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Autore: Bardunfula    14/11/2009    0 recensioni
Devo parte dell’ispirazione per questa fanfiction a ‘The Portrait of the Unknown One’, una fanfiction che l’utente Lemondropseverus ha pubblicato sul sito www.fanfiction.net .
Il resto è opera mia.
La fiction è ambientata nell'Inghilterra di Enrico VII, ma non segue necessariamente il corso 'veritiero' degli avvenimenti storici che tutti noi conosciamo.
Caterina d'Aragona ed Enrico Tudor sono sposati da cinque anni. Hanno già una primogenita, Maria, e sono in attesa del loro secondogenito.
Sarà, finalmente, un maschio?
I personaggi della fic, alcuni sono realmente esistiti, altri no.
Buona lettura, e commentate :)
Genere: Generale, Storico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Tudor/Inghilterra
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A Queen's Daughter - Alleanze e distanze

Valle d’Oro (Francia), Estate 1520 – Alleanze e distanze

 
“Non vedete che fate vergognare nostra madre?”
Isabel fissò con occhi di fuoco Maria, la sorella, maggiore di lei di tre anni, che per l’ennesima volta la rimproverava aspramente. La piccola corrugò come suo solito le sopracciglia e mise il broncio.
“La mamma non si vergogna di me.” Sostenne ferma, dopo un po’. Quella volta non aveva fatto davvero nulla da indurre la madre a vergognarsi di lei: aveva riso di gusto, come tutti i presenti alla scena, quando il Delfino di Francia, reo di essersi pulito la guancia dopo il bacio ricevuto da Maria, venne atterrato dalla sorella stessa. Isabel non era davvero riuscita a trattenere una risatina, ma tutto il seguito, sia quello francese che l’inglese, aveva riso della scena così palesemente comica. Maria era stata fintamente rimproverata dal padre e Caterina era rimasta per un attimo sconvolta dalla reazione della figlia, ma tutto si era trasformato in un divertente fuori programma. Ora, che la colpevole di quell’azione venisse a lamentarsi con chi aveva soltanto riso della sua impudenza, era davvero troppo.
Mamà, mamà!!” Chiamò Maria, approfittando del passaggio della madre proprio in quel momento.
Sentitasi chiamare, Caterina congedò le sue dame ed entrò nella stanza dove si trovavano le due bambine.
“Dimmi, cielo.” Disse dolcemente a Maria, accarezzandole la guancia e scendendo con la mano sotto il mento, come faceva sempre.
Isabel, in un angolo, si sentì ribollire di gelosia. Adorava quel gesto che la madre le regalava ogni volta che la vedeva, facendola sentire unica. Mentre Maria organizzava la risposta, Caterina, che nel frattempo si era andata a sedere su una sedia accanto ad un tavolo, guardò la secondogenita, che continuava a stare in disparte. Le sorrise e poi piegò il viso da un lato, quasi a chiederle come mai non fosse venuta a salutarla. Subito Isabel approfittò dell’occasione e le si avvicinò. Caterina allungò le braccia verso di lei, la sollevò e la fece sedere sulle sue ginocchia, baciandole la fronte, in silenzio. La bambina si sentì al settimo cielo. Maria aveva ricevuto il dono di quel gesto speciale, ma a lei era toccato un regalo ancora più grande.
“Isabel ha riso prima, quando il Delfino è caduto..” Esclamò la primogenita, evitando accuratamente di ricordare il motivo della ‘caduta’ del povero bambino. “Ha proprio riso di lui.” Aggiunse.
Isabel la guardò stupita. Che ingiustizia stava mai dicendo? Non aveva riso di lui, ovviamente, ma della scena in sé. Come almeno un centinaio di persone, peraltro.
“Maria, Francesco non è caduto, o mi sbaglio?” La corresse immediatamente Caterina, e la bambina ebbe l’umiltà di abbassare lo sguardo, rossa di vergogna. Isabel sorrise fra sé e sé. Quel rimprovero le ci voleva proprio. Maria era di un’arroganza senza fine quando voleva, per non parlare di quanto fosse prepotente. Poi però i severi occhi chiari della Regina si posarono sulla sua secondogenita. “Tua sorella dice il vero, Isabel?” Le chiese con voce tutt’altro che accondiscendente. La bambina aprì la bocca per spiegare, ma la madre proseguì, ignorando il suo tentativo. “Non sta affatto bene ridere di una persona, Isabel. Dovresti saperlo, ormai, e molto bene.” Sentenziò, prendendola delicatamente per le braccia e depositandola a terra. Quel gesto era inequivocabile, per quanto il tono della voce materna non fosse collerico, né il suo volume alto. Isabel arrossì di vergogna, anche per non aver potuto spiegare le sue ragioni.
Prima ancora che potesse riprovare a spiegarsi, Caterina si alzò e la guardò, di nuovo in modo severo.
“Dovresti riflettere sul tuo comportamento e sui tuoi errori, Isabel..” Le disse, poi si voltò e uscì dalla stanza. Non vide gli occhi della figlia riempirsi di lacrime e non vide nemmeno la faccia sgomenta di lei, mentre la seguiva con lo sguardo e la vedeva uscire.
“Hai visto? Anche la mamma ti ha sgridato!” Riprese Maria, punzecchiandola ancora più crudelmente e passando ad un tu denigratorio e traboccante superiorità.
“Sei cattiva!” Urlò Isabel, al colmo della disperazione per non essere stata ascoltata dalla madre e della collera per la prepotenza della sorella. “Sei una strega cattiva!” Ripeté con più forza.
Maria non ci pensò su due volte e le assestò un ceffone sulla bocca, facendola cadere a terra, più per la sorpresa che per la forza del colpo in sé. Una dama che era lì fuori, al sentire lo schiocco dello schiaffo e poi il tonfo, si affacciò e vide abbastanza per capire. Richiamata, Caterina rientrò di corsa nella stanza. La vista degli occhi di Isabel, pieni di doloroso stupore, le strinse il cuore. Prima di andare da lei, però, si voltò verso Maria.
“Che non ricapiti mai più che tu alzi le mani su tua sorella!” Le disse furente. La bambina la guardò, terrorizzata dal suo tono di voce, ed annuì in silenzio. Poi Caterina si diresse da Isabel. Si accosciò di fronte a lei e la prese immediatamente fra le braccia, stringendola a sé. La bambina scoppiò in un pianto disperato, solo in parte dovuto allo schiaffo ricevuto.
“Non ridevo di lui, mamà.. Non ridevo di Francesco.” Riuscì a dire fra i violenti singhiozzi. Caterina capì immediatamente e la strinse ancora più forte. La consapevolezza di essere stata ingiusta verso Isabel e di averle negato il modo di spiegarsi, la fece stare malissimo. Per cercare di calmarla, le accarezzò dolcemente la schiena e girò il viso per baciarle la tempia e i capelli, ma quell’improvvisa dolcezza ebbe la sola conseguenza di far piangere ancora più forte Isabel. A quel punto Caterina decise di dedicare del tempo alla sua secondogenita.
Era da un po’ di mesi che aveva notato delle frizioni fra le due sorelle e negli ultimi tempi Maria stava esagerando. Spesso la chiamava in causa, non tanto per aiutarle a spiegarsi, quanto perché rimproverasse la sorella più piccola, o per farle notare le sue mancanze. A differenza di Maria, che era più astuta e smaliziata in queste cose, sebbene avesse solo dieci anni ed un carattere meno vivace e solare della sorella, Isabel era più taciturna e tendeva a tenere tutto dentro, nonostante il carattere in apparenza scanzonato. Quella apparente contraddizione la rendeva perciò il bersaglio perfetto per i colpi, non sempre innocui, della sorella. Caterina sentiva un legame speciale con la piccola e detestava punirla e rimproverarla, tanto più se sotto l’ ‘input’ a comando di Maria. La Sovrana in quella particolare occasione vide chiaramente la sottile e meschina crudeltà del suo comportamento e si decise a porvi un freno.
Continuando a tenere fra le braccia Isabel, si alzò e, senza degnare di ulteriore occhiata la primogenita, uscì dalla stanza. 

  
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