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Autore: BeLLaMynA    11/11/2009    0 recensioni
Cosa farebbe Matt se Dom si trovasse in una situazione alquanto...delicata? ...nulla è scontato, nemmeno la fine....
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Sta aprendo gli occhi.. oh, Gesù finalmente.. Matt come ti senti?”
La faccia irsuta di Chris fu la prima cosa che vidi al mio risveglio. Ero sdraiato su un lettino con un panno umido sulla fronte.
“Cosa ci faccio qui? Dov’è Dom?” chiesi allarmato.
“Sei svenuto d’un tratto..bum, ti sei afflosciato come una foglia. Ho chiamato aiuto e ti hanno portato qui a fare dei controlli. Niente di grave, dicono che è solo stress..”
“Stress?? STRESS?! E loro questo lo chiamano stress?”
“Rilassati Bells, devi..”
“L’unica cosa che DEVO..” e fissai i suoi grandi occhi nocciola: sapeva che non mi sarei mai arrabbiato; sapeva che la rabbia che avevo dentro la scatenavo anche per futili motivi.
“..io DEVO solo stare con Dom.”
“Mi dispiace signore, ma lei non va da nessuna parte invece.”
Un uomo, sulla quarantina, si presentò all’ingresso della stanza. Era ben vestito, con la giacca e i pantaloni intonati, una camcia azzurra, sotto un gilet grigio scuro.
“E lei chi diavolo sarebbe?” domandai.
“Sono Patrick Jane e sono qui per aiutarla.”
Entrò, prese una sedia e si sedette accanto al letto sul quale ero disteso.
Mi girai verso Chris per chiedere spiegazioni, ma dall’espressione che aveva in volto, nemmeno lui era al corrente di questa visita.
“Aiutarmi?” sorrisi in modo sarcastico “Nessuno può aiutarmi ora come ora. E poi scusi come può farlo? Non sa nemmeno chi sono..”
“Oh, ma io lo so bene invece.”
Il terrore stava aprendo un varco, nella confusione che regnava nella mia testa.
“Mi hanno chiamato questa notte, avvertendomi che un pazzo era entrato nella sala d’emergenza..”
“MA IO NON SONO PAZZO!!!” replicai furibondo.
Jane fece spallucce. “..questa è stata la descrizione dell’assistente che era di turno. Permetta che le faccia qualche domanda.”
“Non ho tempo da perdere con le sue domande del cazzo.” Feci per alzarmi, ma Jane mi bloccò.
“Pensa di migliorare la situazione stando davanti a quella vetrata?”
Impallidii.. come faceva a saperlo?
“Si calmi, non sono un sensitivo.. l’ho semplicemente vista dalle telecamere di sicurezza.”
Chris era impietrito da quella situazione. Sembrava che quel tizio manipolasse la mia mente a suo piacimento.
“Lei non può fare nulla per lui, mi creda. Dalla reazione che ha manifestato ho capito che quella persona è molto più importante di chiunque altro..”
..Dom..
“..anche di più di un semplice amico.” Jane mi si avvicinò, come a cercare la risposta nei miei occhi.
“Si.” riuscì soltanto a dire, abbassando lo sguardo in segno di sconfitta.
“Lei pensa che se il suo amico la vedesse in questo stato, approverebbe?”
“No..”
“Oltre a danneggiare sé stesso, danneggia pure il suo amico qui al suo fianco..” e indicò con il movimento della testa, Chris.
Mi voltai nuovamente verso di lui, ma questa volta lo vidi con le mani che nascondevano il viso..
Dovevo replicare a quelle frasi, dovevo dire qualcosa, ma cosa?? Cercavo di trovare ispirazione fissando ogni punto della stanza dove mi trovavo: la finestra con le veneziane abbassate, le piastrelle azzurre, un piccolo vaso con due rami di fiori rinsecchiti..
“Mi creda, lei è meglio che stia qui dov’è..” e mi prese il polso destro.
Ritrassi subito il braccio e alzai il tono della voce per sfidarlo.
“Lei è qui solo per riempirmi la testa delle sue stronzate.. sono debole, distrutto dal dolore e lei crede veramente di potermi trattenere qui.. ma io non casco nei suoi giochetti..” i miei occhi erano diventate due fessure.
Jane inarcò un sopracciglio e si appoggiò allo schienale della sedia
“Se è questo che pensa..allora vada pure. Io comunque l’avevo avvertita.”
Chris si intromise nella discussione.
“Io e il mio amico abbiamo bisogno di tranquillità, stiamo vivendo una situazione molto delicata..”
Jane non aggiunse altro.
Io e Chris ci alzammo, mi rimisi le scarpe che trovai ai piedi del letto e uscimmo, a passo svelto, dalla stanza.
Si era fatto giorno. La luce del sole che filtrava dalle finestre creò un riverbero sulle piastrelle lucide che quasi mi accecò.
..Dom..
Raggiungemmo nuovamente il portone grigio della sala d’emergenza. Dentro di me sentivo che qualcosa stava per andare storto.
Non è niente.. mi dissi.

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