It's a child's
play
IV ~ Cereali e inviti
Condividiamo tutto, ma non toccare i miei cereali.
Ero in ritardo. Decisamente in ritardo.
Non arrivavo tardi a lavoro da... Da mai.
Ero sempre puntuale, anche troppo. Spesso arrivavo anche prima dei
'miei capi'.
Ed oggi invece ero in ritardo di ben quindici minuti.
Quindici minuti, che lo sapevo, mi avrebbero cambiato la giornata.
Era terribile, strano, contro natura.
Ma come ad ogni cosa c'era una spiegazione e la mia portava il nome
di Dominique Weasley.
Si era trasferita a casa mia da meno di ventiquattro ore eppure
aveva già rovinato i miei preziosissimi equilibri.
Aveva mangiato e finito i miei cereali.
Aveva spostato lo zucchero ed il caffè.
Aveva lasciato persino il latte fuori dal frigorifero.
Ed -insensatamente, dato il suo giorno di riposo dovuto alla 'pausa
premio'- aveva occupato il bagno.
Non era quindi da attribuire ad una sgradevole coincidenza se il
mio primo ed ultimo ritardo corrispondeva esattamente al suo arrivo.
“Dom, sto uscendo.” Urlai, controllando che ci fosse tutto nella
borsa. “Se hai bisogno di qualcosa...” Continuai, prendendo la sciarpa ed il
mantello. “Sai dove trovarmi, okay?”
Nessuna risposta.
“OKAY?” Riprovai, alzando la voce.
“Okay, okay.” Borbottò, comparendo all'improvviso in sala ancora in
pigiama.
“Vuoi che resti qui? Posso sempre dire a Lys-”
“No no, vai pure.” Sorrise. “Sto bene.”
Non stava bene, per niente. Ma sarebbe servito a qualcosa
insistere?
“Allora vado.” Assentii, smaterializzandomi prima di poter anche
solo pensare di cambiare idea.
La solita e fastidiosa sensazione di risucchio mi fece ricordare il
perché amavo raggiungere il 'Cavillo' a piedi, o al massimo in bus.
Ancora piuttosto scossa raggiunsi la mia scrivania e solo allora mi
accorsi del ragazzo, meglio noto come uno dei miei due capi, che mi stava
aspettando.
“Sono in ritardo, lo so.” Ammisi prima che potesse anche solo dire
una parola.
“Non è un problema.”
Non è un problema per te, avrei voluto specificare, ma
lasciai perdere. Mai litigare col proprio capo, anche se lui è un amico di
famiglia e un compagno di Hogwarts, nonché migliore amico di molti miei cugini.
Presi posto e sbuffai: quella scrivania era un disastro.
“Come sta Dominique?”
Mi accigliai confusa.
Lui era il migliore amico di Fred e James, non di Dominique e
quindi non doveva interessargli il suo stato d'animo.
“Bene.” Mentii.
“Intendo, come sta dopo ieri?” Riformulò la domanda,
calcando bene sulle ultime due parole.
Ovviamente sapeva -come tutto il mondo magico o quasi- ciò che era
successo ed altrettanto ovviamente era stato James o più probabilmente
Fred a metterlo a conoscenza.
Ciò che non era ovvio, era il perché si ostinasse a chiedere di
Dominique.
Lui era Lorcan Scamander, uno del quartetto -se non il numero uno-
degli imbecilli.
A lui non era mai importato dei sentimenti in generale, figuriamoci
di quelli di mia cugina o dei miei.
“Bene.” Ripetei.
Ora era lui quello confuso.
“Rose, so cos'è accaduto ieri e sono certo che Dom non possa
stare bene.”
Un attimo, come l'aveva chiamata... Dom?
Lorcan si rivolgeva a noi chiamandoci Le inseparabili Weasley,
mai per nome. E quindi la frase più corretta sarebbe stata: 'Inseparabile
Weasley Due, so cos'è accaduto ieri e sono certo che l'Inseparabile Weasley Uno
non possa stare bene.'.
Ecco, allora perché l'aveva chiam-.
Ero un'idiota, completamente.
Lui non era Lorcan, lui era Lysander, il meno imbecille del
quartetto.
Possibile che dopo tutti questi anni non riuscissi ancora a
riconoscerli?
Possibilissimo, si.
Per un momento fui tentata di dare la colpa alla smaterializzazione
ed al conseguente stordimento, ma perché mentire a se stessi?
“Oh, beh... Se lo sai, è inutile nascondertelo.” Ottima mossa,
Rose. “Come hai giustamente pensato tu, non sta affatto bene, anzi.”
Com'era prevedibile i suoi occhi grandi occhi marroni s'incupirono.
A differenza del gemello, a Lysander importava ed anche molto di
Dominique.
“Posso fare qualcosa?”
“Puoi andarla a trovare, è a casa mia ora. Sono sicura che sarà
felice di vederti.”
“Magari più tardi andrò a fare un salto, allora.” Annuì. “Adesso sarà meglio che vada. Io e Lorcan
stiamo cercando il nuovo fotografo ed inaspettatamente si sta rivelando una
vera impresa.”
“Un nuovo fotografo?” Chiesi sorpresa. “John non va più bene?”
“Oh si, John andrebbe sicuramente bene se solo ci fosse. Ma
purtroppo non c'è.” Rispose. “Ha avuto la brillante idea di lasciarsi questa
vita alle spalle e di coltivare la sua più grande passione: Le carote.” Spiegò.
“Le carote?” Non potei fare a meno di ridacchiare.
Cosa c'era d'interessante nelle carote?
“Esatto. Vuole fotografare ogni specie esistente di carote e per
questo girerà il mondo.” Precisò.
“E' sempre stato un tipo avventuroso.” Ironizzai.
“Già. Ora vado davvero, però... Lorcan sarebbe in grado di scartare
ogni singolo aspirante-fotografo.”
“Scartare o spaventare.”
Spalancò gli occhi inorridito. “Devo andare, davvero.”
Affermò, precipitandosi verso il suo ufficio.
Scossi la testa, rassegnata e divertita al tempo stesso.
Non sarebbero mai cambiati.
Sospirando, spostai lo sguardo sulla mia scrivania e su tutto il
lavoro accumulato nelle ultima settimane.
Incoraggiata dal pensiero 'Prima inizi, prima finisci.', aprii il
primo fascicolo. Trattava di un noto mago che aveva scoperto un modo pe-.
“Rose?”
Evidentemente non era concesso lavorare oggi.
Alzai la testa e fui stupita di trovare mio cugino in piedi davanti
a me con un gran sorriso sul viso ed un sacchettino di carta dall'aria
invitante in mano.
“Che ci fai qui?” Domandai senza troppi giri di parole.
“Ho appena finito il turno di notte e ho pensato 'Andiamo a trovare
la mia adorata cuginetta a lavoro' e per non sembrare
scortese o chissà cosa, ho portato anche le brioches!” Disse, alludendo al
contenuto del sacchettino.
“Al, se devi chiedermi come sta Dominique, fallo e basta.”
“Ma-”
“Nessun ma.” Lo fermai prima che potesse accampare scuse inutili.
“Comunque non sta ancora bene, credo che le serva più di un giorno per
riprendersi.”
“Certo.” Il sorriso meno luminoso, ma sempre presente.
“Se non c'è altro, io dovrei continuare, o meglio iniziare a
lavorare. Non vorrei dare ulteriori grane a Lysander e Lorcan, hanno già il
loro bel da fare con la ricerca del fotografo.”
“Si è licenziato?”
“Già, ed ora stanno cercando un rimpiazzo degno del caro e vecchio
John.”
“Capisco. Allora vado. Uh, quasi dimenticavo, queste sono per te...
Te le lascio qui.” Appoggiò i croissant sulla scrivania. “Ci vediamo e...
Salutami Dom.”
“Lo farò e grazie per le brioches e per la visita.”
Gli sorrisi qualche secondo prima che si smaterializzasse.
Sbuffai, guardando le carte che avevo davanti.
Una piccola pausa non avrebbe ucciso nessuno, vero?
Afferrai il sacchettino e lo aprii.
Al cioccolato?
Albus Severus Potter era decisamente un genio.
---
Non ricordavo neppure da quanto tempo ero
distesa sul letto, con il viso sprofondato nel cuscino e le unghie affondate
nel copriletto. Era come se tutte le energie mi fossero state strappate via con
brutalità, lasciando solo un involucro vuoto senza la minima forza per andare
avanti. Mi sentivo privata di ogni felicità, quasi avessi avuto un
incontro troppo ravvicinato con un Dissennatore dal quale non riuscivo a
riprendermi.
Normalmente non sono mai stata il tipo di
persona da piangersi addosso, specie quando, come in quel caso, non riuscivo
proprio a sentirmi colpevole di quanto accaduto.
Quel giorno tuttavia era come se un'altra
Dominique avesse preso il sopravvento, una Dominique più abbattuta e depressa
che mai.
Il perché, d'altro canto, era lampante peggio
della Stella Polare che illumina la volta celeste per indicare il cammino verso
nord durante le ore notturne.
Io non mi sentivo in colpa. Ed era questo, al di là
di tutto, da lasciarmi senza vigore. Avevo distrutto un matrimonio, deluso la
mia famiglia e creato una rottura probabilmente indelebile tra me e mia sorella,
eppure solo quando avevo baciato Teddy mi ero sentita finalmente me stessa.
Come potevo sentirmi sbagliata, quando l'unico
momento in cui ero stata davvero io era stato proprio quello di cui avrei dovuto
colpevolizzarmi?
Sbuffai e, di nuovo, tuffai il viso nel
cuscino.
Ma perché avevo dovuto innamorarmi proprio di
Teddy Lupin?!
Oh, beh, in effetti era ovvio il perché. Con
la sua gentilezza, i suoi modi goffi ma tanto dolci, aveva saputo scardinare
quella fortezza d'acciaio che per anni avevo imposto al mio cuore. Era stata
una cosa graduale, una sensazione piacevole all'inizio. Eppure ben presto
i suoi preziosi sorrisi erano diventati qualcosa di più e mi ero accorta
con stupore di pensare sempre più spesso a che colore avrebbero avuto i suoi capelli
la prossima volta che ci saremmo visti, contando i giorni che mi separavano
dallo scoprirlo. Guardavo i suoi occhi e non riuscivo a pensare che fosse il
fidanzato di mia sorella, ma solo alle sfumature più sottili, all'intensità che
sapevano assumere e al modo in cui riuscivano a farmi sentire.
Teddy mi guardava come se io fossi Dominique, e
non solo la sorella della perfetta Victoire.
Col senno di poi, credo sia stato quasi
inevitabile, se non naturale, per me innamorarmi di lui.
Scacciai quei pensieri quando mi accorsi che
qualcosa stava trillando e, aguzzando l'udito, capii che era il campanello del
citofono a fare tutto quel rumore.
Corrugai la fronte, perplessa, e seppure la
tentazione di rimanermene distesa sul letto fosse quasi irresistibile, al
quinto squillo decisi che potevo anche andare a vedere chi fosse, non tanto per
me quanto per Rose. Le dovevo tanto perché, in fin dei conti, in quella
situazione era stata l'unica ad aiutarmi tanto direttamente, perciò il minimo
che potevo fare era andare ad aprire la porta della sua casa per
vedere di chi si trattasse. Beh, in verità le dovevo molto più di quello, ma
allo stato attuale dei fatti era pure l'unica cosa che le mie rade energie mi
consentivano di fare.
Anzi, fu per me sconcertate scoprire di avere
ancora un briciolo di forza tale da riuscire non solo ad alzarmi dal letto,
finanche a trascinarmi verso la porta.
Dimenticai di chiedere chi era e, in un impeto
dell'antico orgoglio che mi aveva sempre caratterizzata, spalancai direttamente
la porta.
Alzai un sopracciglio. Capelli del colore del
grano, occhi di un caldo marrone e sguardo penetrante. Lysander.
“Che ci fai tu qui?” Domandai, fredda e
distaccata come non riuscivo a smettere di essere neanche dinanzi a quello che,
tirando le somme, poteva essere considerato per certi versi quale il mio
miglior amico.
Lysander aveva diciannove anni, come me. Di
vista ci conoscevamo sin da quando eravamo dei mocciosi curiosi, ma era stato
ad Hogwarts che avevamo iniziato a sforzarci di andare oltre lo strato apparente
per scendere in profondità. Lui aveva questa straordinaria capacità di saper
capire le cose prima di tutti, specie con me, e di sopportarmi anche quando non
me lo meritavo affatto, anche come in quel momento.
Una persona normale nel mio stato
d'animo l'avrebbe come minimo abbracciato, mentre io mi limitai a
rivolgergli la mia occhiata più glaciale, neanche fosse stata tutta colpa sua
se avevo baciato Teddy e distrutto la felicità di mia sorella.
“Beh sai, anche io sono contento di vederti
Dom, ma non è che lo sbandiero come fai tu.”
Feci una smorfia che, da qualche parte del
mondo, poteva anche tradursi quale sorriso.
“Posso entrare, o pensi che dovrò rimanermene
qui fuori ancora a lungo?” Ripartì subito alla carica Lysander, rinvigorito
dalla mia reazione.
Di rimando incrociai le braccia sotto al seno
e assunsi un cipiglio scocciato. “Se proprio devi...” Borbottai, ma in realtà
ero davvero contenta di vederlo.
Lui non fece neanche caso alla mia
affermazione e, con un'unica fluida mossa, s'infilò nell'appartamento di Rose.
Mi corressi.
Nell'appartamento di Rose ed io.
“A quanto pare hai creato un bel trambusto
ieri, eh?” Andò dritto al punto Lysander, senza troppi giri di parole, mentre
senza alcun invito iniziava a squadrare e analizzare tutti gli oggetti che
entravano nel suo campo visivo.
Mi era sempre piaciuta quella qualità anche
se, come in quel caso, poteva risultare scandalosamente sconveniente.
“Come lo sai?” Indagai piuttosto, evasiva.
“Ma non li leggi i giornali?” Per tutta
risposta Lysander alzò gli occhi al cielo con aria esasperata, salvo poi
regalarmi uno di quei suoi smaglianti sorrisoni. “Tua cugina.” Mi rivelò
quindi, sbrigativo.
Scommetto che avrei dovuto immaginarlo visto
che Rose lavorava al Cavillo, regno dei Lovegood-Scamander. Eppure non riuscivo
ad essere arrabbiata con lei, anzi le ero addirittura grata. Rose sapeva quanto
la genuinità di Lysander riuscisse ad avere effetti benefici su di me e, c'era
da giurarci, doveva averlo pensato mentre gli passava l'informazione.
“In verità Fred mi aveva già accennato
qualcosa, tipo ieri sera.” Rivelò ad un tratto lui, mentre si soffermava con
particolare enfasi su un quadretto raffigurante me e Rosie qualche anno prima.
C'era da aspettarsi anche quello, suppongo,
visto che Fred aveva un anno in più di Lorcan e Lysander, era finito in casa
col primo e aveva stretto una solida amicizia con entrambe. Con James, erano il
Quartetto Imbecilli, come li avevamo battezzati scherzosamente io e Rose durante
il mio terzo e, di conseguenza, il suo secondo anno.
“Quel pettegolo...!”
“Non sei andata al lavoro oggi?” Aveva messo
le mani su una foto raffigurante zia Hermione, zio Ron e zio Harry ai
tempi di Hogwarts.
Scossi il capo. “Pausa premio.” Già, premio come miglior guastafeste al
mondo...
“Domani ci andrai?”
“Credo di sì.” M’imbronciai. “Cosa sono tutte
queste domande?”
Alla domanda Lysander si paralizzò per un
lungo istante così, con la mano a mezz’aria, per poi posare il libro che avevo
regalato a Rose lo scorso Natale dove l’aveva preso e voltarsi dalla mia parte
con un’espressione assorta e indecifrabile che mi fece fremere inavvertitamente.
Reazione che durò giusto pochi secondi, perché subito ritrovai la mia solita
freddezza con cui affrontavo il mondo. O meglio, con cui scappavo dal mondo, come mi aveva sempre fatto notare Rose.
“Stai bene?”
Mi colpì. La domanda mi colpì. Lysander mi colpì.
“Sì certo. Sto bene.” E mi colpì la mia voce, così impersonale da
spaventarmi.
Tutta me stessa voleva gridare il contrario,
che stavo male, a pezzi, e che mi sentivo come se mi fosse appena passato
addosso l’Hogwarts Express. Ma era proprio quello il punto: io non meritavo
niente. Era mia la colpa.
“Davvero?” Come ovvio, lui non sembrò crederci
molto, anzi non sembrò crederci affatto.
Scrollai le spalle e lasciai cadere le mani
con fluidità. “Davvero.” Assicurai, sostenendo il suo sguardo con estrema
pazienza.
Sapevo che mi stava studiando, che stava
cercando il barlume di bugia su cui appigliarsi, ma sapevo anche come
impedirglielo, come chiudermi a riccio affinché non trovasse nulla da obiettare
e, così come le altre volte, riuscii nel mio intento.
Dopo un infinito attimo di silenzio, Lysander
sospirò una nuvola d’aria, per poi animarsi dell’ennesimo sorriso travolgente.
“Domani usciamo allora!” Se ne uscì, quasi fosse stata la cosa più ovvia del
mondo.
“Come?” Ero senza parole...avevo sentito
bene?!
“Ma sì! Usciamo!” Insistette senza scomporsi
lui, mentre si avvicinava alla porta d’ingresso. “Ci prendiamo qualcosa da
bere, due chiacchiere e ti riaccompagno.”
“Non ho bisogno della balia.” Non potei fare a
meno di appuntare, vagamente offesa e assai poco malleabile.
“Allora non ti accompagno.” Ritrattò, non
perdendo né il sorriso né la calma, Lysander. “Ci vediamo qui per le otto,
okay?” Aggiunse, spalancando l’uscio con una sola manovra.
Lo guardai perplessa. “Ma dove stai andando?”
“Oh, beh.” Per un momento, i suoi occhi
scintillarono di viva malizia. “Lorcan mi sta aspettando per incontrare una
persona... Un provino, sai.”
Avrei voluto dirgli che no, non lo sapevo e che
no, non sarei uscita l’indomani, né il giorno dopo, né quello dopo ancora. Ma,
prima ancora che potei aprire bocca, Lysander era già schizzato via come una
saetta, lasciandomi inebetita a fissare la porta di casa. Non ci misi molto a
riscuotermi e ad innervosirmi, prendendomela contro tutti gli Scamander per
quel temperamento insopportabile, eppure mentre mi avviavo verso il bagno con
addosso una voglia matta di farmi una bella doccia, mi accorsi con stupore che
sulle mie labbra era comparso l’ombra di un sorriso.
Note Autrici.
Con un po’ di ritardo eccovi il quarto capitolo...beh, meglio tardi che mai,
no? ^.-
Come avrete notato, anche in
questo capitolo la visuale passa da Rose a Dominique, e così sarà per la
maggior parte dei capitoli. Per chi aspetta colpi di scena improvvisi...credetemi,
nei prossimi ce ne saranno a gogò! Ma d’altra parte, conoscendoci, non avevate
da dubitarne! XD
Come al solito, un grazie
particolare và a chi si è soffermato a recensire, oltre che a leggere. Ci fa
sempre enormemente piacere sapere cosa ne pensate, se la storia vi piace o
meno, se le cose che vediamo noi,
riuscite a vederle anche voi... Perciò,
a tal proposito, lanciamo un appello anche a chi si limita a leggere (cosa che
ci fa comunque estremo piacere, sia
chiaro), che magari ci lasci il suo parere, prima o poi, perché come si diceva
a noi farebbe un piacere immenso conoscerlo.
Detto questo, grazie in modo
speciale a TonksTonks (grazie mille
per i complimenti, sei davvero molto gentile. Ci fa piacere sapere che ti piace
il nostro modo di scrivere, davvero! ^//^ E sul serio, semmai dovremmo
ringraziare noi te per il tuo
sostegno. Speriamo ti sia piaciuto anche questo capitolo, comunque!), mAd wOrLd (sei riuscita a carpire
appieno il senso del capitolo precedente. La netta divisione tra una parte più
ironica e una più seria è voluta, pertanto siamo contente tu l’abbia
apprezzato. Il loro rapporto, come ovvio, piace tantissimo anche a noi, per
questo abbiamo voluto sottolinearlo così tanto in questa fanfiction. Speriamo continuerai
a seguirci e a farci sapere se ti piace ancora la storia!) e Aurora_Cullen (beh, perciò possiamo dire
che ci capisci, no? ^.- Come dicevamo, ci piaceva l’idea di parlare del
rapporto tra Rose e Dom, oltre alle loro vite sentimentali, e siamo contente
piaccia anche a te. No, James e Fred sono due matti fatti e finiti, eh sì. Ma ci
vogliono due come loro nella vita, no? XD Facci sapere se ti è piaciuto anche
questo capitolo, se puoi, ci farebbe piacere!).
Grazie come sempre anche a
chi ha inserito la storia tra i preferiti e i seguiti, siete stupendi! *-* E di
nuovo vi rinnoviamo l’invito a farvi sentire, perché ci farebbe tanto, tanto, tanto piacere. Tantissimo!
Al prossimo.
memi e olly