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Autore: maz    13/11/2009    1 recensioni
Poi sentii solo dolore. Mi sentii bruciare. Bruciava tutto. Il mio corpo, i miei organi, la mia mente, il mio cuore. Volevo scappare da quell’incendio ma non riuscivo a muovermi. Quando capii che era troppo tardi per scappare iniziai ad urlare. Pregavo perché la morte arrivasse più in fretta, quel dolore tremendo mi rendeva totalmente inutile. Poi il dolore pian piano scomparve. Il mio cuore palpitava più forte. Stavo morendo lo sentivo. Il mio cuore tacque e riaprii gli occhi. Vidi un angelo. Assomigliava tanto al dottor Carlisle.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Twilight
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~Diari~

2005 ~ Perché l’amo

 

 

 

Quando entrai in macchina, i miei fratelli mi guardavano confusi?

“Perché gongoli?” mi chiese Emmett attraverso i pensieri. Risi mentre Bella ripartiva con il suo pick up.

“Sbrigati, non c’è bisogno di essere così idiota.” Mi disse Rosalie irrequieta. Non ci feci caso e uscii dal parcheggio della scuola.

“Posso conoscere Bella adesso?”disse Alice senza preavviso.

“No.” Risposi duro.

“Uffa, quanto dovrò aspettare ancora?”

“Alice non so nemmeno io cosa fare.”

“Edward.” Piagnucolò. E di nuovo le sue visioni tornarono nitide.

“Perché mai dovresti conoscerla? Potrei anche ucciderla.” Sibilai.

“Perché si, perché ha senso.” Ammise.

Fermai la macchina in garage e Rosalie soddisfatta del poco tempo impiegato per tornare a casa mi augurò una buona corsa. Peccato, il suo augurio non serviva a nulla, lei non sapeva che oggi non sarei andato a Seattle, sarei andato a caccia.

 

La vicinanza di Bella mi aveva messo addosso troppa sete e non potevo aspettare il giorno successivo per andare a caccia. Ero ubriaco di sangue, ma sapevo anche che con lei non sarebbe mai bastato.

Era notte inoltrata e l’alba era ancora lontana.

Senza rendermene conto mi ritrovai a correre verso casa sua.

L’avrei solo guardata da lontano, senza farle del male.

Sicuramente la porta era chiusa, perciò non mi rimaneva altro che provare con le finestre.

Mi arrampicai alla prima finestra che incontrai nel fare il giro attorno alla casa.

Non mi sarei mai aspettato di trovare ciò che cercavo al primo tentativo.

 

Lei era raggomitolata tra le coperte nel suo letto. Il suo sonno era agitato.

Probabilmente il suo corpo avvertiva la mia presenza. Mi sentii un vero mostro in quel momento, mentre la stavo osservando. Continuai a guardarla e le sue labbra si mossero.

“Si mamma, va bene.” Mormorò. Sorrisi, Bella parlava nel sonno.

Tutto ciò mi incuriosii ancora di più e senza pensarci provai ad entrare nella sua stanza. Osservai la sua stanza e mi persi nel suo disordine.

I libri, i CD, i vestiti, gli appunti della scuola, le sue scarpe disseminate su tutto il pavimento.

Vinsi contro la curiosità di sapere quali fossero i suoi libri preferiti e quale musica ascoltasse.

Senza lasciarmi prendere dalla troppa curiosità nei suoi confronti e mi accomodai sulla sedia a dondolo in fondo alla stanza.

Mentre la osservavo, mi accorsi di quanto fosse bella.

Non poteva esserci come soluzione solo quella di partire, e di certo non l’avrei più ferita con la mia indifferenza. Ma se l’avessi lasciata, qualcuno avrebbe potuto entrare nella sua vita e questo non potevo accettarlo.

Anche se questa idea non mi piaceva di certo lei non avrebbe mai scelto me.

Non avrebbe sprecato la sua vita accanto ad un mostro che non poteva darle nulla, un mostro, che avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi istante.

Non avrei mai potuto invitarla al ballo come avevano fatto i nostri compagni di scuola.

Sarebbe scappata via da me, oppure avrebbe rinunciato a Seattle e sarebbe uscita con me? non mi avrebbe mai detto di si, quella era la pura e semplice verità.

Meritava di più di un mostro come me. dovevo andare via, lei magari non se ne sarebbe nemmeno accorta. Non mi avrebbe mai guardato con amore.

Non mi avrebbe mai amato, non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti. Con quella consapevolezza, il mio cuore, nonostante fosse morto, andò in frantumi.

 

“Edward.”gelai al suono del mio nome. Si era svegliata e mi aveva trovato lì a spiarla.

Si girò su un fianco.

“Edward.” ripeté chiara il mio nome. Dormiva ancora e mi stava sognando.

Il mio cuore da spezzato qual’era, ritornò a battere di nuovo nel mio petto.

“Rimani qui, per favore, non andare via.” Sospirò ancora.

Non potevo crederci, mi stava sognando e in più mi pregava di rimanere lì con lei.

Tutto ciò che provavo per lei mi invase.

Il mio corpo gelido, si riscaldò di un nuovo calore. Non mi sentivo più una roccia, mi sentivo un uomo.

Un uomo in carne ed ossa, con le sue debolezze.

E lei ora era la mia debolezza, perché l’amavo.

E non c’era consapevolezza più bella che potessi provare in questo momento.

L’avrei amata per tutto il resto della mia esistenza.

 

Solo adesso comprendevo appieno le visioni di Alice.

Se avendola accanto a me, avessi fatto il minimo errore, l’avrei uccisa senza avere il tempo di fermarmi. Anche solo una mia carezza poteva costarle la vita. Oppure l’avrei amata talmente tanto, da costringerla a scegliere di perdere la sua mortalità per starmi accanto.

Però c’era anche una terza soluzione.

Potevo starle accanto senza commettere errori e lasciandole vivere la sua vita da umana, senza cedere all’egoismo di averla per sempre con me. Era questo ciò che avrei fatto, senza alcun dubbio. Per farlo però, dovevo iniziare ad abituarmi al suo odore.

Cercai di rimanere fermo e pian piano respirai il suo profumo. Quella dolce fragranza mi ubriacò, ma mai fui felice come in quel momento di soffrire la sete.

 

Il mattino arrivò prima di quanto mi aspettassi e dovevo andare via per prepararmi per la scuola.

Esme mi guardò e sembrò felice di trovare sul mio volto una parvenza di felicità.

A scuola ci arrivai di corsa e raggiunsi, senza farmi notare dal resto degli studenti, i miei fratelli.

Sentivo il rombo del motore del pick up di Bella e non persi occasione per poterla osservare di nuovo anche se da lontano.

All’improvviso però sentii la voglia di parlarle e le chiavi che le caddero dalle mani, mi fornirono la scusa più valida per avvicinarmi a lei.

Afferrai prima di Bella le chiavi e lei sussultò quando si accorse della mia presenza.

“Come ci riesci?”

Mi chiese ancora un po’ arrabbiata per la discussione del giorno prima.

“A fare cosa?” risposi di rimando.

“Ad apparire per magia.”

“Oh. Ma Bella sei tu che non badi mai alla mia presenza, non è colpa mia.” La canzonai.

“Perché ieri mi hai bloccato l’uscita? Credevo che volevi fingere che non esistessi. Non che volessi provocarmi ad ogni occasione.”  Disse ancor più arrabbiata di prima.

“Tyler aveva bisogno di parlarti, ed io gli offerto una possibilità.”risposi, cercando di essere il più sincero possibile.

“Guarda tu che gran…” boccheggiò.

“E poi non è vero che sto fingendo che tu non esista.”continuai.

“Allora, visto che il furgone di Tyler non è riuscito ad uccidermi, vuoi farlo tu irritandomi?” chiese, e per un attimo mi irritai. Davvero credeva che la sua morte poteva farmi piacere? Davvero non capiva che quella notte mi ero finalmente innamorato di lei?

“Sei davvero assurda.” E con quella risposta non feci altro che indispettirla ancora di più. E scappò via da me.

 

“Aspetta, ti prego.” Ma niente camminava più veloce di prima.

“Perdonami se sono scortese, non avrei dovuto dirtelo.” Provai a riparare.

“Perché non mi lasci in pace?” chiese dura.

Avrei voluto davvero spiegarle il perché, avrei voluto dirle che ero talmente innamorato di lei da non riuscire a lasciarla stare.

“Avevo bisogno di chiederti una cosa.” Dissi cambiando completamente espressione e tono di voce.

“Soffri di disordini da personalità multipla?”

“Per favore Bella, non fuorviarmi ancora.”

“Va bene, dimmi.”

“Volevo chiederti se sabato prossimo, il giorno del ballo,”iniziai a dire sapendo che avrebbe interpretato male, ma mi interruppe.

“Mi prendi in giro?” avrei tanto voluto risponderle di si, che mi divertiva farlo perché adoravo l’espressioni che faceva e il colorito che il suo volto assumeva.

“Mi fai finire per favore?”non rispose e mi lasciò continuare.

“So che quel giorno vorresti andare a Seattle e volevo chiederti se ti serviva un passaggio fin lì.”

“Cosa?” chiese visibilmente stupita.

“Ti sto chiedendo se ti serve un passaggio per Seattle.”

“E da chi?”

“Come da chi, da me.”

“E perché?” possibile che le sembrava così assurdo che volessi passare del tempo con lei?

“Volevo andarci anch’io a Seattle e poi non penso che il tuo Cheavy possa arrivare fino lì. ”

“La mia macchina va benissimo.” E cercò di allontanarsi da me.

 

E io non lo avrei permesso.

“Non ti basterà un solo pieno di benzina.”

“Non ti riguarda.”

“Sono affar mio le riserve non rinnovabili.”

“Io, Edward, davvero non ti seguo. Sbaglio o avevi detto che non dovevamo essere amici?”il mio nome sulle sue labbra, era la cosa più bella che avessi mai sentito.

“Ho detto che sarebbe meglio che noi non lo fossimo, non che non ti voglio come amica.”

“Grazie, adesso ho capito molto di più.”disse beffarda.

Il suo cuore quando mi guardò in viso perse un battito. Che avesse paura di me?

“Sarebbe meglio che tu non fossi una mia amica, ma non mi va più di obbligarmi ad evitarti.” E tanti cari saluti sull’evitare di espormi tanto.

“Vieni a Seattle con me?” chiesi soffermandomi sul suo respiro irregolare e sulle capriole del suo cuore.

Mosse il capo ed annuì.

Aveva accettato ed ero felice di questo, ma una parte di me mi obbligava anche ad avvertirla del pericolo che correva standomi accanto.

“Sarebbe meglio però, che tu mi girassi alla larga. Ci vediamo in aula.” Le dissi, e scappai veloce via da lei.

 

Per tutto il giorno, non feci altro che osservarla attraverso le menti degli altri.

Scoprii che aveva poco senso dell’equilibrio e che per lei rimanere dritta era davvero un’impresa, ma questo, la rendeva ancora più speciale, la rendeva diversa dagli altri.

Il tempo passava  lento, ma arrivò la pausa pranzo e senza pensarci due volte, corsi verso la caffetteria per scegliere un posto adatto a quello che stavo per fare.

I miei fratelli entrarono e oltrepassarono il mio tavolo senza dire nulla.

Rosalie però non perse occasione per rivolgermi qualche pensiero gentile. “Sciocco.” , Jasper mi augurò buona fortuna ed Emmett si preoccupava per il mio improvviso interessamento per Bella.

Alice invece era felicissima, “Edward, posso conoscerla adesso?” mi chiese speranzosa.

“Non impicciarti.” Risposi piano, sicuro però che lei mi avesse sentito. “Va bene testardo d’un fratello, arriverà presto il momento. Ah, ricordati di biologia.” Pensò e si sedette vicino a suo marito.

Annuii nella sua direzione e attesi con ansia il suo arrivo.

 

Edward

 

Rinnovo i miei ringraziamenti!

Un bacio a tutti!!!!

 

 

  
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