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Autore: Ksanral    06/11/2009    6 recensioni
Lily Evans, quindici anni, Prefetto di Grifondoro, studentesa impeccabile, abilissima pozionista, sta per cominciare il suo quinto anno ad Hogwarts (Ricordate...? Quello del peggior ricordo di Piton).
Ma siamo sicuri che sia solo questo? Siamo sicuri che la storia sia andata esattamente come la pensiamo?
Volete sapere come mai Lily Evans rifiutava continuamente gli inviti di James Potter? Forse non è solo perché lui è così tanto pieno di sé...
Dal ventottesimo capitolo:
«Neanche morta, Potter! Neanche morta!»
«Ma non sai neanche cosa stavo per chiederti!»
«E da quanto aspetto di ascoltarti prima di dirti di no? Tanto, Potter, sia che tu mi stia per chiedere di uscire, sia che tu mi stia per chiedere qualsiasi altra cosa, la risposta sarà comunque “no”.»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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= Smascherati =

Il giorno dopo, mi svegliai con il sorriso sulle labbra e quel pezzetto di carta ancora stretto al petto. Avevo la sensazione che quello sarebbe stato il più bel primo giorno di scuola di tutti e sei gli anni. Era come se avessi bevuto un calderone intero di Felix Felicis. Mi alzai dal letto e mi vestii pregustandomi il divertimento della giornata. Avevo anche deciso di accantonare la questione “Scusaci Lily ci siamo dimenticate di te” perché in fondo ce l’avevo con me stessa, non con loro, o meglio ce l’avevo anche con loro, ma molto più con me stessa perciò le cose si equilibravano da sole, senza dover tenere musi inutili. Ero sicura che prima o poi tutto si sarebbe risolto. L’aveva detto anche lui, no? E io gli credevo.
Perciò scesi a colazione con le altre, la Sala Comune era straordinariamente già vuota, indice, secondo me, che la voce si era già diffusa. E, infatti, una volta giunti in Sala Grande, vedemmo le prime avvisaglie di qualcosa di strano – non per me, io sapevo esattamente cosa fosse successo. Tutti confabulavano con tutti, c’erano ragazzini che correvano da un gruppetto all’altro o addirittura da un tavolo all’altro per raccogliere più informazioni possibili.
«Ma cosa sta succedendo?» domandò Alice, mano nella mano con Frank, anche lui perplesso.
«Vedete cosa significa alzarci sempre tardi?!» esclamò Mary in risposta «Siamo sempre le ultime a scoprire le notizie…»
«Se stiamo qui impalate, non sapremo un accidenti di niente, ragazze…» disse Elinor con una risatina. Aveva ragione però, perciò andammo verso il tavolo, ai soliti posti che da sei anni a colazione erano nostri. Io tesi le orecchie per cercare di capire se le voci di corridoio avevano già scoperto il mio nome, ma non sentii nessun “Lily Evans” pronunciato da nessuna bocca.
Percorrendo il tavolo notai che una persona mancava. James Potter non era a colazione, ma c’erano solo i tre amici che ridevano tra loro o rispondevano alle domande dei molti preoccupati per il loro beniamino. «Lo vedrete a lezione, dopo…» disse in quel momento Black, in risposta a una bimba del secondo con gli occhi sognanti. Un ghigno soddisfatto mi spuntò sulle labbra, prima che potessi impedirmelo. Remus mi vide e fece una finta espressione terrorizzata, poi mi salutò con un sorriso complice. Ero al sesto cielo, il settimo l’avrei raggiunto quando avrei visto Potter.
«Lily, sembri contenta…» disse Elinor con un sorrisetto, mentre prendevamo posto.
«Oh… Lo sono, lo sono!» esclamai io, quando tutti fummo seduti.
«E perché mai?» chiese Mary tra lo sconcertato e il divertito.
«Perché per la prima volta in sei anni, a colazione, James Potter non mi chiederà di uscire…!» dissi con allegria, indicando con un cenno del capo il posto vuoto lasciato dal Grifondoro.
Le ragazze scoppiarono a ridere, compresa Sarah, anche se la sua risata non accese gli occhi.
«Credete che sia per la sua assenza tutta questa agitazione?» domandò Alice, guardandosi intorno, ancora gli studenti continuavano a scambiarsi sussurri e bisbigli.
«Oh per piacere!» feci io, falsamente esasperata «Neanche Sono-Il-Magnifico-Potter può smuovere così la scuola intera!» “però uno scherzo ai suoi danni, forse sì…” aggiunsi mentalmente.
«Allora per che cos’è?» insistette Mary.
«Perché è il primo giorno di scuola e in molti non si vedono da tutta l’estate… Come noi, d’altronde…» disse Elinor scrollando le spalle. La benedissi mentalmente, aveva deviato l’argomento così non avrei più dovuto fingere di non sapere nulla e trattenermi dallo scoppiare a ridere in faccia alle ragazze.
«Sì, può essere…» rispose Mary, ancora poco convinta.
«Beh, cos’avete fatto quest’estate?» chiese Elinor e così fummo catapultati nel racconto dettagliato delle nostre vacanze, cercando però di non toccare il tasto “genitori di Sarah”. Persino lei raccontò delle sue vacanze in Irlanda, con un sorriso sulle labbra, ma con gli occhi pieni di lacrime. Noi la lasciammo parlare, capendo che ne aveva bisogno, ma pronte a interrompere se avessimo visto che non avrebbe potuto continuare. Alice ci “riassunse” nel dettaglio ogni singolo giorno trascorso con Frank, ogni cosa che avevano fatto e quelle che si erano ripromessi di fare l’anno dopo. Mary invece, decise di tirare su il morale raccontando di mia sorella. Ed in effetti più di una volta scoppiai a ridere anche io.
«La mamma di Lily è una cuoca eccezionale…» disse a un certo punto «Un giorno dovresti invitarci tutti da te, Lil…»
«Sì, certo… Sarebbe la volta buona per far impazzire Petunia!» esclamai io, facendole ridere.
I piatti si svuotarono poco dopo e la McGranitt, con il suo passo svelto, iniziò a distribuire gli orari ai ragazzi degli altri anni. Lasciò quelli del sesto per ultimi, perché ogni studente doveva avere un orario personalizzato, dicendo alla prof quali materie avrebbe voluto continuare a seguire, compatibilmente con i requisiti dei professori e i propri voti ai G.U.F.O.
Quando si fermò davanti a me, aveva assunto la sua classica espressione severa, che a dirla tutta un po’ mi spaventò. Era delusa del mio voto in Trasfigurazione? Non mi avrebbe permesso di continuare? Eppure ero quasi sicura che Oltre Ogni Previsione andasse bene per lei…
«Signorina Evans, sperò che lei voglia tenere alto il buon nome di Grifondoro e continuare in tutte le materie. I suoi G.U.F.O. glielo permettono.»
«Anche in Trasfigurazione?» domandai, distogliendo lo sguardo.
«Soprattutto in trasfigurazione! Non so cosa le sia preso all’esame, ma conosco le sue potenzialità e voglio che lei continui e dia il massimo.»
«Certo…» dissi io, deglutendo a fatica «Grazie, professoressa.» borbottai.
«Ecco l’orario…» disse porgendomi il foglio. Le ragazze trattenevano una risata e quando le guardai male scoppiarono a ridere. Ma in quel momento la professoressa aveva raggiunto i Quattro-Meno-Uno e cercai di sentire quello che diceva.
«Signor Lupin, dov’è Potter?» domandò. Remus sfuggì al suo sguardo e per una frazione di secondo incontrò il mio, poi tornò a rispondere alla professoressa.
«Non si sentiva molto bene, perciò è andato in Infermeria, ma ha detto di dirle che vuole continuare con tutti i corsi.»
«Bene. Ecco i vostri orari allora. Voglio vederlo a lezione, oggi, se no può dire addio al suo M.A.G.O. in Trasfigurazione.» disse severa e Remus annuì. Era perfetto. Potter non avrebbe potuto sottrarsi a un ordine così diretto della McGranitt.
«Un’ora buca! Fantastico!» esclamò Frank. Io guardai il mio orario e con orrore scoprii di essere in ritardo per la lezione di Aritmanzia. Mi alzai di scatto e biascicai un “io non ce l’ho” mentre stavo già correndo verso l’uscita e verso l’aula.
Per mia fortuna, i corridoi erano già quasi deserti, tutti gli altri studenti erano già entrati nelle aule o stavano per farlo. Arrivai in classe giusto in tempo. Un secondo dopo che mi fui seduta, il professore iniziò la lezione.
Per vedere Potter la scuola dovette aspettare fino al tardo pomeriggio, all’ultima lezione del sesto anno: Trasfigurazione.
Arrivò in ritardo, ma per una volta lo fece apposta, per evitare il via vai dei ragazzini nei corridoi. Arrivò alla porta, bussò, aprì uno spiraglio quando la professoressa gli diede “l’avanti”, ma non entrò. Chiese alla McGranitt di avvicinarsi e si scambiarono qualche parola sussurrata che nessuno di noi riuscì a capire. Mi voltai infuriata verso Remus e vidi che scrollava le spalle in un gesto sincero. Cosa stava architettando quel Potter?!
La McGranitt annuì a qualcosa che gli era stato detto e tornò verso la cattedra, poi fece un cenno a Potter di entrare. Dovemmo attendere qualche altro interminabile secondo prima che facesse il suo ingresso. Non lo riconobbi neanche, aveva il volto completamente coperto, la sciarpa era tirata fin sotto gli occhi, coperti da un paio di enormi occhiali da sole e il cappuccio del mantello calato sulla fronte. Fui talmente arrabbiata che battei il pugno sul banco, in segno di resa, ma il mio cervello già lavorava per smascherarlo, letteralmente.
In fondo non ci voleva molto, un Incantesimo ben piazzato e l’avrei lasciato persino in mutande…
«Avanti siediti, Potter. Siamo già in ritardo…» disse la McGranitt e lui sfilò fino al primo banco. Sentii il suo sguardo addosso, anche se non potevo vedere se era realmente così. Probabilmente aveva capito che ero stata io… Ma ancora non sapeva cosa lo aspettava. Mai mettersi contro Lily Evans, mai!
Feci fatica a seguire la lezione, ma tanto la metà del tempo la McGranitt tentò di impaurirci – e in alcuni casi ci riuscì – con la minaccia dei M.A.G.O. a suo avviso incombenti, a mio un po’ meno… Risultai comunque la migliore della classe, anche se la trasfigurazione del mio topo non fu eccezionale, anzi tutto il contrario…in condizioni normali avrei fatto sicuramente meglio, ma avevo troppi pensieri per la testa.
Il trillo della campanella mi fece sussultare. Era il momento!
La classe iniziò ad alzarsi, uscendo ordinatamente e in silenzio, era sempre così finché ad imperare c’era la McGranitt. Parte prima, in azione.
«James!» esclamai, ad alta voce. Tutti si voltarono, lui compreso. Contavo sul fatto che nonostante, probabilmente, fosse arrabbiato con me, sentirsi chiamare per nome l’avrebbe fatto voltare, perché io non lo chiamavo mai per nome. Funzionò. Parte seconda, quindi.
«Va tutto bene?» domandai, mentre lui si guardava in giro per capire chi l’avesse chiamato. Nella confusione, agitai la bacchetta sotto il banco in modo da fargli cadere tutte le cose che gli coprivano il volto. Non rimasi a guardare però, mi alzai e uscii di fretta, sentendo soltanto una poderosa risata alle mie spalle. Aveva funzionato anche quella parte. Ero soddisfatta di me stessa, ero riuscita anche nelle difficoltà e attraverso gli ostacoli a perpetrare la mia vendetta e tra l’altro non avevo fatto nulla che infrangesse le regole…più o meno…
Stavo salendo alla Torre di Grifondoro, quando sentii una voce alle spalle, che mi spaventò tanto era arrabbiata. «Evans!» mi chiamò.
Mi voltai e lo ritrovai più vicino di quanto mi aspettassi. Non aveva più sciarpa, occhiali e cappuccio a coprirgli il viso, perciò la mia opera era lì in bella vista e non potei fare a meno di scoppiargli a ridere in faccia. Era tutto il giorno, anzi dalla sera prima che trattenevo quella risata e, nonostante fosse arrabbiato, non potei farne a meno. Più lo guardavo e più era divertente. La sua faccia era a strisce verdi e argento e una scritta magica, brillava a intermittenza, come luci di Natale, sulla fronte e sulle guance a formare le parole “Io amo Serpeverde”. Era uno spettacolo unico e sapere che ero stata io, mi faceva ancor più morire dal ridere.
«Oh no, Potter… Non esco con te…» dissi, senza fiato, mentre mi abbracciavo la pancia ed ero piegata in due. «Non esco con quelli fidanzati… E tu… Beh… Sei impegnato con una Casa intera!» e risi ancora, ma al tempo stesso cercai di voltarmi e di allontanarmi. Pochi passi e riuscii a riprendere fiato e raddrizzarmi. Avevo il respiro affannato e cercavo di non pensare alla faccia di Potter per non scoppiare di nuovo a ridere.
Sentii un movimento alle spalle e con la coda dell’occhio vidi qualcosa teso verso di me e allo stesso tempo Potter mi chiamava con rabbia a stento trattenuta.
«Evans…»
Mi voltai, anche se non ne avevo intenzione e vidi che la cosa tesa era il braccio tremante di Potter che reggeva, puntata verso di me, la bacchetta altrettanto tremante. Inorridii.
«Vigliacco. Dovevano scriverti “vigliacco” non “Io amo Serpeverde”. Solo un vigliacco punta la bacchetta alle spalle di un mago.» sibilai, disgustata.
«Sei stata tu…» disse ignorando le mie parole.
«Ah sì? E come lo sai?» domandai di rimando, anch’io arrabbiata: non si punta la bacchetta alle spalle di una persona, solo i codardi e i malvagi lo fanno… Gente come Severus…
«Grazie a questo…» sventolò in aria il bigliettino di pergamena, poi lo fermò e me lo fece vedere chiaramente «“L.E.” c’è scritto…»
«E quindi la tua testa bacata ha pensato che sono stata io, solo perché le iniziali coincidono?! Sai quanti L.E. ci sono in tutta Hogwarts?»
«E’ successo di notte. Sei stata tu.»
«Di notte?» chiesi, fingendo di non sapere nulla e grazie alla rabbia riuscii a farlo «Bene, allora sai quanti Grifondoro ci sono, le cui iniziali sono L.E.? Ammesso e non concesso che sia stato un Grifondoro e non uno studente di un’altra Casa che conosce la parola d’ordine.»
«No, non lo so. Ma so che sei stata tu…» rispose, senza abbassare la bacchetta.
«Non hai alcuna prova che sia stata io, Potter. E adesso abbassa la bacchetta prima che mi ricordi di essere un Prefetto e decida di punirti…»
«Solo se sciogli quest’Incantesimo, Evans. Tu l’hai fatto, tu lo sciogli.» tremò di più, nel tentativo evidente di trattenersi.
«Potter. Abbassa. La. Bacchetta.» sillabai, ma ancora una volta non ottenni nulla.
«Ti ho detto di sciogliere quest’incantesimo.»
«Altrimenti?»
«Non scherzare con me, Evans. Toglimi dalla faccia questa roba, subito.»
«Non sono un’Infermiera, Potter, vai da Madama Chips!» forse dissi la cosa sbagliata, vidi un lampo di rabbia passare nei suoi occhi e poi esplose.
«Credi che non l’abbia fatto? Sono stato tutta la mattina da lei. Ma non è riuscita a trovare un solo rimedio. Ha detto che solo un eccezionale mago o strega avrebbe potuto fare un lavoro del genere. Sta cercando una pozione nel Reparto Proibito e ha contattato anche il San Mungo. Ha detto che ci vorranno giorni. Perciò, Evans, tu ora mi farai il favore di cancellare subito quest’Incantesimo.»
«Non sono in grado Potter. Non sono stata io.» dissi scrollando le spalle. Non avevo intenzione di cedere così facilmente. Era una vendetta per tutti gli anni in cui aveva tormentato ogni studente gli capitasse a tiro, per aver spaventato i primini nel giorno che sarebbe dovuto essere una splendida festa e per avermi tormentata per tutto il tempo, negli ultimi cinque anni.
«Sto perdendo la pazienza, Evans.»
«Oh, benvenuto nel club. Io l’ho persa da anni, ormai.» risi amaramente e mi distrassi un attimo perciò non notai che Potter stava per agitare la bacchetta e non feci in tempo a evitare il getto di luce che mi colpì in pieno petto e mi fece indietreggiare senza fiato. Sgranai gli occhi e lo guardai, stupita e amareggiata. Non pensavo l’avrebbe mai fatto. Un flash mi passò nella mente, rapido e agghiacciante. Un pomeriggio di giugno, nel pieno degli esami del G.U.F.O., un paio di parole, urlate al mondo. “Piccola schifosa Mezzosangue”, aveva detto. Non mi sarei mai aspettata che lo dicesse, proprio come in quel momento mai avrei pensato che Potter potesse lanciarmi contro un Incantesimo. Sentii gli occhi bruciare, per lacrime di rabbia e tristezza. Sentivo la ferita lasciata da Severus più aperta che mai, ora che si aggiungeva quest’altra certezza crollata.
Estrassi lentamente la bacchetta dalla veste e l’agitai puntandola in faccia a Potter e rompendo l’Incantesimo e ridandogli l’aspetto normale.
«Ora sarai contento…» dissi senza nemmeno più l’ombra di un’emozione nella voce, mi sentivo svuotata e trattenevo il pianto. «Ho sciolto quello stupido Incantesimo, così puoi tornare a essere il Magnifico Potter, ma almeno sai cos’hanno provato tutti quelli che hai umiliato in tutti questi anni…»
Rimasi in silenzio ad attendere la sua risposta, una mano premeva sulla gabbia toracica, ancora dolorante. Mi aveva rotto una costola?! La sua bacchetta tremolò e si abbassò lungo il fianco. Così come si abbassò il suo sguardo, quasi avesse capito cos’aveva fatto.
«Prova ancora a minacciarmi con una bacchetta, Potter, e giuro su quanto mi è più caro che ti affatturerò in modo tale che neanche Silente riuscirà ad aiutarti.»
Mi voltai e mi allontanai zoppicando per il dolore che muovere i passi mi procurava. Ma non avevo intenzione di andare da Madama Chips, avevo bisogno di stare da sola, dove nessuno poteva trovarmi.
«Avevo ragione io, comunque…» dissi, il mio tono non era alto, ma il silenzio fece risuonare la mia voce come se stessi parlando al microfono «Sei uguale a loro.»
Andai via, senza curarmi di Potter, che non provò neanche a seguirmi. Andavo dove i piedi mi conducevano e non feci caso ai corridoi che prendevo. Fu così che mi ritrovai nell’ala abbandonata del quarto piano, forse perché era stata anche il mio dormitorio negli ultimi tempi dell’anno appena trascorso. Andai nella solita vecchia aula e mi sedetti nell’angolo più lontano dalla porta, senza preoccuparmi di accendere la bacchetta per farmi luce. Mi rannicchiai, occupando meno spazio possibile, tenendo strette le ginocchia al petto e appoggiandovi la fronte per nascondere alla mia vista il resto del mondo, ignorando il dolore allo stomaco. Fu allora che mi concessi di piangere. Che cosa stava succedendo? Tutto il mondo stava cadendo a pezzi, ogni certezza si stava disintegrando. Quale sarebbe stata la prossima? Mi avrebbero detto che ero stata adottata ancora in fasce? Oppure l’unica persona per cui sarei disposta a morire mi avrebbe miserabilmente lasciato? A quel pensiero piansi più forte, stringendo i pugni tanto da farmi male. Che pensieri andavo facendo? Quello non sarebbe mai successo. Ma anche le altre cose non le credevo possibili, eppure erano accadute…
Ero disperata. Non avrei potuto iniziare l’anno in modo peggiore… E pensare che doveva essere un giorno memorabile…
Non so per quanto rimasi a fare pensieri assurdi e deprimenti, ma a un certo punto i miei occhi si chiusero, forse per la stanchezza, forse per la voglia di smettere di pensare, forse per quella di non vedere più nulla, ma caddi in un sonno senza sogni.
«Lily… Lily!» sentii una voce apprensiva chiamarmi, ma non volevo svegliarmi e tornare alla realtà…
«Lily, apri gli occhi per piacere…» il suo tono fu talmente implorante che non potei non ubbidire. Sbattei le palpebre accecata dalla foca luce di una bacchetta. Sentii il sospiro di sollievo al mio fianco, quando aveva visto che aprivo gli occhi e quando la mia vista si fu abituata, mi voltai verso di lui.
«Non sapevo più dove cercarti… Ho girato tutta la scuola e per un attimo ho creduto che fossi scappata via. Ma poi mi è venuto in mente questo posto… Per fortuna stai bene…»
«Sì, tutto a posto…» dissi con un filo di voce.
«Perché sei venuta qui?»
«Avevo bisogno di stare da sola…» dissi e mi sciolsi da quella posizione che avevo tenuto anche nel sonno. Mi sfuggì un gemito di dolore e la mia mano premette sul punto dolente.
«Ti sei fatta male?» mi domandò, di nuovo preoccupato.
«No tutto ok…» ma di nuovo m prese una fitta e non riuscii a dissimularla.
«Fa vedere…» e senza aspettare, alzò la tunica per scoprire un grosso livido violaceo.
«Questa è magia!» esclamò, riconoscendo il segno «Chi è stato?»
«Non importa, domani passerà…» dissi. Perché mai coprivo Potter?
«Dimmi chi è stato, Lily…»
«Potter, ma non voglio che tu faccia niente… Ho già aggiustato le cose…» dissi con tono che non ammetteva repliche.
Sospirò. «Va bene, ma ti porto da Madama Chips…» sussurrò e si allontanò un pochino da me per alzarsi.
«No!» esclamai trattenendolo. «Stiamo qui… Io e te, soli…» quasi lo supplicai e lui acconsentì.
Mi accoccolai sul suo petto e lui mi strinse dolcemente a sé.
«Raccontami…» domandò, ma senza pretese. Però lo feci, gli raccontai dello scherzo – e rise perché si era aspettato che fossi stata io –, di quando avevo fatto crollare la “maschera” a Potter ed esposto a tutta la classe la mia opera – non che la maggior parte non l’avesse già vista, mi disse che tutta la scuola sapeva – poi della lite nel corridoio e di come mi ero ritrovata lì a fare pensieri pessimisti e poi mi ero finalmente addormentata. Fu una liberazione e mi diedi della scema da sola, più volte, per quello che avevo pensato. Con lui accanto, riuscivo a rimettere nella giusta prospettiva ogni cosa e il mondo tornava a essere normale, non quel posto infernale che avevo immaginato. Dopo il racconto, sfinita, mi addormentai di nuovo e lui rimase lì insieme a me. Era il segno che ancora una certezza nella mia vita c’era.



Note: Note sul capitolo, ora non ne ho... XD Devo solo precisare una cosa... Non sono sadica e non mi piace far succedere cose brutte XD Però sono necessarie per il seguito della storia... Perdonatemi se vi sembro crudele XD
Ringraziamenti: Allora ringrazio in particolar modo Ella_Sella_Lella, Sakura03, hermy101, hyde e Dark Lord per le loro recensioni e ancora una volta non posso rispondere alle vostre domande, mi dispiace XD Ovviamente ringrazio anche tutti gli altri!
   
 
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