovuto fare una serenata a un vicino di stanza e anche Kristen si beccò
un pegno rifiutando di rispondere alla domanda “A quanti anni hai perso la
verginità?”.
Abbassò
lo sguardo imbarazzata sussurrando “Preferisco il pegno”.
L’immagine
di lei con quel macaco del suo fidanzato, che tra l’altro ancora non conoscevo
ma già immaginavo perfettamente, mi fulminò in testa come una scossa elettrica
e dovetti concentrarmi per non esplodere di rabbia.
Vedendola
in difficoltà mi chiesi per quale motivo si fosse tirata indietro. Riflettendo
sul dato di fatto che stavano insieme da quattro anni, tutto ciò che mi venne
in mente era che probabilmente avesse vergogna ad ammettere di averlo fatto
molto giovane temendo un nostro eventuale giudizio.
Non
sapeva forse che mai l’avrei giudicata per le sue scelte. Per quel che ne
sapevo e mi riguardava nessuno mi toglieva di testa l’idea che la sua maturità
andasse ben oltre la sua età e che ogni cosa che faceva era fatta con principio
e ragione. Perciò ero convinto che il suo rifiuto fosse dettato da motivi
sensati.
Come
ben sapevo arrivò anche il mio turno.
“Bene
bene Rob..” sghignazzò Kellan.
“Obbligo, verità o paragone?”
La
mente malata di quel ragazzo mi faceva paura. Temevo che si sarebbe vendicato
per lo scherzetto del giro in mutande in corridoio, perciò optai inizialmente
per la scelta meno dannosa, il paragone, ma infine decisi per la verità, che
decisamente aveva un raggio di azione più vasto del paragone: se mi avesse
chiesto di scegliere tra le tre presenti in stanza non sapevo come avrei fatto
per sbrogliare la situazione e non sembrare scortese. Pensai che la verità
fosse un campo più vasto in cui poter spaziare, ma invece riuscì a incastrarmi
con una domanda tutt’altro che stupida.
“Sei
innamorato?”
“Cosa?”
sussurrai.
“Sei
innamorato?” ripetè. “Insomma, c’è qualcuno che ti
piace?”.
Sarebbe
stato semplicissimo dire semplicemente No,
eppure non ci riuscii. Mentire quella volta mi costava più di quanto fossi
stato capce di celare i miei sentimenti nell’ultimo
mese e passa.
“Kellan, passo tutto il tempo con voi” cercai di cavarmi
fuori da quella situazione mettendoo in mezzo la
scusa della mancanza di tempo materiale per conoscere qualcuno e innamorarmene.
“Rob, amico mio, so che sono molto attraente, ma…devo dirti di no…” scherzò Kellan. “E comunque non hai risposto alla domanda”
insistette.
Ero
alle strette. Non sapevo che fare.
Dici di no Rob!
Tanto semplice, ed efficace soprattutto! Menti!
Mi
ripetevo ma il tempo passava e non riuscivo a spiccicare una parola, nemmeno
quel No che sarebbe stato la liberazione da tutti i miei guai. Mi voltai a
guardare Kristen, ancora impegnata a bere i due litri d’acqua che le erano
stati assegnati come pegno. Mi guardò curiosa per un secondo e riprese a bere.
Non
potevo mentire. Non più. Non a me stesso almeno. Scelsi un’altra via.
“Pegno!”
sospirai.
“Oh-oh! Pare che il nostro Rob sia
innamorato..” cantilenò Nikki e mi parve di vederla lanciare uno sguardo a
Kristen.
“…ed è pure un gran cacasotto..” continuò Jackson.
Alzai
gli occhi al cielo, aspettando la mia punizione.
Kellan
sembrava indeciso, ci volle qualche secondo prima che si decidesse. Alzai le
sopracciglia in attesa.
“Allora?”
chiesi spazientito.
“Ci
sono” un sorriso gli illuminò il volto. “Voglio che baci Kristen!”.
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Risposte alle vostre recensioni:
Imaginary82:
ancora
grazie! Che dire!? Sono felice anche io che ci sia qualcuno che la pensi come me….e ti quoto appieno sull’attesa…quella
è fondamentale!
signora
degli anelli: grazie!
Eh già! Almeno questo è come io immagino le cose…davvero
peccato che non sapremi mai la verità…però
in fondo…mai dire mai… ^_^
Emmettina90:
Lu!
Grazie mille! Il messaggio mi è venuto così…anche io
la trovo una cosa molto tenera! J
simo1726: wow! Quanti
complimenti! Grazie mille! Eh…magari avessi parlato
con Rob e Kris…sarebbe
troppo bello per essere vero. Sono felice che ti piaccia la storia!