Fanfic su artisti musicali > McFly
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Autore: _Joey_    10/11/2009    0 recensioni
I ricordi sono come dei vecchi indumenti: se non li vuoi buttare, li metti via, nei cassetti più alti del tuo armadio, e ti dimentichi di averli, fino a quando qualcosa, qualsiasi cosa, ti fa tornare in mente quando li hai indossati, un particolare giorno, un particolare evento, e allora li ripeschi e magari te li provi anche, come un tuffo nel passato. * Gemma torna a Londra dopo tempo e deve confrontarsi con la realtà che a volte cambia e che, a volte, rimane incredibilmente simile a quella che avevamo lasciato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie mille a RubyChubb e a chiunque abbia letto :P spero che questo primo capitolo vi piaccia!


Uno – But life moves on, you’re just another one.

Si chiedeva cosa diavolo fosse successo al tempo atmosferico di Londra, quello che si era abituato ad apprezzare negli anni, quello che quando credi che la giornata rimanga soleggiata, dopo un attimo c'è la pioggia a rinfrescarti con quel suo ticchettio ipnotico. Sulla capitale inglese splendeva un sole accecante ormai da un paio di giorni ed il caldo era diventato insopportabile per i poveri cittadini, abituati a tutt'altro genere di temperature estive.
Erano tornati a Londra da poco, i McFly, con il successo del loro ultimo tour ancora aggrovigliato tra i pensieri, insieme alle mille idee per nuove composizioni; avevano raccolto emozioni ed esperienze in giro per il mondo, tutti e quattro avevano lasciato un pezzetto di cuore in ogni città in cui avevano suonato, di cui avevano scoperto (o riscoperto) il calore e la passione per la musica, per il divertimento al ritmo della batteria, di quelle chitarre distorte, di quel basso veloce, delle parole conosciute.
Thomas Michael Fletcher era chiuso in casa, allegramente spaparanzato sul divano più grande del suo salotto: davanti a lui un ventilatore acceso, piuttosto potente, nonostante fosse acceso anche il condizionatore. Era appena rincasato dallo studio di registrazione, e continuava a chiedersi quando il classico tempo londinese sarebbe tornato, debellando quelle giornate che sembravano più adatte ad un clima tipicamente equatoriale che non continentale.
Aveva giusto iniziato a godersi quel refrigerio che sentì suonare alla porta, sbuffò, prima di alzarsi ed aprire, senza neppure chiedere chi fosse; aperta la porta una ventata d'aria calda sembrò quasi soffocarlo e, non appena scorse gli occhi chiari di un amico, lo invitò subito ad entrare, chiudendo velocemente la porta.
"Ero in giro e stavo letteralmente morendo dal caldo ed il primo posto a cui ho pensato per trovare del fresco era casa tua."
Harry Mark Christopher Judd entrò in casa Fletcher spiegando il motivo della visita, e mettendo in pratica il suggerimento di Tom, quando gli disse di accomodarsi davanti al ventilatore.
"Com'è andata in studio?"
Domandò il batterista, informandosi sul progresso delle registrazioni vocali di alcuni degli ultimi pezzi composti.
"Bene, siamo riusciti a finire una canzone; Danny è ancora in studio, stava registrando l'assolo dell'altra e domani dovremmo continuare."
Mentre Tom concludeva quel breve riassunto, il suo iPhone prese a suonare; parli del diavolo e spuntano le corna, pensò, lanciando uno sguardo al display.
Rispose al cellulare e si trovò a parlare con un Daniel Alan David Jones intrappolato nei suoi stessi pensieri.
"Doug è venuto a prendermi allo studio e mentre aspettavo qui fuori ho visto passare Gemma."
Aveva detto all'amico, cantante e chitarrista della band.
"Danny, avanti, Gemma è in America."
"Lo so. Ma..."
"Danny, quella ragazza non aveva neanche un piercing, niente di niente, non poteva essere lei. E poi l'hai vista passare in una macchina con dei vetri semi-oscurati, non puoi esserne sicuro."
Douglas Lee Poynter, affianco a Dan, tirava acqua al mulino di Fletcher, aiutandolo a far apparire la sua ipotesi come corretta, attraverso una serie di argomentazioni che sembravano più che valide.
"Fin quando non avremo la certezza che è in città non hai il diritto di lamentarti."
Anche Harry si era intromesso nel discorso, non appena era riuscito a captare le parole di Dan.
Razionalmente, lo sapeva anche lui che non c'era ragione di preoccuparsi, se fosse davvero tornata a Londra l'avrebbe saputo in qualche modo, le voci corrono, tra amici e parenti, ma emotivamente sapeva che se qualcosa lo aveva fatto subito chiamare Tom, un motivo doveva esserci.
"Ok, ci vediamo domani, Fletcher, salutami Harry!"
Dan si congedò con quelle poche parole, lasciando Tom ed Harry ad una qualsiasi conversazione, autoconvincendosi di aver visto la persona sbagliata, tornando con il sorriso sulle labbra.
"Ti mollo a casa?"
Gli chiese Doug, facendo su e giù con la testa quasi impercettibilmente sulle note di Adam's Song dei blink-182, che suonava ad un volume non troppo basso alla radio.
"No, andiamo a prenderci una birra o qualcosa."
Il bassista annuì e posteggiò nei dintorni del vicino lounge bar di un vecchio amico della band. Una volta scesi dalla nuova macchina di Doug, della quale il ragazzo continuava a vantarsi spudoratamente, sempre con in volto quel suo sorriso incredibilmente contagioso, presero entrambi posto vicino ad uno dei condizionatori del locale, avidi di un pò d'aria finalmente fresca. Ordinarono entrambi una Guinness, poi si misero a parlare, e Danny finì con il dimenticarsi di quei pochi istanti di dubbio che aveva avuto, finì con l'assuefarsi dell'idea che ognuno dei suoi amici aveva voluto rendere ai suoi occhi così reale e verosimile: lei non poteva essere in città, e lui non aveva tempo da sprecare ipotizzando qualcosa che sicuramente non gli avrebbe cambiato la vita.
Erano le sette di sera, il cellulare di Doug prese a squillare, sapevano entrambi chi stava chiamando: Frankie aveva tutti i diritti di reclamare il suo ragazzo almeno per l'ora di cena; Danny disse all'amico di andare, che qualcosa da fare l'avrebbe trovato. L'aveva detto con uno sguardo così eloquente che di domande non c'era bisogno: d'altra parte, ne cascavano tante di ragazze ai suoi piedi, avrebbe trovato qualcuno con cui intrattenersi anche quella sera.
  
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