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Autore: mamma Kellina    10/11/2009    6 recensioni
Che ne sarà stato di Massimo e Chiara e dell’amore travolgente che hanno scoperto di provare l’uno per l’altra nella mia storia precedente? Avevo deciso di lasciarli andare per la loro strada ad affrontare il futuro, sicura di aver detto già tutto di loro e che la loro vita, fatta per l’appunto di piccole cose quotidiane, fosse divenuta oramai priva di interesse. Poi però non ho resistito alla tentazione di immaginare quello che sarebbe potuto accadere nel frattempo e ricominciare a raccontarvi almeno una settimana vissuta dai miei protagonisti qualche anno dopo, una settimana molto importante nel loro rapporto di coppia.
Questa piccola e semplice fiction è dedicata alle care lettrici che mi hanno chiesto un epilogo di “Un'estate per conoscersi”. L’ho pensata e scritta seguendo i loro preziosi consigli e spero vivamente di non deluderle. Naturalmente potrà essere apprezzata di più da chi ha letto anche l’altra storia perché già conosce i personaggi e gli antefatti ma, essendo completa in sé, potrebbe riuscire gradita anche a chi non l’avesse fatto. È inutile dire poi che nel caso qualcuno volesse leggerle entrambe e magari commentarle pure, io non potrei fare altro che salti di gioia…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Che devo dirvi, amiche mie, grazie per l’accoglienza calorosa che mi avete riservato. Sono contentissima che anche questa vicenda vi cominci a piacere  anche se è, appunto, una storia di tutti i giorni, tra piccole cose molto comuni. Così come voi, anche io mi ero affezionata a Massimo e a Chiara quasi come se fossero persone reali per cui non volevo farli più soffrire, volevo che si sposassero e che fossero contenti. Però ero convinta (e lo sono ancora un po’) che il racconto della vita normale di  due giovani sposi fosse di poco interesse e quindi difficile da ricavarci un seguito che potesse accattivare il lettore. Siete state voi a farmi capire che sbagliavo ed avevate ragione. Questa storia è venuta giù talmente facile che me ne sono meravigliata io stessa, forse perché è stato bello immaginare le cose successe in questi otto anni a quasi tutti i personaggi della storia precedente (a proposito, più in là scoprirete che  i nostri due amici hanno convissuto un anno prima di sposarsi)  o forse perché  ogni vita vissuta, anche quella più banale e noiosa,  è sempre degna di essere raccontata. Comunque tranquille, un po’ di pepe ce lo troverete, ve lo assicuro. Anzi già vedo i vostri commenti al prossimo capitolo…





16 Dicembre – lunedì

Massimo avrebbe voluto imprecare contro quel dannato traffico ma si tratteneva dal farlo per rispetto alla figlia che, seduta dietro di lui, non faceva che parlare per raccontargli mille cose con la sua vocina tanto dolce. Ogni tanto le gettava uno sguardo pieno di tenerezza nello specchietto retrovisore e sorrideva soddisfatto. Era davvero carina Ilaria, un donnino di sei anni, bruna e graziosa, con i capelli raccolti a chignon nella reticella rosa come si conviene ad una piccola ballerina in erba. Ancora una volta pensò a quanto rassomigliasse a Chiara. Nonostante si dica che le femminucce  di solito assomiglino ai papà ed i maschietti alle mamme, a loro era avvenuto esattamente il contrario perché era Matteo quello uguale a lui, soprattutto nei colori. Solo fisicamente però, perché in quanto a caratterino, nessuno dei due figli aveva preso la dolcezza della madre, ma erano entrambi decisi e forti come lui. Bisognava dire però che sua moglie, zitta e buona, riusciva sempre a far fare a tutti e tre quello che voleva.
Anche quella storia della danza classica l’aveva voluta lei. Ilaria avrebbe preferito fare judo o karatè e tra l’altro la palestra sarebbe stata pure a due passi da casa loro, ma Chiara si era ostinata e tanto aveva fatto e tanto aveva detto, fino a quando la bambina non si era convinta. La stessa tattica l’aveva usata con lui, per indurlo ad accompagnarla a lezione tre volte a settimana. L’anno prima aveva tenuto duro nel rifiutarsi di farlo, ma poi, un po’ perché loro dovevano prendere i mezzi pubblici, un po’ perché Matteo che aveva solo due anni spesso a quell’ora del pomeriggio dormiva, aveva acconsentito ad accollarsi quell’onere che gli pesava non poco, soprattutto perché doveva attraversare quella dannata città in macchina.
Ma possibile che a Napoli nessuno avesse mai nulla da fare? Possibile che stessero sempre tutti per strada? E poi, quel modo di parcheggiare anche in seconda fila proprio non riusciva a sopportarlo. Finiva sempre per litigare con qualcuno e forse l’ avrebbe fatto anche quella sera perché stava girando già da mezz’ora senza trovare posto. Per fortuna  Ilaria ne avvistò uno libero e così fece rapidamente manovra, poi, con la figlia per mano, si affrettò verso la scuola.
La lezione era già cominciata perché si sentiva la musica già fuori dall’ingresso.
- Uffa – si lamentò la bambina – adesso mi tocca sorbirmi la ramanzina di maestra Lidia!
- Così impari a far tardi, ti ho aspettato quasi un quarto d’ora giù al palazzo! Non lo sai che quando non ci muoviamo per tempo poi troviamo traffico? – la rimproverò.
- Ma c’era Giovanni! – si giustificò lei.
- E allora? Gli impegni sono impegni. Che c’è, stavolta tua madre non te l’ha ricordato?
Ilaria alzò il visino a guardarlo. Aveva il nasino rosso per il freddo ed un dolcissimo broncio sul faccino.
- Per favore papà, vienilo a dire tu alla maestra perché abbiamo fatto tardi – lo implorò.
Massimo le strinse involontariamente la manina che teneva nella sua perché un pensiero un po’ molesto gli aveva attraversato la mente. Ma poi si disse che le sue erano fisime ed era da stupidi lasciarsi condizionare così.
- Va bene, però la prossima volta ti aspetto fuori come ti avevo detto l’altra volta.
**
- Signor Corona, mi dice come devo fare con lei!? – lo rimproverò Lidia Testa non appena li vide entrare.
- Ci scusi maestra, ma c’era un traffico infernale ed abbiamo fatto tardi anche questa volta.
- Già, me ne sono accorta! Ma com’è che l’anno scorso a sua moglie non succedeva?
- Che ci vuole fare! Mia moglie è perfetta, io no.
Massimo le aveva risposto con un sorriso cordiale ed un’alzata di spalle. La donna gli sorrise e presa Ilaria per mano, la condusse verso la sbarra dove le piccole danzatrici si stavano già esercitando.
- Non è vero, anche tu sei perfetto! Anzi, se posso essere sincera, lo sei molto più di tua moglie.
L’uomo si voltò a guardare la persona che aveva parlato ed ancora una volta pensò, suo malgrado, che se c’era una persona perfetta questa era proprio Monica Scattini.
Avvolta in una pelliccia color miele, i lunghi  capelli di un elegante rosso accuratamente pettinati in morbide onde che le incorniciavano il volto ben truccato. Sembrava appena uscita da un istituto di bellezza.
Le fece un sorrisino cortese e senza approfondire gli apprezzamenti di poco prima, le chiese solo:
- Ciao Monica, come va?
- Bene, grazie. Anche se queste lezioni di danza sono una vera rottura. Ma che vuoi farci,  ho una suocera rompiscatole che ha convinto quello stupido di mio marito che Camilla acquisterà un bel portamento solo imparando la danza classica. Visto poi che il signore è troppo occupato con lo studio ed i pazienti, tocca a me sorbirmi questa scocciatura!
- Veramente venerdì scorso è venuta la cameriera ad accompagnare Camilla – mormorò lui pensando nello stesso tempo che lo “stupido signore troppo occupato” era uno di quei medici che prendevano duecento euro a visita ed il minimo che poteva fare sua moglie era occuparsi della loro unica figliola.
- Allora te ne sei accorto!- esclamò la donna mostrandosi  contenta – Meno male – aggiunse – pensavo proprio che per te fosse una seccatura attendere la fine di questa noiosa lezione insieme a me alla Caffetteria!
Massimo le sorrise, cortese. Quelle tre o quattro volte che l’avevano fatto non si era annoiato, anzi, era stato piacevole parlare di qualcosa che non riguardasse bambini o lavoro. A dire il vero gli era anche piaciuto un po’ mettersi in mostra con una bella donna visto che ormai non lo faceva più da tanti anni …  però…
Cogliendo un attimo di esitazione, Monica gli si mise sottobraccio ed alzando verso di lui il bel viso, gli disse allegra:
- Bene, quand’è così perché non lo facciamo anche stasera? Magari mi offri pure una bella sigaretta visto che ho un marito noioso che mi impedisce persino di fumare.
- Capirai: è uno pneumologo! – osservò il giovane, divertito.
- Sarà, ma è noioso lo stesso! E poi il bello della vita è la trasgressione. Possibile che ci sia chi non riesce a capirlo?
Quasi senza volere, Massimo pensò a Chiara così presa dal proprio senso del dovere da non riuscire a concedersi mai nulla, neanche le piccole cose lecite, figuriamoci le trasgressioni. In quanto a lui … beh, si sentiva un po’ in colpa ad uscire nella fredda serata di dicembre con quella donna bella ed elegante sotto il braccio, ma poi si disse che non stava facendo niente di male.
Era la settimana prima di Natale e le strade erano vive ed animate come non mai. Il pomeriggio aveva piovuto e l’asfalto bagnato faceva riflettere le luci delle decorazioni natalizie. C’era molta folla in quella piazza del centro, tanta gente indaffarata a fare acquisti, eppure quella coppia, lei bella e raffinata, lui alto, ben piantato, con gli occhi chiari e magnetici, non passava inosservata. Forse fu per questo che la donna gli lasciò il braccio, limitandosi a camminargli a fianco. Massimo ne fu contento e si rilassò soltanto quando giunsero nella raffinata saletta da tè della Caffetteria Centrale, per fortuna poco affollata.
- “Non devi sentirti in imbarazzo – cercò di dirsi – in fondo stai solo accompagnando una signora a prendere una consumazione in attesa che le rispettive figliole abbiano finito la lezione di danza”.
Ma nonostante tutte le sue buone intenzioni non ce la faceva a sentirsi indifferente, forse perché già sapeva che ancora una volta non sarebbe riuscito a raccontarlo alla moglie o forse perché quei magnifici occhi verdi che lo guardavano invitanti gli ricordavano un po’ gli occhi di Daniela.
- “Chissà se anche questa qui ha lo stesso caratteraccio” – continuò a chiedersi mentre la donna sedutagli di fronte gli sorrideva schiudendo le labbra dipinte di rosso sul candore dei denti –“No – concluse – Daniela era una povera ragazza, semplice e schietta, questa signora qui invece sa bene cosa sia la seduzione”.
   
 
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