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Autore: KikiWhiteFly    08/11/2009    4 recensioni
Sì, ogni tanto mi faccio viva in questo fandom. Perdonate l'assenteismo, stavolta sono tornata con una drabble.
«Preferisco...», si fermò. Adesso picchiettava due dita sulla fronte, martoriando la frangia argentea. Perché non riusciva ad andare avanti? Kagome si preoccupò; gli sfiorò con le dita il profilo perfetto, incrociando ancora una volta i suoi occhi miele. Non affondare, non affondare, non affondare. Il respiro meno regolare, il battito del cuore che, liberamente, accelerava. «... osservare»[...]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Osservare.

Kagome ora lo stava osservando con la coda dell'occhio, ben attenta a non incrociare il suo sguardo. A separarli erano un mucchio di legnetti e, soprattutto, una fiammella arancio-rossastra che si innalzava ogni istante di più, come a voler creare una barriera tra i due. Kagome si stringeva nella coperta, teneva tra le mani una tazza di coccio, sorseggiava il suo tè alle erbe, nel vano tentativo di scaldare le corde vocali.

Non sapeva per qualche astruso motivo, ma le sue guance avevano preso a colorarsi autonomamente – faceva un freddo boia, il vento del Nord scuoteva la vegetazione con forti raffiche – e fu necessario nascondersi nel suo stesso lembo di coperta. Decise di accucciarsi a terra, dondolando un po' su se stessa, così da scaldare il suo corpo; chiuse le palpebre, nel vano tentativo di cadere tra le braccia di Morfeo.

Ma quello le rifiutava bellamente, scaltro com'era. Si girò e rigirò più volte, strabuzzando gli occhi. «Mi farai venire il mal di testa», grugnì Inu Yasha, guardandola in cagnesco.

Kagome si rialzò, fulminandolo con lo sguardo.

«Scusa tanto, ma mi sento leggermente osservata...», alluse agli occhi del ragazzo – miele, aveva paura di affondare in essi e di non riuscire più a far ritorno a riva, se li guardava troppo – che permeavano sul suo corpo scheletrico; provava una certa soggezione quando Inu Yasha era meno scorbutico del solito, distendendo tutta la parete facciale.

«Non sapevo che ti emozionassi così.»

Ecco, un'altra frecciatina bella e buona. Kagome lo ammonì con un'altra occhiataccia fugace ma d'effetto; decise di abbracciare le proprie ginocchia con la sola forza delle esili braccia.

«Non ho sonno», mormorò, osservando lo spicchio di luna che si ergeva maestoso in alto, lasciando in penombra Inu Yasha, che non ne era per niente toccato.

«Se evitassi di pensare, ti verrebbe», il suo tono di rimprovero le era arrivato come una freccia al cuore. Se riuscissi a non pensare a te, razza di cagnaccio!

Fu solo un pensiero, anche se quelle parole permeavano sulla punta della lingua come tanti ghiaccioli che non vedevano l'ora di essiccarsi al sole.

«E tu... Tu non dormi mai, Inu Yasha?».

Trascinò il lenzuolo a terra, trasportando anche il suo corpo, inevitabilmente. Sfiorò il suo kimono, chiese scusa in un sibilo, probabilmente lui non l'aveva nemmeno udita. Aveva paura di conoscere i suoi pensieri – paura di non essere all'altezza di Kikyo. Lei, che era solo una sosia, una copia, un riflesso, un pallido spicchio di luna rispetto alla vera – allora la morsa al cuore si faceva più stretta e i suoi occhi divenivano due fessure, doveva trattenersi. Già, niente sentimentalismi.

«Preferisco...», si fermò. Adesso picchiettava due dita sulla fronte, martoriando la frangia argentea. Perché non riusciva ad andare avanti? Kagome si preoccupò; gli sfiorò con le dita il profilo perfetto, incrociando ancora una volta i suoi occhi miele. Non affondare, non affondare, non affondare. Il respiro meno regolare, il battito del cuore che, liberamente, accelerava. «... osservare», fu con una sola parola che Kagome congedò le proprie corde vocali, mutismo nella sua gola. Affondata.

«Osservare?»

Si limitò a precisare. Non c'era né stupore né ironia in quella parola: semplicemente una constatazione. Anche se, doveva ammettere, le sorti di quella domanda erano tutte tra le labbra del ragazzo.

«Osservare.» affermò lui, ora meno teso.

«Allora non smettere di farlo», Kagome adesso poggiava la testa sulla spalla del ragazzo, sistemando comodamente la matassa di capelli corvini.

Forse sulle labbra di Inu Yasha ora indugiava un sorriso.

Kagome non lo seppe mai, perché, un attimo dopo, le sentì premute contro le sue, come per addolcirla con una ninna nanna.



Si ritrovarono l'uno accanto all'altra, con sorrisi sornioni

in volto. Avrebbero voluto che

la notte riposasse un po' di più, perché era solo in quegli attimi che la razionalità

veniva meno, lasciando un po' di spazio alla gemella, sua opposta.





Fine.





   
 
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