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Autore: Liz    05/11/2009    7 recensioni
Per voi lui non ha tangibilità, è un’esistenza che si fa chiamare Maverick sui forum e nelle chat, e il cui detto è “Sono troppo vecchio per queste stronzate!”.
Vi siete conosciuti per caso, non ne conoscete né l’aspetto né il nome, ma ci parlate da mesi e solo con lui riuscite a sentirvi bene. Suvvia, quella sensazione di totale abbandono, di completa appartenenza e dipendenza… com’era la vita prima di Maverick? Neanche lo ricordate.

Reila odia Evan largamente ricambiata fin dal giorno in cui sono nati; le loro vite persistono così, in questo equilibrio stabile e bilanciato, ormai da anni.
Ma che fare quando si scopre che il proprio amante virtuale, alias “uomo dei sogni”, è proprio Evan?
Ci sono diverse scelte: buttarsi dal balcone, buttare lui già dal balcone, fare finta di nulla o cambiare radicalmente.
Evan sa cosa fare, ma per Reila ognuna di queste opzioni è sbagliata. Che sia il destino a scegliere ancora una volta, quel destino che li ha voluti anche vicini di casa…!
E forse, se ci si impegna, anche nel proprio nemico si può trovare un’occasione per crescere.
>>DAL CAPITOLO 19 [ULTIMO CAPITOLO] "Il cuore di Reila andò a fuoco nel sentire come l’aveva chiamata: “amore”. La bionda alzò il viso raggiante e gli diede un leggero bacio sulla bocca, alzandosi in punta di piedi quanto più poteva per raggiungerlo."
GRAZIE A TUTTI!!
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11-
Somebody got no reasons

 

V

edeva quelle labbra rosa, schiuse vicino al suo viso, lasciare un sospiro di impazienza e piacere.

Con la mano accarezzò la schiena nuda della ragazza, imprigionando il suo corpo al suo, baciandola con trasporto. Lei si sollevò sopra di lui e, gemendo, cominciò a muoversi avanti e indietro, avanti e indietro; lui giocava coi suoi seni e scorreva con lo sguardo lungo tutto il suo corpo, i suoi lunghi capelli biondi e gli occhi castani socchiusi.

Poi vide solo buio.

Evan aprì gli occhi, scoprendosi sudato e affannato.

Aveva appena fatto un sogno erotico… su Reila?! Con un gesto improvviso si raggomitolò su stesso e scacciò via quella visione, nonostante il suo corpo reagisse in tutt’altro modo.

«Che c’è Evan?» chiese Emy con la voce impastata dal sonno.

Il moro si girò verso di lei e, con gesti ancora assonati, cominciò all’improvviso a baciarla.

Emy spalancò gli occhi sorpresa, ma ricambiò subito quello strano slancio di passione che Evan manifestava così raramente.

Lui l’abbracciò, e ancora immerso nel torpore del sogno, sussurrò «Reila…»

Sia lui che Emy fecero finta di nulla.

~

Reila si mise seduta sul letto disfatto, osservando per un istante la notte fuori dalla finestra.

Senza energie, prese il primo maglione che le capitò a tiro nella stanza e lo infilò sopra il proprio corpo, uscendo poi dalla camera da letto attenta a non fare troppo rumore.

Mentre apriva la porta, Alex si rigirò nel letto mugulando e Reila si spaventò che si fosse svegliato, ma era un falso allarme: l’uomo continuò a dormire, accennando ogni tanto a un qualche russare.

Reila invece si diresse in cucina dove si preparò un tè caldo.

Con la tazza di liquido scuro bollente si sedette sul bordo della finestra, guardando la luna, piena e bianca e pura. Pura come tutti credevano lei fosse.

Pura come invece non era mai stata.

In realtà, dopo la morte di Jack, lei non aveva più avuto amore sincero nel suo cuore.

Aveva odiato tutti, Selene compresa, a lungo.

                       Volevo andarmene, far smettere tutto: basta invidia, rancore, tristezza, allegria. Basta indossare una maschera di gioia e amore… avrei voluto togliermela, mostrare a tutti il mio vero io, carico di odio verso il mondo che non era Jack. Vorrei svelare a tutti questo segreto per vedere quante delle persone che mi circondano mi rimarrebbero accanto… ma non oso, perché so che non ne rimarrebbe nessuna. Volevo solo sparire… o voglio solo essere amata davvero, per una volta. Davvero, come faceva solo Jack…

Reila bevve un ultimo sorso dalla tazza di porcellana, tremando leggermente nel ricordare le parole di Evan al cimitero.

Io ti accetto anche se hai compiuto degli errori nella tua vita. Ti accetto soprattutto per quelli. Puoi piangere, arrabbiarti e picchiarmi quando vuoi se ti può far sentire più… viva.

Come poteva lei meritare tutto questo? Era Evan la persona che più meritava di essere definita pura; non lei. Lei che con lui, per tutta la vita, non aveva fatto altro che fingere…

Strinse le spalle, abbracciandosi nel tentare di ricordare la sensazione dell’abbraccio di Evan, e le sembrò proprio che fosse lì, dietro di lei, a scaldarla e sorreggerla.

   ~

«Ehm… è proprio necessario arrivare insieme al lavoro? Così ci scopriranno tutti…» Reila osservò titubante Alex nella speranza che la capisse, ma lui non la guardava nemmeno.

«E allora che c’è di male? Stiamo insieme per davvero»

«S-sì ma… è imbarazzante…»

«Smettila di fare la bambina Reila» la rimproverò lui. La bionda annuì arrendendosi, mentre le porte dell’ascensore si aprivano con il solito fischio.

Entrarono nell’ufficio camminando l’uno di fianco all’altro, e Reila stava appena cominciando a respirare e a tornare di un colorito normale che Melanie, la sua pettegola segretaria, fece una battuta infelice.

Appena la coppia passò davanti alla sua scrivania infatti urlò «Ehi, non starete mica assieme da venire assieme al lavoro?»

Tutto il corpo di Reila, capelli compresi, si paralizzò; Alex invece guardò Melanie senza scomporsi e pronunciò un semplice, conciso e sonoro «Sì» che Reila sentì riecheggiare nelle orecchie di tutti i colleghi presenti.

Melanie guardò Reila a bocca aperta «D-davverooooo??»

La bionda si girò la sua segretaria, verso i suoi colleghi e poi verso Alex: tutti pendevano dalle sue labbra, tranne l’ultimo che più che con curiosità la guardava con sfida.

Alla fine annuì sommessa. Melanie strillò.

~

«Detto questo, potete andare» disse Alex, liquidando i suoi sottoposti da quella noiosa riunione di routine. «Anzi, no aspettate!» continuò all’improvviso «dobbiamo fare tutti i complimenti alla nostra Reila Lewis, per aver brillantemente portato a termine il progetto Nocturne: claire de lune con i francesi. Sono rimasti entusiasti del suo progetto e in futuro si rivolgeranno di nuovo a noi.» Partì un piccolo applauso «Andatevene!» concluse senza delicatezza.

Reila rimase in piedi, come impalata, per un po’; poi l’onda di vergogna tornò tranquilla nel suo mare e la ragazza uscì dall’ufficio quasi correndo.

Mentre camminava a testa bassa per il corridoio, una ragazza nuova la fermò «Ti sei proprio sistemata bene, vero Reila?» disse sorridente, senza cattiveria.

Reila abbozzò un sorriso e senza risponderle se ne andò: voleva arrivare al suo ufficio e lì rimanere rinchiusa fino alla morte.

Prima però di arrivare alla porta sentì parlare dei suoi colleghi, uomini e donne.

«Quella Reila, speriamo non si monti la testa…»

«Di sicuro Alex la loda così perché ci va a letto!»

«Non si può negare che sia brava, però questo è giocare sporco! Scoparsi il capo per magari avere una promozione… che brutta persona!»

Lei esitò un attimo sulla soglia dell’ufficio, guardandoli con la coda dell’occhio. Poi, scomparve dietro la superficie di legno recante la targhetta dorata con scritto il suo strano e insolito nome.

~

Che ragazza carina, pensò Emy appena vide Reila.

Non brillava certo di bellezza, anzi era piuttosto anonima. Però aveva due occhi di terra e un sorriso talmente dolce da renderla invidiosa.

Emy si era sorpresa quando Evan l’aveva invitata a cena da questa sua amica, che da quanto ne sapeva fino a pochi mesi prima era stata la sua più acerrima nemica. Aveva accettato, ma si sentiva inquieta.

Reila. Quel nome.

~

«Sicura che non ti è di disturbo aiutarmi?» chiese Reila ad Emy, preoccupata.

«Tranquilla, non preoccuparti!» rispose sorridendo, continuando a lavare i piatti.

«Ma tu sei mia ospite, non dovresti lavorare! Guarda quei due…» scherzò la bionda, facendo cenno a Selene ed Evan, che chiacchieravano dei bei tempi del liceo, comodamente seduti sul divano.

Emy rise e riasciaquò l’ultimo piatto.

 

«Ti ricordi com’era Reila al liceo? Era tenerissima, sempre coi capelli legati in due trecce…» scalpitò Selene, eccitata.

«Già, sembrava Pippi Calzelunghe…!» la prese in giro Evan.

«Coooosa? Non è vero, era dolcissima!» ribatté la mora.

Evan rise, mentre il silenzio calava un attimo tra di loro. Selene lo squadrava, esitando se rivolgergli quella domanda che da sempre le frullava nella testa oppure no.

Alla fine decise che era più che opportuno.

«Evan… ma tu perché odiavi Reila?»

Evan si girò di scatto verso Selene, con occhi spalancati; la guardò senza parole né pensieri per qualche secondo. Sentiva il suo cuore sospeso nella sorpresa- «Di che state parlando?» si intromise all’improvviso Reila, seguita a ruota da Emy.

Selene rispose sincera, come se nulla fosse «Di perché tu ed Evan vi odiavate»

Reila si sedette per terra pensierosa, mentre Evan la osservava curioso e intimidito.

«Mh… ora che ci penso… non mi ricordo neanche.»

«EH?!» urlarono all’unisono Selene ed Evan, sconvolti e stupefatti.

Reila ed Emy guardarono stupite il viso contratto di Evan. «Che c’è?» riprese spaventata la prima «Eddai, sarà stato un motivo dell’asilo che ora non mi ricordo!»

Selene rise sonoramente «Certo che sei proprio forte! E tu, Evan? Anche tu non ti ricordi del perché vi siete odiati per vent’anni?!»

Evan distolse lo sguardo, concentrandosi su un punto alla sua sinistra. «Già… neanche io mi ricordo…»

«Lasciatevelo proprio dire: siete due stupidi!» continuò la mora ridendo, seguita a ruota da Reila che non aveva ben chiara la situazione.

Solo Emy notò gli occhi tristi del proprio ragazzo, e la delusione che gli deformava i lineamenti che tanto le piacevano.

 

Certo che mi ricordo perché ti odiavo.

Tu mi sembravi tremendamente stupida, ma nonostante questo sapevi sempre le cose perfette da dire, e tutti ti volevano bene, mentre io… ero solo capace di ferire le persone attorno a me, per questo mia mamma è diventata quella che è.

 Per chiunque, anche per gli sconosciuti avevi un sorriso caldo e gentile, mentre io mi crogiolavo nella mia tristezza e mi facevo compatire da tutti. Io ti odiavo perché non potevo avere quel tuo sorriso, quelle parole.

Tutto ciò che ho sempre saputo fare era mostrare sentimenti sbagliati… sono sempre stato un’esistenza vuota e fredda: ecco perché mio padre se n’è andato.
Ci sono diversi modi di uccidere: mi uccidevi con le tue parole perfette, e ora mi uccidi confessandomi che l’unico sentimento che ci ha legati in questi vent’anni per te non aveva neanche motivo.

Devo pensare che non mi hai mai odiato davvero, o che sono l’unico del quale non ti sia mai importato nulla?

Evan sorrise, rincuorato nel vedere il viso di Reila girarsi sorpreso vero di lui e poi illuminarsi di un sorriso.

Non sei capace di odiare non è vero?

Mentre osserveva Evan sorridere verso Reila, Emy sentì di nuovo quella stretta al cuore, la stessa dell’altra notte.

 

 

 

 

Scusate scusate scusate, non ho un briciolo di tempo per rispondere ad ognuna di voi… solamente, GRAZIE MILLE per tutto il supporto che mi date, per i complimenti, per i sorrisi che mi strappate con le vostre meravigliose recensioni! Siete davvero gentili e speciali!

E avete visto? Ho aggiornato entro un mese ;D un traguardo personale!!

Spero che il capitolo vi piaccia. Mi rendo conto che Emy mi sta simpatica. Pensare che prima di scrivere di lei la odiavo. Buò.

Alla prossima!!

“Ti prego, non portarmelo via!! È tutto quello che ho!”
   
 
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