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Autore: eliala    08/11/2009    1 recensioni
Come ogni volta che tiravo fuori quell’argomento, s’innervosì e mi voltò le spalle, cominciando a prendere a calci e pugni, sempre in modo incredibilmente elegante, il sopracitato manichino. «Sei. Un. Idiota.» concluse senza smettere di picchiare quello che, temevo, nella sua mente avesse la mia faccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Shikamaru Nara
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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III Capitolo










Cosa diavolo gli era venuto in mente? E cos’era venuto in mente a me nel dargli del vigliacco e nel dirgli che non lo avrei seguito?
Ma cosa stavo pensando, certo che dovevo dirgli che non avrei supportato la sua folle scelta, altrimenti avrebbe continuato con quella follia, e se potevo evitarlo, lo avrei fatto volentieri.
Perché continuava a comportarsi in quel modo, per quale dannato motivo non si abbandonava semplicemente alla sua apatia? Per una volta sarei stato contento se fosse stato così.
Fingevo, ovviamente. Fingevo anche con me stesso, mentendo, cercando di convincermi che il fatto che la sua attenzione fosse completamente su di me non mi piacesse, fingendo che non mi sentissi lusingato nel pensare al fatto che non gli importasse di nulla se non… no, non potevo neppure dirlo. Era davvero troppo brutto, troppo sbagliato.
Chiusi gli occhi cercando di smettere di pensare, sedendomi a gambe incrociate sul pavimento.
Era del tutto inutile pensarci, era sbagliato, e su questo non c’era da discutere. Ma se tutto era così lineare, allora perché non riuscivo a fare a meno di quella specie di droga?
Ma sarebbe finito tutto. Shikamaru avrebbe sposato Hinata, e se fossi riuscito a convincerlo sarebbe rimasto.
Sì, sarebbe andato tutto bene.


Erano passati altri tre giorni, ed era in programma una cena al palazzo imperiale, ospiti degli Uchiha, la nuova casata imperiale. C’erano dei problemi nella successione, bisognava riallacciare i legami con gli Hyuuga, coloro i quali li avevano preceduti nella guida del nostro Paese.
Hiashi-san aveva organizzato tutto nei dettagli, quella doveva essere l’occasione di riconciliazione ricercata da tempo. Tutto sarebbe dovuto essere più che perfetto, non un minimo particolare sarebbe stato lasciato al caso.
Erano giorni che non avevo notizie di Shikamaru, e dovevo ammettere di essere leggermente preoccupato, soprattutto dopo il modo in cui c’eravamo lasciati l’ultima volta. Non avevo la più pallida idea di quello che avrebbe fatto, non volevo credere che fosse già fuggito, non volevo credere che sarebbe mai fuggito senza di me…
Il palazzo imperiale era quanto di più maestoso ed imponente io avessi mai visto, riusciva a mettermi soggezione sempre, sebbene ci fossi stato innumerevoli volte ormai. Noi rappresentavamo il fiore dell’esercito del Giappone, eravamo i migliori samurai, sempre vincenti, sempre in prima linea.
Tutta la famiglia era lì ad aspettarci, un onore riservato forse a noi soli. C’erano persino delle geishe ad accoglierci, in modo da offrirci tutto ciò di cui avremmo potuto avere bisogno.
Sebbene l’invito fosse per la cena c’erano innumerevoli “procedure” che avremmo dovuto seguire, una quantità assurda di cerimonie inutili e sfarzose.
Sorrisi tra me e me quando notai che Sasuke, il più giovane degli Uchiha, si stava annoiando almeno quanto me, ma eravamo decisamente troppo disciplinati per poterci lasciare andare.
Quando finalmente giunse il momento di sedersi per cena trassi un sospiro di sollievo, soprattutto perché tutta quell’atmosfera formale che aveva riempito l’aria fino a quel momento si stava lentamente sciogliendo.
I due capofamiglia, seduti vicini, parlavano amabilmente ridendo e bevendo il sakè che due geishe vestite di seta offrivano loro con sorrisi allusivi. Anche davanti a me, seduto tra Sasuke e Hitachi, il fratello maggiore, c’era una di quelle donne, ma non me ne curavo affatto. Per tutto il tempo rimasi perso nei miei pensieri, ignorando altamente la geisha che mi offriva sakè che tracannavo in quantità forse anche troppo eccessive. Ad un certo punto mi resi conto, con mio immenso rammarico, che stavano parlando ancoradel matrimonio di Hinata. Non ne potevo più di quei bei discorsi, odiavo ferocemente il sentirmi così maledettamente in colpa il sapere che tutto ciò che sentivo e che mi sconvolgeva l’anima era sbagliato e completamente innaturale. Trangugiai un’altra tazzina di alcool.
«non sembri molto contento, Nee-chan» disse Hanabi di punto in bianco, con uno strano sorriso che non arrivava a sfiorarle gli occhi. «Zitta Hanabi-chan, non sono dell’umore per discutere con te. E poi come ti viene in mente una cosa del genere? Non sono affari tuoi d’altra parte» sbottai, decisamente disinibito dal sakè.
Lei sogghignò maligna. «Perché Nee-chan? Non sei contento per la mia Nii-chan? Cosa c’è, ti disturba l’idea di non essere più al centro dell’attenzione?» insinuò.
«Fammi il favore di tacere ragazzina. Non mi piace che mi parli in questo modo, non sai di cosa stai parlando, e non mi pare proprio il caso di mettersi a fare polemica qui, mentre siamo ospiti di un clan tanto importante. Potrai fare rimostranza per i tuoi complessi d’inferiorità in un’altra sede» ringhiai innervosito per le sue parole impertinenti. In un altro momento forse mi sarei trattenuto dal risponderle a quel modo, ma non sotto i fumi dell’alcool che non facevano che amplificare la mia frustrazione per la mia impossibilità di sapere cosa ne fosse stato di Shikamaru.
A quelle parole il suo viso s’infiammò: «Come ti permetti? Ricordati sempre qual’è il tuo posto! Un escremento resta tale, anche se si cerca di profumarlo con acqua di rose!» esclamò.
«Cosa staresti insinuando piccola impertinente? Piccola bimba viziata, come ti permetti tu di rivolgere a me certe parole?» attorno a noi tutti tacevano, anche se ancora riuscivo a percepire la presenza degli altri, Sasuke col suo imbarazzo, Hiashi con la sua incredulità, Hitachi con il suo malsano divertimento, Hinata con la sua irrazionale paura. Però non m’importava, non potevo fingere che quell’affronto non fosse mai avvenuto, nemmeno se ad insultarmi era una delle figlie dell’uomo che mi aveva adottato.
«Ah! Eccolo l’uomo orgoglioso fino al ridicolo! Si sente in diritto di rispondere a qualsiasi cosa pur di avere l’ultima parola senza rendersi conto che talvolta farebbe una figura migliore tacendo.» esclamò con sarcasmo. Quasi tremavo dalla rabbia, e se non fosse stato per un brandello di autocontrollo mi sarei alzato e le avrei dato un pugno in pieno viso. Ma le parole non le potevo fermare, forse a causa di tutto l’alcool che avevo ingerito, o forse solo perché non mi ero mai fatto insultare da nessuno. «Quanto puoi essere sciocca Hanabi? Piccola idiota, non ci riesci a renderti conto che stai comprendo di ridicolo non solo te stessa ma anche tutta la famiglia? Tutti i tuoi insulti cadono come sassi sulla famiglia che viene messa in ridicolo davanti ai nostri ospiti» esclamai livido di rabbia mentre con il pugno stringevo spasmodicamente le bacchette.
«Allora non avresti neppure il diritto di arrabbiarti! Ricordati sempre che non sei altro che un membro della casata cadetta, raccolto per pietà da mio padre. Sei nato per leccare la terra su cui passo o al massimo per farmi da scudo» disse mentre rideva in quel suo modo freddo e limpido. Battei un pugno sul tavolo in modo tanto forte da far sobbalzare persino lei, e la sua espressione cambiò completamente quando vide il mio volto, evidentemente contratto in una smorfia terrificante. «Ricordati che tutto quello che hai lo devi alla forza di tuo padre e dei tuoi avi, ricordati che i membri della casata cadetta sono morti spesso per far sì che piccoli incompetenti come te salvassero la pelle per poter portare avanti il nome degli Hyuuga. Tutto quello che hai lo devi hai tuoi avi, non ti sei dovuta guadagnare mai neppure una goccia d’acqua nella tua vita. Quello che ho io, invece, è tutto quello che mi sono guadagnato da solo. Non ti permetterò mai più di insultarmi in questo modo, mettendo in ridicolo anche Hiashi-sama, che ha visto in me qualcosa di buono, che mi ha preso nella sua famiglia.» sibilai ormai in preda ad una furia quasi cieca. Sebbene le mie ultime parole fossero state pronunciate a voce bassissima erano arrivate alla perfezione alle sue orecchie. Abbassò lo sguardo, consapevole della veridicità delle mie parole. Pensavo che tutto fosse finito, ma mi sbagliavo di grosso.
«Frocio» mormorò senza pensare a tutte le persone che la guardavano attonite. Non sapevo come reagire, cosa dire, così mi limitai a scuotere la testa.
«Frocio!» disse a voce più alta, come per curarsi attentamente che tutti sentissero bene.
«Frocio! Frocio! Frocio!» iniziò ad urlare, ormai del tutto preda di quella rabbia folle che era solo la concentrazione dell’odio che aveva per me, che continuavo a tenere gli occhi fissi su di lei e le labbra sigillate, in modo da non darle la soddisfazione di avere una risposta.
«Frocio! Frocio schifoso!» urlò completamente fuori di se.
«Adesso basta» un sussurro che arrivò forte e chiaro alle orecchie di tutti. Eppure l’odio nei suoi occhi non era ancora scemato. «Hanabi, smettila subito» ordinò col suo fare imperioso Hiashi, e nessuno si sarebbe tirati indietro di fronte ad un ordine diretto del capofamiglia degli Hyuuga. In quel momento, era evidente, Hanabi non era proprio di quel parere.
«Perché?! Diglielo Nee-chan, diglielo che non sto mentendo, che sei solo un frocio schifoso e che ad umiliarti ci pensi benissimo anche da solo! Diglielo che quello schifoso del tuo amante progetta di mollare la mia cara sorellina, digli che cosa ha intenzione di fare» rispose sorridendo e fissandomi negli occhi, come a non volersi perdere neppure il minimo cambiamento nel mio sguardo.
«Hanabi. Smettila» Sillabò ancora Hiashi. Lei distolse gli occhi dai miei per fissarli in quelli del padre. «non sto mentendo padre. Se prendi un ingrato come questo e lo metti vicino ad un finocchio come quello Shikamaru Nara» nel dire il suo nome si prese un istante per contemplare la mia espressione che in quel momento doveva tradire tutta la mia angoscia «quello cha ottieni è questo omosessuale smidollato che per soddisfare la sua lussuria rischia di mandare a monte il matrimonio di mia sorella mentre—» non le fu possibile terminare la frase perché Hinata si era alzata e le aveva dato un sonoro schiaffo su una guancia. «Adesso basta Hanabi» disse appena riprese fiato. Rimasi immobile per qualche istante, mentre ancora la mia mente cercava di rielaborare quello che era successo. «Spero vogliate perdonarmi» sussurrai mentre mi alzavo in piedi lasciando una sala sulla quale ancora regnava il silenzio più assoluto, immobile in quella posa attonita.
Riuscii a camminare solo mantenendo costante il pensiero di dover mettere un piede di fronte all’altro, ma era difficile farlo senza barcollare, era difficile cercare di mantenere regolare il ritmo del respiro se dovevo anche impegnarmi a mantenere il mio solito distacco, se dovevo mordermi a sangue le labbra per non scoppiare a piangere come una ragazzina qualsiasi a causa di tutta quell’umiliazione che mi era stata gettata addosso. Se qualcuno avesse creduto alle parole di Hanabi per me sarebbe stata la fine, e se Shikamaru se ne fosse già andato nessuno avrebbe più avuto alcun dubbio. Avevo paura, paura di aver perduto tutto per quella stupida debolezza che mi portava a desiderarlo sempre più spesso, avevo paura di averlo perso per sempre, avevo paura di dove fuggire davvero come aveva proposto lui… non potevo nemmeno pensare a cosa sarebbe stato di me se lui se ne fosse già andato perché, nonostante tutto quello che gli avevo detto ogni volta, avevo bisogno di lui come di null’altro, in quel momento più che mai.


***



Erano passate quasi due settimane dall’ultima volta che lo avevo visto, e sinceramente non potevo dirmi proprio tranquillo. Ero convinto che fosse ancora arrabbiato con me per quello che gli avevo detto, ma dovevo pur sempre fargli capire che non sarei partito senza di lui…
L’ultima volta che lo avevo visto –per altro di sfuggita, ed ero anche convinto che non avrebbe voluto- era stato il giorno in cui c’era stata quell’importantissima cena dagli Uchiha.
In quel momento mi stavo dirigendo verso uno dei giardini della città. Non era strano per me recarmi lì, ma la cosa nuova era che lo stavo facendo per andare ad incontrare Hinata Hyuuga, un incontro non ufficiale richiesto da lei in persona. Mi aveva fatto arrivare un messaggio circa quattro giorni prima, chiedendomi di parlare a quattrocchi.
Quando arrivai il mio interesse per quell’incontro era decisamente a zero. Non capivo per quale motivo avesse voluto vedermi, non capivo per quale motivo me lo avesse detto con quel preavviso, non capivo per quale motivo non mi avesse detto qualsiasi cosa avesse voluto dirmi durante uno dei giorni di preparazione al matrimonio. Non capivo, ma sinceramente non mi interessava neppure.
Avevo solo il vago progetto di chiedere a Hinata qualcosa riguardo a Neji, anche se per farlo sarei dovuto essere particolarmente circospetto.
Nel momento in cui la vidi mi accorsi che c’era anche un’altra ragazza con lei, e sembrava stessero discutendo. Mi schiarii la voce mentre mi avvicinavo a lei, che si voltò di scatto, improvvisamente in imbarazzo, appena mi sentì arrivare.
«C… ciao Nara-san…» mormorò con gli occhi bassi, mentre l’altra rimaneva qualche passo più indietro.
«Hyuuga…» risposi semplicemente, iniziando a chiedermi per quale motivo fossi andata lì.
«L… lo so che… che è strano tutto questo ma… ma…» balbettava incoerentemente, ma non avevo intenzione di fermarla. «Nara-san, alla cena dagli Uchiha… a quella cena Hanabi, mia sorella… lei ha parlato… ha detto delle cose molto spiacevoli… ha parlato di te… e di Neji.». A quel punto non potei trattenere un sussulto involontario, ma era talmente in imbarazzo, era talmente incredula del fatto che mi stesse dicendo davvero quelle cose che neppure se ne accorse. «io… io non so se sia la verità… mio padre non è convinto di credere a quello che ha sentito… però ha insultato tutti noi davanti agli Uchiha… ha insultato anche te…» continuò a mormorare mentre l’altra ragazza mi fissava intensamente, evidentemente incredula per l’espressione allucinata che dovevo aver assunto «L’ha chiuso in casa, gli ha impedito di uscire dal palazzo, e lui per tutta risposta non scende neppure a mangiare con noi, resta al piano delle palestre… se quello che Hanabi-chan ha detto è la verità…» a quel punto sollevò le sguardo, e per un istante ebbi la piena visione dei suoi occhi, così simili a quelli di Neji. «Nara-san, me lo devi. Mi devi dire se le parole di Hanabi-chan sono vere, mi devi dire se… se tu e Nee-chan…» era evidentemente troppo sconvolta per poter dire ancora anche solo una parola, soprattutto perché quelle ultime frasi le aveva pronunciate senza smettere di guardarmi negli occhi.
«Hyuuga io… io… non so che cosa abbia detto tua sorella, non so che cosa abbia insinuato, ma… insomma, io e tuo fratello non siamo proprio amici…» borbottai con un sorrisino imbarazzato: non sapevo che cosa le avesse detto Neji, non sapevo che cosa avesse detto Hanabi e non sapevo quanto potessi fidarmi di lei. Solo, sapevo che sarebbe stato impossibile mentire a quegli occhi identici ai suoi.
«allora… allora questo vuol dire che mio padre riuscirà a scoprirlo e allora… allora… kami, non so che cosa potrebbe fare, per lui sarebbe un’umiliazione tale… gli farà del male, farà del male a tutti noi…» sussurrò portandosi un dito alle labbra che iniziò a martoriare con i denti.
Rimanevo immobile, senza avere la forza di muovere un solo muscolo mentre nella mia mente si disegnavano una serie di apocalittiche possibilità. Adesso la fuga poteva anche rappresentare la nostra unica possibilità di vivere serenamente… forse era addirittura l’unica possibilità per continuare a vivere…
«Nara-san, mio padre non gli permetterà mai di vederti ancora, non dopo che Hanabi-chan ha insinuato in lui quel dubbio! Adesso pretenderà che il matrimonio avvenga senza intoppi, farà in modo che a nessuno possa venire alcun dubbio» concluse preoccupata.
«Hyuuga, posso farti una domanda? Non prendermi per un ingrato, ma… perché t’interessi tanto alle nostre sorti? Non dovresti solo non volermi più vedere, non dovresti semplicemente odiarmi? O odiare lui?» nonostante tutto non riuscivo proprio a comprendere il suo atteggiamento. Al suo posto ero convinto che non mi sarei mai dato tanta pena per aiutare due persone che mi avevano tradito. Arrossì violentemente, abbassando gli occhi e iniziando a balbettare una serie di suoni privi di senso tra i quali riuscii a distinguere qualcosa come “voglio bene al Nee-chan, non voglio rovinare la vita a tutti, capisco la vostra situazione, e non vorrei convivere con la consapevolezza di aver distrutto i sogni di tutti”. Mi venne da sorridere, mi venne voglia di abbracciarla forte, ma non mi mossi.
Restammo un po’ in silenzio. «Lui… lui ha bisogno di vederti, anche se non lo ammetterebbe mai, ma non ve lo permetterebbero. Ascolta, domani tua madre dovrà venire da noi, per il matrimonio…» rimasi piacevolmente stupito per la sua improvvisa determinazione. «devi fare in modo di venire anche tu. A quel punto dovrai lasciar fare a me, che farò in modo di farvi stare qualche minuto da soli. Non dirò nulla al Nee-chan, sai com’è fatto sarebbe in grado di mandare tutto a monte pur di non darmi ragione, ma tu fai attenzione a venire. Potrebbe essere la sola possibilità che avete.» non riuscii a fare altro che ringraziarla, ringraziarla di cuore, ma lei fece un gesto imbarazzato e mi disse di sbrigarmi, in modo da non attirare più attenzione.
Tornai a casa mosso da un sentimento strano, non sapevo se essere soddisfatto o meno di quello che aveva ideato Hinata. Mi sentivo in colpa nei suoi confronti, in fondo non mi era mai interessato di lei, non mi era mai importato di poterla ferire. L’unica cosa che mi era sempre stata a cuore era di mantenere il segreto, ma di sicuro non per non disturbare i suoi sentimenti. Invece alla fine si era rivelata molto più decisa e forte di quanto avrei mai potuto immaginare, e soprattutto era una persona infinitamente migliore di me.
Non fu così difficile convincere mia madre, di conseguenza passai un’infinità di tempo a riflettere sul modo migliore per convincere Neji che scappare insieme non sarebbe stata un’idea tanto umiliante, cercando di aggirare il suo orgoglio suggerendogli che quello di andarcene insieme sarebbe stato qualcosa di abbastanza onorevole per lui…
Non sapevo come l’avrebbe presa, ma ci avrei provato fino in fondo, non avrei mai voluto perderlo, qualsiasi cosa sarebbe accaduta.
Dopo qualche tempo mi resi conto che, se quella strega di Hanabi lo aveva davvero insultato davanti a tutti, lui sarebbe dovuto essere ridotto ad uno straccio. Non potevo non sentirmi male per lui, non potevo pensare a quello che doveva aver provato nel momento in cui tutti dovevano averlo guardato quando quella ragazzina aveva detto di noi davanti a tutti della nostra storia.
Anche se nessuno doveva averle creduto, anche se avessero preso lei per una vipera bugiarda, comunque lui si doveva essere sentito malissimo.
Allora forse lo avevo visto davvero quel giorno sotto le finestre del tempio, ed era venuto a cercarmi calpestando il suo orgoglio… io però non ero accorso al suo fianco…
Quella notte non riuscii a dormire, rimettendomi a lavorare a quei piani di suga che avevo iniziato ad elaborare.










Ebbene rieccomi! Ovviamente per te e solo per te Ermellino -^.^-
Sono davvero contenta che la storia ti sia piaciuta, mi rendo conto che magari possa sembrare una coppia strana, però era quella più adatta che mi veniva in mente ^^
Come ho detto all’inizio, tutta la storia è nata attorno a questa cena, con annesso sclero della cara ragazzina, solo che rispetto all’introduzione qui c’è la versione integrale! Ecco, la scena reale magari non è andata esattamente così, ma se solo il protagonista reale fosse stato un po’ più simile a Neji…
Comunque, sono contenta di aver finalmente dato un ruolo decente alla povera Hinata… anche se mi dicono che non sembra, mi piace da morire questo personaggio!!
Comunque, è da tenere presente che ho iniziato a scrivere questo capitolo ascoltando “la canzone di Marinella”, e se la conosci ti sei spiegata tutta una serie di cose accadute in questa parte ù.ù
Ok, adesso ho finito ù.ù dimmi che cosa te ne pare!!
  
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