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Autore: maz    14/11/2009    1 recensioni
Poi sentii solo dolore. Mi sentii bruciare. Bruciava tutto. Il mio corpo, i miei organi, la mia mente, il mio cuore. Volevo scappare da quell’incendio ma non riuscivo a muovermi. Quando capii che era troppo tardi per scappare iniziai ad urlare. Pregavo perché la morte arrivasse più in fretta, quel dolore tremendo mi rendeva totalmente inutile. Poi il dolore pian piano scomparve. Il mio cuore palpitava più forte. Stavo morendo lo sentivo. Il mio cuore tacque e riaprii gli occhi. Vidi un angelo. Assomigliava tanto al dottor Carlisle.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Twilight
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~Diari~

2005 ~ Ti adoro… in modo spaventoso e pericoloso

 

 

 

Ero seduto al tavolo della mensa da qualche minuto. Gli studenti iniziavano a fare la fila per il pranzo ed io la cercavo attraverso i pensieri degli altri.

La trovai tra i pensieri di Jessica.

Era silenziosa, sembrava assente, sembrava non prestare attenzione alle blaterazioni di Jessica.

Quando arrivò nella mensa, con i suoi occhi cercò la mia presenza al tavolo dei miei fratelli.

Una leggera smorfia di dispiacere si dipinse sul suo volto.

Era davvero così? Era dispiaciuta perché non ero con loro?

Scelse una bevanda per pranzo, non comprò altro cibo.

“Cullen ti sta guardando. È strano che non sia con i suoi fratelli.” Jessica si rivolse a Bella facendole presente il mio palese interesse verso di lei.

Bella si voltò verso di me. Le rivolsi un cenno e le feci capire che volevo pranzare con lei.

 

Era confusa, non riusciva a capire se stessi facendo sul serio. Sorrisi quando Jessica le fece notare che doveva avvicinarsi a me. E lei non ci pensò due volte.

Imposi a me stesso chiarezza nei suoi confronti e attesi che si avvicinasse.

Il suo profumo mi bruciò la gola.

“Ti andrebbe di pranzare con me oggi?” chiesi.

Si sedette di fronte a me.

“Così è differente.” Disse.

“Se proprio merito l’inferno, tanto vale fare qualcosa per meritarlo davvero.” Rimase seduta di fronte a me ed iniziò a parlarmi.

“Non capisco cosa vuoi dire, e lo sai.” Annuii alla sua affermazione.

“I tuoi compagni pensano che li abbia privati della tua presenza.” Ammisi accennando agli sguardi curiosi dei suoi amici.

“Continueranno a vivere.” Rispose continuando a guardarmi.

“Può darsi che non ti lasci tornare da loro.” Alle mie parole Bella sembrò spaventata.

“Sembri inquieta.” 

“Non credo. Sono stupita a dire il vero. Come mai questo invito?”

“Mi pare di avertelo detto, non me la sento più di obbligarmi a starti lontano.”

“Non te la senti più?”

“Si, mi sono stancato di fare il bravo ragazzo. Sarà quel che sarà, accetterò di buon grado le complicazioni.”

“Non ti seguo di nuovo.”

“In tua presenza parlo sempre troppo.”

“Non c’è problema. Non ho la più pallida idea di quello che dici.”

“Lo spero.” E lo speravo davvero. Se avesse capito chi ero, probabilmente sarebbe fuggita via da me a gambe levate.

 

“Tutto ciò vuol dire che adesso, io e te, siamo amici?”

“Mmm”

“Scusa, credevo che…” un sorriso si dipinse sul mio volto.

“Tenteremo. Però devi stare attenta, non sarò il migliore degli amici.” Era davvero strano, speravo che capisse il pericolo che stava correndo, ma allo stesso tempo volevo che mi accettasse per quel che ero.

“Non fai altro che dirmelo.”

“Forse perché non mi dai retta. Se comprendi la situazione appieno, mi crederai.” Dissi.

“Hai una buona considerazione di me.” oh, forse dicendole quelle cose l’avevo offesa.

“Quindi, visto che non riesco a valutare il pericolo, tentiamo di essere amici?”

“Sono d’accordo con te.” Non disse più nulla.

 

“Cosa ti passa per la testa?” chiesi tradendo troppa curiosità.

“Provo a capire quanto sei pericoloso.”

“Sei arrivata a qualche conclusione?”

“Non proprio.”rispose in imbarazzo.

“Cosa ti è venuto in mente?” nessuna risposta.

“Non ti va di parlarne?” insistetti.

“Mi imbarazza dirtelo.” Perché non mi lasciava entrare nei suoi pensieri?

“È davvero una delusione non sapere cosa pensi.”

“Non capisco cosa ci sia di frustrante nel fatto che qualcuno non voglia dirti cosa sta pensando e nel fatto che dici cose che sono impossibili per me da capire. Spiegamelo.” Ero davvero scortese e scorretto con lei. Aveva pienamente ragione. Continuò dopo un piccolo respiro.

 

“Mettiamo il caso che qualcuno si sia comportato in modo strano. Che un giorno ti salva la vita, l’altro invece ti fa sentire qualcosa di indesiderato. Che nonostante ti abbia fatto delle promesse, non le abbia mai mantenute. Anche questo per te è deludente?” non l’avevo mai sentita parlare così tanto.

“Ce l’hai con me?”

“Non mi piace valutare le cose in modo imparziale.”

Mike mi distrasse dalla conversazione e risi per il suo stupido pensiero.

“Che c’è?” chiese.

“Newton pensa che ti stia facendo arrabbiare.”

“Non capisco che vuoi dire, ma non penso sia così.”

“Sono infallibile nel capire le persone.” Ammisi.

“Io non faccio parte di queste.”

“Si è vero e vorrei tanto sapere perché.”

Aprì la sua bibita e ne bevve un po’.

 

“Non dovresti mangiare di più?”

“No. Tu piuttosto.” Disse facendomi notare che non avevo un vassoio pieno di cibo davanti a me.

“Non ho molta fame.” Ammisi.

“Posso chiederti un piacere?” chiese dopo un attimo di silenzio.

“Può darsi.”

“Niente di particolare. Volevo solo che mi avvertissi quando deciderai di evitarmi di nuovo. Lo vorrei sapere per me.” disse senza guardarmi negli occhi.

“Penso di poterlo fare.”in fondo chiedeva solo un po’ di correttezza nei suoi confronti.

“Grazie.”

 

“Però vorrei sapere qualcosa da te.” Ripresi il discorso.

“Ti concedo una sola domanda.”

“Una delle tue conclusioni.”

“No. Chiedimi altro.” E il suo volto andò in fiamme.

“Ma avevi detto si.”

“E tu dovevi darmi delle spiegazioni.” Aveva ragione. In questo momento era lei ad avere il coltello dalla parte del manico.

“Una soltanto. Non ti prenderò in giro.”

“Invece si.”

“Ti prego.”implorai guardandola negli occhi intensamente.

“Dicevamo?”chiese lei come se fosse distratta da qualcosa.

“Ti prego,non ti chiederò altro.” Continuai a scongiurarla. Sbuffò.

 

“Un ragno ti ha morso?” mi credeva davvero un eroe dei fumetti?

“Pensavo a qualcosa di più fantasioso.” Dissi con fare critico.

“Perdona la mia poca originalità.” Si difese.

“Sei lontanissima.”

“Nessun ragno modificato geneticamente?”

“No, e non sono allergico alla kriptonite.”e risi.

“Avevi promesso di non prendermi in giro.”cercai di smettere, ma il tentativo fu inutile.

“Ci arriverò un giorno.” e quel giorno, sarebbe stato l’ultimo in cui l’avrei vista. Sarebbe fuggita via da me.

“Puoi non sforzarti.”

“Perché non dovrei?”

“Perché potrei non essere Peter Parker ed invece essere il cattivo.”per un attimo mi sembrò spaventata.

“Capisco.”

“Ci riesci davvero?” chiesi un po’ in ansia.

“Sei pericoloso?” aveva capito. Aveva capito e adesso aveva paura. Adesso sarebbe andata via. “Ma di certo non sei cattivo.” Continuò.

“Non è esatto.”alitai. Senza pensarci, presi il tappo della sua bibita ed iniziai a giocarci, dovevo pensare a cosa era più giusto fare, non a quello che volevo.

 

“È tardi, la lezione sta per iniziare.” Disse alzandosi di scatto e svegliandomi dai miei pensieri.

“Va pure, io non vengo.” Dissi rotolando nella mia agonia.

“Come mai?” “Perché è già difficile provare a non ucciderti così, se vengo a lezione non riuscirei a resistere.” Pensai.

“Ogni tanto giova alla salute. “La tua prima di tutto.” Pensai ancora.

“Non mi va di saltarla.”disse da brava studente qual’era.

“A dopo.” La salutai senza guardarla. “E in ogni caso, ti adoro… in un modo terrificante e rischioso.” Confessai a me stesso. Esitò per qualche minuto, ma poi andò via, distruggendo la speranza che avesse ancora voglia di passare del tempo con me.

 

Tutto ciò che rimase di quella conversazione fu una strana sensazione di vuoto, ora che lei non era con me. L’unico ricordo, invece, era il tappo della sua bibita.

Lo conservai con cura e andai a riflettere nella mia macchina.

 

Edward

 

Ringrazio tutti coloro che mi seguono.

@ rebecca73: ti ringrazio per i complimenti, sono davvero contenta che ti piaccia e che tu l’abbia trovata non noiosa. Infatti la mia paura più grande è proprio questa. Il fatto che già tutti conosciamo come va a finire, rischia di diventare poco interessante. Solo che volevo scriverla dal mio punto di vista anche se il diario è di Edward. Non so ancora fino a che punto della storia arriverò. Inizialmente avevo pensato di fermarmi alla radura. Questa storia all’inizio, per me, voleva solo affrontare la storia di Edward fino al cambiamento che ha quando incontra Bella. Quindi non lo so, dipende anche da quello che i lettori diranno. Grazie ancora per il tuo sostegno.

Un bacio a tutti!!!

 

 

 

 

  
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