Fanfiction : Do you like Halloween?? (Trick or Treat? )
Fandom : Il Mondo di Patty
Genere : Romantico, Triste.
Rating : Giallo
Avvertimenti : One shoot.
Personaggi
: Cast quasi completo. Coppie :
Autrice : Lakrimosa
N.B.
Patito Feo e tutti i suoi personaggi sono
opera dei rispettivi autori, storia non scritta a scopi di lucro.
Antonella / Bruno ,
Patty / Matias.
Buona Lettura!
E spero abbiate trascorso un felice Halloween! ^_^
(Ci
vediamo a fine pagina)
Do you like Halloween??
(Trick or Treat? )
L’amore immaturo dice :
“Ti amo perché ho bisogno di te.”
L’amore maturo dice : “Ho
bisogno di te perché ti amo.”
(E. Fromm)
L’errore non era stato tanto
l’aver partecipato… Né tantomeno essersi allontanate dal gruppo di
amiche. L’autentico errore di tutte loro era stato quello di essersi
innamorate. Punto. E Giusy, Antonella, e una ragazza che bussava timidamente
sulla soglia della porta, vergognandosi da morire, lo sapevano bene.
Voglia di
brividi?
Volete
vivere emozioni forti e passare una serata indimenticabile? Beh, allora
ricevere quest’invito è stata una vera fortuna per te! Per una serata
divertente e spaventosa vieni da me!! Ti aspetto alle ore 21 : 00, giorno
31 Ottobre in via….
Recitava il biglietto. Patty lo rilesse
mentalmente, ridendo della fantasia di Santiago. Solo lui poteva scrivere certe
sciocchezze! L’invito le piaceva molto, simpatico e accattivante. Dopo
tanto tempo perso a pensare a Matias sorridere le faceva bene. Lui se ne voleva
andare, lontano da lei, per fuggire dai suoi guai, e con lui, forse Giusy.
Ma lei non voleva che accadesse…
E fu in quel momento che ebbe un
piccolo lampo di genio.
Nel frattempo una busta nero e arancio
era nelle mani di tanti altri ragazzi, che nel leggerla scoppiavano a ridere.
Però l’idea di una festa di Halloween non dispiaceva a nessuno…
Antonella prese un kleenex e si soffiò
il naso. Stava guardando uno stupido programma tv, una telenovela che seguiva
sempre Dorina. E pensava a Nicolas, che era lontano.. E lei sola a casa,
impotente e con il naso rosso e sbucciato per i tanti pianti.
Non era giusto che proprio questo fosse
capitato a lei, con tutte le ragazze e le racchie che c’erano. A volte le
sembrava di vivere in uno squallido programma televisivo, sempre guai, sempre
brutte sorprese, sempre avvenimenti e notizie assurde.
Guardò con disprezzo l’invito che
le era arrivato quella mattina. Il mittente era quello stupido di Santiago, che
a quanto pare stava dando una festa per Halloween.
Le costava ammetterlo, ma aveva una
leggerissima, ma proprio piccola piccola, voglia di parteciparvi. Solo per
distrarsi un po’ , per dimenticarsi di Nicolas. Lesse per
l’ennesima volta la lettere che le aveva scritto poco prima di partire.
Poche parole, scritte in fretta, ma tanto dolci. Ed erano per lei.
“Argh, dove sono i
fazzoletti?” Sibilò cercandone uno pulito. Si soffiò rumorosamente in
naso e si rigirò tra le mani la busta arancio e nera. Chissà.. Magari distrarsi
non era un’idea così cattiva. Se lo meritava, dopo tutto. Dopo quello che
aveva passato divertirsi un po’ le avrebbe giovato. Uhm, La Divina
Antonella poi farebbe il suo nuovo splendido ingresso in società.. Si morse il
labbro, ispirata, e la sua mente salì al piano di sopra.
Chissà quanti costumi comprati e poi
abbandonati e dimenticati giacevano sul fondo del suo armadio da settimane...
“Cioè, non so come…”
Tamara alzava gli occhi cerulei e
congiungeva le mani da circa un quarto d’ora. Ma non appena si fermò
avvertì che c’era qualcosa che non andava in quello strano silenzio.
“Ehi, Giusy.. Mi stai
ascoltando?”
Josefina, nota a tutti come Giusy,
tornò in sé.
“Scusa, mi ero distratta…
Dicevi?” Esclamò Giusy, notando l’aria delusa dell’amica.
“Lascia perdere..” Rispose
Tamara, stizzita, per poi accorgersi di una strana busta sul tavolo.
“E questa cos’è?”
Domandò sorpresa.
Giusy alzò le spalle. “Ne
ha ricevuta una pure Matias, ma non ho idea di cosa sia.”
“Posso aprirla?”
“Certo, fa pure.”
Tamara scartò la busta, e al suo
interno trovò un biglietto che lesse ad alta voce, tra una risatina e
l’altra.
“Voglio proprio vedere chi è
l’artefice di tutto questo!” Disse, girandola per scoprire il
nominativo sul retro.
“Giusto! L’indirizzo è
quello di Santiago! Certo, però, che bella idea che ha avuto, no?“
“Già, una bella idea.”
Assentì Giusy con aria assente.
“Ora chiamo mia madre e le chiedo
se è arrivata anche a me, aspetta un secondo, eh!” La ragazza compose il
numero sul cellulare e dopo una breve conversazione ebbe la conferma.
“Allora l’avranno ricevuta
anche Fabio, Patty, Sol e tutti gli altri!” Sorrise. Poi aggiunse :
“Non è fantastico?”
Giusy non rispose immediatamente. Dopo
qualche istante guardò Tamara negli occhi e le chiese con aria infelice e
abbattuta :
“Credi che quindi l’abbia
avuto anche Guido?”
Alla festa furono invitati tutti i suoi
gli amici di Santiago, quindi di conseguenza la presenza era assicurata per :
Fabio, Antonella, Giusy,
Patty, Guido, Alan, Pia, Caterina, Bruno, Gonzalo, Sol, Felipe, Matias, Tamara,
Luciana ... E tutti gli altri membri de Las Populares e Las Divinas. Santiago a
quanto pare voleva fare le cose in grande. I nomi degli invitato forse vi sono
noti, forse cari o odiati. Ragazzi che avrebbero festeggiato per una notte
intera da soli, senza sorveglianza.
Un’innocente festicciola, insomma.
Nessuno
poteva immaginare che genere di festa fuori dal comune sarebbe stata.
La festa non era
propriamente in maschera, ma l’abbigliamento doveva essere rigorosamente
dark e gotico. Quindi niente costumi troppo appariscenti o colorati. L’abito
non fa il monaco, è un detto molto famoso. Ma fatto sta che tutte le
invitate cercarono il costume perfetto per la serata.
Santiago li accolse nella sua casa, in
genere sempre allegra e colorata, mentre quella sera a differenza del solito
addobbata con colori tetri e decorazioni spaventose. Tutte le ragazze
indossavano abitini scuri o rossi, oppure abiti stretti, e anche i ragazzi
sfoggiavano un look davvero adatto alla serata. Guido indossava addirittura una
felpa nera con sopra disegnate le ossa corrispondenti, e Santiago stesso sempre
un fantasma. Infatti era proprio il make up a essere il vero re della serata.
Rossetti e ombretti scuri, matita selvaggia… Lo stile emocore sembrava
regnare, anche sui ragazzi, ma con maggiore moderazione.
Antonella, in un abitino aderente nero
e i capelli arricciati alla perfezione, fu la prima ad entrare.
“Largo, fate spazio alla
Divina!” Disse, premurandosi di urtare Tamara e Sol.
Era ben decisa a tornare alla ribalta,
dopo tanta umiliazione.
Pia e Caterina arrancarono fino a lei,
nervose e pettegole. Di Emma nessuna traccia.
Giusy, Tamara e Sol si chiedevano dove
fosse finita Patty, che non si era fatta sentire fino a quel momento. Tamara
non appena vide Fabio corse tra le sue braccia, senza curarsi degli altri. Sol
restò accanto a Giusy, forse per solidarietà, forse perché si sentiva in
imbarazzo. Ma ciò non impedì alla prima delle due di essere strattonata.
Josefina fece appena in tempo a voltarsi, stupita, per trovarsi davanti degli
occhi familiari, e arrabbiati. Santiago chiamò Guido, che lasciò la presa e lo
raggiunse.
Giusy restò vicino alla porta a
massaggiarsi il braccio e chiedersi il motivo di quella reazione. Erano
settimane che non si rivolgevano parola, perché tirarla in quel modo, allora?
Giusy preferì restare tutto il tempo
accanto a Sol, sentendosi ridicola come mai in vita sua. Aveva una
tremenda voglia di tornare a casa e dormire sotto le coperte. Dopo quello
strano gesto di Guido non aveva nessuna voglia di festeggiare, sebbene in casa
regnasse un’atmosfera festosa e allegra.
Scusami, devo assolutamente restare a
casa, ti spiego dopo. Un Bacio.
Antonella chiuse il cellulare con
rabbia. Quello era l’ultimo messaggio che le aveva mandato Nicolas, prima
di partire e lasciarla. Come aveva potuto fare questo, a lei? La ragazza
più Divina della terra?
“Ehi.”
Si voltò e vide Bruno. Aveva
un’aria stranamente amichevole dipinta sul volto. “Si?”
Domandò allora, facendo qualche moina.
“Dovrei parlarti.” Esordì
lui.
“Okay, tanto , oramai, ho molto
tempo.” Acconsentì.
“In privato.” Aggiunse
Bruno, guardandosi in giro in maniera strana.
“A disposizione.” Sbuffò la
Divina, allontanandosi con lui nel corridoio più buio e deserto della casa di
Santiago.
“Giusy, quanta altra coca cola
crederai di ingurgitare?” Le domandò preoccupato Matias. La sorella
continuò a sorseggiare ostentatamente la bevanda, prima di rispondergli.
“Perché mi sento sola.”
“Che fine ha fatto Sol?”
Il ragazzo si guardò intorno.
Giusy indicò un punto poco lontano :
“Chiacchiera con Felipe.”
“Beh, Patty non è ancora
arrivata, a farti compagni ci penso io, sorellina.”
Sorrise allora lui, sedendosi sulla
panca accanto a Giusy.
“Sei triste.” Osservò dopo
un po’.
Giusy corrugò la fronte.
“Beh, tra un po’ dovremo
partire lontano da tutto e da tutti.. Come vuoi che debba essere, fratellino?”
“Non è questo il punto. La verità
che ultimamente tu sei sempre triste.”
Giusy abbassò mestamente gli occhi.
“Non è colpa mia…”
Sospirò. “Tutto ciò che mi rende felice, è sbagliato o proibito. Come è
proibito essere infelice davanti a mamma e papà, o con i nostri amici, o con
chiunque. E Patty è così legata ad Antonella che non se ne rende nemmeno conto.
Tamara è presa da Fabio, e Sol ultimamente è strana e con la testa tra le
nuvole. Però non è colpa loro. La verità è che non me la sarei comunque sentita
di confidarmi con loro. Preferisco tacere.”
Alla fine del suo soliloquio Josefina
tacque.
Matias non rispose subito.
“Cos’è che ti rende felice?”
Chiese, dapprima sottovoce,
tant’è che la sorella gli dovette chiedere di alzare la voce :
“Cosa?”
“Cos’è che ti rende felice?”
“…”
“Non è amore vero quello
che dopo aver superato una difficoltà cambia...”
Giusy di fronte a tale affermazione
trasalì, e lo stesso, stranamente, fu per il fratello.
“William Shakespeare.”
Spiegò Matias.
“Non conoscevo questo tuo lato
così romantico e poetico..” Scherzò Giusy, per la prima volta sorridente,
per davvero, dopo tanto tempo.
“L’ho letto dentro a un
cioccolatino..” Confessò allora lui, nella speranza di vederla ridere, e
così accadde.
“Grazie fratellino.”
“Grazie a te sorellina, mi hai
fatto capire una cosa molto importante.” Replicò lui.
“Matias!!” Santiago
sventolò la mano dall’altro della stanza.
“Vengo subito, Santiago starà
sicuramente preparando un dolce e vorrà un mano dal sottoscritto.” E
camminando in modo comico, Matias si congedò. “Torno subito!”
Giusy restò da sola sulla panca a
scuotere con un strano ghigno la testa.
“Vuoi ballare?” Chiese a
quel punto una voce maschile.
“Bene Bruno.. Cosa mi vuoi
dire?” Antonella allargò le braccia e attese una risposta.
“Ecco, io..” Il ragazzo
sembrava cercare le parole adatte.
“Volevo dirti che sei .. Stupenda.”
Antonella non riuscì a trattenere un
sorriso compiaciuto.
“Grazie.. Ma, ma hai portato fin
qui solo per dirmi questo?”
“Vedi, Anto.. Non sono mai
riuscito a capire il motivo per cui tu ce l’avessi così tanto con me e
mio fratello per prenderci in giro in quel modo.. Per fare quello stupido gioco
e metterci in ridicolo davanti a tutti.”
Antonella lo guardò un po’
imbarazzata in un primo momento, per poi sistemarsi i capelli e rispondere
sicura : “Sono molto cambiata da quei giorni, Bruno.”
“Grazie a Patty.”
“Si, proprio grazie a lei.”
Calò il silenzio. Antonella arricciò il
naso e aggiunse : “E mi scuso per quanto ho fatto a te a Gonzalo.”
“Uhm.. Scuse accettate.”
“Okay.. Era solo per questo?
Bene, ora devo andare, se non ti dispiace…”
Antonella fece per andarsene ma Bruno
aggiunse : “E io volevo chiederti scusa per aver riso di te quando Emma
ti ha preso per i capelli.”
Antonella si voltò immediatamente con
un sorrisetto nervoso : “Come, scusa?”
“Mi volevo scusare per aver riso
di te quando Emma ti ha preso i capelli.” Ripeté.
“Come, come, come? Guarda, honey,
che sono stata io a prendere i capelli quella vipera, lei non mi ha fatto
proprio nulla!”
Matias aspettava Patty da ormai un
pezzo. Dove si era cacciata? Non sarebbe forse venuta la festa a causa sua? Si
maledisse un’altra volta per quello che le aveva detto quel giorno.
Povera Patty! Lei non si meritava
nessuna di quelle parole. Nemmeno una.
Gonzalo era impalato, in piedi davanti
a lei, da un pezzo. Giusy rifiutò gentilmente :
“Non mi sento molto bene, scusa.”
“Vabbè.. Sarà per la prossima
volta.” Con un sorriso impacciato Gonzalo si tolse di mezzo.
A quel punto la ragazza si alzò in
piedi. Sapeva cosa. Fare.
Punto Primo : Trovare Guido, poi si
sarebbe visto..
Si mise una ciocca dietro
l’orecchio e si guardò intorno. Non aveva idea di dove fosse.
Se non era in salone magari era
uscito.. Non faceva poi così freddo per stare in giardino. Dopo aver dato
un’ultima occhiata al salone, si precipitò fuori, con la stoffa nera
della maglia lunga che le danzava sui fianchi.
In quei pochi minuti si immaginò tutta
la scena con gli occhi sognanti …
Sarebbe uscita, rallentando il passo
verso l’ultimo, con naturalezza. L’avrebbe trovato, magari da solo,
malinconico per la sua solitudine, con gli occhioni da cucciolo tristi, un
po’ rannicchiato, col cappello in testa. E nel vederla magari avrebbe
anche sorriso.
O forse le avrebbe tenuto il broncio,
ma in fondo, che importava?
Lei per una volta per tutte avrebbe
messo l’orgoglio da parte e gli avrebbe spiegato tutto. Con sincerità
stavolta. E gli avrebbe detto che senza di lui prima o poi sarebbe impazzita,
che era la sua vita, che avrebbe rinunciato anche alla Spagna per lui. Si. La prospettiva
della Spagna davanti a Guido scompariva.
Quando finalmente, carica di speranza,
Giusy socchiuse con delicatezza alle sue spalle la porta d’ingresso di
casa di Santiago, però, non trovò nessuna delle sue fantasie..
Si, Guido, il suo Guido
c’era…
Ma non era né solo, né frustato, né
malinconico, a quanto pareva. Anzi, era in dolce compagnia. Avvinghiata al suo
braccio stava una ragazza delle Divine che lei non conosceva, con lunghi
capelli biondi.
Quando le loro labbra si incontrarono
il cuore di Giusy fece delle capriole pazzesche, e per un attimo giurò di non
averlo più sentito battere. La scena l’aveva agghiacciata, e tutte le
dolci parole, tutti i gesti e le buone intenzioni che aveva si erano fatte a
pezzi.
Per un attimo fu tentata di andare e di
urlargli contro, magari di picchiarli. Si, di rovinargli la serata. Ma quello
non era un comportamento da lei, era troppo egoista e cattivo da non essere
degno nemmeno di Antonella.
Quindi, silenziosa e amareggiata,
aprì la porta, e rientrò. Aveva una tremenda voglia di piangere.
“E così è stato.. L’accenno
a tuo padre a farti perdere le staffe.”
“Già.” Antonella annuì. Si
sentiva stranamente a suo agio, la tensione man mano spariva.
“Lui.. è.. Morto?”
Anto si morse le labbra. Dire o non
dire la verità?
Preferì mentire, come ormai faceva
spesso.
“Si. ” Poi si sentì in
dovere di aggiungere : “Almeno, per quanto ne sappiamo noi.”
“Ti sei sentita ferita..”
“Puoi ben dirlo! Chi non si
arrabbierebbe?”
“Non intendevo solo arrabbiarti..
Intendevo sentirti anche ferita… Sanguinare, capisci cosa intendo?”
Antonella lo guardò negli occhi, con
una faccia indecifrabile. Poi annuì.
“Si… Cioè, no. Non mi sono
sentita ferita, mi sono sentita dilaniata.”
“Sei molto sensibile sotto questa
scorza.”
Lei non rispose.
“E allora perché non stai con una
persona che ti ascolti?”
“Con chi sto non posso certo
tenere conto a te , Bruno. Il nostro, flirt, è stato semplicemente, un gioco,
come hai ammesso tu stesso.”
Ci furono parecchi momenti di silenzio,
in cui Bruno si guardò spesso alle spalle e fissò il pavimento, indeciso.
“Ciò non toglie che, anche se tu
negherai fino alla morte, sei stai con un persona che non ti merita, che non ti
ascolta e che..”
“Senti, ho già detto a te
come a tutti che io e Nicolas non stiamo assieme.”
“E chi ha detto Nicolas?”
Bruno fece un ghigno astuto. Antonella comprese di essersi tradita.
“Potresti stare con qualcuno
migliore, qualcuno che ci tenga a te e con cui poter vivere le stesse
esperienze, non un nonnetto..”
Lei si stizzì, ma ribadì con scherno,
con gli occhi socchiusi nella solita aria superiore :
“Guarda che a dire la verità io
non sto con nessuno, men che meno con un vecchietto.”
“Vuol dire che ti stai guardando
intorno alla ricerca del ragazzo perfetto, del tipo Zac Efron?”
“Mai piaciuto.”
Risero.
“Allora qualcuno che ti voglia,
semplicemente.. E ti rispetti e ascolti..?”
“Qualcuno come te, Bruno?”
Lui le prese le mani, e Antonella si
sentì improvvisamente calda, fino a bollire, quando, solo un secondo dopo, un
battito di ciglia, Bruno la baciò. Con impeto, desiderio, nervosismo…
Antonella rimase spiazzata, non sapendo come reagire. Alla fine, chissà quanto
tempo dopo, abbandonò la rigidità per ricambiare.
Si sentiva viva, felice, giovane,
spensierata, senza alcuna vergogna, costrizione, responsabilità. Lo baciò con
naturalezza e passione, senza alcun freno.
Josefina Beltrami era di umore nero. O
meglio, il suo umore era a pezzi.
Aveva visto il suo Guido baciare
un’altra, tenerle la mano, sorriderle. Si sentiva una stupida. Credeva di
avere l’esclusiva, e invece, tutto quello che prima era suo, che era
stata la prima a scoprire di Guido , era di un’altra.
Prese un altro po’ di coca cola e
la bevve con rabbia. Non c’era scritto da nessuna parte che Josefina e
Guido dovevano stare insieme. Non era l’unico ragazzo carino in questo
mondo.
Un pensiero cattivello le balzò in
testa : Ne aveva proprio uno a portata di mano…
Così quando andò a passo deciso verso
Gonzalo e ignorando la sua compagna lo prese per un braccio chiedendogli di ballare,
non rimase delusa.
Giusy non resta mai a bocca asciutta.
Giusy esiste, vive ed è felice, con o senza Guido.
“Non stavi poco bene?” Le
sussurrò Gonzalo all’orecchio.
“Chi, io? Mai stata meglio.”
Nel frattempo, mentre Giusy faceva la
sua orribile scoperta, Antonella, ancora con gli occhi chiusi, staccò le labbra
da quelle di Bruno con un sorriso felice sorpreso. Notò una cosa molto strana:
Anziché la sua stessa aria serena e appagata, il ragazzo aveva quella
beffeggiatrice di un vincitore.
Lo guardò con aria interrogativa.
“Perché quella faccia?”
Bruno aprì la bocca per rispondere, ma
la sua voce fu coperta da delle risatine soffocate, che in breve, sotto la
faccia perplessa della Divina , esplosero.
“Cosa.. Cosa vuol dire questo,
Bruno?” Chiese, allibita.
Qualche viso comparve dal corridoio.
E qualche ragazzo che faceva parte de
Las Divinas e de Las Populares. Non ricordava i loro nomi da ragazzini anonimi
e provinciali, ma loro sembravano molto interessati alla scena. Avevano della
arie beffarde e vivaci, che la fecero allarmare. Che c’era da ridere a
quel modo?
“Bruno.. Cosa sta
succedendo?” Si voltò verso il ragazzo, che rideva sommessamente.
“Succede che ho vinto la
scommessa, Antonella.” Fu la sua pragmatica affermazione. E Anto
comprese di essere stata presa per i fondelli. Che tutto quello che aveva
visto, vissuto, e amato in quell’ultima ora era solo una finzione.
Peraltro una finzione organizzata e spiata. A farla scoppiare fu la vista
di un ragazzo che filmava la scena, ridendo sguaiatamente.
Aveva una vaga idea su cosa fosse la
scommessa che il ragazzo aveva evidentemente fatto, ma non voleva dargli
soddisfazioni di alcun tipo, quindi dopo avergli sferrato uno schiaffo in pieno
viso corse fuori dal corridoio, mentre sentiva la rabbia e lo sdegno
impadronirsi velocemente di lei.
Voleva andare lontano e dimenticare
quella dannata serata…
L’errore non era stato tanto
l’aver partecipato… Né tantomeno essersi allontanate dal gruppo di
amiche. L’autentico errore di tutte loro era stato quello di essersi
innamorate. Punto. E Giusy, Antonella, e una ragazza che bussava timidamente
sulla soglia della porta, vergognandosi da morire, lo sapevano bene.
Matias era molto seccato. Che fine
aveva fatto la sua ragazza? Che non l’avesse perdonato per quello che le
aveva fatto?
Ripensò al discorso con la sorella, e
la frase che lui stesso aveva pronunciato gli tornò per l’ennesima volta
in testa :
“Non è amore vero quello
che dopo aver superato una difficoltà cambia.”
Beh.. forse l’amore suo e di
Patty non era abbastanza forte. Forse era stato lui a non amarla abbastanza, e
ora ne stava pagando le conseguenze.
Era stato uno stupido…
“Matias..” Una voce
familiare, dolce e timida, lo riportò alla realtà. Davanti a lui, in piedi e a
mani giunte, stava un angelo :
Lunghi e lisci capelli color miele,
tenuti a posto da un cerchietto, profondi occhi castani, con lunghe e
innocenti ciglia, e un fisichino, seppur un po’ acerbo e con rotondità
poco accennata, risaltava splendidamente in un completo
lilla.
Ma a far sussultare il cuore di Matias
fu quando l’angelo sorrise, mostrando una fila di denti bianchi e
diritti, splendenti.
“P.. Patty?”
Lei annuì, arrossendo. “Come ti
sembro?”
“Sei.. Ecco.. Tu sei.. “
Cercò di formulare un concetto mentre lei ridacchiava.
“Sei bellissima.”
“Grazie..”
Gli tese la mano e lui la strinse e si
avviarono senza una meta precisa.
“Sei un angelo stasera.” Le
confidò imbarazzato.
“Non sai quanto questo mi renda
felice!” Esclamò Patty, ma poi si rabbuiò.
“Quando mi hai guardato in quel
modo.. Come ora.. Incantato, rapito, mi sento bella. Non mi hai mai guardato
così. Lo so, in amore non è solo l’esteriorità che conta.. Ma io vorrei,
che a partire da domani, tu … Tu mi considereresti sempre così.”
“Certo.. E’ ovvio!”
“Perché..” Il suo sorriso
si spense. “Io da domani tornerò a essere Patty.”
Giusy e Gonzalo ballavano da una decina
di minuti. Lei era lusingata da come lui le corresse dietro, si sentiva
rincuorata da tanta adorazione nei suoi confronti, dopo l’ultimo smacco.
Lui la guardava adorante, si soffermava sul suo viso, sulle sue labbra
carnose, la mangiava con gli occhi. Giusy, dopo tanti giravolte in pista, non
sapeva da quanto tempo stessero ballando. Poi la testa cominciò a girarle e fu
costretta a sedersi su un divanetto, miracolosamente vuoto. Gonzalo andò a
portarle un bicchiere d’acqua.
“Stai bene?” Le chiese dopo
che ebbe bevuto qualche sorso. Giusy alzò gli occhi scuri e rispose piccata :
“Te l’ho già detto, sto più che bene.”
Poi lo afferrò per il colletto e lo
baciò. Gonzalo dopo un po’ di indecisione la ricambiò, e in breve anche
lui cominciò a farsi più intrepido. Si baciarono con così tanta foga che a
Giusy per un attimo mancò l’aria. Fu costretta a staccarsi da lui per
riprendere a respirare, e si accorse che erano entrambi avvinghiati sul
divanetto. Qualcuno li guardava, chi curioso, chi allegro, chi un po’
scandalizzato. Poi accadde tutto molto velocemente, sebbene agli occhi della
Popolare sembrò svolgersi in un nastro a rallentatore.
Un attimo prima i suoi occhi e quelli
di Gonzalo si lanciavano sguardi confusi, un attimo dopo Gonzalo si ritrovò
catapultato per terra. Scioccata, Josefina si trovò di fronte Guido, livido di
rabbia, con il pugno ancora teso.
Lo spavento diede il posto
all’indignazione.
“Cosa gli hai fatto,
idiota?”
“Io? Sbaglio o era lui a
starti addosso come una piovra?”
“Non sono affari tuoi, quindi ora
vattene!”
“Ehiii…” Allargò le
braccia. “E’ una festa Giusy, posso stare dove voglio!”
“Quindi stai lontano da
me!” Gridò lei con tutto il fiato che aveva in gola.
Nel frattempo l’altro contendente
si era alzato e non aveva voglia di farla passare liscia a Guido, che si beccò
un pugno nello stomaco.
“Basta! Smettetela!” Giusy
cercò di separarli, ma rischiò solo di essere coinvolta nello scontro. Più di
una volta dovette schivare i colpi che i due cercavano di darsi.
“BASTA!”
Una piccola folla si radunò intorno
alla rissa, e altri tentarono di intervenire. La ragazza si sentì tirare da
dietro finché non fu alla fine della fila di curiosi. Qualcuno aveva tentato di
sottrarla a morte certa!
Tentò di avvicinarsi, anche a spintoni,
ma fu impossibile. Nessuno le chiedeva come stava, erano tutti presi dallo
spettacolo offerto dai due ragazzi.
“Cos’è successo?”
Chiese una voce sconvolta. Patty, bella come non lo era mai stata, le corse
incontro con Matias. “Giusy, Giusy, sta bene??” Si informò
angosciata.
“Sto bene, sono quei due che se
le stanno dando!” Spiegò l’altra, altrettanto spaventata. Il cuore
aveva preso a martellarle nel petto.
A distrarla ci pensò
l’inconfondibile e perfetta siluette di Antonella, che sfrecciò davanti a
loro un istante dopo. Sembrava sul punto di piangere, e stringeva le labbra.
“Antonella!” Patty,
dimentica del vestito, dei pizzi e del tulle, non ci pensò due volte e la
inseguì altrettanto velocemente nonostante gli impacci, chiamandola.
“Insomma, cosa sta succedendo
qua?” Esplose Santiago, ma nessuno lo stava a sentire ormai. Il caos, in
una festa che si pensava innocente, normale e tranquilla, era ben visibile a
tutti. E Giusy, Antonella, e Patty, si maledirono per avervi partecipato.
“Basta, smettetela, vi
prego!” Li implorò ancora, cercando di farsi strada, ignorando Matias che
cercava di fermarla. Tentò di farsi strada nella folla, con più rabbia e
violenza, mentre sentiva una strana paura nel petto.
Qualcuno la fece passare, qualcun altro
fu rudemente messo da parte, ma alla fine Giusy riuscì ad arrivare al centro :
Guido e Gonzalo erano ormai visibili, senza folla a oscurarli.
“Ragazzi, smettetela di fare i
bambini!” Gridò, avvicinandosi ulteriormente.
Accanto a lei, stranamente rosso e con
un’aria da condannato a morte, c’era Bruno, che corse contro il
fratello intimandogli di farla finita. Ma entrambi sapevano che qualsiasi cosa
avrebbero detto Guido e Gonzalo, protagonisti di una rissa selvaggia, non si
sarebbe certo fermati. Ma non riuscì comunque a trattenersi dalla voglia di
correre incontro anche lei ai due litiganti. Vide gli occhi di Guido stretti a fessure,
mentre era in posizione d’attacco di fronte a Gonzalo, anche lui ansante
e altrettanto deciso. Fu a quel punto che tutto si tinse di nero.
Patty alla fine riuscì a raggiungere
Antonella, che si era rintanata sul retro della casa. La trovò accovacciata,
con il labbro inferiore che le tremava pericolosamente e gli occhi lucidi.
“Anto.. Perché sei così? Perché
stai piangendo?”
“Patty.. Oh, tesoro non ti avevo
riconosciuto! Sei meravigliosa!” Disse Antonella, guardandola
piacevolmente, per quanto era possibile , sorpresa.
“E’ una storia lunga..
“ Tagliò corto Patty, che si inginocchiò vicino a lei, con l’orlo
del vestito ormai ridotto in brandelli, e la strinse in un abbraccio.
Antonella l’abbracciò forte, e si
sfogò con un pianto, spiegandole tutta la storia con voce malferma e rotta.
Patito capì ben poco di quello che la Divina le stava raccontando, ma provò
comunque a consolarla servendosi della sua dolcezza e bontà. Non riusciva a
vederla in quello stato.
“Io.. Io.. Non mi sono mai
sentita così tradita, Patty. Nessuno si era mai preso gioco di me nella mia
vita in questo modo. Nessuno… Divertirsi in quel modo sulla mia..
Persona, sulla mia pelle. Mi sembra intollerabile. Per poi cosa? Filmarmi e
deridermi. Io.. Mi sento malissimo.” Le confidò Antonella, quando
finalmente la sua voce sembrò tornare comprensibili. C’era tanta rabbia e
tristezza dentro i suoi occhi.
“Bruno ti ha davvero fatto una
cosa orribile, Anto.. Tu sei molto cambiata dall’epoca della scommessa,
ora non faresti mai una cosa del genere.” La rincuorò Patty.
Ma la Divina la pensava diversamente.
“Hai ragione! Tutto è dovuto al
fatto che io sono diventata troppo.. Umana, buona.. Sono stata troppo ingenua,
Patty cara. E vulnerabile. Ma d’ora in poi non accadrà più. Parola di
Antonella. Bruno la deve pagare carissima.”
“Cosa.. E’ successo?”
Furono le prime flebili parole di Giusy.
“E’ successo che .. Ehm..
Sei stata accidentalmente colpita, Giusy.” Le rivelò una voce. La ragazza
si fece forza e aprì gli occhi. Si rese conto di essere sdraiata e di avere
tante persone intorno. Qualcosa le ostacolava di respirare con il naso.
“Sono stata… Cosa?”
Ripeté, incredula.
“Colpa mia.” Guido alzò la
mano, imbarazzato.
“Perfetto…” Sospirò
Giusy, ancora stesa a terra.
Provò a inspirare e si accorse che
aveva un tampone nel naso.
“Qualcuno vuole spiegarmi la
presenza di questa sonda nel mio naso?”
“In parole molto molto povere,
Guido non ti ha visto venire e ti ha per sbaglio tirato una gomitata nel
viso.“ Fu la risposta molto professionale di Santiago.
“Vuoi dire che mi ha colpito..
Accidentalmente?” La voce di Josefina era più che scettica. Si sentiva
proprio male. E ridicola e in imbarazzo, con tutti quegli occhi puntati addosso.
“Sto bene, comunque sia.”
Si affrettò ad assicurare roteando gli occhi.
“Non credetele, è tutta la serata
che me lo dice.” Replicò Gonzalo, che era a braccia conserte sopra di lei.
“Davvero, tutto okay, piuttosto
mi date una mano a mettermi in piedi?” Insisté Giusy, alzando le braccia,
che vennero prontamente afferrata. Fu sollevata e sorretta da Bruno e Guido.
“Davvero, Giusy, non sai quanto mi dispiace, non l’ho fatto
apposta..” Le disse Guido, con sincerità. Lei lo ignorò e si rivolse a
Santiago.
“Che ore sono?”
“Sono le undici in punto.. Credo
che i vostri genitori passeranno a prendervi tra un po’. Quindi per
favore dovreste aiutarmi tutti a mettere un po’ apposto la casa, prima
che i miei tornino e trovino tutto questo caos.”
La maggior parte dei ragazzi, con scuse
più o meno credibili, se la diede a gambe. Solo i più stretti amici di Santiago
si preoccuparono sul serio di riordinare la casa. Inaspettatamente anche
qualcuno de Las Divinas non si tirò indietro. Antonella, appiccicata
letteralmente a Patty, si occupò della cucina. Infatti il delizioso dolce preparato
da Santiago era finito chissà per quale motivo sul pavimento.
Giusy, nonostante le proteste generali
riguardo la sua salute, si prodigò nel salone, assieme a Tamara, Sol e Gonzalo.
Poi naturalmente c’era il giardino da pulire a fondo…
“Giusy..” Iniziò Gonzalo,
tendendole una scatola di cartone, di pizza, da buttare. La ragazza alzò lo
sguardo. “Siii?”
Tamara e Sol si allontanarono molto
discretamente da loro, con la scusa di buttare qualcosa nel cassonetto fuori
casa.
“Non lo sopporto.”
“Chi?”
“Non è una persona. E’ un
atteggiamento. Il tuo.”
“Ah…” La ragazza
cominciò a intuire a cosa si riferiva, ma preferì fare la finta tonta:
“Quale?”
“Sei così strana.. Un momento non
mi guardi nemmeno, l’attimo dopo mi inviti a ballare e mi baci… Non
sei sincera… Mi stai prendendo in giro, e non lo sopporto.”
Giusy, sentendosi in colpa, preferì
tacere e tormentarsi i capelli.
“Quindi, ora voglio che tu sia
sincera. Tu mi vuoi bene?”
“Certo! Sei un mio caro amico,
come potrei non volertene?”
“Non intendo in quel senso.
Intendo se mi vuoi quel tipo di bene. Quello che ti dovrebbe spingere a
baciarmi senza secondi fini.”
Silenzio. Poi Giusy si prese coraggio e
lo guardò negli occhi. “No. Mi spiace.” Rispose.
“Quindi.. Sono stato meno di un
burattino.. O sbaglio?”
“Non sbagli..”
Lui non aggiunse altro. Nello spostare
o passarle gli oggetti era più rude e veloce. Non la guardava nemmeno.
“Senti, Gonzalo… Mi
dispiace, davvero. Ho provato a .. A innamorarmi di te, ma non riesco. Ed è un
vero peccato perché sei un ragazzo fantastico. E un giorno troverai una ragazza
migliore di me, che ti vorrà bene sul serio. Non sto scherzando.”
“Oooh… Migliore di te,
questo è sicuro.”
Giusy aggiustò i ricci, senza dire
altro. Fu Gonzalo a proseguire la conversazione, sussurrandole : “E’
per qualcun altro? Il tuo cuore è semplicemente impegnato, vero?”
Giusy meditò e poi annuì, molto
lentamente, dichiarando con sincerità :
“Si.”
“E allora vai.”
“Come? .. Vuoi, che me ne
vada?”
“No, cioè, si.. Voglio che tu la
smetta di fare la vigliacca. Che vada da lui e gli dica tutta la verità.”
Lo guardò sorpresa, incredula davanti a
quel discorsetto così maturo e dolce.
“Oh.. Gonzalo, non ti facevo
così.. Saggio e altruista.”
“Lo sto facendo per me. Devo
toglierti dalla testa in un modo o nell’altro.” Replicò lui con un
sorriso furbo, che Giusy imitò.
“Ahhh, questo spiega tutto!
Però..” Alzò gli occhi al cielo. “Credo che tu abbia ragione.”
Antonella stava cercando di grattare
dal ripiano del corridoio una strana incrostazione, quando si accorse che lei e
Patty non erano sole.
“Mi dispiace.”
“Patty cara, dì a quello di
andarsene.”
Patty si voltò preoccupata verso di
lei. “Cosa devo fare, io?”
“Dai Anto, era solo uno stupido
scherzo, niente di p..”
“Qualsiasi cosa sia, non mi interessa,
vattene.” Lo interruppe la Divina, questa volta girandosi, perlomeno.
“E’ stato bello, ci siamo
baciati, e tu hai vinto con i tuoi amici. Possiamo fare finta di niente e
andare avanti senza particolari problemi, non trovi?”
Ci fu uno strano guizzo negli occhi
castano-verdi del ragazzo, che dopo vari secondi di scena muta annuì, con fare
tranquillo.
“Perfetto. Era.. Era proprio
quello che ero venuto a dirti. Sei grande. Ora.. Devo andare, preferisco andare
a dormire presto.. Ciao, buonanotte ragazze..”
“Good night.” Lo liquidò
Antonella, riprendendo il suo lavoro con maggiore ferocia.
La Divina è tornata? Contento? Ho fatto
proprio quello che volevi.
Patrizia Castro, per quello che le
riguardava, era più confusa di prima. E credeva, che il suo piano,
qualunque fosse nella sua testa, si era rivelato un fallimento.
Ciao Ciao Matias…
“Ehi..” Giusy aprì pian
piano la porta della cucina, sentendosi in tremendo imbarazzato.
Guido, sempre bellissimo, nonostante
fosse reduce di una rissa, si voltò con aria sorpresa verso di lei. Sembrò
meditare sulle parole da utilizzare, e alla fine sembrò optare per un indeciso :
“Ciao…?”
“Ciao.” Ripeté lei, che
finse di dargli una mano nella pulizia per distrarsi e scrollarsi di dosso la
vergogna. “Di là hanno finito…” Mentì.
“Ah.. Qua resta solo da spazzare
un po’ di briciole e mettere a posto tutto il cibo.” Rispose lui
fingendo disinvoltura.
"Interessante..." Commentò
lei, sentendosi una sciocca. Si rese conto di avere una terribile voglia di
baciarlo. Ma si trattenne. Aveva ben altra missione da compiere, magari meno
eccitante.
"Bene.. Guido. Guido, Guido."
"Si?"
Giusy si appoggiò sul ripiano
"Bene.. Guido. Guido, Guido."
"Si?"
Giusy si appoggiò sul ripiano della
cucina con entrambe le mani.
“In realtà sono venuta qua per
parlarti di cose serie. E impellenti.”
Lui la guardò sorpreso, interessato,
però un po’ timoroso.
“Ecco.. Volevo dirti che io,
stasera, mi sono baciata con Gonzalo solo per pura ripicca, e non perché lo
sentissi realmente...” -
Guido la guardò con aria ringalluzzito,
ma non disse niente – “Era semplicemente per vendicarmi di quello
che avevo visto qualche minuto prima.”
Lui inspirò e le domandò : “Visto
cosa?”
“Te, Guido. Chi altro? Ti stavo
cercando perché dovevo dirti una cosa, e ti ho visto baciare una ragazza.”
“Cosa?”
“Sono andata in bestia, ora è più
chiaro?” Affermò lei alzando il tono di voce.
“No no.. Io intendevo, cosa mi
dovevi dire.”
Giusy fece una risatina amara e
sarcastica e si voltò dall'altra parte. "Ormai non ha più importanza...”
“Giusy.." Guido, con gli
occhi chiusi e le mani strette a pugno le si rivolse molto seriamente :
"Perché ami rendermi le cose più difficili?"
"Guarda che non ho affatto
assolutamente niente di male, semmai sei tu che mi hai disturbato mentre..”
“Perchè cavolo devi essere così..
“ La interruppe lui,che ignorando le sue difese aprì gli occhi e completò
con risentimento :
“Indecisa?”
“Indecisa io? Che stai
dicendo?” Giusy strinse anche lei i pugni, cominciando già a infiammarsi.
“Si." Guido la guardò con
maggiore intensità. “Sei così ambigua e incoerente. Non riesco mai a
capire quello che pensi..”
“Non sono affatto
incoerente." Ribatté Giusy, sempre più nervosa.
“Mi prendi, mi molli, poi di
nuovo vieni da me. Questo ti sembra coerente?”
Josefina spalancò gli occhi e rimase in
silenzio per un pezzo.
“Giuro, io ci sto provando in
tutti i modi a dimenticarti, ma tu mi resti sempre in testa.. Sempre. E, quando
mi sembra di averti dimenticato, ricompari, con un'intenzione diversa.. E'orribile."
Lei scosse la testa, ridendo tra sé.
"Sempre a fare la vittima, eh?
Povero, Povero Guido! Proprio a lui doveva capitare una matta del genere, vero?"
Lui le prese la testa fra le mani e le
sussurrò :
"Sei tu a rendermi matto. Non ce
la faccio più Giusy. A starti lontano, a dover tornare. Non posso stare ai tuoi
capricci.."
“I miei capricci?" Ripeté
lei, quasi scandalizzata. “I miei capricci? Tu cosa ne sai di quello che
sto passando IO? Ah, giusto, stai sempre a compatirti, a sguazzare nel tuo brodo,
come puoi vederlo? Come puoi sentirlo? Se sei troppo preso a pensare sempre
solo a te stesso?”
“Non mi merito le tue parole.”
“Tu non ti meriti mai niente...”
“Insomma, Giusy, dimmi cosa
diamine vuoi da me? Vuoi che torniamo insieme? Che ci lasciamo? O semplicemente
la certezza che ci sarò sempre io a correrti dietro, pronto a soddisfare ogni
tua voglia?”
“NO! IO NON VOGLIO PROPRIO NIENTE
DA TE!” Urlò Giusy, afferrando istintivamente la prima cosa che gli
capitava sottomano e scagliandogliela in faccia. Guido si vide un enorme dolce
alla frutta sfracellarsi sulla sua faccia. Dopo questa bambinata, Giusy uscì
dalla cucina sbattendo la porta, afferrò il suo giubbotto e si diresse, da
sola, verso casa. Dio solo sa come abbia fatto ad arrivarci integra.
Atto Terzo : La Fine
Patty tornò, presa dal suo gaio
papà, molto presto a casa, e dopo aver dato un frettoloso bacio a entrambi i
genitori, corse subito nel suo lettino caldo, dove si addormentò quasi
istantaneamente, molto profondamente. Carmen la imitò senza altri indugi pochi
minuti dopo. Ma quest’ultima non si accorse di uno strano rumore che
proveniva dalla porta. Un bussare leggero e quasi indistinguibile, che solo
l’orecchio attento di un’amante può cogliere, anche se
addormentata. Infatti Patito, dopo essersi rigirata nel letto, trovò ad
aspettarla, dietro lo spioncino, un trafelato e ansante Matias.
“Patty?” Sussurrò,
guardandosi intorno. Chissà come era riuscito a penetrare nella scuola!
Emozionata, con gli occhialoni che le
ballavano sul naso, la ragazza aprì la porta nel modo più silenzioso possibile.
“Cosa ci fai qui?” Chiese
emozionata al fidanzato, una volta che si furono abbracciati. Matias lanciò
un’occhiata a Carmen, che ronfava tranquilla nel suo letto, e le disse :
“Dovevo dirtelo. Dovevo
assolutamente dirtelo Patty!”
“Dirmi cosa? Dai, parla non farmi
stare in pensiero!” Gli bisbigliò Patty, trattenendo la voglia di
saltellare dalla curiosità.
“Per me, con o senza
l’apparecchio, gli occhiali e le treccine, sei comunque stupenda. Non
solo dentro, sei bellissima anche fuori.”
La ragazza si portò le mani alla bocca.
“Oooh, Matias non dirmi così,
sennò divento rossa come un pomodoro!”
“Sono serissimo, Patty. Io ti
voglio molto bene… E voglio stare con te. Sempre.”
“Sempre?”
Patty spalancò gli occhi, smettendo di
agitarsi come se avesse preso la scossa.
“Si. Ho deciso. La Spagna può
aspettare.”
Matias fece un largo sorriso, e Patty
non poté fare a meno di abbracciarlo più forte, felice oltre ogni limite.
“Sicuro? Stai perdendo una grande
opportunità, solo per me.”
“Semmai è il contrario… Non
voglio essere te a perdere.”
Lei, lusingata, fece un risolino, poi
lo guardò con inaspettata malizia.
“Sai cosa mi chiedo?”
“Cosa?”
“Chissà come sarebbe baciarti
senza l’apparecchio, d’ora in poi..“
“Beh, io proporrei di cominciare
a provare già da ora!”
E senza nessun timore, Matias e Patty
si baciarono come mai prima d’ora. Se Carmen non avesse dormito così
profondamente, a quest’ora avrebbe già rimproverato la piccola, dolce, e bella
Patty.
Antonella era tornata a casa fingendo
che niente fosse successo. Finché, entrata in camera, non diede sfogo a tutta
la sua collera calpestando, mordendo, calciando e lanciando per aria tutto,
niente escluso. La mattina seguente sua madre sarebbe sicuramente scoppiata a
urlare. Ma a lei non importava nulla : Era stata presa in giro, illusa,
baciata. E lei che si era sentita talmente felice e leggera fino a un istante
prima!
E invece era stata vittima di un gioco,
una scommessa infantile, una vendetta inutile. Si sdraiò sul letto con i resti
di quello che un tempo era stato un peluche e ripensò agli occhi di Bruno, alle
sue labbra, alle sue parole.. A quel senso di agio così inusuale…
“Lo odio.” Disse ad alta
voce, come per convincersene. Le suonò convincente. Si sarebbe accorto quel
domani che la Divina era tornata, più crudele che mai. E avrebbe tappato la
bocca a lui e a tutti gli altri. Però.. Non riusciva a dimenticare la sua
sincerità nel confidarsi con lui, quel senso di libertà. La gioia folle quando
si erano baciati.. Quello sembrava vero, sincero. Era stata davvero
un’interpretazione perfetta. Bruno era davvero un degno avversario, non
c’era che dire.. Ma a Scuola….
Tic.
Antonella riemerse dalle sue
riflessioni. Le era parso di sentire un rumore.
Tic.
No, non se l’era immaginato, era
successo di nuovo. Quando ci fu il terzo Tic Anto si alzò dal letto per cercare
di capire da dove provenisse. Dalla finestra.
Qualcuno stava lanciando dei sassi. La
ragazza si mise una vestaglia e andò a vedere chi osava disturbare la sua
quiete.
Quando comprese chi era il disturbatore
fece un salto. Bruno!
Allora era proprio diabolico! Allora
Antonella spalancò la finestra e gli gridò senza mezzi termini :
“Vattene! Qui c’è gente che
cerca di dormire! Come on!”
“Solo un minuto!” Rispose
lui, con le mani a coppa intorno alla bocca.
“Cosa vuoi?” Sbraitò lei,
tenendo ben stretta l’anta della finestra.
“Chiederti SCUSA!”
“Ah, si certo, come no..”
Si disse Antonella con sarcasmo. Poi, rivolgendosi a lui :
“Ti ho detto di andartene!
Sei forse sordo??” Insistette la Divina, che cominciava a spazientirsi.
“MI DISPIACE, ANTONELLA! SUL
SERIO!! NON VOLEVO FERIRTI!!”
“INFATTI NON L’HAI FATTO!
ORA VIA!”
“TUTTO E’ COMINCIATO COME
UN GIOCO, LO AMMETTO.. MA POI…”
“NON MI INTERESSA!! GUARDA, MI
TAPPO LE ORECCHIE, SI MI TAPPO LE ORECCHIE!!”
“POI HO CAPITO CHE TUTTO QUELLO
CHE TI HO DETTO.. LO PENSAVO DAVVERO! NON STO SCHERZANDO!”
“NEMMENO IO, GUARDA CHE CHIAMO LA
POLIZIA!”
“TIENI!”
Antonella si vide arrivare, con mira
fin troppo precisa, una rosa sul davanzale della finestra. Non poté fare a meno
di ammorbidirsi.
“PER ME?”
“SI!”
“LO SAI CHE SEI UN GRAN BUGIARDO?”
“HO PRESO DALLA MIGLIORE!”
Antonella stavolta sorrise, sincera.
Sentiva che Bruno non stava mentendo.
“ASPETTA CHE SCENDO, E
VEDREMO!” Urlò, prima di chiudere la finestra e correre fuori. Fece i
gradini due alla volta, senza smettere di emettere strani gridolini di gioia
che non riusciva a spiegarsi.
Alla fine aprì in fretta e furia la
porta.
“Eccomi!” Annunciò, quando
furono faccia a faccia. Il petto di lei si abbassava e alzava furiosamente,
aveva un fiatone che non poteva nascondersi.
“Sei stato un grandissimo , ehm,
censuriamo, sai?”
“Mi dispiace.. Avevo cominciato
credendo di vendicarmi per quello che ci avevi fatto, credevo stessi fingendo
di essere diventata più, buona e sincera… Ma poi…”
“Poi..? Continua..” Il tono
di voce di Antonella si fece improvvisamente mielato.
“Ho capito che eri davvero
cambiata.. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro…”
“Se avresti voluto avresti
potuto.”
“Se tornassi indietro non si
ripeterebbe, sul serio.”
“E come lo posso sapere?”
Lui curvò un po’ il collo,
avvicinandosi al suo viso.
“Posso?”
“W..What?” Chiese
Antonella, incredula.
“Posso darti un bacio?”
“Mi stai chiedendo il
permesso?”
“Si.. Stavolta si.”
Antonella sorrise di tutto cuore, e
colmò la ormai poca distanza che li separava.
Quando Giusy tornò a casa, da sola, i
suoi genitori la rimproverarono per almeno un’ora, e lei reagì molto
passivamente a tutte le critiche ricevute. Sentì di meritare le parole che le
buttavano addosso, e salì le scale senza aggiungere altro. Si sentiva
terribilmente triste e sola. Poi si rese conto di avere lei le chiavi di casa e
Matias sarebbe stato costretto a bussare quando sarebbe tornato. A lui sarebbe
toccato un altro predicozzo, forse peggiore.
Sbuffò e raggiunse la sua stanza : Era
nel totale caos, proprio come l’aveva lasciata. Passò la mezz’ora
seguente a mettere un po’ tutto in ordine, e dopo essersi messa in
pigiama, si infilò a letto senza nemmeno proseguire a leggere il libro che si
era comprata da poco. Voleva solo dormire per estraniarsi dal mondo.
Ma un rumore improvviso, mentre era nel
mondo dei sogni, glielo impedì.
Sembrava uno strano bussare, però non
era di qualcosa di molto piccolo, anzi. Sembrava opera di qualcuno. Si alzò
come un automa dal letto e si rese conto che una sagoma scura batteva con forza
sul vetro della finestra.
“Matias…. Come al solito
vuole evitarsi i guai.” Mormorò tra sé e sé, andando ad aprire in modo
scoordinato. Ma ad entrare nella sua stanza, assieme a una folata di vento
gelido, non fu suo fratello. Guido, rosso a causa del freddo e forse anche
dall’imbarazzo, si aggiustò la sciarpa e le sussurrò:
“Buonasera…”
“Anche a te.” Disse Giusy,
sbadigliando, ancora mezza intontita.
Tornò in sé solo dopo che lui, dopo
essersi passato una mano dietro la testa, le intimò :
“E copriti!”
Giusy diede un’occhiata al suo
normalissimo pigiama , diventato all’improvviso un abominio al pudore, e
corse a cercare una vestaglia nel fondo dell’armadio.
“Cosa vuoi? E cosa ci fai qui , a
quest’ora?” Lo interrogò, di spalle, annodandosi l’elastico
della vestaglia verde che non metteva mai.
“Ho riflettuto su tutto quello
che mi hai detto.. E mi sono sentito molto solo..”
Giusy pensò che non era certo stato il
solo.
“E mi dispiace di essermi
comportato talmente male da meritarmi un dolce in faccia.. E per farmi
perdonare…”
Guidò non terminò la frase, e si voltò
verso il davanzale. Quando si avvicinò a Giusy, la ragazza si rese conto che
teneva in mano una strana zucca di plastica.
“Apri…” Sussurrò
Guido, accennando col capo il coperchio chiuso del contenitore.
Lei ubbidì, e illuminate da una luce verde
fluorescente (le pareti interne del contenitore evidentemente avevano questo
scopo) brillavano tanti piccoli dolcetti, ancora incartati, e cioccolatini,
lecca-lecca, dolcezze varie.
Il volto della ragazza si distese e
illuminò.
“Sono per me?”
“Si. E se ti fa piacere.. Puoi
anche lanciarmeli tutti addosso.” Fece Guido in tono stranamente
allusivo, e molto dolce.
“Ooh, non sprecherò certo così
una tale delizia!” Ribatté prontamente Giusy, afferrando una caramella a
aprendola al volo. Si buttò sul letto e l’assaporò. Sapeva di arancia.
Che delizia…
“Ho pensato molto anche a quello
che ci eravamo detti. E mi sono sentito in colpa. Eri tu a non meritare quelle
parole.”
Giusy deglutì e lo fissò con ardore :
“Erano la verità. Avevo ragione.. ”
“No. Ti avevo criticato perché
non mi lasciavi libero … Ma in realtà sono stato io a colpire Gonzalo
dopo che .. Vi ho visto baciarvi.”
“In effetti..” Provò a dire
Giusy, ma Guido proseguì :
“Mi sono comportato peggio di te,
da bambino. Ci ho pensato tutta la sera, sai?
Quando sei entrata, e ti ho visto,
vestita e truccata a quel modo, ho avuto voglia di andare a baciarti, lì
davanti a tutti. Ma poi mi sono ripetuto che mi stavo comportando da stupido,
che dovevo dimenticarti… Il modo migliore è un approccio diretto, mi sono
detto. Dovevo agire, invece di starmene sempre a pensare. E ho sfruttato
l’occasione con Lola.”
“Lola..” Ringhiò in modo
appena percettibile Giusy.
“So che dopotutto avevo ragione..
Non potevi costringermi a essere sempre pronto a correre a ogni tuo fischio. Ma
il punto è che stasera ho avuto prova che fai sul serio.”
Si guardarono negli occhi, seduti una
di fronte all’altro sul letto.
“Come?”
“Hai reagito male. Ma hai reagito
anche tu.”
“Non sono stata io a prendere a
pugni qualcuno..” Replicò Giusy, ma in tono divertito.
“Voglio sapere solo una cosa..
E poi sparirò, lo giuro.”
Giusy inspirò, poi mormorò :
“Cosa vuoi sapere?”
“Tu mi vuoi, si o no? Intendo, mi
vuoi accanto a te..? Rispondi sinceramente, perché stasera, o la va o la
spacca.”
Calò un terribile silenzio. Gli occhi
scuri di Giusy percorrevano la stanza, riflettevano, cercavano una risposta.
Guido cominciò a sudare.
Alla fine lei chinò la testa e gli
ordinò : “Vai via Guido.”
Il crack che sentì il ragazzo
dentro di sé fu udito anche in Cina. Ma, senza dire una parola, Guido andò
verso la finestra e aprì dolcemente le ante.
Nella mente di Giusy tutto avveniva
come in anticipo.. Vide Guido andarsene, e il solo pensiero le parve
intollerabile.
“Guido!” Esclamò, saltando
giù dal letto e correndogli incontro. Fece appena in tempo a stringergli un
polso.
“Resta, ti prego. Scusami,
scusami ma non ce la faccio a lasciarti.. Giuro, non ce la faccio.” Dopo
queste parole mise la testa contro il suo petto, mentre calde lacrime le
scendevano giù per le guance.
Lui le prese la testa tra le mani :
“Non sai quanto mi hai reso felice. Non sono più forte di te.. Anzi.”
Si guardarono ancora negli occhi, poi
si baciarono contemporaneamente, con foga eccessiva. Continuarono per un
po’ , finché non si trovarono sdraiati sul letto.
Giusy afferrò al volo un cioccolatino e
glielo infilò delicatamente in bocca, quasi per dispetto. “Lasciamo un
attimo per respirare..” Ridacchiò, sorridendo da un orecchio
all’altro. Lui ricambiò l’espressione. “Scusa… “
Si giustificò, dopo aver gustato il cioccolatino, “Ma aspettavo da tanto,
troppo tempo tutto questo…”
“Quindi.. Buon Halloween, mio
Romeo... Sempre che sia ancora il trentuno..” Ironizzò con amore sincero
Giusy.
Uno strano ticchettio. Si girarono in
contemporanea e videro l’orologio : Era mezzanotte meno dieci.
“Si.. E’ ancora
Halloween… Il migliore della mia vita, Giusy.”
Non le diede il tempo di rispondere,
era affamato di qualcosa che lo tentava ancora di più dei dolcetti nella zucca,
illuminati fiocamente. Complici del loro Amore.
Fine ♥
Note Autrice :
Spero che la fic vi sia piaciuta,
perché l’ho scritta con il cuore, sul serio.
Magari, come me , non ne sarete
totalmente soddisfatte, perché sviluppare una trama a tre come ho fatto io
magari non è l’ideale né è fatta bene.. Ma spero tanto che vi piaccia.
E’ da prima di Halloween che la sto scrivendo e avrei voluto finirla per
il trentuno, ma non mi è riuscito.. Chiedo perdono J Anche se ho preso un po’ spunto dalla mia di
festa…
Grazie a chi ha letto e commentato
l’altra mia storia, una Guido / Giusy
(Dieci cose che odio ti te (♥) )
… Vi dedico questa.. Grazie ragazze, undici commenti per una one, e
le visite crescono di giorno in giorno..
Che anche questa sia un piccolo
successo? Lo spero.. BACI…
GRAZIE A CHI LEGGE , A CHI RECENSISCE,
A CHI SEMPLICEMENTE ENTRA.
Lakrimosa.