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Autore: Salice    05/11/2009    1 recensioni
Itachi ha ucciso i suoi amici, ha ucciso i suoi superiori… Ha ucciso la sua amata […] L’uomo che versando lacrime di sangue e soffocando ogni sentimento sterminò i propri consanguinei per il bene del villaggio…
Tobi Alias Madara Uchiha
(Tratta dal primo capitolo)
Non si curava dei petali che gli si fermavano addosso, ma respirava a pieni polmoni il profumo dei fiori di mandorlo. Era in quella posizione da diversi minuti, quando udì una risatina alle sue spalle. Si voltò di scatto, infuriato per essersi fatto cogliere di sorpresa. Verso di lui stava avanzando Hanayuki, la sua promessa sposa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Itachi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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1Il_giorno_della_promessa.html

Itachi ha ucciso i suoi amici, ha ucciso i suoi superiori… Ha ucciso la sua amata […] L’uomo che versando lacrime di sangue e soffocando ogni sentimento sterminò i propri consanguinei per il bene del villaggio…

Tobi Alias Madara Uchiha - Naruto 43 cap 401 - L’illusione



Il Giardino dei Mandorli




Il giorno della promessa


Al tramonto del giorno del suo fidanzamento ufficiale, Itachi Uchiha era finalmente riuscito ad allontanarsi dai festeggiamenti. Dopo ore ed ore durante le quali era stato costretto a rimanere immobile al fianco del padre, era riuscito a sfruttare un attimo di confusione per creare una sua copia e usarla con la tecnica della sostituzione. Si era appostato per qualche minuto sul tetto per essere sicuro che nessuno si fosse accorto dello scambio, dopodichè si era allontanato. Nessuno aveva fatto particolarmente caso al bambino che si aggirava da solo a tarda sera; in un villaggio Ninja accadevano anche cose più strane.
Aveva raggiunto il piccolo bosco ai margini del villaggio e si era seduto con la schiena appoggiata ad un albero, ad ascoltare lo stormire delle fronde nel vento.
Non si curava dei petali che gli si fermavano addosso, ma respirava a pieni polmoni il profumo dei fiori di mandorlo. Era in quella posizione da diversi minuti, quando udì una risatina alle sue spalle. Si voltò di scatto, infuriato per essersi fatto cogliere di sorpresa. Verso di lui stava avanzando Hanayuki*, la sua promessa sposa.
Era una bambina graziosa, unica figlia del braccio destro di suo padre. Aveva lucidi capelli neri e un visetto dall’espressione furba, che nascondeva prontamente abbassando gli occhi e fingendosi timida. Tutto sommato a Itachi non dispiaceva quella bambina, anche se spesso lo aveva seguito durante i suoi allenamenti, infastidendolo con domande assurde del tipo : “Qual è il tuo fiore preferito?”, oppure “Che cosa ti piace mangiare?”.
Era simpatica e allegra, e a lui piaceva guardarla mentre si spingeva fino al punto più alto sull’altalena dell’Accademia; in un certo senso le invidiava quella spensieratezza infantile a cui lui aveva dovuto già rinunciare. La bambina interruppe i suoi pensieri sedendosi accanto a lui e sorridendogli.
- Sembri un pupazzo di neve, Fratellone!** –
Lui si alzò, irritato, scuotendosi la casacca e scrollando via i petali.
- Non devi chiamarmi più così, Hanayuki, ora siamo fidanzati, quindi tutti si aspettano che tu mi chiami Itachi. –
- Ma ti ho sempre chiamato Fratellone, non sarà così semplice! – Si lagnò la bambina, seguendolo con lo sguardo.
- Non è così difficile, io mi sono già abituato! – Il ragazzino seguitava a parlare in maniera seccata e la bambina sbuffò.
- Lo so, lo so! Tu sei il Ninja perfetto! Mio padre non fa che ripetermi quanto sei bravo e come sono fortunata a essere la tua promessa sposa! – Parlava in tono esasperato, scuotendo il capo. – A sette anni sei stato promosso all’Accademia, a otto possedevi già lo Sharingan, l’abilità innata più potente del villaggio della foglia… Ora ne hai dieci e sei già un Chunin. Io invece ho otto anni e non sono neanche Genin! – La bambina sospirò, ostentando un’espressione sconsolata.
Itachi si sedette di nuovo accanto a lei, rimanendo pensieroso per qualche istante.
- Essere in Accademia è bello. Sei spensierato e non devi occuparti che dei compiti e degli allenamenti. – Le disse in tono serio, guardando verso il cielo stellato che si intravedeva a sprazzi tra i fiori e le foglie.
- Essere Chunin invece è complicato. Tutti si aspettano che dica loro cosa fare, e se sbagli, fallisci la missione, o peggio i tuoi amici muoiono… -
La bambina lo osservò interdetta per qualche minuto, mentre il ragazzino fissava con espressione persa verso l’alto.
- Quindi ti va bene avere una moglie meno brava di te? Non dovrai dirmi cosa fare! – Promise speranzosa, osservandolo. Lentamente lui abbassò lo sguardo e rise.
- Nessuno ti dice cosa fare, Hanayuki, altrimenti non saresti qui! -
- Nemmeno tu dovresti essere qui! Hai usato una copia vero? -
- Come hai fatto ad accorgertene? Se mio padre mi scopre saranno guai! -
- Lo zio Fugaku non se ne accorgerà! Stava bevendo con mio padre quando me ne sono andata! -
- E come hai fatto? Tu non sei ancora così brava nella tecnica della moltiplicazione. -
Hanayuki lo guardò con un’espressione furba in volto.
- Ho detto che ero stanca e avevo mal di testa, e ho chiesto di essere accompagnata a casa. Poi sono uscita dalla finestra. -
- E ti hanno creduto? Tu? Stanca e con il mal di testa? – Le sussurrò incredulo Itachi.
- Sai, quando sei appena una bambina, per giunta neanche tanto intelligente, tutti ti sottovalutano! – Rise la ragazzina, strizzandogli l’occhio.
- Tu sei tutto fuorché poco intelligente. E’ solo che ti piace farlo credere agli altri! -
Lei sbuffò e ridacchiò, dopodichè rimasero in silenzio per diversi minuti. Il vento soffiava piano, riempiendo l’aria del profumo dolce dei fiori. Dopo un po’, la mano di Hanayuki si avvicinò a quella di Itachi, stringendone appena le dita. Lui non si allontanò, ma nemmeno rispose alla stretta.
- Non hai risposto alla mia domanda, sai? – Gli disse dolcemente la bambina, accostandosi un po’ a lui.
Il ragazzino si voltò a guardarla, perplesso, così lei proseguì. - Non mi hai detto se ti vado bene. -
- Siamo promessi, Hana, che domanda è? – Sbuffò. Eccola alla carica con un’altra delle sue domande assurde.
- Questo lo so da me, Ninja genio! – Brontolò la bambina, liberandogli la mano, raccogliendo le ginocchia al petto e abbracciandole. – volevo solo sapere se io ti piaccio. Sai io… - Si interruppe, titubando. Itachi la fissò, socchiudendo appena gli occhi scuri.
- Tu? – La incoraggiò, parlando a bassa voce. Lei si voltò verso il bosco, per nascondere l’improvviso rossore che le aveva avvolto le guance.
- Io sono sempre stata innamorata di te, Itachi. E vorrei che tu mi amassi. – La bambina si ritrovò a trattenere il fiato quando Itachi si alzò da dove era seduto, muovendo qualche passo in avanti e dandole la schiena. Rimasero in silenzio per qualche istante, e proprio mentre lei stava per alzarsi e scappare via, la voce del bambino catturò la sua attenzione.
- Io… Non so niente dell’Amore. Sono solo un Ninja. So che sono un bravo Ninja, ma non c’è nessuno che mi abbia mai spiegato come funzionino queste cose. Mi hanno detto che ti avrei sposata e a me andava bene. Tu mi piaci, Hanayuki. Penso che avere una moglie allegra come te sarebbe una bella cosa. Ma non posso dire di Amarti davvero, capisci? – Il ragazzino pareva molto serio, nel pronunciare queste parole, e Hanayuki inspirò a fondo diverse volte prima di provare a parlare. Avrebbe voluto che la sua voce risuonasse calma e sicura, adulta quanto quella di lui, ma si accorse di avere un magone in gola, e prima di potersene accorgere, le lacrime le stavano già scorrendo lungo le guance.
Itachi si voltò verso di lei, e le si accucciò davanti, sorridendole appena e sfiorandole con le dita il volto umido.
- Perciò ti chiedo di aspettarmi, Hanayuki, e quando saprò cos’è l’Amore, te lo dirò. Ti va bene questo? -
La domanda era posta in tono gentile, leggermente condiscendente, ma Hanayuki tirò forte su con il naso e annuì, singhiozzando ancora. Lui raddrizzò le gambe, rimanendo chinato verso di lei e le porse la mano.
- E ora è bene che le bambine che non sono ancora Genin vadano a dormire. Ti accompagno a casa, Hanayuki. – Tra le lacrime, la bambina gli sorrise e strinse la mano che lui le porgeva, rialzandosi da terra.
- Si. -






*Hanayuki è un nome combinato da me. Ho preso il termine Hana (fiore) e Yuki ( Neve, o felicità. A seconda del Kanji, ma in questo caso neve) L’idea era quello di avere un nome che significasse “Neve di fiori”. In realtà non so se il significato sia esattamente questo, ma vi prego di perdonare questa mia libertà “poetica” e considerarlo tale. Qualora trovaste qualche strafalcione, non esitate a correggermi!




**Il termine corretto sarebbe stato niisan, termine utilizzato per rivolgersi ai fratelli maggiori, ma anche a ragazzi più grandi con cui si è in grande intimità e come forma di cortesia. Ho immaginato che il padre di Itachi e quello di Hanayuki si conoscessero molto bene, e che i bambini fossero stati cresciuti insieme quasi come parenti. Laddove una traduzione è stata possibile, ho preferito lasciare i termini così come sarebbero stati se la lingua fosse la nostra. Forse l’insieme perde un po’ di gusto esotico, ma credo che ne guadagni in scorrevolezza e comprensione.

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Breve Spazio per l'autrice: Tutto è iniziato quando ho letto quella frase di Tobi, o meglio, Madara Uchiha. Amata? Itachi ha avuto un'amata? Ma benchè di Shisui, suo migliore amico si parli, questa fantomatica donna non appare mai nei ricordi di Sasuke, e purtroppo pare che Itachi non potrà più raccontarci molto. Ho immaginato che visto che l'aveva uccisa, doveva per forza essere all'interno delle faccende di clan, altrimenti la avrebbe risparmiata... Ed ecco come è nata Hanayuki. La sua presenza mi ha ossessionata per giorni interi, fino a che non ho partorito questa storia. Mi auguro che vi piaccia!
   
 
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