~Diari~
2005 ~ Ti adoro… in modo spaventoso e pericoloso
Ero seduto al tavolo della mensa da
qualche minuto. Gli studenti iniziavano a fare la fila per il pranzo ed io la
cercavo attraverso i pensieri degli altri.
La trovai tra i pensieri di Jessica.
Era silenziosa, sembrava assente,
sembrava non prestare attenzione alle blaterazioni di Jessica.
Quando arrivò nella mensa, con i
suoi occhi cercò la mia presenza al tavolo dei miei fratelli.
Una leggera smorfia di dispiacere si
dipinse sul suo volto.
Era davvero così? Era dispiaciuta
perché non ero con loro?
Scelse una bevanda per pranzo, non
comprò altro cibo.
“Cullen ti sta guardando. È strano
che non sia con i suoi fratelli.” Jessica si rivolse a Bella facendole presente
il mio palese interesse verso di lei.
Bella si voltò verso di me. Le
rivolsi un cenno e le feci capire che volevo pranzare con lei.
Era confusa, non riusciva a capire
se stessi facendo sul serio. Sorrisi quando Jessica le fece notare che doveva
avvicinarsi a me. E lei non ci pensò due volte.
Imposi a me stesso chiarezza nei
suoi confronti e attesi che si avvicinasse.
Il suo profumo mi bruciò la gola.
“Ti andrebbe di pranzare con me
oggi?” chiesi.
Si sedette di fronte a me.
“Così è differente.” Disse.
“Se proprio merito l’inferno, tanto
vale fare qualcosa per meritarlo davvero.” Rimase seduta di fronte a me ed
iniziò a parlarmi.
“Non capisco cosa vuoi dire, e lo
sai.” Annuii alla sua affermazione.
“I tuoi compagni pensano che li
abbia privati della tua presenza.” Ammisi accennando agli sguardi curiosi dei
suoi amici.
“Continueranno a vivere.” Rispose
continuando a guardarmi.
“Può darsi che non ti lasci tornare
da loro.” Alle mie parole Bella sembrò spaventata.
“Sembri inquieta.”
“Non credo. Sono stupita a dire il
vero. Come mai questo invito?”
“Mi pare di avertelo detto, non me
la sento più di obbligarmi a starti lontano.”
“Non te la senti più?”
“Si, mi sono stancato di fare il
bravo ragazzo. Sarà quel che sarà, accetterò di buon grado le complicazioni.”
“Non ti seguo di nuovo.”
“In tua presenza parlo sempre
troppo.”
“Non c’è problema. Non ho la più
pallida idea di quello che dici.”
“Lo spero.” E lo speravo davvero. Se
avesse capito chi ero, probabilmente sarebbe fuggita via da me a gambe levate.
“Tutto ciò vuol dire che adesso, io
e te, siamo amici?”
“Mmm”
“Scusa, credevo che…” un sorriso si
dipinse sul mio volto.
“Tenteremo. Però devi stare attenta,
non sarò il migliore degli amici.” Era davvero strano, speravo che capisse il
pericolo che stava correndo, ma allo stesso tempo volevo che mi accettasse per
quel che ero.
“Non fai altro che dirmelo.”
“Forse perché non mi dai retta. Se
comprendi la situazione appieno, mi crederai.” Dissi.
“Hai una buona considerazione di
me.” oh, forse dicendole quelle cose l’avevo offesa.
“Quindi, visto che non riesco a
valutare il pericolo, tentiamo di essere amici?”
“Sono d’accordo con te.” Non disse
più nulla.
“Cosa ti passa per la testa?” chiesi
tradendo troppa curiosità.
“Provo a capire quanto sei
pericoloso.”
“Sei arrivata a qualche conclusione?”
“Non proprio.”rispose in imbarazzo.
“Cosa ti è venuto in mente?” nessuna
risposta.
“Non ti va di parlarne?” insistetti.
“Mi imbarazza dirtelo.” Perché non
mi lasciava entrare nei suoi pensieri?
“È davvero una delusione non sapere
cosa pensi.”
“Non capisco cosa ci sia di
frustrante nel fatto che qualcuno non voglia dirti cosa sta pensando e nel
fatto che dici cose che sono impossibili per me da capire. Spiegamelo.” Ero
davvero scortese e scorretto con lei. Aveva pienamente ragione. Continuò dopo
un piccolo respiro.
“Mettiamo il caso che qualcuno si
sia comportato in modo strano. Che un giorno ti salva la vita, l’altro invece
ti fa sentire qualcosa di indesiderato. Che nonostante ti abbia fatto delle
promesse, non le abbia mai mantenute. Anche questo per te è deludente?” non
l’avevo mai sentita parlare così tanto.
“Ce l’hai con me?”
“Non mi piace valutare le cose in
modo imparziale.”
Mike mi distrasse dalla
conversazione e risi per il suo stupido pensiero.
“Che c’è?” chiese.
“Newton pensa che ti stia facendo
arrabbiare.”
“Non capisco che vuoi dire, ma non
penso sia così.”
“Sono infallibile nel capire le
persone.” Ammisi.
“Io non faccio parte di queste.”
“Si è vero e vorrei tanto sapere
perché.”
Aprì la sua bibita e ne bevve un
po’.
“Non dovresti mangiare di più?”
“No. Tu piuttosto.” Disse facendomi
notare che non avevo un vassoio pieno di cibo davanti a me.
“Non ho molta fame.” Ammisi.
“Posso chiederti un piacere?” chiese
dopo un attimo di silenzio.
“Può darsi.”
“Niente di particolare. Volevo solo
che mi avvertissi quando deciderai di evitarmi di nuovo. Lo vorrei sapere per
me.” disse senza guardarmi negli occhi.
“Penso di poterlo fare.”in fondo
chiedeva solo un po’ di correttezza nei suoi confronti.
“Grazie.”
“Però vorrei sapere qualcosa da te.”
Ripresi il discorso.
“Ti concedo una sola domanda.”
“Una delle tue conclusioni.”
“No. Chiedimi altro.” E il suo volto
andò in fiamme.
“Ma avevi detto si.”
“E tu dovevi darmi delle
spiegazioni.” Aveva ragione. In questo momento era lei ad avere il coltello
dalla parte del manico.
“Una soltanto. Non ti prenderò in
giro.”
“Invece si.”
“Ti prego.”implorai guardandola
negli occhi intensamente.
“Dicevamo?”chiese lei come se fosse
distratta da qualcosa.
“Ti prego,non ti chiederò altro.”
Continuai a scongiurarla. Sbuffò.
“Un ragno ti ha morso?” mi credeva
davvero un eroe dei fumetti?
“Pensavo a qualcosa di più
fantasioso.” Dissi con fare critico.
“Perdona la mia poca originalità.”
Si difese.
“Sei lontanissima.”
“Nessun ragno modificato
geneticamente?”
“No, e non sono allergico alla
kriptonite.”e risi.
“Avevi promesso di non prendermi in
giro.”cercai di smettere, ma il tentativo fu inutile.
“Ci arriverò un giorno.” e quel
giorno, sarebbe stato l’ultimo in cui l’avrei vista. Sarebbe fuggita via da me.
“Puoi non sforzarti.”
“Perché non dovrei?”
“Perché potrei non essere Peter Parker ed
invece essere il cattivo.”per un attimo mi sembrò spaventata.
“Capisco.”
“Ci riesci davvero?” chiesi un po’ in ansia.
“Sei pericoloso?” aveva capito. Aveva capito e
adesso aveva paura. Adesso sarebbe andata via. “Ma di certo non sei cattivo.”
Continuò.
“Non è esatto.”alitai. Senza pensarci, presi il
tappo della sua bibita ed iniziai a giocarci, dovevo pensare a cosa era più
giusto fare, non a quello che volevo.
“È tardi, la lezione sta per iniziare.” Disse
alzandosi di scatto e svegliandomi dai miei pensieri.
“Va pure, io non vengo.” Dissi rotolando nella
mia agonia.
“Come mai?” “Perché
è già difficile provare a non ucciderti così, se vengo a lezione non riuscirei
a resistere.” Pensai.
“Ogni tanto giova alla salute.” “La
tua prima di tutto.” Pensai ancora.
“Non mi va di saltarla.”disse da brava studente
qual’era.
“A dopo.” La salutai senza guardarla. “E in ogni caso, ti adoro… in un modo
terrificante e rischioso.” Confessai a me stesso. Esitò per qualche minuto,
ma poi andò via, distruggendo la speranza che avesse ancora voglia di passare
del tempo con me.
Tutto ciò che rimase di quella conversazione fu
una strana sensazione di vuoto, ora che lei non era con me. L’unico ricordo,
invece, era il tappo della sua bibita.
Lo conservai con cura e andai a riflettere
nella mia macchina.
Edward
Ringrazio tutti coloro che mi seguono.
@ rebecca73: ti ringrazio per i complimenti, sono davvero
contenta che ti piaccia e che tu l’abbia trovata non noiosa. Infatti la mia
paura più grande è proprio questa. Il fatto che già tutti conosciamo come va a
finire, rischia di diventare poco interessante. Solo che volevo scriverla dal
mio punto di vista anche se il diario è di Edward. Non so ancora fino a che
punto della storia arriverò. Inizialmente avevo pensato di fermarmi alla
radura. Questa storia all’inizio, per me, voleva solo affrontare la storia di
Edward fino al cambiamento che ha quando incontra Bella. Quindi non lo so,
dipende anche da quello che i lettori diranno. Grazie ancora per il tuo
sostegno.
Un bacio a tutti!!!