IMPORTANTE: Con questo mio scritto,
pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione
veritiera del carattere dei Mcfly (e degli altri
personaggi della mia storia), nè offenderli in alcun
modo.
Epilogo.
Giuly’s POV.
‹‹Giuly..
mi vuoi sposare?››
Ero
pronta a tutto quella sera, tranne che a quella domanda.
Guardai
Dougie in silenzio, per poi spostare lo sguardo su quella piccola scatolina
verde smeraldo che conteneva l’anello più semplice e bello che avessi mai
visto, per poi tornare a guardare Dougie senza essere capace di aprire bocca
per proferire parola.
L’avevo
sognato così tante volte, che non riuscivo a credere che me lo avesse chiesto
veramente.
Era
tutto così surreale.
Lo
guardavo solamente, non comprendendo che lui stesse aspettando una risposta da
me.
‹‹Giuly?››
Il tono
insicuro della sua voce mi riportò nel ristorante.
‹‹D-Dovresti
darmi una risposta.. sai..›› disse impacciato.
Mi
riscossi un attimo, cercando di fare chiarezza fra le mie idee.
Stava
accadendo realmente, a me.
‹‹Scusa››
dissi.
Lo vidi
incupirsi, per poi osservarmi con un’espressione quasi triste.
‹‹È solo
che mi hai colta completamente di sorpresa..›› continuai ‹‹Dopo tutto quello
che è successo non immaginavo che tu mi avresti chiesto una cosa simile››
‹‹Ti amo››
disse solamente.
‹‹Lo so››
dissi sorridendo ‹‹Per questo la mia risposta è sì››
Le
parole mi erano uscite da sole, e in quello stesso momento sentii il mio cuore
riempirsi di gioia.
Vidi
Dougie alzarsi dal tavolo per raggiungermi.
Mi alzai
davanti a lui e lui mi fece indossare quel pegno d’amore all’anulare sinistro.
Poi mi
baciò.
Osservavo la mia immagine riflessa nello
specchio, mentre un turbine di emozioni diverse mi stava invadendo ovunque.
Non riuscivo a credere di essere veramente io.
Giovanna aveva fatto un lavoro con i fiocchi,
soprattutto con la pettinatura.
Avevo uno chignon adornato da piccole perline
bianche, con una piccola cascata di boccoli che scendevano da esso sulla mia
spalla destra.
Il trucco era semplice, ma risultava perfetto
abbinato al resto.
Da dietro il tulle della gonna del mio vestito
bianco, spuntò una testolina dai lunghi boccoli d’oro, con un grande sorriso
sulle labbra.
‹‹Shei bellisshima ccia!››
Sorrisi ad HollyAnn.
Sembrava un piccolo angelo nel suo vestitino
bianco.
Il cerchietto, dello stesso colore del vestito,
risaltava tra i bei boccoli biondi che ogni giorno somigliavano – per fattezza
- sempre più a quelli di sua mamma.
Mi abbracciò le gambe, affondando nella massa di
tulle che aveva il mio vestito.
‹‹Holly sta attenta a non sporcare il vestito
della zia!››
Mi voltai e scossi la testa.
‹‹Gi lasciala stare. Mi piace vederla così
felice››
Mi sorrise.
‹‹Devo ammettere però che ha proprio ragione..
Sei proprio bellissima Giuly››
‹‹È merito tuo›› sorrisi ‹‹Sono così curiosa di
vedere la faccia che farà Dougie!››
‹‹Ti stai veramente per sposare. Oddio! Sono
così emozionata per te! Mi sento più agitata adesso, di quando mi sono trovata
io nella tua situazione..››
‹‹Non dire sciocchezze.. Tu eri a dir poco
isterica quel giorno!›› risi di gusto.
‹‹Infatti non capisco come fai ad essere così
tranquilla›› disse sospetta.
‹‹In realtà sono molto, ma molto agitata. È che..
mi sembra tutto così surreale! Lo so che sono sei mesi che siamo dietro ai
preparativi per questo giorno, ma..››
‹‹È più che normale. Sono felicissima per te e
per Dougie. Ve lo meritate proprio››
Andai verso Gi e l’abbracciai stretta, cercando
di ricacciare dentro quelle lacrime d’emozione che avrebbero voluto fare la
loro uscita.
Poi bussarono alla porta.
Cercai di nascondermi meglio che potevo dietro
a Giovanna, mentre lei chiedeva:
‹‹Chi è?››
Da dietro la porta sentimmo la voce di Candy
rispondere:
‹‹Una consegna per la sposa››
Gi andò ad aprire e Candy entrò nella stanza
con una scatola tra le mani.
‹‹Ecco i sandali per la sposa! Dove credevi di
andare senza?››
Passò la scatola a Giovanna per poi venire ad
abbracciarmi.
‹‹Sei veramente bellissima!›› disse poi.
‹‹È proprio quello che le stavo dicendo io!››
Sorrisi.
Guardando Candy non potei non notare quanto
anche lei fosse bella quel giorno.
‹‹Anche tu non sei niente male! Su chi devi
fare colpo oggi?›› scherzai.
Lei sorrise.
‹‹Non è vero che non sono male›› sbuffò
‹‹Anzi.. Questa pancia sta iniziando davvero a diventare grande adesso. E non
oso immaginare come sarò tra cinque mesi››
Quattro mesi prima, da un giorno ad un altro,
all’improvviso e senza programmazioni, Candy aveva scoperto di aspettare un
bambino da Danny.
Quando mi diede la notizia non potei fare a
meno di essere felice per loro due.
Disse di essere rimasta particolarmente
sorpresa della cosa, poiché era da poco uscita dalla convalescenza, e anche i
dottori le avevano affermato di quanto fosse stata miracolata.
Ma la gravidanza procedeva per il meglio e le
cose tra Danny e Candy erano tornate alla normalità e si amavano come non mai.
Dall’ecografia avevamo saputo pochi giorni prima che sarebbe stato un
maschietto.
Danny aveva fatto salti di gioia e i due non
stavano più nella pelle. Non vedevano l’ora di vedere il piccolo nascere. Nel
mentre aveva pensato bene di chiederle la mano e qualche mese dopo la nascita
del piccolo si sarebbero sposati.
‹‹Ma non posso fare a meno di pensare quanto
sia bella questa pancia, anche se presto diventerà troppo ingombrante. Starei
tutto il giorno a carezzarla e a parlare con lui›› sorrise Candy, mentre con
una mano carezzava il suo addome rigonfio.
Io e Giovanna non potemmo fare a meno di
sorridere con lei, felici.
‹‹Adesso mettiti i sandali su›› disse poi ‹‹Non
vorrai arrivare scalza da Dougie!››
Così le due mi aiutarono ad indossare quei
deliziosi sandali bianchi Giovanna aveva tanto insistito per farmi comprare.
In realtà, anche io li avevo trovati perfetti.
Nel mentre HollyAnn saltellava tutta felice per
la stanza, osservandoci in tutte le nostre mosse.
Fu solamente quando la porta si spalancò senza
preavviso, che tutte e quattro, compresa la piccolina, ci bloccammo sul posto.
Poi Giovanna urlò.
‹‹Dougie che diavolo ci fai tu qui?! Non puoi
vedere la sposa prima del matrimonio! Lo
sai che porta male››
Vidi Dougie avanzare verso di me, per poi
restare ad osservarmi in silenzio.
‹‹Cavolo.. Danny aveva veramente ragione! Sei
bellissima, sei splendida..›› mi guardò negli occhi ‹‹Sei perfetta!››
‹‹Dougie..›› riuscii solamente a soffiare.
‹‹Lo so.. lo so. Non dovrei vedere la sposa
fino al matrimonio.. Ma non mi importa niente!›› mi prese le mani tra le sue
‹‹Io ti amo e tu ami me! Niente cambierà questa cosa. E poi ero così curioso!››
disse con fare innocente.
Poi si voltò, sorridendo.
‹‹Adesso è meglio che vada a prepararmi!
Altrimenti sarà la sposa ad aspettare e non il contrario››
Si fermò allo stipite della porta per voltarsi.
‹‹Ci vediamo dopo›› sussurrò. Poi sparì
chiudendosi la porta alle spalle.
Io e le altre eravamo senza parole.
Mi guardavano in silenzio, in attesa di una mia
affermazione.
‹‹È inutile che mi guardiate in quel modo
ragazze, non so che cosa dirvi. Lo sapete anche voi come è fatto. È un po’
matto, ma io lo adoro proprio perché è così››
Sorrisi al vuoto, cercando di immaginare come
sarebbero state le ore successive.
La Chiesa ci aveva messo a disposizione due
stanze per poterci cambiare e stare così divisi, ma a quanto pareva, Dougie non
aveva ben afferrato il concetto. Ma non mi importava. Non ero mai stata superstiziosa
e non avrei cominciato ad esserlo proprio quel giorno.
Giovanna finì di truccarmi, poi quando fui
vestita restammo in attesa di essere chiamate.
Lei e Candy avevano due vestiti color d’oro,
fasciati in vita, che ricadevano perfetti sui loro corpi.
Sarebbero state poco davanti a me, precedute
dalla piccola HollyAnn durante la camminata nella navata della Chiesa.
Il mio cuore iniziava a giocare qualche brutto
scherzo, quando qualcuno bussò nuovamente alla porta.
Era mia madre.
Era emozionata almeno quanto me.
Quel giorno avevo deciso che non sarebbe stato
Robert ad accompagnarmi all’altare. Anche se mia madre sapeva benissimo che gli
volevo bene, non avevo creduto che fosse la persona più adatta per quel ruolo.
Lei aveva capito perfettamente, ed era stata
comunque felice di poter osservare tranquilla sua figlia fare la camminata
lungo la navata, restando abbracciata all’uomo che amava.
Dopo pochi minuti Sam, l’organizzatore della
cerimonia, venne da noi, per darci l’ok ed andare.
Sentivo il cuore scoppiarmi nel petto
dall’emozione.
Arrivai alla porta della navata e vidi la
persona che mi avrebbe accompagnata fino all’altare.
‹‹Sei splendente›› sussurrò. Poi mi porse il
suo braccio.
Io lo afferrai.
‹‹Grazie Tom››
Lo guardai, riconoscente.
La musica nella Chiesa partì e tutti gli
invitati si alzarono in piedi.
Vidi la piccola Holly iniziare a camminare
felice, tenendo stretto il cuscino con le fedi, sorridendo a chiunque avesse
davanti.
Poi fu il turno di Giovanna e Candy.
Perfette come delle modelle, presero a
camminare lungo la navata.
Guardai Tom, che mi sorrise.
‹‹Andiamo›› sussurrò poi.
Facemmo così il primo passo.
Strinsi la mia mano attorno il suo braccio,
cercando la forza per andare avanti, ma quando vidi Dougie, in fondo alla
navata, dovetti pensare a come frenarmi.
Era perfetto. La giaccia del vestito nero era
appena sbottonata e lasciava intravedere il gilet dello stesso colore e una
cravatta blu oltremare, che risaltava moltissimo il colore dei suoi occhi.
Vicino a lui, c’erano Danny e Harry, sorridenti
come non mai, nei loro abiti da cerimonia.
Sapevo di aver privato Tom dal ruolo di
testimone, ma sapevo di avere fatto la scelta giusta.
Mi stava accompagnando in uno dei momenti più
importanti della mia vita.
Poco dopo la musica terminò, ed io mi trovai al
fianco di Dougie.
Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso,
era come un magnete.
Il prete iniziò la funzione, mentre io
sorridevo a Dougie.
Proprio in quel momento mi tornarono alla mente
tutti i bei momenti che avevo condiviso con lui, le risate, gli scherzi, ma
anche i momenti tristi.
Era sempre stato presente nella mia vita.
Di tanto in tanto lo vedevo voltarsi verso di
me per sorridermi e poi tornare ad ascoltare la funzione.
Arrivò poi il momento dello scambio delle fedi.
Cercai dentro di me tutto il coraggio
necessario per pronunciare la mia promessa e poi fu il turno di Dougie.
Eravamo diventati marito e moglie.
Quando il prete dichiarò ‹‹Lo sposo può baciare
la sposa›› Dougie si chinò verso di me e mi diede il bacio più dolce della mia
vita.
Il primo di una lunga serie.
Cinque
anni dopo.
‹‹Emily vieni qua! E chiama anche Holly!››
chiamai.
‹‹Si mamma arriviamoo!››
Una squillante vocina mi rispose dalla stanza
parallela e poco dopo due bambine, mano nella mano, trotterellarono da me.
‹‹È arrivato il momento di aprire i regali
mamy?››
‹‹Non ancora, ma guarda un po’ chi c’è?››
Mia figlia, Emily Poynter, guardò nella
direzione che avevo indicato, per poi urlare:
‹‹Dylan!››
Si avvicinò correndo al primogenito dei Jones,
per abbracciarlo:
‹‹Sei arrivato!››
Gli diede un piccolo bacio sulla guancia.
‹‹Bleah, che schifo Em!››
Un coro di risa si levò nella stanza.
‹‹I tuoi amichetti sarebbero gelosi di te››
disse HollyAnn.
‹‹Ah ah›› disse Dylan con fare noncurante.
‹‹Allora apriamo i regali mamma??›› si lamentò
il piccolo, tirando la gonna della mamma.
‹‹Se tutti siamo pronti..››
Candy mi guardò con un sorriso.
Mi guardai intorno per una ricognizione.
Le famiglie Poynter, Jones e Fletcher erano
presenti al completo nella sala della mia casa, per festeggiare un nuovo
Natale, come da tradizione.
Quell’anno mancava solamente Harry, che si
trovava in luna di miele con la sua - da poco - mogliettina.
‹‹Va bene ragazzi, potete aprire i regali!››
Un coro di grida eccitate si levò nella stanza,
e i tre bambini corsero sotto l’albero, per cercare i regali che Babbo Natale
aveva portato loro quell’anno.
Non potei fare a meno di sorridere.
Il tempo stava passando velocemente.
Rivedevo la mia vita scorrermi velocemente
davanti.
Il mio matrimonio con Doug, la luna di miele in
giro per l’America, la nascita di Dylan e il matrimonio di Danny e Candy, la
scoperta di aspettare una bambina.
Erano stati mesi intensissimi quelli della
gravidanza, ma anche mesi indimenticabili, sicuramente tra i più belli della
mia vita.
E poi la sua nascita e le nuove emozioni che
aveva portato con sé.
Io e Dougie la amavamo a tal punto da non
riuscire a togliere lo sguardo da lei neanche per un secondo.
Lo stesso colore degli occhi di Dougie, celesti
come il cielo e i capelli color nocciola.
Doug non aveva ancora smesso di vantarsi con le
persone per la bellezza di sua figlia.
Oltre a decantarla tanto, ne era anche
gelosissimo, ed io ogni volta mi facevo delle sane risate, al pensiero di come
si sarebbe comportato di lì a qualche anno, quando anche nostra figlia avrebbe
conosciuto l’amore.
La piccola HollyAnn si era affezionata alla mia
Emily dal primo giorno che l’aveva vista in ospedale, e giorno dopo giorno
erano cresciute assieme, come due sorelle. Le separavano tre anni di età, ma a
loro andava bene così.
Holly si prendeva cura di Emily come se fosse
la cosa più preziosa della sua vita.
E poi c’era Dylan.
Quel piccolo mascalzone dagli occhi verdi,
presi tutti dalla madre, e i capelli ribelli e riccioli del padre.
Un anno più grande di Emily, era stato da
subito il suo idolo.
Mi faceva tenerezza quando in casa da sola con
lei, dal nulla se ne usciva con un:
‹‹Diiaan doèè?›› come se non ne potesse fare a
meno.
Dougie era geloso anche del piccolo Jones, ed
ogni volta rimproverava Danny, dicendogli che doveva tenere suo figlio lontano
da nostra figlia.
Danny lo liquidava sempre con un:
‹‹È il fascino di noi Jones.. Non ci puoi fare
niente››
E Dougie veniva poi sempre da me a lamentarsi.
Si era creata una sintonia perfetta tra le
nostre famiglie.
A poco a poco si era aggiunto anche Harry, che
aveva finalmente trovato l’amore della sua vita, Eve.
E ogni anno festeggiavamo il Natale insieme,
come eravamo sempre stati abituati a fare.
Una scusa come un’altra per stare insieme,
anche se a noi le occasioni non mancavano mai.
‹‹Awww! La Barbie Gran galà, che bella!››
sentii mia figlia urlare.
‹‹Visto mam? Sono stata buona e Babbo Natale mi
ha premiata››
‹‹Tu sei sempre buona›› vidi Doug andare verso
di lei e prenderla tra le sue braccia.
‹‹La più buona che c’è›› per poi iniziare a
morderle le guance.
‹‹Dai papààà›› rideva lei
Adoravo vederli assieme.
Erano la realizzazione di quel sogno che avevo
sempre avuto.
Una famiglia da amare e da cui essere amata, e
degli amici magnifici, sempre pronti ad aiutarmi nel momento del bisogno.
Vederli lì, vicino a me, mi dava la forza e la
voglia di vivere giorno per giorno.
Sapevo che i problemi non sarebbero finiti e
che le sorprese non sarebbero mai mancate, ma nonostante tutto la vita andava avanti.
*
*
*
Eccoci
qua.
Life goes on è arrivata al suo termine e il ciclo di New Life si è totalmente concluso.
Non
avrà un continuo e non penso che ci saranno neanche i Missing Moment (che avevo
pensato di scrivere in un primo momento).
Vorrei
ringraziare chiunque ha letto questa storia e spero che vi sia piaciuta almeno
un po’.
Ogni
volta che ci torno su ci trovo degli errori e la correggo, la modifico.
È
stato un lavorone grande per me. È la mia storia più lunga e ammetto che ne
sono più o meno fiera.
Spero
di avervi lasciato qualcosa ^.^
Giuly