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Autore: Luna95    08/11/2009    3 recensioni
Un passato, un personaggio marginale, una one shot, un'autrice ripetitiva. Sono noiosa, vero? Un nuovo passato, inventato rigorosamente da me, da leggere e scoprire. Spero vi piaccia (L).
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maggie

Ricordo di una bambina. 


Maggie sin da bambina odiava stare in compagnia.

Non sopportava la presenza di nessuno, ancor meno i discorsi.

Forse l’unica che non le dava disturbo sentir parlare era la sorellina Sophia, di quattro anni.

La cosa peggiore era che nessuno pareva capirla.

 

Una volta era andata a un ballo. Quelli di società, dove le fanciulle facevano sfoggio dei loro abiti e i gentiluomini davano il meglio si sé.

Una ragazza infiocchettata come un pacco regalo attirò la sua attenzione.
Non aveva fatto nulla di particolare; solamente risposto alla domanda di un giovane.

<< Avete un accompagnatore per questo ballo, signorina? >> << A dire il vero sì, signore. Mi dispiace. >>.

Maggie, che attraversava il salone per raggiungere i genitori, aveva sentito questa piccola conversazione.

Ebbe un capogiro, impallidì visibilmente e un forte mal di testa la assalì.
Qualcuno la fece sedere, e una signora le sventolò il ventaglio davanti per farle prendere un po’ d’aria.
Aveva solo sette anni.

 

Un episodio inciso per sempre nel suo cuore fermo accadde non molti anni dopo.
Aveva undici anni, e tornava a casa sua dopo una permanenza piuttosto lunga dalla zia.


Quando le avevano comunicato l’impaziente desiderio della zia di rivederla le venne nuovamente mal di testa, e sentì una specie di disagio; come se qualcuno le avesse dato una forte gomitata. Barcollò, ma non fece domande.

 

Ora finalmente poteva gustare le mura bianche della sua casa, entrare nelle familiari stanze e sorridere alla servitù che la accoglieva.

Il padre venne ad aiutarla a scendere e a portare i bagagli insieme al maggiordomo, Victor.

La condussero nella sua stanza senza una parola, limitandosi a un “Benvenuta” accompagnato da un sorriso stiracchiato.

La sua cameriera insistette perché mangiasse qualcosa e si mettesse a letto, com’era volontà del dottore.

 

Da quando si era sentita male senza apparente ragione al ballo, i suoi genitori si erano preoccupati molto, visto che l’episodio continuava a ripetersi più e più volte.

L’avevano affidata alle cure di un medico, che l’aveva semplicemente definita “di salute cagionevole”.

 

Tuttavia Maggie insistette perché potesse andare a trovare la madre, che riposava nella sua camera.
Corse fino alla stanza della signora, con la vestaglia bianca svolazzante e le scarpine leggere ai piedi.

Spalancò la porta, e trovò sua madre circondata da medici e cameriere, pallida, fredda, quasi livida.

 

I medici scuotevano il capo, ma suo padre la prese delicatamente per le spalle e balbettò qualcosa come: << Non ti preoccupare, tesoro. La mamma dorme >>.
Maggie sapeva che quella era una bugia. La sentiva ribollire nello stomaco, e in bocca dominava il sapore metallico del sangue.
Sentì solo gelo, poi tutto si fece nero.

 

 

 

Una vampira dagli occhi neri prende in mano una fotografia.
Ride, senza allegria, e la strappa.
Avrebbe dimenticato, anche se il suo appetibile potere la rendeva consapevole ogni giorno di più che lei non aveva mai avuto un’infanzia.
Sì, avrebbe dimenticato. Anche se quel ricordo, dopo secoli, bruciava ancora.

----

Eccomi con un'altro personaggio, un passato e una one shot.
Sono noiosa, vero?
Ebbene sì. Maggie. Quanto mi piace quella vampira? *.*.
Riesce a dire bianco o nero, vero o falso. 

Allora... riesca ad ascoltare solo la sorellina Sophia (inventata da me medesima) perché è una bambina di quattro anni.
Avete mai visto un bambino di quattro anni che non sia spontaneo? Ecco. Sophia è spontanea e dice sempre la verità.
Quindi, rieccomi alla fine.
Spero vi sia piaciuta.
Luna.




 
   
 
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