Salve!
Prima di ogni cosa, come sempre, vorrei ringraziare di cuore valeego,
Hermione 93, Drew_Labirinth, e sarapastu per le stupende recensioni che
non mancano mai, e che sono sempre in grado di farmi spuntare un
sorriso. Vi adoro! E vi ringrazio per tutto il vostro
appoggio.
Vorrei
ringraziare tutti coloro che seguono la fic e chi l'ha inserita tra i
preferiti, chi mi ha aggiunta tra gli autori preferiti, e chi
passa di
qui a leggere.
Poi
vorrei aggiungere qualche parola su questo capitolo: a dire il vero non
ne ho tante. Mi piace questo capitolo, mi è piaciuto
scriverlo, perchè
mi sono emozionata davvero. Nonostante questo lo sento molto distante
dal resto della storia, e forse è così. Ma dopo
tanto tempo lontano da
questa storia, oggi ho sentito per la prima volta di nuovo il bisogno
di scrivere, e il capitolo è nato non perchè
dovessi aggiornare, ma
perchè volevo scrivere. Perciò, spero davvero che
questo capitolo anche
nella sua completa confusione possa piacere a qualcuno.
(Non l'ho riletto,
nè corretto, vista l'ora, quindi è possibile che
in questi giorni passi a correggere o cambiare qualcosa)
Buona lettura!
Capitolo
14
La
vita a volte è davvero strana.
La mia non è una costatazione fatta dopo una giornata
difficile, dopo tutte le delusioni che il destino mi ha fatto avere, ci
ho
pensato molto e per tanto tempo. Ed è proprio questa la
soluzione.
La vita è strana.
Ma per fortuna, o forse dovrei dire sfortuna ma sono
troppo egoista, non lo è solo con me. In fondo la vita non
è altro che una
ruota che gira. E le esperienze aiutano e insegnano. Insomma, in tutti
questi
mesi avrò pure imparato qualcosa, oltre a non aver mai
scelto le amicizie
giuste, no?
E infatti ho imparato che non c’è mai limite al
peggio.
Ricordo bene quando Sam mi lasciò. Inizialmente stavo
male, malissimo, ma grazie all’aiuto dei miei amici sono
riuscita ad affrontare
al meglio quel periodo e stavo riprendendo un po’ di
vitalità, quando sono
stata ‘vittima’ di un altro
‘abbandono’. Così sono precipitata di
nuovo nello
sconforto, e poi per l’ennesima volta, dopo un periodo
decisamente spento e una
sorta di ripresa, ecco l’ennesimo rifiuto. Ed eccomi ancora
sola.
Però finalmente trovai la forza di guardare avanti.
Cioè,
la situazione a casa era già preoccupante senza considerare
il mio umore
perennemente nero, non volevo rendere le cose ancora più
difficili, l’unica
cosa che potevo fare era smetterla di crogiolarmi nel mio dolore e
rimboccarmi
le maniche. Quindi potevo dire di aver raggiunto un certo equilibrio.
Chi ormai si trovava nella mia stessa situazione era
Bella Swan.
Poverina, la capivo. Davvero.
Chi meglio di me poteva comprendere il dolore provato dopo
l’abbandono del proprio ragazzo, e successivamente
l’allontanamento del proprio
migliore amico? Quella persona che ti aiuta, ti comprende, ti ascolta,
o
semplicemente ti resta accanto.
No, nessuno poteva immaginare i suoi sentimenti meglio di
me. Semplicemente perché io li avevo provati esattamente
come stava succedendo
a lei.
Avrei potuto chiederle di incontrarci. Assicurarla che il
peggio era passato e che col tempo le cose miglioravano. Ma non mi
andavo
affatto l’idea di riempirla di false speranze.
La tristezza non se ne andava. Il vuoto dentro non si
riempiva. Ogni cosa sembrava spenta.
Un lato positivo c’era. Ci si fa l’abitudine.
Fu quello che feci quel giorno. Dopo l’ennesimo malore di
papà. Avevo tante idee che mi balenavano nella testa. Mi
sentivo confusa, sola
e disperata. Avevo una voglia matta di allontanarmi da quella
realtà.
Fu quello il motivo che mi spinse ad andare in spiaggia.
Camminavo. Camminavo e basta. Senza sapere neanche dove
andare. Lasciavo che fosse l’istinto a guidarmi.
Solo dopo, riconoscendo il posto in cui mi aveva guidata,
riconobbi che non era stata una buona idea.
Mi trovavo esattamente di fronte l’abitazione di Emily.
Forse l’abitudine di fare quella strada era rimasta in me
tanto forte da
percorrerla inconsciamente, ma arrivata a quel punto non sapevo proprio
cosa
fare.
Se mi fosse capitato un mese, una settimana, un giorno,
forse anche un’ora prima, non avevo dubbi su ciò
che avrei fatto. Sarei corsa indietro
tornandomene a casa, ad ascoltare musica deprimente a volume alto,
stesa sul
mio letto.
Ma in quella circostanza avevo davvero bisogno di mia
cugina.
La mia vita era un vero disastro.
Sam mi aveva lasciato.
Per non soffrire avevo allontanato anche Emily.
Jared che mi volta le spalle.
Poi Paul.
E mio padre, che continuava a star male.
Ero ormai sola e avevo bisogno di parlare con la persona
che in assoluto mi conosceva meglio di chiunque altro, e che io
conoscevo
meglio di chiunque altro.
Emily. Mia cugina. Per me una sorella.
Qualunque cosa fosse successa tra di noi, ero sicura che
non mi avrebbe mai lasciata sola.
In fondo mi trovavo in quella situazione perché
avevo
deciso io di allontanarla.
In effetti era l’unica persona a cui io
non avevo permesso di starmi vicino.
Così mi avvicinai e bussai alla porta, sperando che fosse
in casa.
Per fortuna non sbagliai, e me la ritrovai davanti con
l’espressione più sorpresa che le avessi mai visto.
“Leah!”
“Ehi.”
“Entra! Che ci fai qui?” ecco la domanda che
aspettavo.
Sentii le lacrime salirmi agli occhi. Non volevo piangere. Non dopo
tanto tempo
che non ci vedevamo, ma non resistetti.
“Papà sta male.. avevo bisogno di
parlarti!”
A dire il vero non parlammo poi tanto, ma Emily mi
abbracciò forte, come avrebbe voluto fare anche quel
fatidico giorno, e mi
lasciò sfogare, piangendo tutte le lacrime che avevo
trattenuto fino a quel
momento.
Quando
mi calmai, mi scusai per essere piombata in casa
sua in quel modo, così all’improvviso, ma lei mi
disse che erano mesi che
sperava di vedermi piombare così a casa sua “Senza
lacrime, ovviamente”
aggiunse, e sapevo che era sincera.
Quel giorno mi resi conto che non solo io avevo sofferto.
Anche Emily aveva perso me, e si sentiva in colpa nei miei confronti.
Sapevo di
aver ragione, ma osservando quei segni sul suo volto mi sentii crudele.
Si amavano, dovevo mettermi l’animo in pace, non potevo
continuare a prendermela con lei.
E poi mi era mancata così tanto! Così ci
promettemmo che
ci saremmo riviste, e lei mi chiese di andare ancora a trovarla.
Dopo tanto tempo, quel vuoto tornava a riempirsi.
Uscii di casa e mi avviai verso la spiaggia, pronta a
fare la stessa strada a ritroso. Emily continuò a salutarmi
e a gridarmi di
tornare a casa sua fin quando non arrivai ad un incrocio, mi girai
parecchie
volte per salutarla, ma nel momento in cui stavo per svoltare
l’angolo sentii
l’unica voce che avrei voluto dimenticare per sempre, ma che
su di me aveva
ancora una forte influenza.
“LEAH!”
Sam. Possibile che fossi così sfortunata? A sentire la
sua voce scattai subito, ma non mi girai.
Una cosa per volta. Avevo appena accettato l’idea di
riavere Emily di nuovo nella mia vita. Riuscire anche a guardarli
insieme
sarebbe stato troppo. Così non mi voltai e proseguii per la
mia strada.
Tornai a casa e Seth mi corse incontro, in un primo
momento mi preoccupai, ma poi notai la sua aria raggiante e mi
tranquillizzai, lasciando
che contagiasse anche me.
“Ma dove eri finita? Sono ore che ti aspetto! Papà
sta
molto meglio, vieni!”
Così mi feci tirare in casa.
Certo, non avevo più un ragazzo, né i miei
migliori
amici, ma avevo ancora mia cugina, una madre severa, un fratellino
ingenuo e
rompiscatole e un padre a cui piaceva fare brutti scherzi.
Si, la vita è strana, difficile, complicata. Ma non vuol
dire che sia pessima.
Questo capitolo è dedicato a mia cugina, Mary2310. Che si ostina a voler leggere quel che scrivo, pur non avendo letto la saga. Perchè resterà sempre la mia 'sorella', la mia migliore e più vecchia amica; perchè mi incoraggia sempre a continuare; perchè se fossi stata nella stessa situazione di Leah, nonostante tutto avrei agito allo stesso modo.
Perchè ti voglio bene!