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Autore: AtenaPallade    09/11/2009    2 recensioni
Jo e Laurie. Dovete aver letto piccole donne crescono fino al capitolo 18 e poi continuare con il mio 19! Buona lettura
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quel pomeriggio era piuttosto freddo: Hannah era dovuta uscire per delle commissioni, Meg ed Amy erano sedute sul divano intente ad ascoltare la lettura di un libro che Laurie stava leggendo per loro ed a lavorare, una a maglia e l’altra su un disegno. Jo aveva la mente altrove e non lo stava neanche udendo: guardava depressa fuori dalla finestra il paesaggio desolato tipico di una giornata invernale; dava le spalle a Laurie ed alle sorelle, ed era accovacciata sulla poltrona con le braccia incrociate sopra allo schienale e il mento appoggiato sopra ad esse.

Era tornata la ragazza di sempre, nonostante avesse conservato gli insegnamenti di Rose: ora non c’erano più balli per i quali preparasi, giri in città per negozi da organizzare, giornate al parco piene di divertimento con gli amici. Ora era calata la solita e triste routine e Jo aveva accantonato volentieri tutti quegli abiti sfarzosi degli ultimi mesi che l’avevano aiutata a sopportare il dolore per Beth.

Sospirava di tanto in tanto: fuori era tutto troppo bianco, tutto troppo silenzioso e tutto troppo fermo.

Ad un tratto qualcuno bussò alla porta e Laurie smise un attimo la lettura, Meg si alzò e andò verso la porta.

“Fred! Che piacevole sorpresa!” esclamò Meg.

“Buongiorno Meg” rispose lui “splendida come sempre. Raramente si fanno incontri di cotanta bellezza!” aggiunse sfiorando con la bocca la mano di Meg e provocando in lei uno stato di piacevole agitazione.

I due si diressero in soggiorno dove trovarono gli altri ad attenderlo. Jo si alzò e gli andò incontro “Fred! Che piacere rivederti!”

Fred non nascondeva che, dopo l’incontro a New York, aveva iniziato a pensare a Jo più spesso; sapeva che la ragazza non è proprio tutto ciò che un ragazzo di buona famiglia come lui dovrebbe avere al suo fianco, ma quel caratterino particolare e quegli atteggiamenti a volte da maschiaccio, nonostante l’ultimo periodo in cui Jo sembrava aver mitigato parecchio ma che inesorabilmente a volte rispuntavano, lo attiravano alquanto.

“Il piacere è tutto mio!” le rispose con aria maliziosa.

“Fred! Cosa ci fai qui? Fa troppo freddo per l’accampamento Laurence!” gli disse Laurie facendo sorridere tutti.

“Sono venuto a far visita ai miei amici.” Rispose lui allargando le braccia per indicare i presenti nella stanza “Ho girato parecchio in questo ultimo periodo, Jo ed Amy possono confermarlo!” rispose Fred guardando le due ragazze.

“Possiamo confermarlo, assolutamente!” disse Amy sorridendo.

Jo si sedette in fondo alla stanza nella sua poltrona preferita ed appoggiò il gomito destro sul relativo poggiolo: se avesse saputo cosa in seguito quella posizione le avrebbe portato, non l’avrebbe di certo fatto. Fred si sedette alla destra di Jo, sul divano.

I ragazzi cominciarono a parlare dei loro viaggi; Fred ad un certo punto disse “Quella volta a New York hai danzato divinamente!” guardando l’amica e scoppiò a ridere: Jo si coprì con la mano sinistra il viso rosso per l’imbarazzo “Ti prego Fred, non farmi vergognare davanti a tutti! Conoscono già il mio modo di ballare, somiglio più ad una cavalletta con le convulsioni, ma non c’è bisogno di riconfermare la cosa!”

“Credo che una cavalletta con le convulsioni non sarebbe mai riuscita a pestarmi i piedi tante volte quante l’hai fatto tu in una sola sera!”

“Non sono portata per danzare. Rose si è impegnata tanto con me e qualcosa è riuscita ad insegnarmi, ma c’è qualche passo invece che ancora non mi è ben entrato in testa!” disse Jo guardando divertita Fred.

“Non preoccuparti, cara Jo, c’è tutto il tempo per imparare. Se vuoi posso aiutarti io!” E così dicendo le prese la mano destra. Jo arrossì violentemente: il suo istinto le avrebbe suggerito di togliere immediatamente la mano e di pronunciare qualche parola di sdegno nei confronti di Fred, ma riuscì, con suo grande stupore e forse perchè colta alla sprovvista, a trattenersi ed a sviare il discorso.

Al culmine dell'imbarazzo, Jo si alzò e disse “V-vado a fare del caffè. Torno fra poco!” e si riparò in cucina, chiudendo la porta alle sue spalle con il cuore in affanno. Si chiedeva fra sé e sé se Amy, Meg e Laurie avessero visto o no tale gesto e, maledicendo sé stessa per l’accaduto, anche se in realtà colpe lei non ne aveva, si mise all'opera per fare il caffè. Le balenò nella mente un pensiero “E se…”, poi scrollò la testa e si disse sogghignando “No! Non potrei mai sposare Fred!”. In quell’istante entrò Laurie che si appoggiò alla porta chiusa alle sue spalle e guardò Jo con aria mista fra il divertito ed il preoccupato.

“Hai un nuovo corteggiatore, non sei felice, Jo?”

Jo lo guardò con uno sguardo omicida “Teddy, non ora, ho da fare.” fu la secca risposta.

“È decisamente migliore di me nell’arte del corteggiamento. Dopo pochi incontri è già riuscito a stringerti la mano, mentre a me per una sola proposta di matrimonio mi ci sono voluti anni!” esclamò con un tono di voce amareggiato.

“Teddy, ti prego, non cominciare con questi discorsi, non portano da nessuna parte. E lo sai.”

“Ma perché devi reagire così ogni volta che affrontiamo il discorso, Jo.” Le disse Laurie avvicinandosi lestamente a lei come farebbe un leone ormai sicuro della sua preda “L’ho notato sai, anche tu provi qualcosa per me e non c'è niente di sbagliato. Perché devi rendere sempre tutto così tremendamente difficile!” e la afferrò per le spalle così saldamente che Jo sentì per un attimo il suo cuore fermarsi.

Era maledettamente vero ciò che le stava dicendo Laurie, non c'era niente di male nell'amare e nel farsi ricambiare, nel voler condividere insieme il resto della vita, nel voler creare una famiglia. Era tutto così normale e naturale che per un attimo Jo scordò che Laurie apparteneva ad Amy e che difficilmente le cose sarebbero cambiate. Si fece abbracciare da Laurie e lui la strinse forte a sé; Jo si sentiva persa e vulnerabile, avrebbe voluto rimanere così, in quell'istante di estasi e pace per chissà quanto tempo, poi una risatina proveniente dal salotto la fece tornare in sé e si allontanò da Laurie.

“No, Teddy, è mia sorella!”

Lui la afferrò per i polsi e la guardò dritta negli occhi: Jo sentiva il suo cuore battere forte e pulsarle alle tempie quasi da farle male; Laurie le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente. Jo era completamente immersa in quel bacio, così caldo, così profondo e così umido che non potè far altro che mettere le braccia attorno al collo di lui e far scorrere le mani fra i capelli neri di Laurie.

Quando le loro labbra si separarono, Jo appoggiò la testa sul petto di Laurie e lo strinse a sé quasi come se volesse trattenerlo così a vita; sapeva quanto era sbagliato tutto ciò, ma non riusciva a controllarsi. Poi, in un attimo di razionalità, gli disse “È meglio non fare stupidaggini, Teddy. Ti prego. Cerchiamo di essere ragionevoli.”

Così dicendo si allontanò dalle braccia di Laurie e, versato il caffè nelle tazzine, prese il vassoio e uscì dalla cucina lasciando il ragazzo da solo a sbollire la rabbia.

Jo entrò in salotto e posò sul tavolino basso il caffè, poi si andò a sedere in fondo alla stanza nella sua poltrona preferita.

Mentre beveva la sua mente cominciò a viaggiare per i pensieri proibiti: a Laurie, alle sue braccia forti e alle sue mani calde, alle labbra morbide ed umide che l’avevano baciata pochi istanti prima e non si accorse ovviamente che le sue guance presero un colore rosso vivido.

Laurie, altrettanto rosso in viso ma per ben altro motivo, entrò nella stanza: se fosse stato per lui sarebbe uscito di casa e sarebbe andato a tirare qualche pugno all’albero lì fuori.

“Stai poco bene, cara? Sei tutta rossa in viso!” esclamò Meg vedendo Jo stranamente colorita.

“Cosa? Ehm, no tutto bene. È solo il caffè.”

I discorsi continuavano a fluire e i racconti si facevano più animati; Jo era sempre più estranea alla situazione e le sembrava che le persone presenti nella stanza non parlassero la sua stessa lingua. Tutto le suonava come ovattato ed incomprensibile.

Fred si ritirò poco prima della cena e Laurie fece altrettanto. Rimasero solamente le ragazze e Daisy e Demi che stavano ancora dormendo al piano di sopra.

Jo non se la sentiva di mangiare: il suo stomaco era completamente sottosopra e l’unica cosa che poteva fare, in quello stato, era andare in soffitta. Aprì piano la porta, quasi per non disturbare il silenzio che c'era in quella stanza; camminò verso la sua scrivania e l'accarezzò come si fa con un animale o una persona cara: “è da tanto che non scrivo” pensò; voltò lo sguardo verso il divano a tre piedi dove giaceva il cuscino rosso di Beth, lo prese in mano, si sedette sul divano e lo strinse a sé. Avrebbe tanto voluto tornare indietro nel tempo, in quei periodi pieni di felicità, quando la famiglia era al completo, quando l’unico sentimento conosciuto era l’amore fraterno e l’unico dolore provato era quello delle palle di neve in pieno volto o di una caduta dall’albero in giardino.

Il quel momento bussò Meg, entrò piano piano e si avvicinò alla sorella.

“Cosa c'è Jo? Eri così felice ieri, cosa può essere mai successo ora?”

“Oh, Meg! Sono così triste, non so se posso confidarmi con te! Non voglio che ti arrabbi.”

“Jo, dimmi di che si tratta, così posso aiutarti...” le disse Meg accarezzandole la testa.

Jo si calmò e dopo qualche istante cominciò a cercare le parole giuste per affrontare l'argomento, poi disse “Credevo di farcela, mi sentivo forte, sentivo che avrei potuto affrontare la situazione. Anche quando sono tornata e vi ho rivisti tutti, sapevo che avrei potuto tenere duro, che sarei riuscita a controllarmi ed invece sono solamente una stupida, una perfetta stupida!”

Meg guardò Jo con aria interrogativa e le chiese “Di che cosa stai parlando, Jo, non capisco, che cosa stai dicendo?”

“Laurie!” aggiunse Jo.

“Cosa c'entra Laurie?”

“Credo di amarlo…” disse Jo mangiandosi la parte finale della frase e cercando di nasconderla mettendo la testa nel cuscino.

La sorella rimase freddata dalla notizia: sapeva che Jo aveva rifiutato Laurie per ben tre volte e ora si chiedeva come poteva essersi accorta così tardi di provare qualcosa per lui.

“Jo, non credo di poterti aiutare se questo è il pr...” Meg non riuscì a terminare la frase che dalla porta socchiusa entrò Amy fremente.

“Immaginavo che sarebbe successo, prima o poi.” iniziò Amy “Lo sapevo che saresti riuscita a rovinare tutto.”

Jo alzò incredula lo sguardo verso Amy, aveva combinato un bel pasticcio ora. Se l’avesse saputo Laurie di come l’argomento stava per essere affrontato, se la sarebbe presa a morte con lei.

“M-mi dispiace, Amy. Davvero. Mi farò da parte, cercherò di soffocare i miei sentimenti. Non ho nessuna intenzione di intromettermi nella tua vita. “

“Cosa? Jo! Tu l’hai già fatto! Non avresti dovuto neanche avvicinarti a lui!”

“Amy, è difficile da spiegare, so di aver sbagliato. Sarei dovuta rimanere a New York, ma sono convinta che in qualsiasi momento della mia vita fossi tornata qui, sarebbe successa la stessa cosa, almeno per quanto riguarda me. Davvero Amy, ero convinta di essere riuscita a dimenticare o per lo meno di riuscire a gestire la cosa ed invece mi sbagliavo!” Rispose Jo con un’espressione davvero pentita e mettendosi la testa fra le mani.

Poi aggiunse guardando la sorella dritta negli occhi “Voglio essere sincera con te, Amy, penso di amarlo.”

“Oh, Jo! Davvero saresti capace di portarmelo via?” disse Amy avvicinandosi alla sorella.

Meg si trovava fra due fuochi e non sapeva assolutamente cosa fare e come gestire la situazione “Ragazze, ragionate, siamo sorelle. Ciò che ci lega è molto più forte del legame che potreste mai arrivare ad avere con un futuro marito.”

“Meg!” disse Amy “non cercare di difendere Jo! Lo sapevo che l’avresti fatto! Il suo comportamento è ingiustificabile! Meg, mi sono già immaginata la mia vita, una bella casa, un bel marito, bei vestiti, feste e possibilità di viaggiare per il mondo per la mia arte!”

“Amy” intervenne Meg alzandosi di scatto e guardando la sorella stupita “pensi che la vita matrimoniale sia fatta solamente di bei vestiti e feste? Condividere la vita con una persona va al di là del lungo elenco di frivolezze che hai fatto tu, vuol dire combattere ogni giorno per far valere l’amore ed il rispetto, in ogni situazione, sia essa gradevole o sgradevole. Vuol dire creare un luogo caldo ed affettuoso per accogliere i figli che Dio vorrà mandare, vuol dire insegnare loro a scegliere la strada giusta e sorreggerli nei momenti di sconforto, vuol dire amare il proprio marito e cercare sempre di rinnovare l’amore anche con piccoli gesti. Tu, Amy, nelle tue belle parole, non hai mai menzionato la parola “amore” che è quella fondamentale per la costruzione di una famiglia! Sono sconcertata da come tu possa difendere tale rapporto basandolo solamente sulle cose materiali!”

Mentre Meg diceva queste parole, il viso di Jo era esanime: fissava la sua piccola scrivania in fronte a lei senza in realtà vederla davvero; i suoi occhi erano appannati di lacrime e non aveva la forza necessaria per aggiungere qualcosa sull’argomento.

Amy, dopo le parole di Meg, uscì dalla soffitta piangendo: la feriva sapere che tutti avevano quell’opinione su di lei, ma si rese anche conto che effettivamente non aveva mai dato modo agli altri di pensarla diversamente. Forse quello che diceva Meg non era poi così sbagliato: seduta sul suo letto provava ad immaginare una vita intera passata al fianco di Laurie e poco a poco le sembrava sempre più difficile farlo. Certo, Laurie era un bel ragazzo, buono ed altruista ed aveva fatto molto per lei e per l’intera famiglia March, ma non era certo il tipo di ragazzo che poteva piacerle davvero, non se poi lui era innamorato ancora della sorella.

Dovette riconoscere che in Europa si era fatta prendere troppo la mano; viaggiava in continuazione da un posto all’altro, spendendo cifre in abiti e altre frivolezze. Le era facile pensare di condividere una vita così insieme a Laurie che era lì in quel periodo, soprattutto perché anche lui non era uno che disdegnava l’acquisto di cose inutili ed in Europa, entrambi, diedero sfoggio dei loro peggiori difetti su questo argomento. Ma la vita insieme, quella è un’altra cosa: Meg aveva ragione. Neanche l’essere umano più ricco poteva sfuggire dal dolore e dalla sofferenza.

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Ancora un grazie a chi sta seguendo i miei capitoli ed a chi si ferma a lasciare commenti!

AtenaPallade
  
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