N.D.A. : I dialoghi sono introdotti “così” , mentre i pensieri *così* .
Buona lettura!!!
“Me
and you in the darkness”
Tick,
tack Tick, tack …
Ma perchè quello stupido orologio non la smetteva? Tick, tack
Tick, tack…per colpa di quel maledetto ticchettio non riusciva a
chiudere occhio...
Akane
fece una smorfia, rigirandosi nel suo letto. Sapeva benissimo che era una
bugia.
*ma chi voglio
prendere in giro… so benissimo che l’ orologio non centra nulla.*
Sospirò,
scrutando l’ oscurità in cui era avvolta tutta la
casa, in quella notte senza luna.
Sembrava
quasi solida, e avvolgeva tutto nascondendo le forme e i colori.
Non
aveva mai avuto paura del buio, nemmeno da piccola, ma allora perché questa
volta era così inquieta? Perché il cuore non la
smetteva di martellarle nel petto, quasi volesse sfondarlo?
*per colpa sua, ecco perché. Sua e di quei baka dei miei familiari, che hanno scelto proprio
questa sera per andare al campeggio. Senza di noi.*
Ma
perché la sola coscienza di essere sola in casa con
lui la mandava così in agitazione? Che cosa glie ne importava?
*Calmati Akane.* *Calmati. Non è per niente una novità. Sei già rimasta sola con lui un
sacco di volte. Non c’ è motivo di agitarsi tanto. E
poi quel baka mi è del tutto indifferente. Come potrebbe anche solo piacermi un
simile maniaco?*
Ma in fondo al cuore,
anche se non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa, sapeva che anche questa era
una patetica bugia.
Ripensò
a quel pomeriggio, le immagini di lui che si faceva abbracciare da Shampoo le tornarono in
mente, sgradevoli, una dopo l’ altra, come un qualche veleno che si diffondeva
lentamente…
*e poi… neanche a lui non importa
nulla di me* Pensò amaramente Akane.
* * *
Intanto,
poco più in la, in un’ altra stanza di quella stessa
casa, un altro paio d’ occhi, di un blu straordinario, scrutavano le tenebre,
senza vedere nulla, in quella coltre nera.
L’
oggetto dei pensieri di Akane era immobile, nel suo
futon. Nemmeno lui riusciva a dormire.
Ranma
era li da ormai ore, ma il sonno, per quanto lui fosse
stanco, non arrivava.
Sapeva
benissimo qual era il motivo della sua insonnia,motivo
che, al momento, pensò, probabilmente stava dormendo della grossa, magari
abbracciata a P-chan.
Al
pensiero di Ryoga stretto a lei, un ringhio sommesso gli uscì involontariamente
dalle labbra.
*maledetto prosciutto in miniatura! Ma se lo becco...*.
Poi,
un pensiero lo fulminò: quel ringhio non era generato dal semplice odio per
ryoga, quello era un ringhio di gelosia!
Scosse
bruscamente la testa, per allontanare quello stupido pensiero.
*Ma cosa sto pensando? Probabilmente è colpa
della stanchezza. Si, di sicuro è così. Non posso di certo essere geloso per
quel maschiaccio dotato del sex appeal di un cetriolo. Sto di certo delirando.*
Ma anche a lui quelle parole suonarono false e vuote.
Si sorprese a pensare ad Akane, alle rare volte in cui la smetteva di
picchiarlo e si dimostrava carina con lui, ai suoi sorrisi, così luminosi, alla
sua aria sbarazzina e spensierata, che assumeva quando pensava che nessuno la
guardasse, e poteva smettere di tenere il muso.
In
quei momenti, pensò, si poteva intravedere la bambina dolce e sensibile di
solito abilmente nascosta dietro quella maschera da dura.
*Oh mio Dio! Sono proprio forato se sto qui a
pensare così ad Akane! Forse ho la febbre! Come potrebbe piacermi quel
maschiaccio!*
Ma
nel pensare quell’ ultima parola non poté fare a meno
di sorridere con dolcezza.
Chiuse
gli occhi, cercando di rilassarsi e ascoltare solo il battito del suo cuore. Ma
c’ era un’ altro rumore, fioco, che rompeva il
silenzio di quell’ oscurità. Era il battito di un altro cuore. Aleggiava tenue nell’ aria, come una musica lieve, di cui solo Ranma, con il
suo orecchio sensibilissimo, poteva sentire il ritmo.
Lo
sentiva, avrebbe potuto restare ore ad ascoltare
quella melodia familiare e sconosciuta allo stesso tempo.
Era
il cuore di Akane.
* * *
…*a lui non importa nulla di me.*
Nel
pensare questo, Akane provò una fitta acuta, improvvisa, nel petto. Una
lacrima, una sola, le rotolò lungo la guancia, prima che lei l’ asciugasse con rabbia.
Non
poteva permettersi di stare male per quell’ idiota.
Era
carino. E con questo? Era forte, atletico, scattante. E allora? Le aveva salvato la vita
più volte. Cambiava qualcosa? Quando sorrideva, tutto il mondo si illuminava. E con ciò?
Quel
suo sorriso, che illuminava i suoi occhi blu, così profondi, così dolci, a
volte, quando si preoccupava per lei… Quella sicurezza, quella forza, quel buon
umore così contagioso…
*Basta Akane! Controllati! Non vuole dire
niente! Niente di niente!*
Ma
una vocina, nella sua testa, sussurrò: “E invece si
che vuole dire qualcosa… Pensaci Akane. Sii sincera con te stessa…”
La
ragazza scosse la testa, come per zittire quella voce fastidiosa. Ma ormai il dubbio si era insinuato in lei. E se la vocina avesse avuto ragione? E
se Ranma …
In
quel momento, nel silenzio assoluto, udì un suono.
Ritmico,
regolare, tranquillo, pulsava di vita. Era il battito di un altro cuore,
qualche stanza più in là.
Come
un lampo a ciel sereno, un’ illuminazione la fulminò.
Erano
tutte bugie, stupide scuse a cui si era aggrappata con le unghie , pur di non vedere la verità.
Verità
che ora aveva impressa davanti agli occhi, indelebile,
in tutta la sua enormità.
*Ranma* , pensò, alzandosi silenziosamente.
Cercò
di accendere la luce, ma l’ oscurità rimase totale.
Perfetto. Mancava anche la corrente.
Si
avvicinò a tentoni alla porta.
*Ranma.*, continuava a pensare, *Ranma io…*
* * *
Al
suono del battito del cuore di Akane, la mente di
Ranma correva a briglia sciolta.
Rivedeva,
momento per momento, tutti gli attimi più belli
passate con il maschiaccio, la vedeva sorridergli, i corti capelli scuri
scompigliati dal vento, la vedeva arrossire, ai suoi complimenti buttati là, la
rivide ridere felice con le sue amiche. In quei momenti era davvero bella.
Poi,
un’ altra scena sostituì le prime, Akane piangeva,
scossa da silenziosi singhiozzi, le guance rigate di lacrime.
Anche
se era solo un ricordo, Ranma sentì il bisogno di stringerla a se, consolarla,
distruggere chiunque l’ avesse fatta stare male.
Si
riscosse dai suoi pensieri, mettendosi a sedere, gli occhi sbarrati nel buio.
Perché
il suo cuore batteva all’ impazzata? Perché si sentiva le guance in fiamme, e le farfalle nello
stomaco?
La
risposta, così ovvia da risultare banale, lo colpì all’ improvviso.
Era stato stupido a non vederla, a rifiutarla con
tutto se stesso, solo ora capiva quanto. Era buffo che proprio in quell’ oscurità così totale, senza poter vedere nemmeno il
suo naso, avesse finalmente visto dentro di se con più chiarezza di qualunque
altra volta.
Senza
nemmeno pensarci, camminò in punta di piedi verso il corridoio deserto.
*che strano, come ho potuto
non accorgermi che Akane… Che io sono…*
Nessuno
dei due terminò il pensiero, erano andati entrambi a
sbattere contro… qualcosa.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!”
“Ranma!”
“Akane!” “che spavento! Scusami, io…”,
“Akane io…” Si zittirono tutti e due, imbarazzati
oltre ogni dire.
Akane,
accorgendosi di essere praticamente fra le braccia di
Ranma, fece per indietreggiare, rossa come un pomodoro maturo, ma Ranma, mosso
da un qualche istinto sconosciuto, la strinse con forza, attirandola ancora di
più a se.
I
loro cuori battevano più forte che mai, vicinissimi, e una vampata di calore li
invase tutti, partendo dal petto, avvolgendoli, nel buio assoluto di quel
corridoio.
Non
c’era bisogno di parlare, non c’ era nulla da dire… o
forse si?
“Ti
amo Akane”. Tre semplici parole che possono fare una differenza enorme.
“Anch’ io ti amo.” E sapeva che, una
volta tanto, era la verità.
Ora
l’ imbarazzo era sparito del tutto, i loro visi si
avvicinarono, sempre di più…
Fu
un bacio tenero, adorante, dolcissimo. Le labbra di Ranma erano calde, morbide
e forti su quelle di Akane.
Lui
la spinse contro la porta, reclinando la testa per poterla baciare meglio,
questa volta con più passione.
Dopo
un po’ i baci non bastarono più,e senza smettere di
baciarla, il ragazzo aprì la porta della stanza di lei, e scivolarono dentro,
ancora abbracciati.
* * *
Al
mattino, di ritorno dal campeggio, Kasumi aprì la porta della stanzetta della
sorella per svegliarla.
Li
vide ancora abbracciati, addormentati l’ uno accanto
all’ altra, l’ espressione beata.
Sorrise, tornando silenziosamente sui suoi passi,
per non svegliare i due innamorati.
Spero
vi sia piaciuta, anche se è la prima volta che provo a
scrivere qualcosa del genere. Recensite e ditemi cosa ne pensate, per favore.
P.S.: So che sentire il cuore di un’ altra persona da
due stanze diverse è tecnicamente impossibile, ma mi serviva per la storia,
quindi spero che mi perdonerete la piccola libertà.
A
presto!!!