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Autore: Fiorels    05/11/2009    7 recensioni
“Beh, se ti può servire, diciamo che hai la mia approvazione” dissi infine, consapevole di aver praticamente assunto quel ragazzo col quale mi ero sentita subito a mio agio. Cosa che tuttavia non si poteva certo dire di lui. Sembrava davvero che lo mettessi in imbarazzo nonostante avesse affermato il contrario ma mi convinsi che doveva essere stato il nervosismo e che si sarebbe sciolto dopo esserci conosciuti meglio. Doveva essere così. Quale altro motivo poteva averlo spinto a comportarsi in quel modo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

 

Qualcosa di grande

 

POV Robert

 

C’è qualcosa di grande tra di noi,

che non potrai cambiare mai

nemmeno se lo vuoi.

 

Erano passati ormai quarantatre giorni da quella festa, eppure mi sembrava già un’eternità. Sarà che il tempo sembra non passare mai quando continui a desiderare quello che non puoi avere e per quanto vorresti dimenticare non puoi, soprattutto se l’oggetto dei tuoi desideri è perennemente presente davanti ai tuoi occhi.

Evitarla era ovviamente impossibile e fuori discussione. Non si può ignorare chi ha un ruolo fondamentale nella tua vita, o in almeno un pezzo di vita. Non potevo dimenticare Kristen, non era tecnicamente e fisicamente possibile. Eravamo sempre insieme, in un modo o nell’altro. Il giorno sul set e la sera a cena.

Quanto avrei voluto aggiungere anche la notte a questa lista.

Quanto avrei voluto trovare il coraggio di confessarle i miei sentimenti.

Quanto avrei voluto sapere cosa sarebbe successo se lo avessi fatto.

Eppure non potevo. Non era il caso. Lascia stare Rob! Mi ripetevo. Così crogiolandomi nel mio dolore e nel mio masochismo avevo mandato quel primo e ultimo messaggio cercando di metterci una pietra sopra. Ma la faccenda si complica notevolmente quando non c’è nulla su cui mettere una pietra, niente era successo e niente doveva succedere.

I miei tentativi di auto-convincimento invadevano sempre più spesso la mia coscienza, ma sempre più spesso finivano nel dimenticatoio. Ma era forse colpa mia se quella ragazza mi attraeva ogni giorno di più?

A volte cercavo di convincermi che era una ragazza come tutte le altre, che forse ce ne erano anche di più carine, più curate, ma ovviamente prendevo solo in giro me stesso.

Era proprio la semplicità di Kristen che mi attraeva così tanto. Lei non era un’oca qualunque costantemente preoccupata del trucco, dei vestiti, della moda. Anche in jeans e T-shirt era semplicemente meravigliosa, unica nel suo stile trasandato. Un giorno mi aveva confessato di non avere un vero stile personale, per lo più adorava mettere le vecchie maglie del fratello, il che non fece altro che aumentare la mia adorazione per lei.

Mi ero ritrovato un paio di volte a chiederle di sposarmi. Il solo pensiero era assurdo ma vi erano momenti in cui c’era un vera e propria lotta di potere tra il mio cuore e il mio cervello e le parole uscivano senza nessuna connessione logica o razionale.

“Kris, vuoi sposarmi?” le avevo chiesto una volta quando mi aveva confessato di aver ascoltato il CD che le avevo regalato quella famosa sera di un mese prima e di essere sempre più appassionata di Van Morrison.

“Sposami!” le avevo detto un’altra volta quando parlando di film avevamo scoperto di avere una passione comune per Marlon Brando.

Rideva imbarazzata di quelle miei improvvise uscite che cercavo di tenere sempre sullo scherzo anche se in una piccola parte di me, per quanto fossi giovane ed economicamente instabile, desiderava quasi sentirle pronunciare un fatidico si. Ma come sempre mi trovavo a fantasticare come un’idiota.

Però una volta mi sorprese. “A quando il matrimonio?” le dissi scherzando su quello che ormai era diventato il tormentone del set. Inizialmente tutti ci ridevano su ma dopo un po’ iniziarono a non farci più caso. Certo, il nostro rapporto era davvero incredibile. Era impossibile non andare d’accordo con Kristen, per me almeno. Ci trovavamo sempre d’accordo su tutto e nel giro di poco tempo entrammo in una strana forma di intima amicizia. Era risaputo sul set o anche fuori che la nostra alchimia era innegabile, che mai avrebbero potuto trovare due attori migliore per le parti, che c’era una strana forma di fascino e tensione sessuale avvertibile a un miglio di distanza, come sentivo spesso dire da Catherine. Non sapevo se sentirmi sollevato o abbattuto dalle opinioni degli altri. A volte pensavo che se questo era quello che arrivava e quello che sentivo, forse lei sentiva lo stesso, ma poi ricordavo di tornare alla realtà e abbandonavo i dubbi per continuare ad esserle amico.

“Che ne dici di un film invece?” mi spiazzò. Era la prima volta che si concedeva – che mi concedeva così tanto. Di solito non si lasciava andare a proposte così esplicite, probabilmente per placare le voci che già iniziavano a girare su di noi. Un giorno avevamo addirittura scovato i tecnici a scommettere su di noi. Stavamo passeggiando con i copioni, che non usammo per niente dal momento che lei mi stava raccontando della sua prima, unica e ultima sbronza, quando rientrando in casa – sul set della casa ovviamente – vedemmo Paul, Max e Jerry accorgersi di noi e affrettarsi a togliere di mezzo due scatoline di cartone sui non prima però di riuscire a leggere “SI, STANNO INSI…”. Ci guardarono per un secondo cercando di nascondere l’imbarazzo e tornarono al lavoro facendo finta di niente. Io e Kris ci scambiammo un’occhiata eloquente e scuotendo la testa scoppiammo a ridere.

Ehm…hai qualcosa in mente?” chiesi ancora spiazzato da quella generosa offerta del tutto inaspettata.

“Vengo da te alle 8” disse di tutta risposta, mi sorrise e se ne andò.

Mi faceva impazzire quando faceva così.

Perciò ci trovammo la sera a guardare Ultimo Tango a Parigi. Incredibile che fosse per entrambi il film preferito.

Adoravo quel film, lo avrei rivisto migliaia di volte, eppure quella sera ero tutt’altro che attento, troppo concentrato sui suoi minimi movimenti, sul suono della sua voce che commentava alcune parti del film, sul suo assurdo silenzio nelle scene più belle e sul suo petto che dolcemente si alzava e si abbassava al ritmo dei suoi deboli respiri.

Mi rendevo conto sempre più che era impossibile trovare qualcun altro che le si avvicinasse minimamente, non avevo parole per descrivere il mistero che la circondava come una nebbia dolce e pacata. La voglia di attraversare quella nube di fumo e di arrivare a lei mi attraeva quanto e più del desiderio di farla mia.

Vicino a lei mi trovavo spesso a stringere i pugni o i denti, ormai erano diventati gesti quasi automatici. Starle accanto, se non sul set, mi costava una certa forza d’animo eppure da bravo masochista non riuscivo a stargli lontana e approfittavo di ogni minimo momento per toccarla e starle vicino.

A volte avrei tanto voluto sapere cosa diavolo pensasse di me. Soprattutto dopo alcune mie uscite non sempre del tutto mascoline. Ricordo ancora bene il primo giorno di riprese. Scena della scuola di danza. Kristen era stata fantastica, come sempre del resto, nonostante la festa della sera prima. Era venuta sul set e si era catapultata improvvisamente in questa realtà parallela perfettamente. Tutto quello che avrei dovuto fare io era prenderla in braccio s sussultarle che mi dispiaceva, il che è una cosa abbastanza semplice e demenziale, ma non se lo si fa ripetutamente diverse volte una dopo l’altra. Tutto procedeva benissimo quando andandola a sollevare per la decima volta, perdo l’equilibrio e cado all’indietro con le gambe all’insù.

Ovviamente tutti si erano fatti una bella risata, me compreso e cercai per un po’ di nascondere il dolore che provavo all’inguine, probabilmente dovuto a uno strappo, ma poi dovetti confessare e facemmo una pausa.

Lei si avvicinò sorridendo e io iniziai a sentirmi già molto meglio.

“Come va?” chiese ridendo sotto i baffi.

“Non prendermi  in giro!” esclamai.

“Non lo sto facendo!” rispose. “Però mi sono divertita..” ammise.

Le sorrisi.

Hey, riguardo ieri sera…” esitò e per quel piccolo istante sperai che stesse per dire quello che più di ogni altra cosa mi avrebbe fatto toccare il cielo con un dito, sperai di sentirle dire che era stata bene, che avrebbe voluto passare del tempo con me, e anche che avrebbe voluto approfondire il nostro rapporto, ma ormai ero proprio partito e le sue parole mi richiamarono indietro dal viaggio della fantasia che avevo intrapreso.

“Volevo chiederti scusa per come sono andata via..” continuò.

Che stupido che ero! Dovevo imparare una buona volta a non pensare.

“E, grazie per il cellulare e…per il resto…”. Sapevo che alludeva al mio messaggio e alle mie parole. Non preoccuparti. Nessun impegno avevo scritto. E così doveva essere. Così voleva che fosse e non potevo far niente per cambiare le cose. Lei era fidanzata, da quattro anni per giunta. Come potevo anche solo pensare di fare capolinea nella sua vita e cambiare le sue carte in tavola? Era assurdo.

Così, accumulando tutta la forza che avevo dentro e cercando di andare avanti, mi ero sforzato di esserle amico. Non solo perché glielo avevo assicurato, ma perché fondamentalmente il dolore di starle vicino in quel modo era più sopportabile dell’agonia di non vederla, di non sapere dove fosse o cosa stessa facendo.

Per il resto, le riprese procedevano. Non sempre perfettamente, ma procedevano. Il tempo era davvero una seccatura non indifferente. Sembrava prendersi costantemente gioco di noi: pioveva continuamente, il che è perfetto per un film sui vampiri, ma anche molto scocciante in alcune scene. A volte dovevamo approfittare di dieci minuti di luce e sole per girare una scena e altre volte ci trovavamo a fare la danza delle nuvole (come era stata ribattezzata) per coprire gli spiragli del sole.

Senza contare il vento e il freddo. In modo particolare la scena del ballo era stata micidiale. Erano le due di notte e dovevamo ancora finire di girare. Faceva un freddo cane. Avevano messe delle stufette per cercare di riscaldare l’ambiente e io e Kris indossavamo dei pesantissimi cappotti per tenerci al caldo. Tra un ciak e l’altro chiacchieravamo e ricordo perfettamente il modo in cui mi si era avvicinata e afferrando i lembi del cappotto li aveva sfregati per cercare di fare calore, e quel sui debole contatto in effetti mi aveva aiutato parecchio. Tuttavia durante le riprese dovevamo entrambi sforzarci di non battere i denti per far capire la battute.

Ma avrei fatto quello e altro per continuare a tenerla in braccio. La reggevo sui miei piedi la stringevo a me con un braccio attorno alla sua vita. Poco importasse che mi trovai la mattina dopo con pollici dei piedi viola perché dimenticava di scendere. Anche dopo lo STOP di Cath, continuava a rimanere sui miei piedi, il che non mi dava per nulla fastidio visto che peserà massimo 50 kg, e parlavamo un po’ fino al prossimo ciak, mentre sorridevo beato di quella dolce dimenticanza.

Passavamo insieme i pomeriggi sul set e le sere (avevamo tutti stretto abbastanza da decidere di cenare quasi sempre tutti insieme) e se non fosse stato per i suoi impegni scolastici, avremmo trascorso insieme anche la mattina. C’erano giorni in cui la vedevo parecchio stressata e mi si stringeva il cuore a vederla stanca e afflitta. Tuttavia lei non dava mai cenni di cedimento. Certo non sempre era al pieno delle forze e delle energie eppure riusciva sempre a dare il meglio do se stessa. Era davvero fenomenale. Era unica. La migliore attrice della nostra generazione come io stesso avevo detto a un’intervista un pomeriggio di freddo costante e vento stranamente decente, un paio di giorni prima.

Larry Carrol di Mtv era venuto a visitare il set, con nostra grande sorpresa. Sapevamo che Twilight era seguito da un discreto numero di fan ma non ci aspettavamo certo visite e interviste da Mtv.

Quindi quella era stata la mia risposta quando chiese di rivelargli cosa ci aveva impressionati dell’altro.

“Kristen è la migliore attrice della nostra generazione, ed è il motivo per cui ho voluto fare questo film. Non so perché o come faccia, è semplicemente migliore di ogni altra” avevo risposto sincero e vedendola un po’ spiazzata le avevo dato una leggera gomitata in faccia a cui aveva gentilmente risposto con un Vaffanculo che sperai venisse censurato.

“Quello che penso io è che è molto bello”. Lì per lì scoppiai a ridere mentre invece mi chiedevo se essere lusingato per il complimento o preoccupato del fatto che in me vedesse solo un bel ragazzo e niente di più.

Credo che non dimenticherò mai quella intervista, non solo perché era la prima, ma perché mi aveva semplicemente sconvolto il suo comportamento, le sue risposte. A un certo punto, mentre parlavo aveva inaspettatamente avvicinato un dito alle mie labbra liberandomi di un qualche piccolo residuo di non so cosa per poi lasciarlo sul mio giubbino. La situazione mi fece ridere ma in realtà pensavo al calore di quel legger contatto, e tutto quel parlare sui baci non fece che aumentare la mio ipoglicemia, finchè la botta finale stava per farmi svenire completamente.

“C’è una domanda che ricorre spesso su internet..?” iniziò a chiedere il giornalista.

“Se i vampiri fanno sesso??”

Rimasi di pietra cercando di non focalizzarmi su quelle parole ma le immagini  circolarono così veloci da farmi quasi girare la testa e non potei fermarle:

…il suo corpo sul mio…

Pensa a qualcos’altro Rob

 …le mie dita che si intrecciavano con le sue…

Pensa a qualcos’altro..

 …le sue mani tra i miei capelli…

Cazzo! Vuoi pensare a qualcos’altro?!

 …le nostre lingue conoscersi piano piano…

Non riuscivo a fermarmi! Aiutooooooo!

Abilmente evitò di rispondere quando il giornalista le chiese se volesse effettivamente rispondere a quella stessa domanda e passò al vero quesito.

“Com’è stato baciare lui?”

Wow! Quante avrei voluto saperlo, quante volte avrei voluto chiederglielo! Ma purtroppo non c’era modo per farlo e non apparire sfacciato ed egocentrico per cui avevo sempre desistito ed ora avevo l’opportunità di sentirglielo dire. Ovviamente Larry non sapeva che avevamo girato solo  il bacio finale e non ancora la scena del bacio vera e propria – tremavo al solo pensiero - tuttavia noi la sapevamo lunga sulla nostra audizione, e tirarsi indietro a quella domanda non avrebbe avuto senso. L’ora della verità era arrivata.

Blaterò prima qualcosa che non capii e poi “…è stato grandioso, mi è piaciuto molto..” disse semplicemente.

Ok! Ero ufficialmente morto!

Da quel momento non avevo fatto altro che domandarmi se l’avesse detto per cortesia o se davvero lo credesse. Non poche volte mi trovavo sovrappensiero e non era sfuggito quasi a nessuno.

Rob?”. Una voce mi portò alla realtà. Era Nikki.

Sperai che non volesse chiedere di uscire come temevo ogni volta che mi si avvicinava. In realtà aveva avanzato la proposta solo una volta, chiedendo di andare a prendere un caffè, ma avevo gentilmente rifiutato perché ero troppo stanco, ed era vero. Nikki era davvero una ragazza simpatica, stare con lei era rilassante e prima o poi non le avrei negato un caffè, tuttavia il pensiero di un possibile fraintendimento da parte di Kristen mi bloccava anche sulle cose più stupide.

“Dimmi Nikki”.

“Volevo solo dirti che dopo cena ci riuniamo tutti a vedere un film, e ovviamente sei dei nostri…se ti va…”.

“Chi ci sarà?”

“I soliti: io, tu, Ashley, Kristen..”

“Perfetto” la interruppi bruscamente, tanto già avevo sentito quello che volevo sentire.

 

Da quanto tempo stavamo lì? Avevo perso la cognizione del tempo e distogliendo il mio sguardo da lei lancia un’occhiata al display del lettore DVD. Oddio! Solo 40 minuti? Non potevo crederci! Sembrava passata un’eternità. Quel film era davvero pessimo. Non che lo stessi seguendo molto; steso sul letto della camera che l’albergo aveva messo a disposizione per la “visione” non avevo fatto altro che stare a fissare lei, approfittando del buio per non distogliere gli occhi dai suoi capelli e dal suo viso se non per prendere i pop-corn e cercare di sembrare apparentemente interessato al film.

Se ne stava lì, sdraiata di lato sulla poltrona con le gambe a cavalcioni sulla manica passandosi svogliatamente la mano tra i capelli. Sembrava del tutto stufa e per niente interessata al film. D’un tratto si bloccò e fulmineamente guardò nella mia direzione e incontrò i miei occhi che la fissavano. Alzai gli occhi al cielo e sorrise. Era evidente che avevamo avuto la stessa impressione di quella proiezione tutt’altro che piacevole.

“Credevo fosse un film di paura..” disse Kellan interrompendo quell’assurdo silenzio che maggiormente rendeva il film decisamente di serie B.

“Doveva esserlo” piagnucolò Ashley.

“Ma chi l’ha scelto?” chiese Jackson.

“Nikki” sbuffò Kellan.

“L’avevo detto io che era una pessima idea” disse Kristen.

“L’AVEVI GIA’ VISTO?” quattro voci si sovrapposero l’una sull’altra.

Kristen annuì imbarazzata  e divertita.”State scherzando? REC è stato il incubo peggiore per molto tempo. Volevo condividerlo con voi”.

Ci volle poco prima che quattro cuscini le piombarono in faccia.

Hey!” si lamentò cercando di controbattere, ma inutilmente. “Però seguite. Tra un po’ si fa più interessante!” stuzzicò.

Era difficile capire da quel tono se stesse scherzando o se dicesse sul serio. Tuttavia passarono pochi minuti prima che Jackson si alzasse tutt’altro che calmo per spegnere tutto. “Basta così! Mi gira la testa!”

Un sospiro di sollievo si alzò in tutta la stanza e tutti insieme ci stiracchiammo sollevati dalla fine di quella tortura.

“Mi dispiace ragazzi” si scusò Nikki. “Se avessi saputo..”.

“Ma dai non preoccuparti” rispose divertita Kristen. “E ringraziate di non aver visto fino alla fine..” incrociò gli occhi.

“Però ora che si fa?” chiese Ashley.

Ci guardammo un po’ in giro, chi in cerca di qualcosa da fare, chi per esplorare la stanza e chi, come me, per ammirare qualcosa o qualcuno.

“UH! Che idea!” esclamò Jackson. “Facciamo un gioco! Conoscete Obbligo, verità o paragone?” l’entusiasmo con cui lo proponeva era contagioso ma avvertii uno strano presentimento, non prometteva niente di buono.

Annuimmo tutti disorientati.

“Che diavolo è?” chiese Kellan scendendo dalle nuvole.

“E’ molto semplice” iniziò a spiegare Ashley. “A turno si chiede a una persona cosa sceglie tra obbligo, verità o paragone e la persona è costretta a rispondere o a fare la determinata cosa che gli viene chiesta”.

“Uh! Mi piace questo gioco!”.

“Perfetto! Allora iniziamo subito!” esclamò Jackson.

Ci guardammo tutti stupiti dall’eccessiva allegria di quei due per un gioco così stupido, tuttavia fummo costretti a cedere.

“Bene, inizio io!” partì Nikki.

Nonostante le aspettative, il gioco si rivelò più divertente del previsto.

Quante ragazze hai baciato?

Dove l’hai fatto la prima volta?

Chi è più sexy tra Catherine Hardwicke e Melissa Rosenberg?

Quante volte al giorno ti lavi sotto le braccia?

Tra Kellan che aveva dovuto girare in mutande per il corridoio per dieci minuti e Jackson che aveva dovuto abbracciare il water canticchiando “Non son degno di te…tu sei meglio di me…” non riuscivo più a controllare le risate.

 

Ma avevo ben poco da ridere. Prima o poi sarebbe toccata a me, sperai solo che quei due pervertiti non pensassero a niente troppo fuori dalla mia portata.

Nel frattempo gli obblighi e i pegni per chi decideva di non rispondere alle Verità continuavano. Nikki aveva dovuto spalmarsi del dentifricio tra i capelli, Ashley aveva dovuto fare una serenata a un vicino di stanza e anche Kristen si beccò un pegno rifiutando di rispondere alla domanda “A quanti anni hai perso la verginità?”.

Abbassò lo sguardo imbarazzata sussurrando “Preferisco il pegno”.

L’immagine di lei con quel macaco del suo fidanzato, che tra l’altro ancora non conoscevo ma già immaginavo perfettamente, mi fulminò in testa come una scossa elettrica e dovetti concentrarmi per non esplodere di rabbia.

Vedendola in difficoltà mi chiesi per quale motivo si fosse tirata indietro. Riflettendo sul dato di fatto che stavano insieme da quattro anni, tutto ciò che mi venne in mente era che probabilmente avesse vergogna ad ammettere di averlo fatto molto giovane temendo un nostro eventuale giudizio.

Non sapeva forse che mai l’avrei giudicata per le sue scelte. Per quel che ne sapevo e mi riguardava nessuno mi toglieva di testa l’idea che la sua maturità andasse ben oltre la sua età e che ogni cosa che faceva era fatta con principio e ragione. Perciò ero convinto che il suo rifiuto fosse dettato da motivi sensati.

Come ben sapevo arrivò anche il mio turno.

“Bene bene Rob..” sghignazzò Kellan. “Obbligo, verità o paragone?”

La mente malata di quel ragazzo mi faceva paura. Temevo che si sarebbe vendicato per lo scherzetto del giro in mutande in corridoio, perciò optai inizialmente per la scelta meno dannosa, il paragone, ma infine decisi per la verità, che decisamente aveva un raggio di azione più vasto del paragone: se mi avesse chiesto di scegliere tra le tre presenti in stanza non sapevo come avrei fatto per sbrogliare la situazione e non sembrare scortese. Pensai che la verità fosse un campo più vasto in cui poter spaziare, ma invece riuscì a incastrarmi con una domanda tutt’altro che stupida.

“Sei innamorato?”

“Cosa?” sussurrai.

“Sei innamorato?” ripetè. “Insomma, c’è qualcuno che ti piace?”.

Sarebbe stato semplicissimo dire semplicemente No, eppure non ci riuscii. Mentire quella volta mi costava più di quanto fossi stato capce di celare i miei sentimenti nell’ultimo mese e passa.

Kellan, passo tutto il tempo con voi” cercai di cavarmi fuori da quella situazione mettendoo in mezzo la scusa della mancanza di tempo materiale per conoscere qualcuno e innamorarmene.

Rob, amico mio, so che sono molto attraente, ma…devo dirti di no…” scherzò Kellan. “E comunque non hai risposto alla domanda” insistette.

Ero alle strette. Non sapevo che fare.

Dici di no Rob! Tanto semplice, ed efficace soprattutto! Menti!

Mi ripetevo ma il tempo passava e non riuscivo a spiccicare una parola, nemmeno quel No che sarebbe stato la liberazione da tutti i miei guai. Mi voltai a guardare Kristen, ancora impegnata a bere i due litri d’acqua che le erano stati assegnati come pegno. Mi guardò curiosa per un secondo e riprese a bere.

Non potevo mentire. Non più. Non a me stesso almeno. Scelsi un’altra via.

“Pegno!” sospirai.

Oh-oh! Pare che il nostro Rob sia innamorato..” cantilenò Nikki e mi parve di vederla lanciare uno sguardo a Kristen.

…ed è pure un gran cacasotto..” continuò Jackson.

Alzai gli occhi al cielo, aspettando la mia punizione.

Kellan sembrava indeciso, ci volle qualche secondo prima che si decidesse. Alzai le sopracciglia in attesa.

“Allora?” chiesi spazientito.

“Ci sono” un sorriso gli illuminò il volto. “Voglio che baci Kristen!”.

 

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Risposte alle vostre recensioni:

Imaginary82: ancora grazie! Che dire!? Sono felice anche io che ci sia qualcuno che la pensi come me….e ti quoto appieno sull’attesa…quella è fondamentale!

signora degli anelli: grazie! Eh già! Almeno questo è come io immagino le cose…davvero peccato che non sapremi mai la verità…però in fondo…mai dire mai… ^_^

Emmettina90: Lu! Grazie mille! Il messaggio mi è venuto così…anche io la trovo una cosa molto tenera! J

simo1726: wow! Quanti complimenti! Grazie mille! Eh…magari avessi parlato con Rob e Kris…sarebbe troppo bello per essere vero. Sono felice che ti piaccia la storia!

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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