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Autore: afterhour    06/11/2009    4 recensioni
Una fanciulla che ritorna a casa dopo tanto tempo, uno straniero in cerca di vendetta, una città in mano ad un uomo senza scrupoli, un ranch condotto da gente poco raccomandabile..
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate il ritardo, ma non mi viene per niente facile scrivere questa roba.
Un conto è buttare giù in qualche modo, un conto poi è sistemare il tutto e renderlo coerente!

In più un giorno sì e un giorno no mi sembra che sia uno schifezzo inaudito..
Comunque ecco il secondo capitolo: non mi entusiasma particolarmente ma è assolutamente necessario (e almeno è lungo)!

Grazie ancora ad alfombra: ho messo la foto, visto?


2.
LA FESTA


Quella notte tre dei quattro stranieri se ne stavano seduti attorno ad un tavolo nel fumoso e buio saloon che si trovava a fianco del loro albergo.

 - Allora, cosa è successo? - chiese la ragazza.

 - Boh! - rispose Suigetsu, quello dai capelli lunghi e chiari, mentre giocherellava con un coltello - lo sceriffo ha detto che Orochimaru sostiene che non c'entra niente col massacro, che è stato Danzo o qualcosa del genere, quello che ha il ranch degli Uchiha adesso -

 - E Sasuke gli ha creduto? - aveva domandato il terzo, che era una specie di gigante.

 - No, ma dice che può esserci qualcosa di vero, e dobbiamo indagare -

 - E cosa dovremmo fare? - intervenne ancora la ragazza, accigliata - andare al ranch e farci assumere? -

 - Boh! Io preferisco stare qui... ah… pare che ci sia il fratello di Sasuke lì al ranch -

Si erano zittiti tutti un momento.

 - Ha un fratello? - chiese la ragazza sorpresa - e sta con loro... come l'ha presa, lui? -

 - Boh! Solita faccia di bronzo -

 - E metti giù quel coltello, idiota! - si era incazzata lei - Sai solo dire boh? Raccontaci bene TUTTO! -

Suigetsu aveva fatto sparire il coltello all'interno della giacca ed aveva preso le carte che erano sul tavolo, iniziando a mescolarle, poi aveva raccontato di come si era appostato con il fucile non molto lontano da dove Sasuke aveva appuntamento con lo sceriffo, ed aveva aspettato.

 - Dopo gli ho chiesto cosa gli aveva detto e basta – concluse bruscamente.

 - Sei scemo - aveva commentato lei.

 - Ma... - era intervenuto il gigante - ci si può fidare dello sceriffo? -
 
 - Alla fine non era una trappola, no?! - osservò allegramente Suigetsu - E magari lo sceriffo non è così male in fondo! Magari è dalla parte della giustizia... sì... e magari esistono gli angeli e il paradiso e l'inferno - ci aveva pensato un momento e poi aveva ripreso - l'inferno lo conosco, e il paradiso, una volta - si era fermato un'altra volta - mi state ascoltando, vero? Perché avevo iniziato a raccontarla anche a Sasuke ma neanche mi ascoltava, odio quando fa così, tu magari ti ritrovi a parlare tranquillamente e poi ti giri e lui neanche c'è più... una cosa davvero fastidiosa -

 - Sei scemo - aveva ripetuto lei versandosi abbondantemente da bere - forse è meglio se giochiamo -

 - E tu sei una palla Karin... sbrigati e vai a raccattare qualcuno che faccia da quarto, visto che il nostro capo è un asociale - borbottò Suigetsu, mentre appoggiava sul tavolo l'ennesimo bicchiere svuotato e riprendeva a mescolare le carte.

 - Perché non vai tu? - ribattè la donna - Sei tu quello che vuole sempre giocare! -

 - Ma se lo chiedi tu fa un altro effetto! - insisteva l'altro - Magari rimedi anche qualcuno di decente, col buio puoi sempre fare finta che sia lu... - non era riuscito a finire il discorso, lo schiaffo di Karin lo aveva interrotto prima.

 - Ma cosa ho detto! - esclamò indignato.

 - Giochiamo in tre, va bene lo stesso - intervenne il terzo.

Suigetsu aveva distribuito le carte sbuffando ed avevano giocato per un po’ in silenzio.

 - Ho bisogno di soldi, non voglio dormire da solo stanotte - aveva ripreso dopo un po’ Suigetsu - certo che... quelle signorine di oggi, non erano belle? Delle vere signore... mi sono sempre chiesto come deve essere andare a letto con una così... -

 - Una noia, lo fanno tutte vestite e si fanno il segno della croce prima - replicò la ragazza.

 - Però mi piacerebbe lo stesso provare, chissà se Sas'ke ha mai provato, lui che potrebbe... -

Karin lo aveva guardato indignata, quel cretino, mentre apriva le due carte che aveva appena cambiato.

 - Le signore aspettano di essere sposate - aveva commentato il gigante.

 - Cosa vorresti insinuare, Juugo? - lo aggredì la ragazza.

 - Che tu Karin non sei una signora.. - concluse Suigetsu.

La ragazza gli aveva mollato un ceffone così forte che gli aveva fatto girare la testa di lato.

 - Non potremmo giocare? - chiese Juugo, sospirando - ..comunque ho full d'assi, ho vinto ancora io -

 - Eh no, cazzo! - gridò Suigetsu gettando le carte sul tavolo ed alzandosi di scatto, il segno rosso delle dita stampato sulla guancia - Adesso basta! Me ne vado! - e davvero aveva preso e se ne era uscito incazzato.

 - A questo punto vado anch'io - osservò Juugo più calmo - ho sonno, tu? -

 - Vado a letto anch'io - approvò la ragazza guardando davanti a sè, pensierosa - ...chissà dov'è Sasuke -

Si era alzata ma non aveva raggiunto la sua stanza, invece era uscita ed aveva camminato lentamente finchè non lo aveva trovato, a stento visibile, appoggiato ad uno dei pali che sostenevano il portico, con una sigaretta tra le labbra.
Aveva sorriso e lo aveva raggiunto.

 - Sasuke - sussurrò cercando di passare la mano sotto il braccio di lui.

 - Va' via – le fece lui scostando il braccio, senza neppure voltarsi a guardarla.

 - Ma... -

 - Vai via - ripeté.

Karin aveva esitato per un momento ma conosceva quel tono secco, e sapeva che era inutile insistere quando lui era così.
Si allontanò in fretta decisa a fare come se niente fosse, in fondo non era come se non ci fosse abituata, e non era che le importasse così tanto.
Avrebbe aspettato un altro momento.

Aveva ormai raggiunto la porta dell'hotel quando qualcuno le aveva toccato la spalla.
Si voltò con l'improvvisa sensazione che fosse lui che aveva cambiato idea, ma era solo Suigetsu.

 - Facciamo un'altra mano di carte io e te? – le chiese.

 - Va bene - rispose cercando di convincersi che non era delusa, che era meglio di niente in fondo, tanto Sasuke se ne stava lì a pensare a chissà cosa… probabilmente alla sua vendetta, o forse a suo fratello.

Poi pensò che forse avrebbe potuto andare da lui più tardi, che forse lui aveva bisogno di lei, e all'idea sorrise finalmente soddisfatta.
Non era il caso di demoralizzarsi, era sicura che prima o poi avrebbe ammesso anche lui di avere bisogno di lei; in fondo cavalcavano insieme, e questo creava un legame, no?! Doveva pur contare qualcosa per lui!

__________

 
Nello stesso momento Kabuto stava parlando con il suo padrone.
Orochimaru se ne stava seduto con un'aria leggermente divertita dietro la massiccia scrivania, e giocava distrattamente con un fermacarte d'argento.
Indossava un'elegante camicia bianca ed un panciotto viola, e i lunghi capelli neri e lisci accentuavano il pallore del suo volto magro.

 - Non importa quello che crede - contraddisse il suo sottoposto - Importa quello che fa, e può davvero essermi utile. Danzo sta diventando davvero irritante -

 - A proposito, il nuovo sceriffo - aveva iniziato Kabuto.

 - Non preoccuparti, sono sicuro che non ci darà problemi -

__________
 

La settimana successiva Sakura si era allenata a sparare, con la pistola e con il fucile. C'era un posto che avevano sempre adibito a quell'uso, vicino al ranch, e lei aveva posizionato diverse lattine su alcuni spuntoni di roccia decisa a centrarle tutte almeno una volta prima di tornare a casa.
Una volta se la cavava decentemente, non poteva essersi dimenticata tutto in quei quattro anni di limbo, e non voleva più andarsene in giro senza una pistola addosso.
Orochimaru non aveva più limiti, era evidente, se nella sua città poteva succedere di tutto. Almeno prima era più discreto nelle sue punizioni, ed era in qualche modo giusto.
 Ma lo aveva visto con i suoi occhi, Konoha city era diventata davvero una città pericolosa, e lei non era il tipo che riusciva a starsene buona buona e a subire in silenzio.
Per cui era meglio che si esercitasse, se voleva riuscire almeno a tenere il braccio fermo.

Ed era lì che si esercitava con il fucile, arma con cui aveva sempre avuto più dimestichezza, quando si accorse di un cavaliere che si avvicinava, e che non aveva notato prima perché era troppo presa dal suo allenamento.
La direzione da cui proveniva era quella del ranch, ma non riusciva a riconoscerlo.

Man mano che questi si avvicinava distingueva una camicia di colore sgargiante, e poi i capelli biondi, e si rese conto che le si stava automaticamente allargando un sorriso, perché lo conosceva, non era cambiato poi tanto in quegli anni.

 - Sakura! - l'aveva chiamata, e lei riconosceva anche la voce, anche quella un po’ cambiata, solo un poco.

Lo aspettò tenendo la mano tesa sopra la fronte, per farsi ombra, mentre lui scendeva da cavallo.

 - Naruto! - esclamò poi e si avvicinò per guardare meglio il suo vecchio amico.
Lui l'aveva subito afferrata e l'aveva sollevata facendola girare.

 - Mettimi giù! - lo sgridò indignata e riuscì in qualche modo a liberarsi - non sono più una bambina! -

 - Al ranch mi hanno detto che eri qui! Non posso crederci! Sei diventata una signora! Tu! – scherzò, e lei aveva sentito forte l'affetto che la legava a lui, un affetto che ritrovava immutato, immutabile.

 - Non mi picchierai più adesso, vero? - continuò lui.

 - Dipende...sei il solito idiota o è cresciuto anche il tuo cervello? Perché sospetto che tu sia il solito idiota? Sono malfidente? -

Lo aveva guardato ancora, e per farlo aveva dovuto alzare il volto da quanto era cresciuto, ma le sembrava sempre lui, il vecchio Naruto, con il suo vecchio sorriso scanzonato e quell'aria un po’ da buffone.
Bene, perché non avrebbe sopportato di vedere cambiato anche lui.

 - Non eri via con la mandria? - gli chiese più seria.

 - Ehi! Non potevo partire senza vederti! Si è sparsa la notizia del tuo ritorno... fino ai pascoli! - aveva sorriso del suo solito ghigno - dicono che ora sei una signora con la puzza sotto il naso! -

Lei lo guardò seccata.

 - Ma non ci credo, non preoccuparti! - aveva specificato subito lui, un po’ preoccupato.

E per questo suo modo di mettere le mani avanti, per questo suo tratto così infantile, così da Naruto, lo aveva improvvisamente abbracciato, felice.
Non cambiare mai, aveva pensato, ma si era guardata bene dal dirglielo.
 - Bene - scherzò invece - perché sono pericolosa, ho un fucile qui... e non mi ricordo più bene come si usa -

Avevano scherzato ancora un po’ e lei aveva afferrato il fucile e tirato un colpo alla lattina posizionata più lontano, per fargli vedere che non era poi così schiappa come lui sosteneva.
L'aveva sentita tintinnare e l'aveva vista ondeggiare un poco e fermarsi senza cadere.

 - Accidenti! - esclamò lui andando a vedere - l'hai colpita davvero! Sei più brava di me con il fucile! -

Mentre tornavano al ranch Naruto le aveva spiegato che non era venuto solo per vederla, anche se il motivo principale era quello, si era affrettato ad aggiungere, il fifone! Aveva anche accompagnato una persona al loro ranch, una persona che lei non conosceva perché era già partita quando si era fatto vedere la prima volta, e che era un vecchio amico di Tsunade.

 - E' un vecchio perverso - le aveva spiegato ridacchiando - ma è anche una grande persona, mi ha insegnato tanto -

Lei era proprio curiosa, perché sapeva che la zia aveva girovagato per diversi anni quando era giovane, e dove fosse andata era un segreto che non le aveva mai rivelato: sapeva solo che era stata costretta a ritornare per occuparsi di tutto, e della stessa Sakura bambina, quando le erano morti, in successione, il fratello e il padre.

Così provò ad immaginarsi come potesse essere un vecchio amico della zia, ed aveva un po’ spaziato con la fantasia durante il breve tragitto fino al ranch, creandosi nella sua mente un personaggio enigmatico e affascinante.
Certo non si sarebbe mai aspettata l'individuo imponente, vestito con una vistosa giacca frangiata ornata di perline, ed un ancora più vistoso sombrero messicano, che stava parlando con sua zia.

Questi si era tolto il sombrero nel vederla, rivelando una chioma bianca e fluente.

 - Lui è Jiraiya – lp presentò la zia mollandogli contemporaneamente una pacca sulla nuca - e lei è MIA nipote Sakura, mi irrita anche che tu la guardi, sei avvisato! -

A Sakura non era sfuggito il tono leggero della zia e la guardò curiosa, era così allegra a causa di quell'uomo vagamente ridicolo? Era così importante quell'uomo per lei?

Rimasero ancora un poco a chiacchierare tutti insieme, commentando il nuovo proprietario del ranch Uchiha, che ora si chiamava ranch Akatsuki ed aveva, guarda caso, come marchio una nuvoletta, un marchio che posto sopra alla fiamma che era il marchio degli Hyuuga, o al doppio ferro di cavallo dei Senju, si sovrapponeva quasi completamente a questi.

Poi Tsunade aveva ricordato quello che era capitato in città qualche giorno prima.

 - Vuoi dire che lo ha assassinato così a sangue freddo? - aveva chiesto Naruto sorpreso, neppure Orochimaru poteva permettersi di fare qualcosa di simile, o almeno non in pubblico.

Avevano discusso anche dello straniero, perché poteva essere uno dei due fratelli, il cognome Uchiha non era certo comune.
La zia a suo tempo li aveva visti assai poco, ricordava un ragazzino troppo serio per la sua età e un bambino sorridente.

Sì, avevano gli occhi e i capelli neri, e sì, il più piccolo aveva dei capelli nerissimi dai riflessi blu che aveva fatto sospettare le vecchie matrone del posto che la madre non fosse poi così nobile come si credeva, che nelle sue vene scorresse sangue indiano.

 - Vecchie pettegole – aveva borbottato Tsunade tra sé.

 - Allora forse è davvero lui – mormorò invece mormorato Sakura, perché i capelli dello straniero avevano davvero dei riflessi blu che contrastavano con la sua carnagione chiara, e non voleva soffermarsi troppo sul fatto che aveva notato tutti quei particolari.
Piuttosto, cosa significava questo? Perché era tornato proprio ora se davvero era vivo? Perché non aveva reclamato la sua proprietà?

 - Lo scopriremo presto – commentò con una risata amara sua zia – da queste parti i segreti durano poco... un ultimo Uchiha… spero di vederlo con i miei occhi, erano gente affascinante –

In quel momento Sakura aveva girato la testa, e aveva sorpreso Naruto con lo sguardo perso nel vuoto, pensieroso, un'espressione stranamente sollevata.

 - Che c'è? - gli chiese.

Lui si era voltato dalla sua parte ed aveva assunto quella sua aria ostinata che la irritava tanto quando era piccola.

 - Niente, mi è venuta in mente una cosa che mi è successa tanti anni fa, prima di capitare qui – le spiegò rimanendo sul vago - comunque i ragazzi al pascolo hanno sentito delle voci, dicono che c'è anche un Uchiha tra quei banditi che si spacciano per cow boys... se è così ci sono due Uchiha... che siano tornati i due fratelli? Non è incredibile, dopo tutti questi anni? -

Nel frattempo Jiraiya si era allontanato ed era ritornato con in mano una grossa macchina fotografica che aveva iniziato a posizionando su un treppiede.
Insistette per fare una fotografia a Sakura e Naruto, e lei aveva sopportato pazientemente per tutto il tempo necessario, lasciando anche che Naruto le appoggiasse la mano sulla spalla.

Poi parlarono ancora un po’ degli Uchiha, proponendo congetture più o meno plausibili, fino a quando Naruto non aveva dovuto ripartire.
Aveva preso il pacco di vettovaglie che Tsunade aveva fatto preparare per lui ed aveva salutato tutti.

Era rimasto un momento a parlare con Sakura, tenendo il cavallo per la briglia.

 - Spero di riuscire a fare un salto alla festa ma non sono sicuro – le spiegò.

 - Conosci quei ragazzi, gli Uchiha? - gli chiese a bruciapelo lei.

Naruto era rimasto un momento zitto, sorpreso.

 - Sarai una moglie terribile! - esclamò poi.

 - Non vedo come la cosa ti riguardi, zuccone - borbottò lei - …allora? -

 - Uno dei due, lo conoscevo, prima di venire qui... e comunque la cosa mi riguarda proprio! -

Era salito a cavallo, senza darle il tempo di replicare, e l'aveva lasciata lì a porsi mille domande, a chiedersi quale dei due avesse conosciuto, e come lo avesse conosciuto.
 L'espressione che aveva colto nel viso di lui le aveva fatto intendere che non si trattava di una semplice conoscenza casuale e Naruto non aveva mai parlato della sua vita, era come non avesse avuto vita prima di capitare da loro, come se non volesse pensare al passato.
Era tornata indietro ed aveva trovato Jiraiya in posizione dietro alla sua macchina fotografica.

 - Allora, zia e nipote, pronte per essere immortalate? Sarete fissate in eterno in questo momento! -

E lei si era avvicinata a sua zia per sottoporsi a quel ridicolo rito, ed aveva dovuto aspettare ancora immobile per un tempo interminabile.

Da quel giorno Jiraiya si era fermato in pianta stabile al ranch, senza fare niente di niente a parte correre dietro alla giovane figlia della cuoca, starsene tutto il giorno in panciolle, o al massimo fare fotografie con quel suo trabiccolo.
Aveva occupato una stanza della casa con tutte le sue attrezzature e una volta aveva mostrato a Sakura tutti i suoi tesori: fotografie, custodite con cura, di un variegato numero di strani personaggi, tutti in posa per l'occasione.
C'era un numero notevole di pellerossa, e lei ne aveva studiato con interesse i ritratti.

 - Sei stato con loro? - aveva chiesto, curiosa suo malgrado.

E lui aveva risposto che aveva vissuto per qualche anno assieme a loro e che un giorno, quando avesse avuto tempo, le avrebbe raccontato qualcosa.
Lei lo aveva guardato scettica, non aveva abbastanza tempo ora, visto che non faceva niente?

 - Scusa bambina, ma ho da sistemare le mie foto, perché voglio farci un libro - l'aveva mandata via lui, per niente turbato.

Bambina a lei! Che razza di perdente fannullone! Non lo sopportava, e ancora meno sopportava che lui e la zia se ne restassero a parlare la sera fino a tardi, davanti ad un bicchiere di whisky... e non era gelosia la sua, era puro fastidio, quello aveva una cattiva influenza sulla zia!

 - Ma come fai a sopportare quel vecchio trombone - aveva chiesto una volta a Tsunade.

Lei aveva sorriso - Sei troppo giovane, Sakura - aveva risposto - le cose non sono mai o bianche, o nere, la vita è una sorprendente varietà di grigio -
Sakura aveva ascoltato perplessa, ma non aveva replicato niente.
E alla fine si era semplicemente rassegnata a vederselo sempre tra i piedi.

In quei giorni andava spesso in città, anche da sola, nonostante la zia non ne fosse molto contenta. Andava da Ino che si stava adattando per il matrimonio uno dei vestiti che Sakura aveva portato dall'est, e se ne stava a chiacchierare con lei.
Aveva conosciuto anche il famoso banchiere, una volta.
Era arrivato all'emporio di Ino con tre fiori in una mano, ed un bastone nell'altra.

 - Così voi siete la preziosa amica della mia Ino! - si era presentato, e le aveva fatto anche il baciamano.

Non si poteva negare che fosse davvero un distinto gentiluomo e che fosse bello, anche se lei non lo avrebbe mai guardato due volte.
Aveva un'espressione così poco naturale, ed uno sguardo così poco intrigante che davvero non riusciva a capire cosa ci trovasse Ino in lui.

Aveva passato l'intera ora in cui era stato con loro a parlare della meravigliosa vita che si conduceva all'est, e della fortuna che aveva avuto Sakura di poter ricevere un'educazione adeguata, cosa in cui purtroppo la sua Ino mancava, anche se vi sopperiva con numerose, altre, meravigliose virtù.
A Sakura veniva proprio da ridere: aveva sopportato a stento quelle maniere quando era in città e le parevano così fuori luogo qui, quei modi compiti, quell'atteggiamento formale!
Eppure aveva colto lo sguardo che Ino gli aveva lanciato, e vi aveva riconosciuto l'affetto. E per rispetto alla sua amica si sarebbe fatta piacere il signor Sai.
Di rimando le venne in mente che forse, per rispetto della zia, avrebbe dovuto provare a farsi piacere Jiraiya, ma al momento quello le sembrava davvero troppo.

__________


Era passato quasi un mese dal ritorno a casa di Sakura, e la vita aveva già ripreso a muoversi al ritmo delle stagioni, e già a Sakura sembrava di non essersi allontanata mai, che quei quattro anni passati via fossero solo una specie di sogno, o che fossero stati vissuti da un'altra persona, non da lei.
Si era innamorata di uno dei cavalli nuovi, una cavalla giovane, dal manto di un caldo marrone autunnale, snella, forte, resistente e veloce, uno dei cavalli più veloci che avesse mai posseduto, ne era sicura.
Le era piaciuto soprattutto il carattere generoso di Shuriken, si chiamava così, ed aveva subito sentito che poteva fidarsi di lei. Così era diventata la sua cavalla, ed aveva finito col cavalcare solo lei, e con l'occuparsene personalmente, giornalmente, intenzionata a conquistarsene l'affetto.

Nel frattempo aveva ritrovato il piacere di cavalcare completamente sola in quei posti selvaggi, di ritrovarsi completamente immersa nella natura, un prolungamento dell'erba, delle pietre, degli alberi... tutt'uno con la terra della quale era solo una forma di vita.
Se ne stava ore ad esplorare le colline, a rivisitare i vecchi posti, a cercare e ritrovare i passaggi che solo lei conosceva, le rocce, gli alberi, che accarezzava lentamente riconoscendone la consistenza.
Tutto sembrava immutato eppure, allo stesso tempo, nuovo.
C'era un posto in particolare che era stata impaziente di ritrovare.
Un posto che aveva desiderato rivedere per anni, e che non aveva cercato subito perché aveva avuto la sciocca, infantile paura di averlo idealizzato troppo in quei lunghi anni di attesa, e di rimanere delusa.
Era il suo nascondiglio segreto, un angolo di cui solo lei conosceva l'ubicazione, un posto che aveva scoperto da ragazzina, quando perdeva giorni e giorni ad esplorare le colline, e la cui esistenza non aveva rivelato a nessuno.
Era nascosto all'interno delle colline e si dovevano seguire dei precisi segnali per arrivarci.
Era stato con vera e propria trepidazione che aveva riconosciuto i vecchi segnali, l'albero spezzato dal fulmine, le due pietre gemelle che insieme ricordavano un bufalo, sì, era proprio un bufalo, lo riconosceva ancora... infine la parete di roccia con quella che sembrava una delle tante crepe ma si riconosceva dalle altre per il colore diverso, rossiccio, della roccia nel suo fianco destro.
Era scesa da cavallo eccitatissima, e lo aveva portato per le redini fino alla buia rientranza della crepa che nascondeva il passaggio attraverso la roccia. Da lì non si poteva cavalcare, doveva per forza andare a piedi, ed aveva proseguito lentamente con il cavallo che ci passava a stento.
In fondo al sentiero che correva tra due pareti rocciose e si arrampicava sulla collina, c'era il suo posto segreto: aveva camminato lentamente fino all'entrata, e lì si era fermata, il cuore che le batteva forte.
Era ancora lì, bellissimo, la piccola radura con pochi alberi e una minuscola caverna dentro cui ripararsi, e poi, soprattutto, ancora intatto, c'era un rivolo d'acqua pura e freschissima che formava una polla prima di nascondersi ancora all'interno della roccia, e l'erba tutta intorno di un verde così brillante che sembrava un dipinto, punteggiata di fiori viola e gialli.
Si era avvicinata alla sorgente d'acqua e vi si era chinata a fianco per abbeverarsi, era fresca, ed aveva ancora il meraviglioso sapore che ricordava.
Ne aveva bevute alcune sorsate e poi si era sdraiata sull'erba a guardare il cielo, un rettangolo di cielo così azzurro, circondato dalla roccia, di un azzurro così netto, così puro, che valeva la pena di vivere solo per poterlo guardare.
Era a casa, sì... era a casa, in pace, e non le importava altro.

__________


Quel sabato ci sarebbe stata la famosa festa a casa degli Hyuuga.
Sakura aveva indossato il più bell’abito che aveva portato dall’est, un abito verde chiaro scollato che le stava benissimo e che avrebbe attirato molti sguardi su di lei. Era un po’ vanitosa, lo sapeva.
E poi era possibile che si presentasse alla festa anche lo straniero visto che in fondo quella festa era sempre stata considerata terreno neutrale, vi erano sempre andati tutti e acerrimi nemici vi avevano conversato amabilmente, per riprendere a cercare di ammazzarsi l’un l’altro il giorno dopo.
Sempre se non se ne era andato, o se non era morto.

Era una cosa stupida ma sperava ardentemente di no, perché voleva rivederlo, lo ammetteva, non le piaceva mentire a se stessa.
Voleva rivederlo perché neppure se lo ricordava più bene, ed era curiosa di vedere se le faceva lo stesso strano effetto della prima volta.
Era sicura di no, ora era preparata, per cui se lo avesse rivisto e avesse potuto constatare che era solo un altro essere umano come tutti gli altri, anzi, più stupido degli altri, avrebbe potuto tornarsene a casa tranquilla e dimenticarlo a cuor leggero.
Non che importasse visto che se ancora non era morto lo sarebbe stato presto.

Partirono tutti e tre con il calesse, Jiraiya inevitabilmente tra i piedi, e Sakura non riusciva ad immaginare che cosa avrebbe potuto combinare quello in mezzo a tutte le ragazze che ci sarebbero state alla festa.

 - Allora Sakura - l'aveva ulteriormente innervosita lui - intanto via quel broncio e cerca di sorridere un po’, ma tua nipote non sa sorridere? - aveva chiesto a Tsunade - se continua così diventerà una vecchia zitella come te -

Non si era neppure presa la briga di rispondere, ma era fortunato che gli sguardi non potessero uccidere.

Arrivarono dopo un tempo interminabile e lasciarono il calesse in custodia agli stallieri, poi si avviarono tutti e tre verso la grande casa padronale.
Sakura non pensò più a Jiraiya e si sentì suo malgrado elettrizzata mentre si avvicinava.
Quanto tempo era passato! L'ultima volta che aveva partecipato a quella festa si era sentita goffa con il suo vestitino lungo, ed ora era abbastanza sicura di sé dall'indossare quell'abito che l'avrebbe posta al centro dell'attenzione.

Camminando riconosceva i fuochi accesi per rischiarare l'esterno, le decorazioni floreali e la consueta bellezza di quella casa, ma il numero considerevole di gente che passeggiava senza meta era una novità.
Si guardò intorno mentre entrava, e notò i tanti volti sconosciuti, le tante persone dall'aria poco raccomandabile, le tante pistole nascoste malamente sotto le giacche, e pensò che per quanto gli Hyuuga fossero molto legati alle proprie tradizioni, lei doveva convenire con Ino: quella tradizione era troppo pericolosa ora come ora, e la rottura della tregua armata era solo questione di tempo.
I tempi erano cambiati, ed anche gli Hyuuga, con le loro regole cristallizzate nel tempo, dovevano capirlo.

Soffermò ancora un po’ lo sguardo sulla grande sala dipinta di bianco e adorna di fiori, e sulla disparata folla di persone. Poi cominciò a distinguere i volti noti.
C'erano davvero tutti, ed aveva dovuto salutare tanti, troppi volti conosciuti col sorriso sulle labbra, ed ascoltare gli stessi commenti, ma come sei cresciuta, come sei diventata bella, e quando ti sposi (sì, alcuni avevano anche tirato fuori la promessa a Naruto), le stesse cose ripetute uguali.
Le ragazze le erano venute incontro tutte sorrisi e complimenti, mentre la studiavano con attenzione alla ricerca di qualche difetto, di qualche errore, ne era sicura, e in questo le ricordavano le vecchie compagne di scuola.

Finalmente era arrivata anche Ino, con il suo Sai, e a Sakura non era sfuggito lo sguardo perfido di invidia di alcune loro "amiche".
Aveva ascoltato sorridendo i complimenti rispettosi e formali che le indirizzava il futuro marito di Ino, il quale le aveva fatto anche il baciamano, ed era riuscita, eroicamente, a non scoppiare a ridergli in faccia.

 - E' sempre un piacere incontrare una mia pari - sorrise lui, ed era davvero uno strano sorriso, così costruito e così poco spontaneo che faceva ridere - la gente qui è un po’ rude - aveva proseguito con inaspettato candore - e non so mai bene come comportarmi -

 - Non preoccuparti, caro - lo rassicurò Ino, guardandoselo felice - tu chiedi a me che io ti spiego -

Che strana coppia che facevano quei due, non aveva potuto fare a meno di pensare Sakura, eppure che bella coppia, pensò improvvisamente poi, vedendoli ballare insieme.
E non era l'unica a pensarlo, si rese conto guardandosi intorno, perché molti occhi li seguivano ammirati, i lunghi capelli biondi di lei che contrastavano con quelli nerissimi di lui, neri come quelli dello straniero, ma senza riflessi blu. Osservandolo meglio si rese conto che anche un poco gli assomigliava, allo straniero, come se fosse una sua versione mediocre, scipita, vuota.
 
 - Sakura, sei proprio tu? - interruppe i suoi pensieri una voce dietro di lei.

Si era voltata ed aveva riconosciuto Kiba Inuzuka, la cui famiglia possedeva un allevamento di cavalli più a sud e che aveva più o meno la sua età .

 - Sembri una principessa! -

 - E' una sciocchezza vestirsi così da queste parti - era intervenuta, in un severo abito scuro, Tsume Inuzuka, la terribile matriarca della famiglia e madre di Kiba, guardandola dall'alto in basso.

 - E' un ballo, no?! - replicò Kiba.

 - Da queste parti non si scelgono le ragazze belle, ma quelle forti - aveva insistito lei prima di allontanarsi.

 - Non badarle - si era scusato Kiba - è acida -

 - Almeno non fa commenti alle spalle -

 - No, questo no, li fa ad alta voce, non se ne risparmia uno – le rispose serio - Allora - aveva cambiato argomento - ancora fidanzata con Naruto? -

 - Non sono fidanzata con nessuno! - esclamò lei, davvero stanca di questa storia.

 - Va bene va bene - si era schermito lui - meglio! Tanto ti toccherà sposarti uno di noi prima o poi, no?! -

 - Posso sempre non sposarmi affatto - aveva cercato di spiegargli esasperata.

 - Le donne si sposano, no?! -

Sakura aveva trattenuto la rispostaccia che le era venuta alle labbra.
Sposarsi sembrava essere considerata l'unica scelta possibile per una donna, e sarebbe stato del tutto inutile cercare di convincere Kiba che lei la pensava diversamente, non gli avrebbe fatto cambiare idea e non le avrebbe creduto qualsiasi cosa gli dicesse.

 - Mia zia non è sposata - gli fece notare.

 - Già, se neppure tu ti sposi la gente penserà che avete qualcosa che non va - aveva replicato lui, e probabilmente aveva anche ragione conoscendo la mentalità degli abitanti del posto - ma con tutti questi corteggiatori non dovresti correre questo rischio! - aveva scherzato poi.

Lei si era guardata attorno ed aveva colto più di uno sguardo diretto a lei.

 - Peccato che non so ballare - concluse Kiba.

Rimasero a parlare ancora un po' dei vecchi tempi e di come andavano le cose al ranch Inuzuka, e poi, visto che Kiba davvero non ballava, lei lo aveva salutato per accettare l'invito di un conoscente.

Per il resto del tempo si era divertita a farsi corteggiare, lo confessava, felice nel suo abito nuovo che spiccava per audacia e bellezza tra tutti.
Aveva accumulato una sfilza di persone con cui dover ballare e le era dispiaciuto solo che Naruto non fosse riuscito ad arrivare, visto che non si vedeva da nessuna parte.

Aveva ballato e ballato finché non aveva visto il ragazzo dai capelli lunghi e chiarissimi e non lo aveva riconosciuto, allora aveva smesso di ballare ed aveva iniziato a cercare.

Alla fine era uscita dalla grande casa, sul patio, incapace di restare ferma, di smettere quella ridicola ricerca, ed aveva camminato finchè non lo aveva visto, nel buio, una sigaretta in bocca, che parlava con la ragazza che per l’occasione aveva un abito femminile molto semplice e scollato ed i lunghi capelli sciolti.
Forse avrebbe dovuto ignorarli ma si avvicinò ugualmente, tanto da sentire le ultime parole che si scambiavano.

 - Vai ora, Karin – aveva fatto lui.

 - Va bene, ma questa notte vengo nella tua stanza – aveva sentito rispondere lei.

Aveva guardato da un'altra parte, imbarazzata perché aveva sentito troppo, perché una donna che si concedeva così ad un uomo che non era suo marito (o almeno lei credeva che non lo fosse) era considerata spazzatura anche lì, dove la legge stentava a farsi valere.

Eppure questo non l’aveva fermata ed aveva proseguito fino a trovarsi davanti a lui, che indossava una semplice camicia bianca che il suo portamento faceva sembrare elegante.
Alzò la testa a guardarlo, illuminato dalla luna, ed avvertì la stessa eccitazione, la stessa magia... ecco, ora poteva tornare indietro, aveva scoperto quello che voleva sapere, in fondo.

 - Siete ancora vivo – aveva invece parlato.

Il cuore le batteva forte, così forte.

 - Non guardatemi così – le rispose brusco, buttando il mozzicone di sigaretta a terra e spegnendola con il tacco dello stivale.

 - Così come? – aveva chiesto irrigidendosi.

 - Come se foste disposta a seguirmi ovunque –

Era arrossita, ed era una cosa che la infastidiva proprio, arrossire, e che non le capitava spesso – Mi dispiace se vi ho dato quest’impressione – replicò irritata – perché io non seguo nessuno –

 - Bene – aveva risposto lui – perché non vi piacerebbe il posto in cui sono diretto -

 - E dove state andando? – domandò curiosa.

 - Dritto all’inferno -

E per un fuggevole, assurdo momento, mentre lo guardava negli occhi, aveva pensato che sì, forse avrebbe anche potuto andare all’inferno, per lui.

 - Se continuate a mostrarvi in giro dopo aver minacciato Orochimaru in quel modo ci andrete sicuramente presto, e con una pallottola sulla schiena – rispose secca - e a proposito, siete parente degli Uchiha che avevano il ranch qui? –

Lui aveva sorriso, quel sorriso leggero che gli aveva visto anche quella volta in città – Sono il figlio – aveva detto semplicemente.

 - Perché non... – si era interrotta e lo aveva guardato ancora, i loro sguardi incollati, quell’attrazione innegabile che aleggiava tra loro, un’attrazione ridicola se ci pensava, che avrebbe deriso se non l’avesse provata così forte, così vera.
Lui si abbassò impercettibilmente facendola tremare, il respiro di lui sul suo viso.
Gli aveva guardato le labbra, labbra che sembravano così morbide.

 - C’è un posto in cui ci si può nascondere se si è inseguiti? – le aveva chiesto a bassa voce, ed era una domanda così inaspettata, così poco consona al momento che lo aveva guardato sorpresa.
Ma si era ripresa subito e si era staccata un poco.
Gli aveva descritto accuratamente il suo posto segreto, indicandogli con precisione dove si trovava, spiegandogli come riconoscere i punti di riferimento per trovarlo e dove doveva guardare per trovare il modo di entrarvi.

Dopo si rese conto che gli aveva rivelato in un attimo, senza alcun ripensamento, il nascondiglio segreto che non aveva rivelato mai a nessuno, neanche a Naruto, neanche ad Ino, neanche a sua zia.

Si voltò nell’udire suoni di passi e di voci che si avvicinavano, e con la coda dell'occhio notò che lo straniero era già svanito.
Dato che si trattava di sconosciuti, aveva fatto per allontanarsi anche lei, senza guardarsi attorno, ma era stata fermata da un ragazzo dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri, che sorrideva.

 - Ehi! Tornate dentro a ballare! - aveva esclamato - io sono appena arrivato e dovete ballare con me! -
Per un momento lei lo aveva guardato come si guarda un idiota.

 - Deidara, non disturbare la signorina - era intervenuto un uomo anziano, con un occhio bendato ed un bastone che lo aiutava a muoversi, ma non si era fatta ingannare neppure per un momento da quell'aria fragile, perché aveva colto nell'occhio scoperto un freddo, crudele scintillio subito cancellato.

 - Sono il padrone del ranch Akatsuki – le spigò lui - e questi sono i miei uomini - le aveva indicato il ragazzo biondo ed altre due persone - perdonatelo, non ci sono donne nei pascoli -

Lei nel frattempo aveva guardato gli altri due individui, uno di età indefinita e due piccoli occhi neri, mentre l'altro era piuttosto alto e portava i capelli chiari tirati indietro... e la guardava in maniera fastidiosa e insistente.

 - Scusate – si accomiatò - ma sono attesa -

Non sapeva se fosse solo perché era prevenuta, ma quelle persone non le piacevano.

 - Ho incontrato il nuovo padrone del ranch Uchiha - aveva detto alla zia quando l'aveva raggiunta - Non mi piace per niente -

 - L'ho visto anch'io - intervenne Jiraiyia dietro di lei, stranamente serio - e ti assicuro che non piace neppure a me, e che è pericoloso -

Si era interrotto ed aveva fissato un punto in mezzo alla folla. Sakura, che si voltava verso di lui, aveva seguito il suo sguardo, curiosa, ed aveva notato un paio di ragazze che ammiccavano verso di lui chiacchierando e ridendo.

 - Vado - aveva fatto lui e si era diretto dalla loro parte.

 - Che idiota! - commentò Tsunade furiosa, e Sakura si chiese se sua zia non fosse per caso un po' gelosa di quell'idiota.

Il resto della serata lo aveva passato ballando ancora, fino ad essere esausta, ma non era più divertente come prima, e la sua testa era altrove, scioccamente persa dietro a due occhi scuri.
Per quanto si sforzasse di non cercarlo con gli occhi, si accorgeva di pensare spesso a dove poteva essere finito.
E poi c'era quell'uomo, quello dai capelli tirati indietro, che le aveva chiesto di ballare più volte e lei aveva dovuto accontentarlo di malavoglia. Ad un certo punto si era stancata e gli aveva gentilmente spiegato che aveva voglia di ballare anche con qualcun altro, contrariandolo, ne era sicura, e per qualche indefinibile ragione, forse solo per puro istinto, quell'uomo le piaceva sempre meno.

Costui però non si arrendeva e diventava sempre più insistente, e lei sapeva che stava per perdere la pazienza, che entro breve sarebbe diventata sgarbata, e sentiva che sarebbe stato pericoloso essere sgarbate con quella determinata persona.
In più non voleva che qualcuno, Kiba o Jirayia ad esempio, si accorgesse del suo disagio ed iniziasse una scena spiacevole che poteva portare a chissà cosa.
Così ad un certo punto aveva cercato l'uscita che ricordava portare sul retro della casa per evitarlo, aveva trovato ed aperto la porta ed aveva fatto qualche passo sul sentiero illuminato solo per un breve tratto... poi tutto era buio.

 - Siete voi - la chiamò una voce di donna, proveniente dal buio davanti a lei.

Si era avvicinata lentamente fino a quando non aveva cominciato ad abituarsi all'oscurità, e non aveva distinto il corpo della donna seduto scompostamente su quelli che sembravano dei barili.

 - Sei la gran dama che piace a Suigetsu - osservò l'altra, con la voce un po’ impastata, e Sakura si accorse che aveva in mano una fiaschetta.
Era ubriaca?

 - Pensi di incantare Sas'ke con i tuoi begli occhi e i tuoi vestiti di seta? - aveva proseguito sarcastica l'altra - pensi di convincerlo a sposarti e a fermarsi qui con te? -

Lei non aveva risposto, decisa ad essere superiore, non intendeva mettersi a discutere con un' ubriaca, ed iniziò a girarsi per tornare indietro.

 - Dove vai? - l'aveva fermata l'altra - Faccio così schifo? Hai paura che qualcuno ti veda con me?...ti ...vergogni? -

E lei davvero si era fermata, perché le era sembrato di riconoscere qualcos'altro dietro al tono sarcastico della voce della donna: solitudine, una punta di disperazione.
Si avvicinò e le si sedette accanto, curiosa di sapere com'era vivere una vita come la sua, senza regole, curiosa di conoscerla, di capire.

Ed anche Karin la guardava fissa, i pensieri un po’ confusi dall'alcool, pronta a classificarla come la solita, noiosa ragazza per bene, pronta a disprezzarla, perché era facile disprezzare, era la via più comoda e la faceva stare bene, la faceva sentire superiore come si sentivano loro nei suoi confronti... e che andassero al diavolo tutte quante... che se ne andasse al diavolo tutto il mondo.

 - Non mi vergogno di farmi vedere con te - Sakura aveva tentennato prima di darle del tu, ma era ridicolo fare diversamente.

 - Ha bisogno di me, capisci? - l'aveva interrotta l'altra, cambiando incoerentemente discorso - di una come me ...tu non gli servi, cosa può dargli una come te? Non sei capace di fare niente - aveva aggiunto con cattiveria, poi aveva sollevato la testa a fatica e l'aveva guardata - qualche notte viene da me - aveva riso, una risata da ubriaca – anzi... sono io che vado da lui... di solito mi manda via, ma qualche volta mi lascia restare... e non è stato l'unico... ti scandalizzo, eh?! Ma non mi importa, questa notte sarà con me, tra le mie braccia... e non mi importa se non sono una signorina per bene - aveva preso un altro sorso dalla fiaschetta - mi piace scandalizzare la gente -

 - Non sono scandalizzata - rispose lei, con più durezza di quanto intendesse, pronta ad alzarsi ed andare via, e a dire la verità neppure sapeva perché fosse così arrabbiata per poche frasi dettate dall'alcol, e cosa fosse quella leggera fitta di... gelosia? ...era gelosia quella che provava? A causa di... quella? Aveva cacciato immediatamente l'idea, ora arrabbiata con se stessa.

 - Ti faccio schifo? - insistette l'altra.

 - Non mi fai schifo - aveva replicato alzandosi, ora decisa ad andarsene, ne aveva abbastanza di quei deliri da ubriaca.

 - Vuoi sapere cosa sono io per lui? - aveva proseguito l'altra, con una punta d'amarezza - sai cosa sono per lui? - si era fermata un momento e Sakura aveva aspettato, in piedi, trattenendo il fiato, non sapeva neppure perché.

 - Niente... niente di niente -

E lei rimase in silenzio, senza sapere cosa dire, in parte scioccamente soddisfatta, in parte dispiaciuta suo malgrado per quella donna sconosciuta.

 - Sono... patetica? -

 - No - le rispose infine - a modo tuo sei coraggiosa -

L'altra aveva ancora riso, ma ora la risata era più roca, e assomigliava un po’ al pianto.

 - Tu, dall'alto della tua vita da principessa vedi il romantico dove c'è solo merda - le disse - però... - aveva proseguito - ci sono stati dei momenti... vivo dei momenti... che tu non vivrai mai - si era interrotta, ed aveva improvvisamente cominciato a piangere, e Sakura per un momento si era vergognata del suo status di privilegiata figlia di rancheros, che poteva permettersi di fare quello che voleva, di pensare quello che voleva, sicura di avere un posto cui tornare, e gente che le voleva bene e si prendeva cura di lei.

 - Ed ora... me ne vado... - concluse quella donna.

Ma non si era mossa e si erano zittite nel sentire la porta della casa che si apriva.
Sakura, ancora in piedi, rimase immobile e strinse il braccio dell'altra per farle segno di non fare rumore, sperando che l'altra lo capisse, perché i due che ne erano usciti erano quelli dell'Akatsuki, aveva riconosciuto quello biondo.

 - Non mi interessa - stava dicendo allegramente quello biondo - ...visto che è qui lo uccido io, lo sai che voglio ucciderlo io! -

 - Danzo ha detto di non fare niente qui - aveva replicato l'altro - e poi chi l'ha detto che devi farlo tu? -

 - ...io non li sopporto gli Uchiha, si credono chissà chi... -

 - Che te ne frega, non vedo che cosa ci puoi guadagnare, non è come se qualcuno ti pagasse per farlo - aveva continuato l'altro - e poi secondo me non riusciamo a prenderlo da dietro - e si erano allontanati nel buio, seguendo il retro e poi il lato della casa.

Parlavano di lui? - Devo andare ad avvisarlo - parlò finalmente.

 - Cosa... - aveva blaterato l'altra - non avvicinarti a lui, è... mio - aveva cercato di rialzarsi ma nemmeno riusciva a stare in piedi, e Sakura l'aveva mollata lì, non c'era tempo.

Rientrò dalla porta e si mise a scostare la gente alla sua ricerca, dov'era, dove accidenti era finito? Possibile che non potesse starsene dentro come tutti gli altri, per una volta?
Si era fatta largo il più in fretta possibile, senza fermarsi quando la salutavano, era uscita dall'entrata principale ed aveva continuato la ricerca all'aperto.
Da lì fece il giro della casa fino a quando non vide un gruppo di persone.
Si avvicinò al crocchio di gente, quasi correndo, il cuore in gola, incurante della voce di Jiraiya che la chiamava e le gridava di non muoversi.

Aveva scostato un paio di uomini ed aveva visto il tipo biondo, lì in piedi, che parlava con un'aria eccitata ed un sorriso quasi allegro, al SUO straniero, immobile davanti a lui.
Cosa si stavano dicendo?
Lì vicino c'erano l'altro dell'Akatsuki e lo stesso padrone che assistevano, ma lei dubitava che sarebbero stati fermi, che potesse essere un duello leale.

 - E dov'è, ora, mio fratello - avevano sentito chiaramente la voce dello straniero, anche se il tono non era alto.

 - Gente - era intervenuto il patriarca degli Hyuuga, avvicinandosi a loro - sapete che in quest'occasione, per tradizione... -

 - Torna dentro - era stata la secca risposta, e ancora una volta quella voce così fredda le aveva fatto scorrere un brivido.

L'altro aveva riconosciuto la minaccia, ed era indietreggiato.
E tutti sembravano avere avvertito il pericolo, perché avevano iniziato ad allontanarsi lentamente.

 - Cercate lo sceriffo! - aveva sentito qualcuno dire.

 - Hai i suoi stessi occhi - aveva parlato quello biondo, ancora eccitato, sorridente, ansioso di entrare in azione, ed aveva scostato la giacca mostrando la pistola che portava bassa sulla coscia - io li odio proprio i vostri occhi! -

 - Vuoi morire? - le sussurrò Jiraiya che si era materializzato accanto a lei.

 - Perché non fai qualcosa? - aveva ribattuto lei - Se solo avessi una pistola -

Poi era successo tutto in fretta, sembrava che i due dell'Akatsuki stessero tirando fuori le pistole contemporaneamente, e Sakura aveva pensato che Sasuke Uchiha sarebbe morto e lei non avrebbe più avvertito quello strano brivido, mai più.
Le sembrava di essere troppo lenta mentre si girava a guardarlo e si chiedeva da dove fossero spuntate fuori le pistole che lui impugnava per ciascuna mano.
Finchè Jiraiya non l'aveva buttata a terra e non aveva più potuto vedere niente, aveva solo sentito i colpi di pistola.

Infine c'era stato un silenzio irreale.
Doveva essere morto, non poteva essere sopravvissuto.
Lei aveva alzato la testa alla ricerca dello straniero e lo aveva finalmente scorto un po’ più in là, le sembrava che avesse una ferita alla spalla... ma era in piedi.
Solo dopo guardò anche gli altri due.
Erano a terra ambedue e lo straniero si era avvicinato a loro lentamente, aveva mormorato qualcosa e poi si era allontanato, sempre lentamente, a fatica.
Avrebbero potuto fermarlo con facilità, ma aveva continuato a camminare fino al suo cavallo, nessuno che osava intervenire.

La gente intanto si era riversata fuori dalla festa e correva a vedere.
Riconobbe il ragazzo che aveva visto in città, quello altissimo, che si avvicinava all'altro coi capelli lunghi, e si allontanavano insieme.
Era arrivato anche lo sceriffo e si era avvicinato ai corpi dei due, erano morti? Lo sceriffo aveva toccato il corpo di uno con il piede ed aveva parlato attraverso il fazzoletto che si ostinava a portare anche ora.

 - E' morto - disse - bel colpo tra l'altro, dritto al cuore -

In quel momento era spuntato fuori Danzo, che durante la sparatoria era sparito chissà dove, si era avvicinato ai due suoi uomini a terra e li aveva guardati, e non sembrava scosso, o preoccupato.

 - Deidara è ancora vivo, siete ancora qui, sceriffo? - chiese con un tono severo - Non arrestate il colpevole?-

 - Per quanto mi riguarda non vedo perché dovrei arrestarlo, erano due contro uno... forse tre - borbottò lo sceriffo, guardando fissamente il suo interlocutore.

Allora Danzo si era guardato intorno ed aveva fatto segno di avvicinarsi ad un altro di loro che sopraggiungeva, quello con i capelli tirati indietro che l'aveva così tanto infastidita, e gli aveva detto di correre dietro a quel ragazzo, che era ferito e non doveva essere difficile catturarlo.

 - Offro una ricompensa a chi me lo riporta! - aveva esclamato poi, ed alcuni uomini si erano allontanati dalla folla.

Più tardi aveva chiesto ad un paio di persone di sollevare il ferito e caricarlo su un carro, e se ne era andato a sua volta.

Gli Hyuuga si erano riuniti e guardare la scena con un'espressione cupa.
I tempi erano davvero cambiati, per la prima volta la tregua della festa non era stata rispettata, e Sakura suppose che non ci sarebbe stata un'altra festa l'anno successivo.
Poi lei si guardò il bel vestito, che si era rovinato e macchiato quando era stata buttata a terra.
Era destino che i suoi begli abiti si rovinassero, metafora dell'inutilità piena dei suoi anni passati in collegio.
Pazienza, forse era tempo di metterli in soffitta, erano meglio le sue gonne pratiche e corte, che le permettevano di cavalcare e di portare una pistola al fianco.

 - Uno in meno - commentò Jiraiya al suo fianco - quelli stanno bene morti -

Sakura non aveva detto niente ed aveva ascoltato i commenti attorno a lei senza prestarvi troppa attenzione.

Pensava allo straniero, solo, ferito ed inseguito, da qualche parte nella notte.

Presto li raggiunse anche sua zia, le chiese preoccupata se stava bene, se era ferita e poi, tranquillizzata, si mise a discutere con Jiraiya e il vecchio Hyuuga.
Lei ora aveva ascoltato con più attenzione di quel che mostrava i discorsi dei tre.
Aveva raccolto delle mezze frasi che l'avevano sorpresa ed aveva fatto un vero e proprio interrogatorio alla zia mentre tornavano a casa.
Aveva ascoltato in silenzio accigliata le spiegazioni che le venivano date.
Perché era stata tenuta all'oscuro?
Perché Jiraiya, un perfetto sconosciuto, sapeva più cose di lei?
Perché nessuno le aveva detto che il ranch aveva grossi problemi finanziari, e che a questo si aggiungeva il fatto che ultimamente venivano derubati di capi di bestiame, e che, purtroppo senza prove, sospettavano che in qualche modo l'Akatsuki non fosse completamente estranea alla cosa?
E che il nuovo proprietario del ranch Uchiha erano considerato estremamente pericoloso, e si prospettavano momenti davvero duri?

 - Ormai è pericoloso anche cavalcare da soli qui, non voglio che tu vada in giro da sola - aveva concluso Tsunade.

 - Non dirlo neanche per scherzo – la fermò subito lei - andrò in giro armata, tutto qui -

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kry333: Ciao! Eccomi qua anche se in ritardo.. e grazie per la recensione come al solito!!!! Grazie mille anche per l'altra recensione al racconto.. che sicuramente non era semplice, anzi.. e forse un po' troppo 'adulta'.. devo decidermi a scriverne un altro con un Sasuke più 'sano', con un futuro più sereno per loro!

Julia83: Bene!! Sono proprio contenta che il tuo computer sia a posto finalmente, e grazie mille per la recensione!! Io sono in clamoroso ritardo, ma, accidenti.. man mano che vado avanti mi vengono dubbi sulla trama, e quasi volevo rivoluzionare tutto.. per quello ho aspettato a postare anche se il capitolo era già bello e pronto.. non sapevo se modificare alcune cose con la prospettiva di un cambiamento futuro.  
Alla fine ho lasciato così, non avevo proprio voglia di rifare tutto, però ci sono alcune cose che non mi soddisfano per niente! Oltretutto mi rendo sempre più conto che in questo contesto non ci stanno bene certi tipi di riflessioni o introspezioni, così faccio proprio fatica a rappresentare alcuni momenti o alcuni personaggi!  Spero di risentirti presto! Un bacione!




   
 
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