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Autore: araich    12/11/2009    1 recensioni
E se Bella fosse la vampira, ed Edward un semplice, ma bellissimo umano? E se, oltre a Jacob, ci fosse un altro licantropo, o meglio licantropa, pronta a tutto per contrastare le idee dell’amico, pur di difendere le sue amicizie proibite? La storia al contrario, con nuovi personaggi, scambi di ruoli e colpi di scena, in una trama un po’ diversa da quella originale.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quarto

Non sarebbe dovuta andare così. Avrei dovuto rimanerne fuori, lui avrebbe ricevuto due o tre botte e la prossima volta sarebbe stato in grado di difendersi meglio. In ogni caso, avevo sbagliato comunque a rispondere con la forza, le parole sarebbero state un’alternativa migliore per distrarli. Erano solo degli sciocchi analfabeti. Eppure in quel momento era nata in me una rabbia forte, incontrollabile. Mi ero sentita in dovere di difenderlo, come se fosse un oggetto di mia proprietà. Avevo dimenticato le persone che avrebbero potuto interpretare male la scena e di certo i pettegolezzi avrebbero fatto presto pubblicità in tutta la scuola. Avevo dimenticato di essere affamata e quindi più irritabile. Mi ero buttata, per evitare che il mio cibo preferito venisse infastidito da un gruppo di mosche schifose.

Ed ora, eccomi qua. In mensa a fissare il vassoio pieno di spazzatura: un pezzo di pizza scadente anche per gli umani, un cartone di latte, una mela. Già, il frutto da cui Adamo è stato ingannato si trova su un vassoio sudicio che probabilmente lo farà andare a male prima del tempo. Mi alzo e butto tutto quanto, tranne appunto il vassoio, proprietà della scuola. La gente dei tavoli vicini mi guarda con curiosità, senza capire il mio assoluto schifo per qualunque cosa. Mi limito a scrollare le spalle, chi se ne frega della vostra dieta.
Poi lo vedo di nuovo. È seduto con i suoi amici al tavolo più chiassoso, ma non sembra farne parte. Infatti resta zitto e immobile anche quando una battuta scatena le risate di tutta la compagnia. Chissà a cosa starà pensando.. Durante la lezione di biologia non ha detto una sola parola ed io non ho potuto fare altro che stargli lontano il più possibile, nonostante il suo odore mi inebriasse sino a farmi star male..

Si gira e guarda i tavoli attorno con precauzione, poi mi vede e rigira di scatto la testa per non incrociare il mio sguardo. Così per altre due volte. Quando si decide a fissare i suoi occhi nei miei rimane imbambolato e vorrei tanto sapere a cosa stia pensando, perché una faccia così ridicola dovrebbe avere un motivo. Rimane a fissarmi, aspetta che sia io la prima a guardare altrove, ma forse non ha capito con chi ha a che fare. Non tirare troppo la corda, potrebbe rompersi.. Io non sono sempre buona..
Ha fatto la più grande stupidagine della sua vita. Si è alzato e tranquillamente si è seduto di fronte a me, al mio tavolo.
Ciao, piacere Edward.” mi allunga la mano come fossi un suo vecchio amico.
“Ciao.” gli rispondo senza dimostrare più attenzione del dovuto. Ritira la mano velocemente, quando vede che non ho intenzione di stringergliela.
“E tu come ti chiami?” sembra un bambino dell’asilo nido alle prese con le prime conoscenze. Poca esperienza, ma tanta cordialità.
“Isabella, Bella per gli amici” ma quali amici? L’unico vampiro che conosco è mio padre. Se può essere considerato un amico lui, allora oserei dire che non mi manca niente…
“Bene, Bella..” mi considera già una sua amica? Andiamo di male in peggio.. Ho forse una faccia talmente affidabile da poter essere considerata amica? Di certo mi vorrà ringraziare per la scena e forse è per questo che mi parla in tono così confidenziale..
“..grazie per quello che hai fatto stamattina..” sembra imbarazzato, ma sincero. Si guarda i piedi, inconsapevole di avere un chewing-gum sotto la scarpa.
“Niente, lascia stare..” Ora te ne puoi anche andare, hai detto quello che dovevi dire e ti ho risposto.
“Ti posso chiedere una cosa?” é ancora più teso di prima.
“Si?” Tutto quello che vuoi.. Ma smettila di starmi davanti, mi fai impazzire!
“Tu per caso fai boxe o karate, o qualcosa del genere?” Ci crede veramente a quello che dice?
“No, semplice difesa personale.” Si chiama 'fatti valere, o ti schiacciano'.
“Wow, sei davvero forte.”
“Grazie..” Che cosa c’è da dire?
Per fortuna mi salva il suono della campanella. Si ricorda che in un futuro non molto lontano avrà lezione di biologia con me, perciò ritorna dai suoi amici con un saluto veloce. Non si guarda indietro, non lo guardo. Mi rilasso quando sparisce dalla mia vista e mi affretto a uscire. Devo andare a cacciare. Non reggo più la sete…  E alla fine l'ho conosciuto.

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Clarisse si affacciò con cautela alla finestra della casa della sua amica. Dormiva, la fronte mandida di sudore per la febbre che l’aveva indebolita già da quella notte e che ancora insisteva nonostante fossero le due del pomeriggio passate, di scuola neanche a parlarne.
Era rimasta con lei anche nelle ore piccole, l’aveva vista contorcersi per un dolore di cui non capiva l’origine e urlare il suo nome; l’aveva ascoltata piangere ed era rimasta fuori, sul davanzale, a tentare di rassicurarla con sussurri dispersi nell’aria.
Si affacciò per toccarla, per coprirla con le stesse coperte che aveva sballottolato in giro per il letto e che tocciavano il pavimento. Ma poi ci ripensò, il freddo della sua pelle al contatto con quella febbrile di lei non avrebbe aiutato le cose.
Tornò sui suoi passi, e fu allora che l’addormentata sembrò risvegliarsi.
“Chiudi la finestra.. fa freddo..”
Non l’aveva riconosciuta, non aveva neanche aperto gli occhi. Aveva solo freddo. Forse stava sognando. Ma il tempo di dirlo, e la finestra era già sbarrata, un’ombra che correva via decisa a cacciare qualcosa per dare sfogo alla sete, siccome col cuore non era ancora riuscita a combinare nulla.

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Emily cucinava davvero bene. Ogni volta che i licantropi dovevano parlare di questioni importanti preparava dei banchetti deliziosi che addolcivano un po’ l’umore di tutti. Sam la ringraziava sempre baciandola appassionatamente, anche di fronte a un pubblico di fischi e risatine. Spesso le cingeva la vita con un braccio e la accarezzava dolcemente con l’altro, sfiorandole le spalle, i capelli, il viso che lui stesso aveva sfregiato.
A causa di quest’ultimo, nonostante tutto l’amore che provava per lei, si riteneva un essere spregevole. Per averle fatto male in quel modo, bisognava proprio essere spregevoli. Era stato un idiota a perdere la calma tanto facilmente e il caso non aveva di certo aiutato: lei gli era accanto, ed ecco la sua faccia ricoperta di sangue, la sua espressione di sgomento, di orrore, dolore e paura allo stesso tempo. Non avrebbe mai dimenticato quel momento, il male che le aveva fatto e che poteva ancora farle, semmai un giorno avesse perso di nuovo le staffe.
La cosa che l’aveva più colpito, però, era stato il perdono da parte della ragazza. Qualsiasi altra donna sarebbe scappata via, non avrebbe voluto avere più niente a che fare con un licantropo che poteva ridurle il corpo a brandelli. Lei no. Appena si era ripresa dal profondo graffio facciale, si era guardata allo specchio e aveva visto che non sarebbe più stata la stessa. La sua bocca non avrebbe più potuto dimostrare attraverso un sorriso la sua solarità, perché ci sarebbe sempre stato, da quel momento, una smorfia a deviarle i lineamenti. Eppure accettava anche questo per stargli accanto. Lo amava, e lui amava lei con la stessa intensità. Erano completi insieme, l’incidente per lei non cambiava i suoi sentimenti. Cambiava soltanto il suo aspetto esteriore, ma aveva deciso che uno specchio non le serviva per amare.
E così continuava a strapazzarla di coccole, la sua anima gemella, la persona con cui aveva raggiunto l’imprinting. E la prima vera ragazza della sua vita. Certo, dopo quella piccola storia con Leah.
“Allora Sam, cosa facciamo?” Jacob lo risvegliò dai suoi pensieri divaganti, evitandogli di ritorturarsi la coscienza.
“Avete detto che il succhiasangue ha un amico della tribù?”
“Si, è quello che abbiamo sentito.” Embry si toccò il naso e cacciò un’occhiata furtiva nella direzione di Jacob, felice di avere fatto squadra con lui, nonostante la luna storta che aveva.
“Bene. Da domani ci divideremo in quattro squadre e fiuteremo tutta La Push per trovarlo. Una volta scoperto dove si trova, passeremo alla fase due: ci faremo dire chi è il vampiro, dove vive e cosa vuole nel nostro territorio. Probabilmente potrebbe essere un amico degli Swan. In ogni caso, non avremmo alcun motivo per risparmiargli la vita se si dovesse azzardare a oltrepassare ancora il nostro confine.”
Jacob confermò il piano con un cenno del capo, mantenendo la sua serietà. Tutto il branco fu d’accordo e dopo aver spazzato via il cibo come niente, si procurarono scorte di energia adatte ad affrontare il giorno dopo.



Nota dell’autrice: lo so, ci ho messo un bel po’ per finire questo capitolo, ma spero che piaccia, anche a chi lo leggerà di sfuggita. La cosa che mi preme di più dire è questo:
Recensite! Ho bisogno delle vostre recensioni per capire un po’ quello che soddisfo o non soddisfo con i miei capitoli… Grazie!

Un ringraziamento speciale a Mix, che mi sostiene e mi incita sempre a continuare.
Ti voglio bene! ^_^


  
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