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Autore: Fiorels    10/11/2009    7 recensioni
“Beh, se ti può servire, diciamo che hai la mia approvazione” dissi infine, consapevole di aver praticamente assunto quel ragazzo col quale mi ero sentita subito a mio agio. Cosa che tuttavia non si poteva certo dire di lui. Sembrava davvero che lo mettessi in imbarazzo nonostante avesse affermato il contrario ma mi convinsi che doveva essere stato il nervosismo e che si sarebbe sciolto dopo esserci conosciuti meglio. Doveva essere così. Quale altro motivo poteva averlo spinto a comportarsi in quel modo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13

 

Giochi a incastro

 

POV Kristen

 

Per quanto mi sforzassi di non pensarci, la mia mente vagava sempre lì. Anche dopo due settimane  i ricordi tornavano sempre a quella sera e ogni volta mi trovavo a rievocare ogni singolo gesto, ogni minimo movimento, ogni alterazione della sua voce, per cercare di capire il motivo del mio nervosismo.

 

Alzai la testa di scatto.

“Cosa?” mormorò Rob.

Spilati le orecchie la mattina” sbuffò Kellan. “Voglio che baci Kristen” ripeté.

Rimasi a bocca aperta per un secondo non sapendo cosa fare o cosa dire. Lanciai un’occhiata a Rob per vedere la sua reazione, ma non c’era reazione. Era rimasto imbambolato e immobile pure lui. Difficile dire se fosse perché stesse ancora elaborando la domanda, se stesse cercando un modo per tirarsi indietro o se stesse fingendo di non capire. Vedendolo in difficoltà tanto quanto me cercai di rimediare.

“..ehm..scusate..ma i pegni non dovrebbero riguardare solo le persone interessate?..io che c’entro?” tentai anche se sapevo che le regole non erano quelle.

“Non è assolutamente vero! Non iniziare ad inventarti le regole!” rispose Jackson.

“E poi quello che è giusto è giusto…un pegno è sempre un pegno!” si aggiunse Kellan con tono vendicativo e con le stesse parole che Rob aveva usato per costringerlo ad andare in giro in mutande.

“Andiamo ragazzi” finalmente sembrava essersi ripreso. “Che senso ha? Non è che non ci siamo mai baciati..” osservò.

In effetti aveva ragione. Era quasi stupido farsi tanti problemi per uno stupido bacio, eppure la situazione mi rendeva nervosa.

“A maggior ragione, non vedo il problema..” continuò imperterrito Kellan. Era irremovibile.

“Nessun problema!” rispose veloce Rob. “Ma non vedo il senso della cosa..”.

“Ah perché invece chiudermi fuori la stanza in mutande per un quarto d’ora ha senso!”.

Accidenti. 1 a 0 per lui. Bè, dovevo ammettere che aveva ragione dopo tutto. I pegni non hanno un significato o un senso se non quello di mettere in imbarazzo o costringere a fare cose che non faresti mai.

Nemmeno lui poté infatti controbattere mentre Kellan continuava imperterrito a girare il coltello nella piaga.

Anzi…” continuò con tono di rimprovero “dovresti ringraziarmi. In fondo è un pegno piacevole..” disse guardandomi sorridendo.

Gli risposi con una smorfia indecifrabile e mi voltai a guardare Rob con aria rassegnata.

Iniziò a parlare con fare dolce e afflitto. “Kristen non ci sono problemi se non vuoi..”

“Cha cavolo ragazzi! Ma come siete melodrammatici! Mai viste tante storie per un bacio!” esplose Jackson.

“..a meno che..” Nikki si intromise nel discorso. “..non c’è qualcosa che non sappiamo…” mi punzecchiò e capii perfettamente il riferimento alle tante chiacchierate che ci eravamo fatte sull’argomento. Bè, in realtà parlava solo lei, io mi limitavo a sbuffare e scuotere la testa ogni volta che cercava di convincermi che Rob avesse un interesse per me.

 

Tante volte mi ero avvicinata a quell’idea, tante volte quel pensiero mi aveva sfiorato, e tante volte Nikki aveva cercato di inculcarmi quella sua convinzione, ma ero abbastanza abile da sviare tutte le sue e le mie stesse supposizioni e rimanere con i piedi per terra.

“Nikki, ti prego smettila con questa storia! Io e Rob siamo solo amici!” ripetevo ogni volta, rendendomi conto della monotonia delle mie risposte, ma era proprio un osso duro. Nessuno l’avrebbe rimossa dalle sue posizioni.

“Kris, io non cambio idea finché non ammetterai che anche tu provi qualcosa per quel ragazzo” mi rispose un giorno convinta.

Iniziai a pensare – in modo quasi meschino – che la sua fosse tutta una tattica per giustificare il rifiuto di Rob nei suoi confronti e non apparire ferita.

“Lo dici solo perché ti ha detto di no” ribattei acida ma me ne pentii subito. “Scusami Nikki…non intendevo..mi dispiace” cercai di rimediare. Sapevo l’interesse che provava nei suoi confronti, nonostante cercasse di nasconderlo.

Hey! Va tutto bene! Non preoccuparti! So accettare un rifiuto”. Sorrise e ricambiai il sorriso.

“Ma ciò non toglie che Rob muore per te” continuò imperterrita.

mmm..” mormorai sbuffando. “Insisti??”

“Kris, un giorno, non molto lontano, verrai da me e mi dirai ‘Nikki! Avevi ragione!’”.

“Ne dubito fortemente..”

“Allora scommettiamo!”

Adesso ci si metteva pure lei, non bastavano i tecnici con le loro stupide scatoline PRO e CONTRO.  Non ne potevo più di quella storia.

“OH! Ti prego Nikki! Non iniziare anche tu!” esclamai.

Scoppiò in una sonora risata. “Hai saputo di Jerry e delle sue scommesse” riuscì a dire tra una risata e l’altra.

“Li abbiamo colti sul fatto” risposi secca.

“Vedi? Se lo pensano anche loro vuol dire che è vero!”

No…” ribattei calma prendendo tempo. “Vuol dire che qualcuno ha un’immaginazione molto fertile…e che gli altri sono bravi a specularci sopra!” risposi soddisfatta.

“Sarà, ma comunque se sei davvero così sicura, non puoi che vincere da una scommessa”.

“Bene..” sbuffai. “Cosa scommettiamo?”

“Niente! Già te che mi vieni vicino a dirmi che avevo ragione è un premio soddisfacente” disse stringendomi la mano per sigillare quel patto.

“Sento già il profumo della vittoria…” cantilenò infine e se ne andò.

Era davvero una strana ragazza, però stavo davvero iniziando ad affezionar mici. Nonostante ai suoi occhi dovessi apparire come una specie di rivale per i suoi scopi – secondo le sue convinzioni ovviamente – negli ultimi due mesi mi era stata molto vicina, il che non era sempre semplice.

Tra gli impegni scolastici e il lavoro mi trovavo seme a fare le corse da un posto all’altro, a girare scene impegnative con i problemi di geometria in testa – il che, dati i miei scontrosi rapporti con la matematica, è tutto dire -   e a volte arrivare sul set era disorientante. Certo non potevano aspettare me per girare tutte le scene, così esaurite le poche in cui non ero presente, Catherine aveva iniziato a girare i miei fuori campo e i campi lunghi mettendo qualcuno al mio posto per risparmiare tempo per poi rifare la scena inquadrando solo me. Dire che ero stressata era poco.

L’unica magra consolazione era il cast. Erano tutti bravissimi, il che rendeva tutto più fluido e facile. In particolar modo, ringraziavo ogni giorno il cielo di averci mandato Rob. Con lui era un discorso a parte. Recitare con lui non era solo semplice o veloce, era naturale. A volte ripensavo alle audizioni e a tutti i ragazzi che avevano sostenuto il provino. Per quanto cercassi di forzare la mia immaginazione, non riuscivo a figurarmi con nessun altro se non con lui.  Davvero sentivo che non ci sarebbe stato nessuno con cui avrei potuto sentirmi più in sintonia. Era tecnicamente impossibile. Non esisteva sintonia o alchimia migliore della nostra. Eravamo come due tessere di un puzzle con un’unica combinazione: combaciavamo perfettamente. Era tutto molto palpabile, soprattutto sullo schermo. Non era solo finzione. Cioè, lo era, ma in modo naturale. Era l’unica persona, in tutti i miei anni di film e lavoro, con cui davvero non sentivo di recitare. Ogni volta, era lì con me. Reagiva alle mie reazioni, appoggiava le mie battute, come se ci stessimo continuamente rispondendo a vicenda. Anche improvvisare con lui era del tutto normale, come quella volta in cui gli avevo ficcato un dito in bocca dicendogli “Vuoi assaggiare?”. Sentivo ancora la sua lingua muoversi attorno ai contorni del mio dito per poi farsi indietro e permettergli di mordermi leggermente. Inconsciamente avevo ritratto il dito e l’avevo messo in bocca assaporando quel poco della sua saliva che ancora risiedeva sulla pelle. Chissà perché l’avevo fatto. In quei momenti era difficile dare risposta alle mie domande. Le mie azioni non erano più spinte da un vero e proprio ragionamento, entravo completamente nel personaggio e improvvisavo letteralmente. Erano le scene che preferivo, forse perché le sentivo più reali delle altre.

Era difficile descrivere il rapporto che si era creato con lui: tra la complicità, l’amicizia, e l’imbarazzo che qualche momento di intimità aveva creato. In seguito alle sue inaspettate proposte di matrimonio – a cui non sapevo dare un senso logico o una risposta che non fosse scortese – avevano tutti iniziato a chiamarci marito e moglie.

“Dove sono i due sposini?” diceva qualcuno riferendosi a noi.

 Un’abitudine talmente radicata da colpire anche noi.

Hey moglie!” mi salutò una volta Rob scherzando.

“Ehilà marito!” risposi allo scherzo.

Da quel momento ci salutavamo quasi sempre così.

Insomma, Rob riusciva ad alleviare il mio stress rendendo tutto più semplice. Con lui anche la pressione di girare una scena in dieci minuti svaniva. A volte riuscivamo a girare una scena fondamentale in cinque minuti: un solo ciak. Catherine era sempre più soddisfatta, non faceva che complimentarsi con noi e con se stessa. La sua soddisfazione raggiungeva gli apici di una scala da uno a mille, tanto quanto la mia stanchezza. Amavo il mio lavoro, sapevo a quello a cui ero andata incontro avviandomi per quella strada e mai e poi mai l’avrei lasciata. Recitare era l’unica cosa che davvero riusciva a farmi sentire viva, me stessa, e riuscivo quasi sempre a sopportare lo stress. Tuttavia c’erano giorni in cui ero talmente stanca, nel senso fisico della parola, da non riuscire a nasconderlo del tutto. Tra un ciak e l’altro mi appoggiavo sul divano appisolandomi un po’. Rob veniva quasi sempre in mio soccorso.

Hey..” diceva dolcemente accovacciandosi per arrivare alla mia altezza e guardarmi negli occhi.

Hey..” sbadigliavo.

“Stanca?”

“Un po’..” ammettevo.

Mi intratteneva per un po’ per tenermi sveglia finché non giungeva il richiamo di Cath: ”Ragazzi pronti! Si gira!”.

Alzavo gli occhi sorridendo, lui allungava una mano e afferrandola mi alzavo più veloce che potevo.

Un girono però mi prese alla sprovvista.

“Andiamo Bella Addormentata!” esclamò e dopo aver afferrato la mia mano, vedendomi barcollare mi bloccò e mi prese in braccio, portandomi con non-chalance sulla location.

Abbassai lo sguardo imbarazzata. “Vedo che hai imparato” lo punzecchiai divertita. Colse il mio riferimento alla sua spiacevole caduta il primo giorno di riprese e mi fulminò con lo sguardo.

Nikki dal canto suo cercava di darmi una mano aggiornandomi costantemente sulle riprese in modo da non perdere tempo sul set e portandomi bacinelle di caffè. Non so se fosse perché ero la più piccola, Taylor a parte – ma lui aveva poche scene – ma Nikki si comportava sempre in modo premuroso nei miei confronti, come una sorella maggiore. All’inizio avevo crudelmente pensato che avesse un doppio fine, che mi stesse usando per arrivare a Rob, ma capii presto che mi sbagliavo e mi pentii anche solo di averlo pensato e di aver dubitato della sua buona fede. Il nostro rapporto diventava sempre più solido e ci volle poco perché diventassimo amiche, nel vero senso della parola e non semplici conoscenti o compagne di cast.

Il loro aiuto era fondamentale, soprattutto quando la pressione si faceva sentire in modo particolare, come quando Stephenie era venuta sul set per le riprese. Nonostante fossimo tutti molto agitati dal suo giudizio, riuscimmo a mantenere la calma e con la sua impeccabile accomodanza mostrò un coinvolgente entusiasmo.

Altre volte era il tempo a causare problemi, altre ancora ero semplicemente scostante e nervosa di mio. Senza nessun particolare motivo. Ricordavo bene il girono in cui avremmo dovuto girare la scena del ballo. Ero su di giri, nervosissima, stanca da morire. Avrei voluto dormire, riposarmi, ma i tempi stringevano. Ero nella mia camera in hotel con il copione in mano ma non riuscivo a ricordare le battute. Le avevo ripetute il giorno prima alla perfezione e d’un tratto non riuscivo a ricordare niente. Completo black-out. Mi assalì la rabbia e lasciandomi divorare dalla frustrazione, scoppiai a piangere. Non riuscivo proprio a calmarmi quando bussarono alla porta.

“Kristen tutto bene?”

Riconobbi subito la voce. Tirai su con il naso e mi asciugai le lacrime con le mani.

“Si..tutto bene” risposi con la voce rotta dai singhiozzi.

“Sei sicura? Posso entrare?”. La porta si aprì leggermente.

“NO!” urlai.

Non volevo che mi vedesse in quello stato, a piangere senza motivo come una bambina di cinque anni che si è rotta un’unghia. Non mi diede ascolto ed entrò lo stesso.

“Oddio Kristen, sati bene?” disse preoccupato correndo a sedersi sul letto accanto a me.

“Ti avevo detto di non entrare” mi lamentai.

“Kristen che è successo?”. Si capiva dalla voce che non avrebbe accettato un silenzio come risposta.

“Non lo so” scoppiai. “Sono stanca, non mi ricordo le battute…e si muore dal freddo! È tutto uno schifo!” sbottai.

Intravidi un lieve sorriso sul suo volto prima di accogliermi tra le sue braccia. Piansi ancora più forte.

“Sono un disastro” mormorai contro il suo petto.

“Non sei un disastro..” sospirò leggermente.

“Si invece! Guardami!”

Mi alzò il mento con un dito e mi fissò dritto negli occhi. “Ti guardo” bisbigliò. “E sai cosa vedo?”.

Non risposi.

“Vedo una ragazza meravigliosa, cresciuta troppo in fretta, e un po’ insicura. Vedo una ragazza forte, che non si lascia abbattere dalle difficoltà. Vedo una ragazza con esperienza, piena di talento e capacità. Vedo una ragazza che ama il suo lavoro e che lotta contro lo stress. Io ti guardo..e vedo una donna”.

Abbassai lo sguardo. “Ho solo diciassette anni..” mormorai. “Non voglio essere una donna..”.

Scrollò le spalle. “Bè, nemmeno io ho chiesto di essere così bello e simpatico..ognuno ha la sua croce”.

Riuscì a farmi ridere. Il peggio era passato, grazie a lui, e mi sentii una perfetta idiota.

“Sono proprio una stupida..” dissi con un sorriso scuotendo il capo.

“Niente che ti fa star male è stupido” disse asciugandomi le lacrime che ancora erano sulle mie guance. “Poi andiamo, che sarà mai un po’ di freddo?!” scherzò.

Tirai su con il naso un’ultima volta.

Si alzò. “Pronta?”. Mi offrì la mano e l’accettai volentieri.

“Grazie” sussurrai.

Sorrise. “Quando vuoi!”.

La mia mente ormai vagava da un pensiero all’altro incontrollabile e senza che nemmeno me ne accorgessi tornai al ricordo di quella sera.

 

“..a meno che non ci sia qualcosa che non sappiamo..”. la frecciatina di Nikki giunse perfetta e indisturbata.

“Nikki” la fulminai con lo sguardo. Sperai intuisse che era un’intimazione a farla finita, ma invece continuò imperterrita.

“Andiamo Kris, dagli questo bacio e non se ne parla più!”

Dove voleva arrivare?

“C’è forse qualche problema?” mi chiese con aria innocente.

“Certo che no!”. Era ora di farla finita con quella storia, prima che diventassi del tutto insofferente.

“Avanti Rob…ehm..vieni qui!” gli feci spazio sul divano a due posti su cui ero stesa.

Esitò un secondo prima di alzarsi e venire con calma a sedersi accanto a me. Alzai lo sguardo sperando di non essere diventata rossa e incontrai i suoi occhi. Erano verdi quella sera. Avevo notato che cambiavano colore. Dal celeste, al blu, al verde. Mi inchiodò con lo sguardo. Come faceva? Come riusciva ad attirare i miei occhi ai suoi in quel modo?

“Facciamo per almeno sette secondi…” sentii la voce di qualcuno, probabilmente Kellan, ma ero già persa in un altro mondo.

Vedendo che non si spostava di un millimetro immaginai che volesse che fossi io a fare la prima mossa per assicurarsi che fossi sicura di volerlo fare davvero. Mi avvicinai lentamente fino ad avere i suoi occhi a due centimetri dai miei. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra, le sue mani tremare, e il suo corpo fremere, proprio come quella sera a casa mia. Abbassai lo sguardo prima di guardarlo un’ultima volta. Chiusi gli occhi e mi buttai, eliminando quei pochi centimetri che dividevano le nostre labbra. Ricambiò subito. Fu un bacio diverso da quelli a cui ero abituata. Non solo dolce, ma lento. Molto lento, come se avesse paura che schiudendo le labbra sarei scivolata via. Mi teneva incollata a se finchè non fui io a schiudere le labbra e cambiare lato.

Non sentivo altro rumore se non quello delle nostre bocche che si conoscevano forse per la prima volta dopo tanti contatti; ma non sapevo se in effetti ci fosse silenzio oppure se ero completamente catapultata in un altro universo.

Non so quanto tempo passò, finchè non sentii qualcuno che esclamava qualcosa.

“Cavolo ragazzi!” una voce.

“Dodici!” un’altra voce.

Un fischio, una risata, un ululo – non so cosa fosse – ci riportò alla realtà e separammo quella unione. Ancora con la labbra socchiuse abbassai gli occhi per un secondo e poi lo guardai. Di nuovo il suo sguardo s’impadronì del mio ma sbattendo le palpebre più volte riuscii a non farmi sottomettere.

“Bè, avete una strana idea di sette secondi..” parlò Ashley.

“Strana idea è dire poco! Sono stati diciotto secondi!” ribatté Kellan.

Davvero era passato così poco tempo? Pensai mentalmente a quanto tempo sono diciotto secondi. Diciotto secondi sono pochissimi. Si contano due volte sulle dita, eppure a me era sembrata un’eternità, mentre mi beavo in quello spazio evidentemente atemporale.

Mi schiarii la gola imbarazzata cercando di accantonare l’argomento, ma era difficile ignorare le occhiate di Nikki.

Allora…tocca a me!” esclamai chiudendo la faccenda.

 

 

Tuttavia la faccenda era tutt’altro che chiusa. Dopo due settimane ancora ci pensavo. Perché mi aveva innervosito quella situazione? Perché mi aveva mandato in ansia? Perché non avevo sentito che sette secondi erano passati?

Domande irrisolte ovviamente. Pur volendo trovare una risposta, la mia mente era troppo impegnata a saltare da un ricordo all’altro.

La prima volta che lo avevo sentito suonare. Me la presi a morte con lui.

“Sei un grande bugiardo!” gli dissi dopo le due ore che aveva passato a improvvisare al pianoforte.

“Cosa ho fatto?” chiese innocente.

“Cosa non hai fatto!” lo corressi. “Non mi avevi detto che eri così bravo!” dissi offesa.

“Non volevo sembrare presuntuoso..si chiama modestia Kristen”. Sorrise e se ne andò liquidandomi con quelle quattro parole. Se le sue mani sembravano volare sul piano, non osai immaginare come suonava la chitarra.

Kristen è la migliore attrice della nostra generazione, ed è il motivo per cui ho voluto fare questo film. Non so perché o come faccia, è semplicemente migliore di ogni altra.

Un altro ricordo.

Per molti giorni dopo quell’intervista ero stata a interrogarmi sul senso delle sue parole. Chissà se diceva davvero.

…è il motivo per cui ho voluto fare questo film…

Mi sentivo terribilmente confusa, e il fatto che Mike ci fosse poco non aiutava. Sarebbe dovuto venire per il mio compleanno, ma mi aveva chiamato la sera prima per scusarsi e avvisarmi che non ce l’avrebbe fatta per impegni imprevisti. Così noi ci vedevamo sempre meno e invece aumentavano le cose che avevo deciso di tenergli nascoste per evitare storie inutili.

Cercai di non farmi rovinare l’umore da quella notizia. Quella giornata era speciale, particolare. Non potevo lasciare che l’assenza di Michael la rovinasse.

Era il mio compleanno. Finalmente avrei compiuto diciotto anni e addio corse avanti e indietro tra compiti e lavoro, addio stupide clausole delle sette ore massime di lavoro per i minorenni, finalmente avrei vissuto a pieno il mio lavoro, e se pure avessi dovuto fare i turni di notte, sarebbe stato sicuramente meno stressante di fare avanti e indietro e su e giù.

O forse no.

Come regalo per il mio compleanno Cath aveva pensato bene di regalarmi una giornata di quasi venti ore di lavoro. Ma non mi lasciai scoraggiare. Ero troppo su di giri ed emozionata per lasciarmi abbattere. Iniziammo presto a girare, riempiendo finalmente le lacune della mia assenza.

E mentre la mia mente vagava tra un ciak e l’altro, rispondevo entusiasta a tutti gli auguri di compleanno.

Hey diciottenne!” bisbigliò Rob abbassandosi alla sedia da regista su cui ero seduta e portandomi alla realtà. “Ti va un caffè? Pare che sarà una lunga giornata..”

Sospirai. “Certo”.

Camminavamo fianco a fianco con i bicchieri pieni di caffè forte e sentii l’impellente bisogni di parlare, di chiedere spiegazioni, di sapere.

Hey Rob..” esitai.

mmm?” mormorò sorseggiando il caffè fumante.

“..ehm…tu…dicevi sul serio..l’altro giorno, durante l’intervista?”

“A che proposito?”

“Bè..riguardo il fatto che hai voluto fare questo film…solo per me…”. Mi sentivo stupida a chiederglielo.

“Certo” rispose sicuro. “Credevi che mentissi?”

Spalancai gli occhi. “No no…mi sembrava solo…strano..” dissi lusingata.

“Kristen” fece una pausa “davvero credo che tu sia un’ottima attrice e quando ho saputo che l’audizione era con te…non ci ho pensato due volte ad afferrare l’occasione per conoscerti”.

Sorrisi e abbassai lo sguardo cercando di non sembrare imbarazzata.

“E tu?” mi prese alla sprovvista.

“Io cosa?”

“Dicevi sul serio?”

“Riguardo cosa?”

“Riguardo la mia bellezza..” alzò diverse volta le sopracciglia per farmi capire che scherzava, eppure mi sembrava che aspettasse davvero una risposta.

“Ah a proposito, ricordami di darti un cosa” continuò.

“Una cosa?” mi incuriosii.

“Una cosa” confermò.

“Un regalo?” chiesi lasciandomi sfiorare da quell’idea.

“Lo scoprirai stasera..”

“Che succede stasera?”

Bè…” iniziò a parlare ma si bloccò immediatamente e il sorriso che aveva sul volto sparì da un istante all’altro.

Improvvisamente sentii due mani da dietro coprirmi gli occhi e una voce del tutto familiari e inaspettata.

“Buon compleanno!”

 

 

 

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Risposte alle vostre recensioni:

Emmettina90: tesorooooooo!!! Sapevo che Kellan in mutande ti avrebbe gustato mucho! :P e comunque non ti preoccupare per il servizio fotografico…vabbè…ti ho già detto troppo oggi! ^_^

Imaginary82: ti ringrazio! WOW! La tua storia è incredibile! Che cosa carina! Mi sa che siete proprio destinati a stare insieme!

lindathedancer: grazie mille! E non preoccuparti per il ritardo! Per me è già tanto che mi recensite… :p comunque…come ho detto…il capitolo su vanity fair ci sarà! ^_^ l’avevo in programma da quando ho iniziato… J

simo1726: grazie grazie grazie! Bè che dire….dei complimenti non mi stanco mai…hehe…fanno sempre piacere! J

signora degli anelli: grazie! ^_^ bè…l’attesa è finita! :P grazie ancora! J

 

 

 

 

   
 
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