CAPITOLO
9:
Madame
Giry uscì in fretta dalla camera.
Ritrovò
Christine a metà del corridoio,e
la prese per mano.
“Perdonami
per poco fa,bambina. Non volevo essere sgarbata…è solo
che questo argomento non lo tocco da tempo,e speravo
di poterlo seppellire con tutti gli altri brutti ricordi. Non ero preparata,tutto qui.”
Le
due donne tornarono negli appartamenti di Madame,e la
donna mise a bollire l’acqua per il tè.
Quando
la bevanda fu pronta,ne versò una tazza per sé ed una
per la ragazza.
Si
accomodarono l’una davanti all’altra, intrappolate in
un imbarazzante silenzio.
Madame
non avrebbe voluto far sapere a Christine che Erik era ancora vivo…ma a quanto
pare lei lo aveva intuito. Non sarebbe stato prudente mettersi fra loro per la
seconda volta,anche se sarebbe stata la cosa
intuitivamente migliore da fare.
Aveva
già rischiato la vita una volta,dopo tutto…
Stava
per mettersi a raccontare lo strano incontro avvenuto nel vicolo, quando Christine parlò.
E
disse qualcosa di inaspettato.
“Madame…vorrei
conoscere anch’io la storia del mio Angelo. A quanto pare Raoul conosce molto
bene i suoi trascorsi,e non può averli appresi che da
voi.”
I
suoi occhi erano lucidi di pianto e colmi di
sofferenza.
“Mi
sono chiesta spesso in questi mesi cosa può spingere un uomo a fare…ciò che lui
ha fatto. Vi prego, aiutatemi a dare un senso alla sua follia!”
Madame
si rilassò.
Non sa nulla di
lui…crede davvero sia morto! Devo fare
attenzione e non darle adito a sospetti.
“Ma
certo,ti capisco. Ho sbagliato a non raccontarti nulla
prima… ma l’ho fatto per proteggerti. Tu lo idolatravi
come un angelo,e i miei racconti te lo avrebbero reso
uomo. Non toccava a me rivelarti la sua vera natura…anche se
a posteriori devo ammettere che sarebbe stato meglio. Non importa,il passato è passato. Preparati Christine..ciò che ti racconterò ha dell’incredibile,ma ti posso
giurare su Meg, e tu sai che è ciò che ho di più caro
al mondo, che si tratta della pura verità.”
Ed iniziò il suo incredibile racconto.
Un
racconto che partiva dalla repulsione e dall’orrore con cui sua madre lo feriva
di continuo,da bambino, negandogli ogni affetto, per
arrivare ai lunghi anni di solitudine e paura di fiera in fiera, esibito come
figlio del Diavolo. Le botte,gli insulti, gli sputi
delle persone che lo consideravano come una bestia.
Il
primo omicidio,la fuga… l’efferata crudeltà richiesta
dal suo incarico al servizio dello Shah di Persia..ed infine il suo arrivo all’Opera Populaire.
Quando
Madame terminò il suo racconto,era pallida e
sconvolta.
Riportare
in vita,narrare ad un altro quegli orrori le aveva
fatto riprovare le sgradevoli sensazioni di molti anni prima, quando per la
prima volta le aveva udite raccontare dallo stesso Erik.
Christine,davanti a lei,sembrava
come morta.
Solo
le lacrime che le inondavano il viso denunciavano che in lei vivesse
ancora un’anima.
Non
un sospiro,non un movimento l’avevano tradita durante
tutto quel racconto.
La
sua mente lavorava febbrilmente, ricostruendo tutti i comportamenti folli del
suo angelo alla luce di quanto aveva appena udito. Nulla le sembrava più
incomprensibile alla luce di quanto aveva subito…tranne una sola, unica domanda
che continuava a martellare nella sua mente…
…come ha potuto,dopo tutto questo,essere ancora in grado di amare,,,,???
Si
alzò lentamente in piedi, aiutata da Madame.
“No,
davvero..sto
bene. Ora sto bene” ripetè,e
si diresse alla porta.
“Grazie
ancora, Madame Giry. Ora posso smettere di odiarlo per
i suoi crimini, ed iniziare a perdonarlo. E’il minimo che si può fare,per i nostri morti.”
Uscì
rapidamente dalla stanza, pur se barcollando.
Con nel cuore una nuova consapevolezza, scese di nuovo
in cappella.
Non avrebbe lasciato lì la maschera. Chiunque avrebbe potuto trovarla e
distruggerla.
No,
doveva conservarla. Conservarla come un tesoro…
Un
giorno ai suoi figli avrebbe raccontato la favola di quell’uomo
distrutto dal destino… avrebbe insegnato loro a non odiare il diverso,a non temerlo,a non disprezzarlo..
Ma
quando si trovò di fronte all’altare,ebbe una brutta
sorpresa.
La
maschera bianca era di già sparita. Provò un tuffo al
cuore.
Era
sparita la maschera,ed erano spariti i fragranti
fiorellini che aveva deposto accanto ad essa.
Al
loro posto, una rosa rossa.
Il
cuore di Christine perse un battito,mentre
la ragazza spalancava incredula gli occhi.
Quel
semplice fiore dai petali di acceso color cremisi le
portava alla mente ricordi dolcissimi,che credeva di avere ormai perduto.
Nei lunghi anni in cui il suo Maestro, il suo Angelo le era stato accanto,non dimenticava mai di lasciarle una rosa nel camerino,
dopo ogni loro lezione.
Era
un modo per esprimerle il suo affetto, il suo orgoglio
per i grandi inarrestabili progressi che compiva nell’arte del canto.
Era un modo per rivelarle il suo amore,ma all’epoca
lei non lo aveva compreso.
Sono stata davvero una
stupida a non interpretare correttamente quei doni floreali…. Lo aveva pensato
spesso.
Ma
non aveva mai creduto di ritrovarsi faccia a faccia
con uno di quei fiori ardenti di passione.
Raoul
non le regalava quasi mai delle rose, considerate fiori comuni e di poco
valore, e quando lo faceva prediligeva le tinte tenere e primaverili del bianco,del rosa,del giallo.
Rose dai colori infantili e dolci, adatte ad una ragazzina
come lei.
La rosa rossa invece portava con sé una passionalità,una
ricca atmosfera di mistero e seduzione che a malapena aveva saputo assaporare… quella notte….
Fra
le sue braccia, aveva compreso il valore e il significato di quelle rose.
E aveva anche compreso il significato di quel meraviglioso
nastro di seta nera con cui ornava sempre i suoi doni floreali.
Se
la rosa rossa era espressione dell’amore che aveva provato per lei, quel fiocco
nero aveva macabramente predetto la fine tempestosa di ogni
speranza per il loro amore.
Prese
in mano il fiore, e solo allora si accorse che era strettamente avvolto con un
nastro. Di seta. Nera.
Solo
lei e Madame Giry erano a conoscenza del significato
di quei fiori… e madame non le avrebbe mai giocato un
tiro simile.
Del
resto,era rimasta in sua compagnia fino a pochi
momenti prima…in nessun caso avrebbe potuto scendere in cappella, trafugare la
maschera e lasciare quella rosa.
Strinse
il fiore, non accorgendosi neppure delle spine che le ferivano le dita
delicate.
Il
sangue stillò, imporporandole il vestito candido,lacrime
di sangue sulla sua nuova consapevolezza.
L’Angelo
era ancora vivo, e non si era dimenticato di lei.
Caro
amore
i fiori dell'altr'anno
caro amore
sono sfioriti e mai più
rifioriranno
e nei giardini ad ogni inverno
ben più tristi sono le foglie.
Fabrizio de Andrè,Caro
amore