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Autore: V a l y    05/11/2009    4 recensioni
Una raccolta di What If? tratte da un'idea del forum Midori Mikan che seguono una lista di situazioni precise accadute nel manga, nell'anime e nei film.
#2 Il carro cigolava lento sulle vecchie rotaie. Il percorso era oramai diventato dritto e livellato, le curve erano scomparse assieme alle discese e con quella velocità si sarebbe potuti comodamente scendere da un momento all'altro. Ma Nami non muoveva un muscolo, rimaneva immobile, inginocchiata e accovacciata in punto di morte. In senso lato, ovvio. Letteralmente parlando, in quella ciurma era impossibile morire, almeno per quel che riguardava lei. Era diventata abbastanza forte, in più non le mancavano mai i salvataggi gratuiti da parte di tutta la ciurma, Sanji in primis, il quale dopo aver compiuto l'eroico atto sperava sempre che la rossa madamigella gli ricambiasse la lodevole azione con qualche squisito, meritato regalo. E a quale regalo mi riferisco suppongo che lo hanno capito tutti.
Seguitavano Zoro, Rufy e Nico Robin. Persino Usop, anche se non certo per sua volontà, si era ritrovato a salvarla più volte.
Insomma, se a Nami succedeva di sentirsi morta, la cosa la riguardava soltanto interiormente. Era siffatti quello lo stato d'animo che l'accompagnava sui binari in quel momento, un misto di preoccupazione, paura e amarezza. Ma non era tutto, perché in seconda posizione venivano i pensieri, e quelli erano per lo più istinti omicidi votati ad un'unica persona.
“Quello stupido di un Rolonoa Zoro...” per l'appunto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if?, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cosa sarebbe successo dopo il primo incontro fra Zoro e Nami se quest'ultima avesse deciso di ringraziarlo per averle salvato la vita? Ambientata sull'isola di Orange, nella casa del sindaco, dopo che Zoro si addormenta per le ferite subìte da parte di Bagy e mentre Nami si assenta da Rufy assieme al sindaco.





Nami inciampò su una pila di libri posati sul pavimento ligneo. Si aggrappò per non cadere alla prima cosa che le si trovava sottomano, un lenzuolo bagnato appeso a un filo assieme ad altri panni. Qualcosa che, insomma, di per certo non assicurava il miglior sostegno della Terra...
Ci fu un frastuono madornale di svariati oggetti che ruzzolarono sul pavimento e il povero corpo della ladra che si trovò immancabilmente a seguirli; questa, col sedere per terra, maledisse l'intero mondo urlando qualcosa che aveva a che fare con un maiale e il mestiere delle accompagnatrici, ma né lo strillo né il tonfo precedente destarono lo spadaccino dal suo sonno pesante. Lentamente e silenzioso, muoveva ritmicamente il torace, respiri pesanti e cadenzati. Abbandonato scomodamente sul letto, aveva trovato un degno giaciglio sul quale riassettare le proprie forze. Bastava una dormita per farlo riprendere dalle ferite, così le disse Cappello di Paglia.
“Fosse così semplice per tutti...” commentò Nami ad alta voce, dapprima spiritosa, poi cupa e triste.
Odiava ripensare a certe cose, ma era quasi inevitabile visto quanto il fato era stato sorprendentemente ironico con lei. Tutto era successo neanche un'ora prima: il ragazzo dai capelli verdi si era buttato a capofitto salvandola dalla ciurma di Bagy e sacrificando quasi se stesso per il suo capitano. Lei aveva già veduto un sacrificio simile, anni fa, tra le piante di mandarino del suo giardino selvaggio; lo ricordava ancora, quel corpo a lei tanto caro cadere a terra vicino ai suoi piedi, scosso da uno spasmo, uno soltanto, dopo che il proiettile aveva preso la donna in fronte.
Nami fu pervasa da un brivido.
Si sistemò su uno sgabello avvicinandosi al letto su cui riposava silenzioso come una tomba lo spadaccino che l'aveva aiutata.
“Non ha senso che un cacciatore di taglie salvi la vita a un pirata,” enunciò austeramente e un po' sarcasticamente la rossa, con un tono di voce colloquiale che sembrava quasi esigere una risposta. Ci fu solo un respiro contratto.
La ragazza sospirò.
“Ehi, Rolonoa,” lo chiamò. Di nuovo un respiro, stavolta più fievole di quello precedente.
“Non è che anziché riposarti stai per morire, vero?” scherzò Nami, ridendo per quel che poté.
Non era divertente.
Ma così facendo aveva l'illusione di riuscire a sopportare meglio la situazione.
Era la sua regola di vita più importante, ma a discapito della cosa aveva deciso di salvare un pirata anziché ridere della sua morte assieme a Bagy il Clown: Monkey D. Rufy, che per lei non era nessuno.

Si era silenziosamente defilata da Bagy, seguendo i due pirati pazzi che l'avevano incautamente provocato, e aveva visto lo spadaccino accasciarsi sulla strada con un grosso tonfo, il fiato ansimante, i polmoni massicci come rocce, le mani tremanti, il sangue che continuava incessante a sgorgare. Gli occhi di Rufy erano visibilmente preoccupati dietro le sbarre della piccola prigione.
“Capitano...” lo chiamò Zoro sommessamente e sofferente, poi fece un verso rauco di dolore. “Trovami... un letto...”
Dopodiché, il cacciatore di taglie chiuse gli occhi.


“Trovami un letto. Non è un granché come qualcosa da dire prima di morire...” lo prese in giro Nami. “Di solito si dicono altre cose, che so, ti voglio bene, non ti dimenticherò, non dimenticarmi...”
Sperava ancora di ridere dopo questa sua ennesima considerazione ironica, ma a sua stessa insaputa cominciò a piangere.
Impugnò con ambedue le mani il lenzuolo su cui giaceva immobile ma ancora vivo il corpo di Rolonoa Zoro, serrandolo con violenza, e lasciò fuoriuscire lacrime e lamenti senza interessarsi di niente, perché effettivamente niente era di fronte a lei a parte un ferito addormentato che non l'avrebbe mai potuta sentire, né avrebbe mai udito quel nome sofferente che le usciva dalle labbra con un tremolio, che ripeteva a ogni respiro.
Bellmer, Bellmer, Bellmer.
La Bellmer che ricordava scegliere assieme a lei i mandarini migliori da dover raccogliere, che le insegnava a rubare e fregare, che le preparava il caffè anche se era solo una bambina, che le moriva davanti agli occhi senza gridare né spaventarsi, con un sorriso sul viso.
Il sacrificio, per Nami, non aveva mai avuto finali lieti, ma poi conobbe cappello di paglia e quel pazzo del suo socio sconsiderato. Moribondo, degente, ma ancora vivo.
Nami si asciugò infantilmente le lacrime strusciandosi gli occhi con il braccio, e con voce rotta, soffocata e sincera sussurrò una parola che a Bellmer non poteva più dire.
“Grazie...”
Il sindaco la chiamò e lei, dopo essersi specchiata sul vetro infranto della finestra, sistemata il viso e appianata i capelli, lo raggiunse.

Passarono alcuni giorni.
Nami studiava l'orizzonte davanti a sé. Il mare era sereno e le due bagnarole su cui si era imbarcata con la nuova ciurma dondolavano dolcemente a ogni piccola onda che passava sotto i loro scafi. Rufy giocava col cappello di paglia – lo stesso cappello che Nami aveva spassionatamente consigliato di non toccare fin quando non avesse trovato uno spago migliore con cui cucire il brutto graffio che aveva subìto – e il suo compagno, Rolonoa Zoro, addentava un pezzo di pane raffermo con la stessa squisitezza affamata di un uomo che mangia del caviale. La ladra sospirò divertita mantenendosi le guance con le mani, i gomiti poggiati sul parapetto.
“Zoro, fai più casino mentre mangi che mentre russi!” scherzò Rufy, il quale fece sorridere la sua navigatrice. Solo al primo momento.
La ragazza, divenuta paonazza, si rivolse al suo neo capitano.
“Zoro russa?!” fu la spontanea domanda.
“Più forte di una mandria di bufali impazziti!” annunciò tutto solenne Rufy.
Nami si voltò verso lo spadaccino, che le sorrise di sbieco.
“Tu, quella volta, non hai russato...” fu la semplice constatazione della navigatrice, detta con una calma poco adatta al suo cipiglio e ai suoi pugni serrati e tremolanti di rabbia di quel momento.
“In quale occasione, precisamente?” chiese seraficamente l'altro. “Per caso era un giorno in cui fingevo di dormire per non starti a sentire?”
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
“Brutto idiota, stupido, bifolco, spione e screanzato di uno spadaccino da un soldo bucato!” strillò la piratessa, lanciandogli patate, ananas, noci, banane, pezzi di legno, bussole mal funzionanti e qualunque altro utensile che aveva a portata di mano. Nel mentre Zoro cercava più che poteva di schivare gli attacchi malefici della rossa, e Rufy, come di norma e senza sapere perché, rideva a crepapelle, mantenendosi lo stomaco.
Non ci fu altro oggetto da tirare, così fu Nami stessa a scagliarsi contro Rolonoa, balzando dalla barcarola su cui si trovava a quella di lui.
“Ti manderò all'altro mondo, stavolta per davvero!” urlava tra un pugno e l'altro, e il ragazzo, bloccandole i polsi, mormorò sorridendo:
“Non c'è di che.”







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Ok. In realtà questa One-shot è vecchia di un anno, ma ho voluto pubblicarla perché voglio assolutamente continuare questa raccolta. Adoro lo ZoNami, è una mia vecchia passione, non potrei mai dimenticarla...
Spero che questa What If? (non del tutto What If? ora che ci ragiono, ma tant'è xD) vi sia piaciuta!
  
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