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Autore: ailinon    07/11/2009    3 recensioni
Nel lontano rinascimento, un ragazzo con una grande e sola passione: la poesia e la lettura.
La sua vita a Firenze, lo condurrà a conoscere molti personaggi importanti.
Dalla sagace intelligenza di Pico, alla filosofia di Marsilio.
Dalla gioia di vivere di Giuliano de Medici, alla grandezza di Lorenzo il magnifico, suo fratello.
Fino alla superbia della famiglia de Pazzi.
Ma uno su tutti saprà cogliere l'essenza del suo animo...
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Capitolo 73 – DUE FIORENTINI ALLA CORTE DEL RE

Capitolo 73 – DUE FIORENTINI ALLA CORTE DEL RE

 

Il ragazzo avanzò lentamente lungo la strada, lasciando indietro i cavalli e l’unico cavaliere che viaggiava con lui.

Le guardie della villa del re di Napoli lo osservarono percorrere, senza fretta, il viale alberato che conduceva all’entrata del parco.

Si guardarono perplesse quando il ventenne si inchinò loro, con grazia e riserbo: «Signori!» esordì: «Dite a sua maestà re Ferdinando, che il mio signore, Lorenzo de Medici, è qui,e vorrebbe parlare con lui!»

 Le guardie fissarono quel giovane, poi scoppiarono a ridere: «Vattene sbarbatello! E racconta questa storia a tua madre!»

 «E perché? Non credete forse che Lorenzo de Medici possa essere qui?» sorrise il cavaliere che era giunto intanto, vicino a loro.

 I soldati non potevano certo riconoscere quell’uomo piuttosto brutto ma, l’abito di stoffa preziosa e i cavalli che lo seguivano, carichi di bauli, potevano essere quelli solo di un gran signore.

Il brutto uomo con i capelli neri, vestito di una lunga guarnacca rossa, sorrideva tranquillamente. Come fosse l’uomo più sereno del mondo.

 «Insomma! Volete far attendere il mio signore tutto il giorno?!» esclamò Angelo, usando il tono perentorio che aveva spesso sentito a Goffredo. «Il re lo attende!»

 Le guardie sussultarono e s’inchinarono velocemente: «Messer de Medici! Venite con noi! Vi scorteremo subito dal re!» risposero, correndo ad aprire i cancelli al signore di Firenze.

 Lorenzo fece un semplice cenno del capo, e mandò al trotto i cavalli, stando fieramente in sella.

L’apparire era essenziale in quel frangente. E lui non era l’uomo in cerca di una disperata pace, ma il più grande signore di Firenze! La perla d’Italia!

***

 Ferrante d’Aragona alzò il capo di colpo, al sentire l’annuncio del suo valletto: «Cosa?!» gridò.

Il giovane paggetto, seguito da una guardia, sorrise emozionato: «Si! Sua signoria di Firenze è qui!»

 Il signore di Napoli si alzò e afferrò il paggetto per la collottola: «Ma dico, sei impazzito?! Lorenzo de Medici sarebbe qui?!»

La guardia dietro il bambinetto, ben più vecchia e rodata, sembrava altrettanto emozionata: «Si! Ser Lorenzo ci onora della sua presenza!» esclamò entusiasta.

Il sovrano strabuzzò gli occhietti: «Ci onora?... Ma siete tutti ammattiti?! Il de Medici non è certo qui! E…» mentre pronunciava quelle parole, la porta sulla sala del trono venne aperta, e un uomo avanzò nella stanza, dietro all’araldo. Indossava una guarnacca di damasco e un bel cappello pregiato.

 «Ser Lorenzo de Medici!» annunciarono.

Ferdinando[1] d’Aragona rimase senza parole. Che ci faceva lì il suo nemico? Suo e del papa. Sisto IV sarebbe andato su tutte le furie a quella notizia.

 Quello che doveva essere Lorenzo, avanzò con gran eleganza, attirando gli sguardi della regina e della corte, per il suo incedere poderoso e sicuro.

Arrivato davanti al re, ancora incredulo, eseguì un solenne inchino: «Vostra maestà, il vostro umile servitore è qui»  Lorenzo sorrise al suono della sua voce. Aveva ponderato a lungo sul come presenta tarsi, e sapeva che chiunque avesse intenso quelle parole, avrebbe pensato che lui fosse lì su ordine del re.

L’ambiguità gli era necessaria; e infatti notò alcuni prelati presenti nella corte, agitarsi, sdegnati.

Il suo piano stava funzionando.

Anche Ferrante li notò, e si irrigidì: «Ser Lorenzo… Che sorpresa!... Cosa vi porta fin qui, in casa mia?» disse tornando al suo trono, lentamente. Aveva bisogno di sedersi.

 «Vi ho portato dei doni da Fiorenza, vostra maestà» e detto questo battè le mani, e come fosse il padrone di casa, subito due guardie gli condussero uno dei bauli che aveva portato, nel lungo viaggio in mare, da Firenze.

 Ferdinando era incredulo (Quelle erano le sue guardie!), ma lo fu ancora di più quando un giovane bellissimo, vestito di damasco e seta si avvicinò al baule e lo aprì, inchinandosi davanti al re.

Oro e monili preziosi brillarono davanti a lui.

«Da parte del mio signore Lorenzo, con i suoi più sentiti ringraziamenti!» esclamò Angelo, ripetendo quello che Lorenzo gli aveva detto di fare.

Notò che due alti sacerdoti si agitarono tra la folla e se ne andarono dalla sala, senza che il re potesse far nulla per trattenerli.

Angelo mentalmente sorrise. Temeva che Lorenzo la sapesse più lunga di tutti quegli uomini, e che l’alleanza tra il papa e il re fosse già rotta. E tutto grazie alle semplici parole di Lorenzo.

Ora il difficile era conquistare la pace per Firenze!

***

 



[1] Ferdinando o anche Ferrante d’Aragona

   
 
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