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Autore: Marian Yagami    11/11/2009    2 recensioni
Eccomi di nuovo qui, con una nuova storia. In realtà questo è il primo racconto che ho inventato, ma lo posto solo ora... Meglio tardi che mai, come si suol dire... Le protagoniste, due sorelle tanto diverse quanto affiatate, vengono trasportate in una dimensione parallela, il magico Regno di Eternal. Non sanno ancora cosa il futuro ha in serbo per loro, ma lo scopriranno presto, vivendo tante avventure in un universo medievale che non smetterà di stupirle. Cosa attenderà le due? Magie? Incantesimi? Amore? Chissà...
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
Gita al lago
 
- Vedete qui? Questo è il confine nord del regno di Eternal, dove si trovano i Monti Ghiacciati.-spiegò Yann, seguendo il percorso su una grande carta geografica di pergamena, appesa alla parete.
Marian e Luce, assieme a Rei e Yann, erano nel grande salone della biblioteca, una grande stanza di cui due pareti erano coperte da grandi scaffali, colmi di libri di ogni genere e dimensione. La parete in fondo, invece, era decorata con un’ampia vetrata che si apriva sul giardino.
- Sul serio? Io credevo che il nostro regno fosse molto più grande... invece in quella carta sembra una castagna! – esclamò Luce un po’ delusa.
- Nella botte piccola c’è il vino buono! – rise Marian, strizzando l’occhio alla sorella.
- E voi, ragazzi, da dove venite? – chiese poi, ai due fratelli.
Rei si avvicinò alla cartina, e posò il dito su un grande pezzo di terra, separata dal regno di Eternal da una larga striscia di mare.
- Noi veniamo da qui, dall’Impero di Oracolo, da un piccolo villaggio che si chiama Yuma. –
Yann annuì. – Già. – disse. – Si trova ad un giorno di viaggio da qui, è un bel posticino. –
- Ma anche qui ci sono dei posti davvero belli! – fece Rei. – Quando eravamo piccoli, nostro padre ci portava spesso nei suoi viaggi di commercio qui nel regno di Eternal, e se c’era anche la mamma andavamo a fare dei pic-nic nei boschi. –
- Che bello... – sorrise Marian.
- Ho un’idea! Che ne dite di fare anche noi un pic-nic? – propose Yann. – Vi va bene, domani? –
Le due sorelle annuirono, sorridenti.
 
 
- Ecco, è questo il posto. – disse Yann.
Si trovavano a pochi chilometri dalla città di Esmerelda, la capitale del regno di Eternal.
Arrivati su una sporgenza montuosa, i ragazzi poterono ammirare il paesaggio.
Davanti a loro si estendeva una vastissima distesa d’acqua, circondata da una fitta foresta rigogliosa.
- Ma è stupendo! – esclamò Marian, non avendo mai visto un posto del genere.
Da una stradina bianca, fatta di ciottoli, scesero fino alle sponde del lago, dove sistemarono le loro cose.
Stesero sull’erba un grande telo quadrettato e vi poggiarono sopra un cesto di vimini pieno di cibo per il pranzo.
- È ancora presto, che ne dite se prima di mangiare facessimo un giretto nei dintorni? – propose Luce, guardandosi intorno.
- Si, è un’ottima idea! Qui vicino c’è un posto che vi piacerà molto, ragazze. – disse Rei.
 
 
I quattro entrarono nel folto del bosco. Le fronde non permettevano il passaggio della luce, per questo vi era un’atmosfera cupa, e ogni pianta o arbusto aveva riflessi azzurrini. I ragazzi faticavano ad evitare i cespugli e i rami sporgenti, guidati da un’intensa luce calda che proveniva da chissà dove.
Ad un certo punto la foresta si aprì in una piccola radura. Il prato era ricoperto di fiori profumati, e proprio al centro si trovava un pozzo, costruito con dei blocchi di pietra squadrati e poggiati a secco.
Attorno al pozzo, volteggiavano strani esserini, che emanavano una forte luce colorata.
- Sono lucciole?- chiese Marian, non riuscendo a staccare gli occhi da quello spettacolo meraviglioso.
- Fate!- rispose Rei, anche lui ipnotizzato da quella vista.
Ora che osservavano bene, anche le due sorelle riuscivano a notare le piccole ali aggraziate di quelle creature, che si muovevano veloci e le trasportavano in dolci danze in aria. Erano tutte femmine, ed avevano fattezze di adolescenti, ovviamente in miniatura...
I loro abitini richiamavano i colori della natura, così come le ali. Erano vestite di verde bosco, di giallo o arancione, di rosa e fucsia e di celeste e blu.
Si alzavano in volo, facevano giravolte e piroette e poi tornavano giù, tra i fiori.
Diffondevano una luce che faceva rimanere incantato qualsiasi osservatore.
Improvvisamente, una fatina vestita di verde interruppe la danza: aveva qualcosa di importante da riferire alle sue amiche.
Subito dopo le creaturine si dispersero, come spaventate da qualcosa, mentre la fata verde volò velocemente in direzione dei ragazzi, che erano nascosti dietro un cespuglio.
Fu un attimo, e la fatina si scontrò violentemente con il naso di Luce.
- Oddio! Un insetto!- gridò la ragazza, che correva in tondo come una scema.
- Ehi, dico, io sono una fata!- disse questa staccandosi dal viso di Luce.
La ragazza rimase sbigottita. Scrutò la fata da tutte le parti, la prese in mano, la rigirò, e cercò anche di tirarle le ali.
- Non sono mica un pupazzo! Hai capito?- gridò la fata divincolandosi. Luce si scusò e la liberò.
- Ma voi siete dei mezz’elfi, giusto?- disse la fatina.
- Certo che lo siamo!- rispose Yann.
La fatina assunse un’espressione entusiasta: - Allora potreste aiutarci!-
 
 
I ragazzi si guardarono negli occhi, increduli.
- Avete capito cosa dovete fare? – chiese la fatina, volteggiando attorno alle loro teste.
Tre di loro annuirono, mentre Luce assunse un’espressione assorta.
- Mh... ragazzi... secondo voi una scimmia è capace di far roteare un ippopotamo sulla testa? –
Marian, Rei e Yann caddero per terra, increduli del fatto che nel cervello di Luce i criceti avevano smesso di girare nella ruota e avevano iniziato a spulciarsi.
- Ma che domanda è? – esclamarono, rimettendosi in piedi. –
- Scusate, eh! Ma è un quesito che mi ha colto così, e volevo una risposta! – si giustificò Luce.
- Su, su! Meno chiacchiere! Ho bisogno di voi! – ribadì la fata, svolazzando nervosa.
- Si, si. Siamo pronti! – fece Marian.
I ragazzi si misero uno di fianco all’altro.
- Ricapitolando... – enunciò la creaturina, volando avanti e indietro come fosse un generale.
- Numerose fate sono prigioniere sul fondo del lago, catturate da un mostro malvagio che le rapisce per appropriarsi dei loro poteri. Io posso riuscire a farvi respirare sott’acqua, ma vi prego, salvate le mie sorelle! –
I ragazzi annuirono, e si avvicinarono alle sponde, dove piccole onde si infrangevano sui ciottoli levigati.
- State più vicini.- disse la fata. Chiuse gli occhi e giunse le mani, aprendole come la corolla di un fiore. Mormorò alcune parole incomprensibili, e i ragazzi furono avvolti da spruzzi e getti d’acqua, che li trascinarono sotto la superficie del lago.
I ragazzi sentirono fremere il proprio corpo, come se avessero dei brividi caldi; era una sensazione piacevolissima, ma allo stesso tempo avevano una gran paura, perché mancava loro l’aria, ed erano sicuri che non sarebbero riusciti a resistere ancora.
Pian piano i quattro cominciarono a sentire gli occhi pesanti, e cadendo in un sonno profondo, vennero inghiottiti dagli abissi.
 
 
Il primo a riaprire gli occhi fu Rei. Era sdraiato supino, con le braccia aperte.
Tentò di alzare la testa, e si accorse di trovarsi sul fondo del lago, ma (cosa ancor più strana) si accorse anche di poter respirare l’ossigeno contenuto nell’acqua. Quando si fu perfettamente seduto, quasi gli occhi gli uscirono fuori dalle orbite. Al posto delle sue gambe infatti spiccava una squamosa coda di pesce, di colore blu scuro.
Tentò di muoverla, e vide che rispondeva agli impulsi proprio come le gambe, perciò decise di alzarsi e provare a nuotare. A stento riusciva a muoversi decentemente, ma poi si accorse dei suoi amici ancora addormentati, e corse da loro.
Si avvicinò a Marian, restando a fissarla intensamente.
Anche lei, dalla vita in giù aveva una lunga coda di pesce, ma di colore rosa – fucsia.
Il seno era coperto da una fascia dello stesso colore, fermato dietro la schiena con una conchiglia. Ad ogni respiro il petto della ragazza si alzava impercettibilmente.
Rei sfiorò la spalla della ragazza, che per lo spavento si alzò di scatto.
- Ti sei spaventata? Scusa! Ero io... - disse il ragazzo arrossendo.
- Non preoccuparti... è che... mi hai colta di sorpresa... – rispose lei, abbassando lo sguardo, imbarazzata anch’essa.
Nel fare ciò, si accorse anche lei del cambiamento delle sue gambe.
- Ma... non è possibile! Io... sono una sirena? – esclamò, entusiasmata, e con un guizzo si alzò.
Anche per lei ci fu bisogno di un po’ di tempo per abituarsi alla coda di pesce, ma alla fine riuscì a nuotare come fosse la cosa più naturale del mondo.
 Nel frattempo anche gli altri si erano ridestati e stavano prendendo conoscenza con la propria coda. Quella di Luce era di colore azzurro ghiaccio, così come la fascia, mentre quella di Yann era dorata.
 
 
- Come facciamo ora per trovare le fate? Non sappiamo neanche dove ci troviamo... – fece notare Yann pensieroso.
- Pssss... ehi! Quaggiù!-
Una voce chiamava i ragazzi da dietro una foresta di alghe. Loro si avvicinarono, e videro una piccola trota che si aggirava tra il fogliame.
- Finalmente!- disse questa. – Io so chi potrebbe sapere dove sono le fate... chiedete alla tinca, proprio dietro quella roccia!-
I ragazzi si lanciarono sguardi meravigliati.
- Un pesce che parla? – esclamarono.
- Vi stupite? Parlano cani e porci, perché io non potrei? –
I ragazzi, sempre più stupiti, si scusarono, e percorsero la direzione indicata dalla trota.
 
 
- Ehm... mi scusi... signora Tinca... è in casa?- chiese cortesemente Marian.
- In primo luogo... - disse una calda voce maschile, - ... non sono una signora. In secondo luogo... non si interrompono i pesci per bene mentre stanno facendo toeletta!-
Tutti i ragazzi arrossirono per la figuraccia.
- Ci scusi... - dissero con un filo di voce.
- Allora? Per cosa siete venuti a disturbarmi?-
- Sa per caso dove sono imprigionate le fate?-
Il signor Tinca assunse un’aria pensierosa. – Ummmh... fatemi pensare... si... credo di averlo sentito dire dalla signora Carpa! Certo! Andate da lei. Si trova là in fondo.- rispose, e tornò ai suoi “affari”.
I ragazzi arrivarono davanti a un piccolo complesso di rocce, ricoperto da uno strato di alghe.
- Signora Carpa... signora Carpa... - chiamò Luce, - Speriamo sia davvero una signora, stavolta – disse poi.
Da un buco coperto di alghe sbucò una bella carpa di colore rosso acceso.
- Salve amici!- disse con voce dolce. – Vi serve qualcosa?-
Da un buco più in alto sbucarono fuori cinque piccole carpe, che volteggiarono attorno ai ragazzi facendogli il solletico. Si misero a ridere.
- Bambini! Tornate dentro! Scusateli, è che non capita spesso di avere gente nuova qua sotto... -
- Sa per caso dove sono le fate?- chiese Rei.
- Oh! Le fate! Provate dal pesce gatto, abita al piano di sopra. A proposito, volete una fetta di torta? Ne ho appena sfornata una.-
- No grazie signora, siamo di fretta.- disse Yann, e insieme agli altri andò dal pesce gatto.
 
 
In una rientranza della roccia, stava sdraiato un vecchio pesce gatto, con due baffoni lunghi e bianchi, che sonnecchiava.
- Signore.- chiamò Yann a bassa voce. – Signore.-
- Non ho un trombone!- disse il vecchio pesce con voce rauca e fischiettante.
I ragazzi si guardarono con aria interrogativa. Ma che stava dicendo?
- Scusi, sa per caso dove sono le fate?- chiese Marian.
- Rate?- rispose il pesce gatto. – Sono dieci anni che non pago le rate!-
-Questo pesce è proprio sordo!- riconobbe Rei.
- Tordo? Mi dispiace, ma non sono pratico del mondo di sopra, men che meno degli uccelli... - rispose il pesce, che evidentemente non aveva capito una parola.
- STIAMO CERCANDO LE FATE!!!- gli gridò Luce in un orecchio.
Il pesce strabuzzò gli occhi per lo spavento: - Non c’è bisogno di urlare, ci sento benissimo, io! Le fate sono imprigionate in una grotta che si trova in quella direzione, verso est, capito?- poi si riaddormentò come se niente fosse.
 
I ragazzi nuotarono per un lungo tratto, prima di scorgere in lontananza la sagoma di una caverna sottomarina.
Il pesce gatto aveva davvero ragione, ma la cosa che più sorprese i ragazzi, erano gli oggetti che si trovavano fuori dalla grotta.
Proprio fuori dall’entrata, infatti, erano sparsi tesori di ogni genere: monete d’oro, anelli, bracciali, corone, pietre preziose di ogni tipo e dimensione.
I quattro rimasero senza fiato, aggirandosi tra tutte quelle meraviglie.
- Chissà come avranno fatto ad arrivare fin qui! Voglio dire, non credo che qualcuno ce le abbia gettate di proposito... – disse Yann, mentre gli altri annuivano.
Luce si guardò intorno, e, senza essere notata, corse subito a tuffarsi tra tutto quell’oro, nascondendo qualche bracciale o diamante nel reggiseno.
 
 
La caverna appariva oscura e minacciosa.
- Dovremmo entrare in quell’antro tenebroso?- chiese Marian diventando blu per la paura.
- Penso di si. - fece Rei, poggiando una mano sulla spalla della ragazza, per farle coraggio.
L’interno della grotta era ricoperto di alghe e di piccoli molluschi. I ragazzi nuotavano piano, e arrivarono ad un punto in cui la luce non riusciva ad arrivare, per questo per un tratto procedettero al buio.
All’improvviso in lontananza scorsero una fievole luce azzurra.
Seguendola, i quattro arrivarono ad una stanza tonda. Al centro della stanza si trovava un enorme uovo di vetro, con in cima un’apertura, chiusa da un tappo d’oro a forma di fiore. La luce proveniva dall’interno dell’uovo, dove erano disposte centinaia e centinaia di bolle d’aria.
- Dentro quelle bolle ci sono le fate!- disse Yann.
 
 
Nell’oscurità non illuminata dalla luce magica brillarono due occhi rossi.
- Avvicinati principessa, avvicinati!-
 
 
- Cerchiamo di svitare il tappo.- disse Luce.
La ragazza andò vicino all’uovo e tirò il fiore d’oro con tutte le sue energie, ma questo non si mosse neanche di un millimetro.
- Forse ci vuole la forza di un uomo... - suppose Rei, e anche lui tentò l’impresa, fallendo.
- Se provassimo tutti insieme?- propose Marian, che mise le sue mani sul tappo. Gli altri la guardarono, poi le sorrisero con un cenno di assenso. Rei si avvicinò e mise le sue mani su quelle della ragazza, e così fecero Yann e Luce.
Dalle mani dei ragazzi si sprigionò un’aura colorata dai colori dei loro spiriti, che svitò la chiusura in un attimo, e tutte le bolle si liberarono tra quel luccichio di colori, illuminando la stanza a giorno.
Le bolle iniziarono a muoversi da sole, guidate da una forza magica verso l’uscita della grotta.
- Grazie ragazzi!- disse una fata da dentro la sua bolla. – Da ora in poi ce la caveremo da sole. Per ringraziarvi di tutto quello che avete fatto per noi, potete prendere i tesori che volete!-
 
 
I ragazzi uscirono dalla caverna. – Avete visto che cosa è accaduto un attimo fa?- disse Yann.
- E’ successo perché eravamo uniti!- affermò Marian.
- Ed ora... ARRICCHIAMOCI!- gridò Luce con gli occhi sbrilluccicanti.
Improvvisamente Marian impallidì: - Luce, scappa! Sbrigati!- gridò, con le lacrime agli occhi.
La ragazza si voltò, e proprio dietro di lei si stagliava una figura mostruosa, con le sembianze di un uomo, ma con la pelle verde e squamosa e con le branchie proprio sotto due buchi che dovevano essere le orecchie. Aveva mani e piedi palmati.
La creatura alzò un braccio, e scatenò una forte corrente d’acqua, che scagliò contro i ragazzi.
Luce si accovacciò gridando, e attorno a lei si materializzò una barriera protettiva che schivò il colpo.
Gli altri, invece, presero l’attacco in pieno, e caddero sulla sabbia senza forze.
Luce volse la testa e vide i suoi amici riversi.
I suoi occhi si spalancarono e diventarono vuoti, mentre le sue lacrime si fondevano con l’acqua circostante.
Corse subito da Marian cercando di svegliarla, ma invano.
- Sorellina! Svegliati! Non fare scherzi! – gridava, sconvolta, scuotendo la ragazza per le spalle, ma i suoi occhi non accennavano a riaprirsi.
La creatura si avvicinò e mise le sue mani palmate  sulle spalle di Luce.
Avvicinò la sua testa spaventosa all’orecchio della ragazza e le sussurrò: - Sei incapace ed egoista! Come sempre hai pensato prima a te stessa e non ti sei ricordata che avevi degli amici in pericolo! Sei spregevole... ma... non ricordi? E’ già successo in passato... -
Luce ricordava eccome.
“Anche in quella situazione non sono riuscita a proteggere le persone che amavo!”
 
 
Ricordo che era inverno...
Avevo appena cinque anni.
Era il giorno del compleanno della mamma.
Io, la mamma e il papà ci stavamo incamminando verso il ristorante in cui avremmo cenato, ma non ci arrivammo mai, perché accadde un fatto che mi segnò per tutta la vita.
Attraversando la strada, non ci accorgemmo di un tir che veniva dalla nostra destra, e lui non si accorse di noi...
I miei genitori morirono sul colpo, mentre io, straordinariamente, non mi feci un graffio.
Nemmeno i medici che mi visitarono, riuscirono a capire perché io fossi incolume.
Allora non sapevo di possedere simili poteri, ma è stato grazie a loro che mi sono salvata.
La cosa che non mi perdonerò mai, però, è il fatto che non sono riuscita a salvare la mamma e il papà!
 
 
- Sei una persona inutile... - sussurrò il mostro all’orecchio di Luce, mentre lei era accovacciata con le mani sulla testa e gli occhi serrati, troppo disperata anche per piangere.
- Non è affatto vero!-
- Chi ha parlato?- gridò il mostro girandosi di scatto.
- Sono stato io. - rispose Yann.
- Luce non merita di sentirsi dire queste cose. Lei è la persona più solare e simpatica che conosca, e se magari ha lasciato delle persone in difficoltà non lo ha fatto intenzionalmente. Anche se la conosco da poco tempo so che Luce ha un cuore buono... -
Il mostro si spazientì, e con un potente colpo scaraventò Yann a vari metri di distanza, facendogli perdere i sensi.
- Come hai osato colpirlo?! - esclamò Luce rialzandosi di scatto.
- ORA BASTA!!! – gridò, avvertendo una nuova forza che le scorreva nelle vene, un’energia che la animò nel profondo del cuore.
Si parò davanti al mostro, sprigionando dal corpo un’aura mistica, che fece arretrare la creatura.
Questo, per difendersi da quell’influenza benefica lanciò un incantesimo verso Luce, che si chinò per schivarlo, ma la scia dell’incantesimo sfiorò la testa della ragazza, e le bruciò le punte dei capelli, accorciandoglieli di un palmo.
Luce si fermò improvvisamente: - I... i miei capelli! I miei poveri capelli!!!- si mise a gridare.
Si voltò verso il mostro con lo sguardo furente di un toro.
- Ora mi hai fatto davvero arrabbiare!- ringhiò, mentre sulla sua mano si formava una piccola sfera di energia.
- Ora vedremo se sono davvero così inutile come dici!!!- e così dicendo scagliò quell’incantesimo contro il mostro, che lo avvolse come una pellicola e lo disintegrò in mille pezzettini.
 
La ragazza non credeva ai propri occhi.
- Ho... ho fatto una magia!!!- esclamò, esultando.
Improvvisamente le forze la abbandonarono, facendola sentire molto stanca.
“ Sarà perché è la prima volta che uso i miei poteri...” pensò, “ Ma ora non devo perdermi d’animo, i ragazzi hanno bisogno di me!”
Si avvicinò a Yann e controllò che non avesse ferite.
Si sorprese del fatto che era rimasta incantata a fissarlo.
In effetti, dal poco tempo che si conoscevano, lui aveva avuto modo di comprendere la ragazza molto bene, dato il carattere molto espansivo di Luce, mentre lei, di Yann sapeva poco e niente...
Così addormentato, sembrava proprio un angioletto.
Cercò di alzarlo con delicatezza, e notò che l’acqua ne faceva diminuire il peso, quindi per lei sarebbe stato più facile trasportarlo.
Mise le braccia del ragazzo attorno al suo collo e iniziò a nuotare.
Stando così vicini, Luce riusciva a sentire i battiti del suo cuore, che andavano all’unisono con quelli di Yann.
Ripensò alle parole che aveva detto il ragazzo.
È la persona più solare e simpatica che conosca... Luce ha un cuore buono...
La ragazza avvampò. “ Ma cosa mi viene in mente adesso!!!”
Nel frattempo Yann aveva ripreso conoscenza, e, ritrovandosi tra le braccia di Luce, rispose all’abbraccio.
Lei sussultò.
- Che stai facendo?! – esclamò, imbarazzata.
Yann rise. – Tu mi abbracci, e allora anche io ti abbraccio! – spiegò semplicemente.
- Io non ti sto abbracciando! Ti sto solo... ehm... trasportando, ecco. – disse Luce, ma anche a lei scappò da ridere, non sapendo il perché.
I due si staccarono, e nuotarono insieme verso l’alto.
- Accidenti! – mormorò Luce. – Sento freddo sul collo! –
In quel momento Yann si accorse che i capelli della ragazza erano diventati cortissimi,e non arrivavano nemmeno a coprirle il collo.
- Ma... che è successo ai tuoi capelli? – esclamò lui, incredulo.
- Non farmici pensare! È stato quel maledetto mostro! Adesso ci vorranno secoli per farli tornare come prima! –
- Su, non prendertela! Sei carina ugualmente! –
- Lo so! – fece lei, sbattendo le ciglia.
Risaliti in superficie, Luce disse: – Yann, tu trova la fatina che ci ha trasformati, io vado a recuperare gli altri, ok?-
Il ragazzo annuì, mentre lei tornava a rituffarsi negli abissi.
 
 
Marian aprì gli occhi leggermente, e vide di fianco a se il viso tranquillo di Rei, addormentato e rilassato.
La ragazza sorrise, stiracchiandosi.
- No... – mormorò il ragazzo, ancora addormentato. – No, ti scongiuro! Non farlo! –
Vedendolo così agitato, Marian gli si avvicinò, cercando di svegliarlo.
- Rei! Svegliati, stai facendo un incubo! –
La mano del ragazzo era a pochi centimetri da quella della ragazza.
Lei allungò prima un dito, poi il resto della mano, e sfiorò quella di Rei.
Il ragazzo aprì gli occhi.
- Buongiorno...- mormorò.
Marian nascose la mano dietro la schiena. – F... finalmente ti sei svegliato!-
Lui rise. – Già, quel colpo mi ha davvero stordito! – disse, massaggiandosi la testa.
- E anche quel mostro, immagino. Nel sonno dicevi qualcosa come “non farlo”, e cose del genere... – rise Marian.
Rei si rabbuiò, abbassando la testa.
- No. – disse. – Non c’entrava niente con il mostro... –
Vedendo quell’espressione corrucciata, la ragazza non si sentì di chiedere spiegazioni.
- Ma... dove sono finiti Luce e Yann? – fece all’improvviso, guardandosi intorno.
Anche Rei se ne accorse, dimenticando i suoi tristi pensieri.
- Forse saranno qua attorno... ad arricchirsi, come ha detto prima tua sorella! – rise.
La mano di Rei affondò nella sabbia, e sentì qualcosa sotto le dita. Lo prese e vide che era un anello.
– Oh, guarda cosa ho trovato!-
- Che carino!- disse Marian.
L’anello era costituito da una semplice strisciolina d’argento, decorata con una pietra lilla sfaccettata.
- Lo vuoi? Dopotutto la fata ha detto che possiamo prendere quello che vogliamo!-
Marian era un po’ indecisa. – Beh, io... -
Rei glielo porse, convincente.
A quel punto Marian accettò.
Allungò la mano per prenderlo, quando le loro dita si sfiorarono.
Lei ritrasse la mano, ma Rei la trattenne gentilmente, tenendole l’indice con il proprio.
Marian avvampò, non riuscendo, o non volendo, lasciare quel contatto.
 - Raagaazziii! Che state facendooo?- chiese Luce, comparendo alle spalle dei due.
I ragazzi trasalirono, separandosi all’istante.
- N... non facevamo a... assolutamente niente... - balbettò Marian.
Luce li squadrò dall’alto in basso con sguardo indagatore.
- Sul serio?- fece, poco convinta.
- Assolutamente!- rispose Rei tutto rosso.
- Mhmh... non me la contate giusta... - disse Luce, nuotando verso la superficie.
 
 
I ragazzi vennero finalmente ritrasformati dalla fata, nel senso che la loro coda di pesce scomparve, sostituita con le loro gambe, poi decisero di tornare al castello, ritenendo che per quel giorno avessero già avuto la loro dose di stress.
Yann trasportava il cestino del pranzo ancora pieno, e dietro di lui, Luce divorava panini rubati di nascosto.
 
 
Marian era sdraiata nel letto della sua camera, ripensando a quello che era successo sul fondo del lago.
“ Perché Rei non lasciava la mia mano? Non che non mi facesse piacere, ma vorrei sapere il perché...”
In quel momento bussarono alla porta.
Era Luce. – Posso entrare?- chiese.
- Certo!- rispose la sorella.
La ragazza entrò, aprì le braccia e si lasciò cadere a peso morto sul materasso.
Entrambe guardavano il soffitto, prese dai loro pensieri.
- Sai, dopotutto questo taglio di capelli sta cominciando a piacermi, anche se è stato causato da un mostro... – disse Luce, passandosi le mani tra le ciocche castane.
- Già, ti sta molto bene, rispecchia il tuo carattere!-
- Ho parlato con la mamma. – sospirò Luce, dopo un attimo di silenzio.
- Le ho raccontato tutto quello che è successo. Lei pensa che quel mostro non si trovasse li per caso... insomma, che sia stato mandato per noi... -
Marian rabbrividì.
- Vuoi dire che quel mostro ci aspettava? –
Luce annuì. – Si. Credo che ci abbiano teso una trappola. E questo vuol dire solo una cosa: chiunque lo abbia mandato, sapeva che noi ci saremmo recati al lago, e quindi può essere qualcuno che ci sta attorno o che addirittura conosciamo... –
- Oppure qualcuno che ci tiene d’occhio... – mormorò Marian.
- Anche... – fece la sorella.
Le due ragazze sospirarono.
- La cosa che mi dispiace di più è aver lasciato tutto quel ben di Dio sott’acqua. Anche quello che avevo racimolato, l’ho perso durante il combattimento... –
Marian rise.
- Certo che sei davvero strana! Un attimo fa parlavamo di mostri e adesso ti viene in mente il tesoro! -
- Ovvio! Adesso resterò tutto il giorno con il pensiero fisso di tutto quell’oro che mi chiama dal fondo del lago. Luceee... Luceee... Vedi Marian? Mi sta chiamando! -
Le due ragazze risero insieme.
“Non mi importa di quello che abbiamo lasciato la sotto.” pensò Marian, “Perché il tesoro più importante è qui, nella mia mano!”
Il piccolo anellino d’argento, infatti, circondava il suo anulare destro.
 
 

 




Eccomi di nuovo tra i vivi!
Perdono infinito per l’assenza (anche se credo che in pochi sentirete la mia mancanza…)!!!
In questo periodo non ho internet, e sono costretta ad andare in biblioteca per poter navigare un po’, ma con gli impegni universitari mi è difficile anche questo… T^T
So che sembrano banali scuse, ma è la verità…
Vorrei aggiornare più spesso…
Comunque, oggi sono qui, ed è questo l’importante, no?
In questo terzo capitolo abbiamo finalmente scoperto il passato di Luce, che è stato molto doloroso, ma il grande affetto di Marian e della sua famiglia l’ha fatta sentire davvero amata!
Abbiamo scoperto anche delle cose molto importanti per quanto riguarda i sentimenti dei quattro... ma sarà davvero così come si crede? O il futuro riserverà nuove sorprese?
x dolceGg94: non devi minimamente scusarti!!! Se non riesci a leggere in tempo è perché posto i capitoli ogni morte di Papa! Anche io sarei morta alla vista di un ragno del genere, perché davvero non riesco a sopportarli, nemmeno quelli microscopici che sembrano granelli di sabbia! Mi fa piacere che adori l’azzurro e il segno del leone, vuol dire che un po’ somigli a Luce. ^^
Anche a me piace l’azzurro, ma preferisco di gran lunga il rosa, proprio come Marian (sarà perché l’ho creata io? XP)
Davvero questa storia ti piace sempre più?
Me feliceee!!! XDD
Bene... con le note abbiamo finito, allora è tempo di una nuova presentazione!
 




Breve intervista a Rei
 
Come ti chiami?
Il mio nome è Rei Yamazaki
Quanti anni hai?
Ne ho 16, ma il 20 aprile ne faccio 17.
Che bello, in primavera! Quindi il tuo segno zodiacale è...
L’Ariete! Mi piace molto, come segno (forse perché è il mio?).
Anche a me piace molto. Piuttosto... quanto sei alto?
Un metro e settantanove.
Caspita! Sei molto alto! E quanto pesi?
Dovrei essere sui sessantacinque... più o meno...
Di che colore hai gli occhi? E i capelli?
I miei occhi sono blu scuro, mentre i capelli sono rossi (non arancioni, proprio rossi!), un po’ corti e sempre spettinati...
Wow, sei suscettibile sul colore della tua chioma! Ok, qual è il colore che preferisci?
Il bianco, anche se mi si addice di più il nero... Il bianco mi fa dimenticare i problemi.
Cucciolo! Va bene... Quale cibo preferisci di più?
Beh... ci sono tante cose che mi piacciono... ma quello che preferisco mangiare sono i dolci! Sono davvero un goloso cronico, e non rinuncio mai ad una fetta di torta o ad un pasticcino! Tanto poi smaltisco mentre lavoro...
Ah, lavori? Raccontaci un po’ di te...
Beh... allora... sono simpatico, un po’ timido (dipende dalla persona che ho davanti), e anche un inguaribile romantico, solo che non riesco a fidarmi totalmente delle persone, purtroppo è un mio difetto...
Un altro mio difetto, chiamiamolo così, è che sono realista... Non riesco a credere fino in fondo nei sogni e nelle fantasie, perché ho scoperto fin da piccolo come funziona il mondo...
*sospira, poi sorride di nuovo*
Come ho detto prima sono golosissimo!
Mi piace girovagare nei boschi vicino al mio villaggio, e andare a caccia o a pesca con mio padre e Yann.
Perfetto! Ora sappiamo un po’ di cose su di te... Vuoi lasciarci una tua foto, o un ritratto... insomma... i mezz’elfi usano oggetti terrestri?
*ride* Si, noi mezz’elfi conosciamo gli oggetti terrestri, e a volte li usiamo, ma la maggior parte delle volte preferiamo usare la magia, al posto della tecnologia. Perciò, possiamo ottenere dei ritratti che sembrano fotografie facendo semplici incantesimi.
Ecco un ritratto che mi ha fatto la mamma...

 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
  
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