Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: endif    15/11/2009    19 recensioni
“«Edward…» non mi accorgo neppure di avere sussurrato il suo nome, ma forse l’ho fatto perché lo vedo girarsi verso di me come a rallentatore. Il tempo si cristallizza qui, in questa stanza, in questo momento, restando sospeso a mezz’aria.
Sgrano gli occhi a dismisura quando capisco chi è tra le sue braccia.
No. Non può essere.”
Piccolo spoiler per questa nuova fic, il seguito di My New Moon. Ci saranno tante sorprese, nuove situazioni da affrontare per i nostri protagonisti. Un E/B passionale e coinvolgente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Change' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAP.16

EDWARD
«Tuo padre sta per chiamarti. Alice dice che deve chiederti una cosa»
«Charlie?!» chiede illuminandosi tutta.
Annuisco e le sorrido. Il suo entusiasmo è coinvolgente.
«Vai»le dico in un sussurro «ti aspetto qui»

Bella mi guarda per un attimo indecisa. Poi mi sorride notando il mio sguardo tranquillo ed esce quasi correndo dalla stanza.
La mia dolce piccolina! Forks, Charlie … devono mancarle molto.
Apro il cassetto della scrivania e osservo il cellulare di mia moglie abbandonato dentro. Sorrido. Le è caduto due volte mentre aspettavo di entrare in camera da lei.
Scuoto il capo: Bella e la tecnologia non sono fatte per stare nella stessa stanza.
Passo il dito indice piano sulla tastiera del telefono, sovrappensiero.
Bella sta un po’ meglio. Non mi servono delle indagini cliniche per accorgermene. Il suo incarnato è più roseo, si stanca meno e sembra più in forze. Nonostante ciò Carlisle non sembra essere soddisfatto. Lo scienziato che è in lui vorrebbe indagare in maniera più approfondita, capire. Da un lato è curiosità, una sfida che lo tenta, lui medico da trecento e più anni di esperienza. Dall’altro è in ansia per Bella: è un altro figlio da curare non solo nell’animo, ma anche nel corpo nel suo caso.
Prendo distrattamente la batteria del telefono tra le dita. E’ tiepida. Prima che cadesse dalle mani di Bella era nel telefono acceso. Ed è pesante. Molto di più degli interi microscopici telefoni che costruiscono adesso. La ripongo dov’era.
Neanche a dirlo Bella ha voluto conservare lo stesso cellulare da quando ci siamo conosciuti. Dice che è un ricordo. Io dico che è un trabiccolo.
Devo proprio regalargliene uno nuovo, penso osservando il display spento. E’ tutto graffiato, davvero non capisco come faccia a leggerci su … Per lei ci vuole qualcosa di più leggero, più elegante anche se non troppo sofisticato … ma questo qui …!
Scuoto il capo disgustato.
Da come l’ha gettato nel cassetto direi proprio che anche lei forse ci sta pensando su, forse le ha dato pure dei problemi. Magari si è rotto.
Prima di partire per la Francia devo convincerla a farsene regalare un altro. Forse posso dire che con questo rischiamo di pagare l’eccesso bagagli all’aeroporto …
Ascolto distrattamente la voce di mia moglie dabbasso. Ci vorrà un po’ di tempo. Anche se Charlie non è di molte parole così come la figlia, gli unici momenti che hanno da quando lei si è sposata sono questi. Ed entrambi sono diventati molto più loquaci.
Riporto lo sguardo sul telefono. Eppure ho sentito chiaramente che prima vibrava …, non credo sia rotto. Prendo entrambi i pezzi nella mano. Li osservo con attenzione.
No, a parte i graffi, non sembra esserci nulla di rotto.
Però … Charlie ha telefonato sull’impianto fisso. E non lo fa mai. La chiama sempre sul cellulare. Sempre. Ed ora l’ha trovato spento.
Però non è rotto.
O sì?
Applico la batteria al frontalino. Pigio sull’accensione. Attendo. Il display si illumina e, benché ci sia la modalità silenziosa, riesco a percepire chiaramente il ronzio dei flussi elettrici al suo interno.
No, non è rotto per niente. Anzi funziona bene. Perfettamente, direi, per essere un vecchio trabiccolo …
Sulla barra superiore lampeggia l’icona dei messaggi in arrivo.
E’ un messaggio inevaso.
D’un tratto il telefono nelle mie mani sembra pesare più di una tonnellata. Resto fermo, immobile.
Mi do del coglione mille volte.
Questi non sono affari miei.
Edward, spegni il telefono e rimetti tutto a posto. Mi dico.
Questi non sono affari miei. Mi ripeto.
Poi il telefono vibra nelle mie mani e mi do del coglione ancora una volta.
Qui dentro lo sanno tutti che sto spiando nel telefono di Bella. L’unica a non saperlo è proprio lei. E non perché non abbia il nostro stesso udito.
No.
Perché lei si fida di me. E si aspetta la stessa cosa da me.
Perché la sua opinione di me è talmente alta che neanche se mi vedesse con i suoi occhi fare qualcosa di sbagliato ci crederebbe. Mi darebbe sempre il beneficio del dubbio.
Un dubbio che non merito.
Perché io sono un mostro. Non sono quello che lei vede nei suoi occhi innamorati.
Io bevo sangue per vivere.
Ho ucciso degli uomini. Volevo uccidere anche lei.
Lotto ogni giorno con me stesso per non lasciarmi governare dai miei istinti naturali, ma loro sono sempre presenti in me, sempre.
Violenza, egoismo, menzogna, desiderio di possesso, lussuria, brama.
Ecco cosa sono. Ed in questo momento desidero prepotentemente conoscere il contenuto di quei messaggi.
Il display passa in modalità standby e si oscura. Anche se non vedo più quella maledetta bustina lampeggiare, nel mio cervello lo sta facendo ancora come un’insegna di Las Vegas.
Ma Edward, lei è tua moglie … e in una coppia non ci sono segreti … leggi quei messaggi, è un tuo diritto … la voce della mia belva è così suadente, così … carezzevole.
Questi non sono segreti, mi dico stringendo le labbra. Questa è semplice riservatezza. E Bella non merita che io frughi nella sua privacy come se fosse un’infedele, una bugiarda.
Ma lei è una bugiarda … hai dimenticato? Hai dimenticato che ti nasconde qualcosa? Leggi quei messaggi, lei … non se ne accorgerà.
Lei no, ma io sì. Io lo saprei quello che ho fatto. E quello che desidero fare è  un po’ come rubare, approfittare di lei.
La mano che mantiene il telefono trema leggermente nello sforzo che faccio per non sbriciolare l’oggetto che trattengo tra le dita.
Quando sono diventato così insicuro di me stesso?
Da quando sono cominciate le menzogne, Edward. Da quando pensi che la sua non sia più libera scelta, ma solo fedeltà alla parola data.
Serro la mascella, mi irrigidisco tutto.
Tu hai paura mio caro … Mi stuzzica la belva che dimora in me stesso.
Scuoto il capo. No, non è così.
Hai paura di scoprire, di sapere …  che ho ragione. Lei, la belva.
NO. Penso io.
Dimostramelo. Leggi in quel telefono. Mi sfida ancora lei.
NO!! Ripeto più forte.
DIMOSTRAMELO!!! Ormai la mia belva ruggisce nel mio cranio ad un volume impensabile.
Muovo le dita veloce. Non voglio più ascoltare.
Ho paura di impazzire.
Agisco d’istinto, agisco senza pensare.

BELLA
Volo per le scale veloce, ma un po’ dispiaciuta.
La telefonata di Charlie ha offuscato un po’ il mio buon umore. Umore che era diventato buono nel momento in cui ho visto Edward entrare nella nostra stanza sorridente e sereno.
Giunta all’ultimo gradino rischio di inciampare, ma riesco a riprendermi giusto in tempo, facendo quasi una capriola. Mi viene da ridere della mia sbadataggine, sono proprio un caso senza speranza …
Il mio animo, tuttavia, è più leggero ed entro in camera sorridendo ancora come una stupidina per la mia acrobazia di qualche attimo fa. Mi sento più fiduciosa, più sicura di quello che devo dire ad Edward.
So che mi capirà. Gli spiegherò che non posso entrare troppo nel particolare perché voglio che sia una sorpresa per tutti e che per realizzarla come si deve mi occorre un po’ di tranquillità al campus.
Ascoltare la voce di Charlie al telefono mi ha scombussolata tutta. Appena mi ha salutata mi sono venute le lacrime agli occhi.
Dio, quanto mi manca!
Ma la telefonata è stata utile per fare chiarezza nel mio animo turbato.
Ho deciso che nei fine settimana tornerò a casa.
Perché qui c’è la mia famiglia, c’è Edward. Ed io so che per me sarà già difficile resistere così. Io … non voglio privarmi della sua presenza, non ci riesco, non in modo volontario. E non c’è al mondo progetto o lavoro che possa tenermi lontana da lui più dello stretto indispensabile.
Tuck’s o meno, io nel fine settimana torno a casa.
E questo mi sembra un buon compromesso nella discussione che sto per affrontare.
Lo noto subito. Edward è di spalle, con il viso rivolto alla finestra.
Ha le mani nelle tasche dei pantaloni, ma non si gira quando entro.
Non si muove assolutamente.
La mia andatura da baldanzosa diviene più cauta. Mi avvicino a lui che non accenna al minimo movimento.
«Come sta Charlie?» mi chiede senza voltarsi.
«Bene.» rispondo, ma nella mia voce c’è un po’ di esitazione. Non so perché, ma nell’aria c’è qualcosa di diverso, qualcosa di … strano.
«Cosa doveva chiederti?» mi domanda senza alcuna inflessione.
«Niente … voleva invitarci a casa per … per …» mi zittisco.
«Per …?»
«… per … il Giorno del Ringraziamento» balbetto come una stupida. Come una che sa di dover essere interrogata a sorpresa a scuola.
Si gira verso di me che gli sono giusto alle spalle.
Sorride, ma solo con le labbra. I suoi occhi non brillano più, non illuminano più l’intera stanza.
«Bene, sono d’accordo.» dice pacato.
Abbasso gli occhi a terra.
E ora che dico?
«Sì, io vorrei … ma … non è possibile» ruoto gli occhi sempre rivolti a terra cercando di scorgere qualche suo movimento.
Non ne fa nessuno.
Non dice nulla.
Passo il peso da un piede all’altro, mi stropiccio le mani.
«Non è possibile?» la sua domanda e piatta, senza curiosità. Sembra che stia leggendo.
Scuoto solo il capo.
Non pensavo che sarebbe stato così difficile spiegarmi quando sono salita su in camera dopo la telefonata di mio padre. Ero animata da una grande euforia, da una nuova spinta. Perché la famiglia è famiglia … e perché essere già lontana da mio padre mi ha fatto capire che non vale la pena esserlo anche da Edward. Che i dubbi e le angosce di tutti i giorni possono allontanare due persone ancora di più che una separazione fisica.
Ed ora che devo affrontare quest’ultima, sentivo la necessità di spiegarmi. Il momento mi sembrava opportuno, favorevole.  Ma adesso …
Adesso mi sento bloccata. Perché …
Perchè mi aspettavo di vederlo con le braccia aperte, pronto ad afferrarmi mentre volavo nelle sue braccia … e perché prima mi ero specchiata nei suoi occhi e per un attimo mi ero vista al centro del suo universo … e poi perché mi era parso di vedergli luccicare nello sguardo una scintilla luminosa …
E, forte di ciò, mi sentivo più sicura.
E ora mi guarda, è vero, ma fra di noi c’è un muro invisibile, una forza che mi inchioda al pavimento e che non mi permette di muovere nemmeno un passo.
Lui … adesso, qui … non è mai stato più lontano di così.
Alzo gli occhi sul suo viso.
Ed i suoi occhi … perché è come se si fossero ghiacciati?
Muove il capo un po’ di lato ed il suo sorriso si accentua. E’ … duro.
Fa un passo verso di me.
«Dimmi Bella … C’è  … qualcosa che vuoi dirmi?» parla piano, parla con la sua voce di vampiro.
Aggrotto un po’ le sopracciglia. Io … non capisco.
Ma che ho fatto?
Abbasso gli occhi e deglutisco. Annuisco con il capo.
Improvvisamente mi sento insicura. E non mi pare più così giusto andarmene da Helèna, perché ho come la sensazione che non dipenda più dalla mia volontà. Ho come la sensazione che la più brutta delle mie sensazioni non sia più tale, ma sia la cruda realtà. Forse, forse … andare da Helèna può essere l’unica cosa che mi rimane da fare.
Sento il suo sospiro. Vedo le sue scarpe entrare nel mio campo visivo. E’ vicino a me. Molto.
Sobbalzo quando mi appoggia le mani sulle spalle: «Ti ascolto» dice.
Due dita gelide si appoggiano sotto il mio mento e lo alzano delicatamente.
Incontro i suoi occhi. Si sono un po’ addolciti, ma quel sorriso … io, quel sorriso … non lo so, perché sono così a disagio?
«Ti ascolto» ripete e la sua voce è più lieve, più carezzevole.
Prendo un bel respiro e comincio: «Edward dovrei andare al campus per un mese» dico in un soffio con la voce più bassa che ho mai avuto.
Non si scompone, non sembra sorpreso.
Continua a guardarmi con comprensione.
Scruto nei suoi occhi una reazione che non trovo. Le sue mani sono ancora sulle mie spalle.
Non dice nulla. Allora continuo:«Io, vorrei poterti spiegare, vorrei ma …» Non trovo le parole. Ecco. Perché non riesco più a parlargli?
«Io … credo che tu mi capisca. Ho bisogno di tranquillità per … lavorare ad un progetto.» Mi zittisco immediatamente. Non voglio dire troppo, e da lui non proviene nessuna reazione.
Che faccio? Continuo a parlare?
Non sembra irritato. O arrabbiato.
Cosa sta pensando in questo momento?
«Bella, tu non devi giustificarti con me.» dice, quindi, con voce bassa, senza inflessioni.
Alzo gli occhi su di lui.
Certo che devo invece. Perché non posso sparire così senza dargli nemmeno una spiegazione, una motivazione. Io non vorrei che lui lo facesse con me.
«Non … ti dispiace?» gli chiedo perplessa.
In realtà mi aspettavo di dover faticare non poco, di doverlo quasi pregare.
In realtà, mi sarei aspettata da lui tutto, ma non questa calma serafica.
Toglie le mani dalle mie spalle e mi osserva negli occhi.
«Io sono solo un po’ preoccupato.» riflette e quindi aggiunge: «Per la tua salute»
Annuisco con il capo.
Appunto. Il senso di responsabilità.
Decido di liberarlo di questo peso e la mia voce diviene fredda quanto la sua.
«Sto molto meglio, e comunque sia, andrò periodicamente da Carlisle in ospedale. Non hai di che preoccuparti.» parlargli con questo tono mi è difficile, come fingere che per me sia tutto a posto, e che andare via non mi costi così tanto.
«Bene» dice lui.
«Bene» dico io.
Ci guardiamo l’uno negli occhi dell’altro.
Mi mordo le labbra nervosa. Che faccio, gli dico che voglio tornare nei fine settimana?
E se questo è solo un mio desiderio, ma non il suo?
Bella ma che cazzo dici! E’ tuo marito, certo che vuole che torni nei weekend! Mi dice la mia vocina indispettita.
«Posso tornare … io … nei weekend …» deglutisco il mio imbarazzo e prendo un bel respiro «Posso tornare a casa, nei weekend … se … ti va» gli dico e mi maledico all’istante.
Bella, ma che fai lo supplichi?
Mi guarda e vedo le sue labbra che si stringono, la mascella che gli si irrigidisce.
«Tu vuoi?» mi chiede.
«Io?» gli rispondo confusa. Ma che domande mi fa, e c’è bisogno di chiederlo?!
«Sì tu. Cosa vuoi fare tu? Desideri davvero tornare … nei weekend?» me lo chiede con calma, come se la cosa non lo turbasse , non  lo interessasse …
“ … indifferente … ben altri pensieri per la testa …” è possibile che delle parole mi facciano ancora così male …?
Rifletto e ricaccio indietro le lacrime che sento affacciarsi tra le ciglia abbassando lo sguardo.
«In fondo … è solo un mese, passa in fretta. Se dovessero crearsi le condizioni … favorevoli … io … tornerò.» dico sforzandomi di stabilizzare questa voce maledetta che non sa fare altro che tremare e spezzarsi e …
Sussulto quando le dita della sua mano mi sfiorano la guancia. Vedo un lampo di dolore passargli negli occhi. Ritrae leggermente la mano, come se si fosse pentito. Il desiderio di afferrarla e di riportarla sul mio viso è così forte che mi trattengo a stento.
Io non mi impongo a chi non mi vuole.
«Bella, non preoccuparti per me. L’hai detto anche tu. E’ solo un mese, passa in fretta.» continua  a guardarmi e poi sulle sue labbra si delinea un accenno di sorriso «Io non ne morirò, sta tranquilla»
Che fa, mi prende in giro?! Lui non ne morirà, ma io sto cominciando a morire in questo momento. Con lui, adesso. Sentendo la sua indifferenza e la sua calma.
E’ come se quasi mi stesse incitando ad andare, mentre io ero convinta che avrebbe fatto di tutto per farmi restare. Che avrebbe usato il suo fascino da vampiro, la sua capacità di convincimento. Invece … mi lascia andare. Così, come se fossimo due conoscenti che si salutano dopo una piacevole serata trascorsa insieme, ma che non desiderano approfondire ulteriormente.
Io sono … mi sento … spiazzata, ecco.
Di nuovo il suo sguardo si posa al lato del mio viso.
Si concentra un attimo, in attesa.
Poi, riporta gli occhi su di me e dice: «Appena sei pronta, ti accompagno»
E mi aggira, uscendo dalla stanza.
 
NOTA DELL’AUTRICE: Non ve lo aspettavate questo capitolo, intendo scritto così, eh?! Allora … ancora contraddizioni, ancora fraintendimenti, ancora dubbi. Edward ha letto i messaggi? Sì, direte. Perché quando Bella è tornata l’atmosfera era diversa. No, direte. Perché altrimenti non si spiega perché non se la sia mangiata viva leggendo quella J., o meglio ancora non sia volato dalla finestra e abbia raggiunto il caro Jensen (ovviamente la J. sbagliata) per mettere fine alla sua vita. Chi lo sa?
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate. E cosa pensiate che capiterà adesso.
Non vi rammollite, siete più argute di quello che voi stesse credete ….!!!!

LOVA: Carissima grazie per la tua recensione. Purtroppo ci vorrà ancora un po’ per la risoluzione … Baci
arual93: Ciao carissima, purtroppo in questo cappy altri problemi, altri dubbi … Spero di essere stata rapida abbastanza, che dici? Baci
keska: Tesorina mia grazie come al solito. Tu sei emotiva in questo periodo e pure io, non ti nego. I tuoi commenti mi risollevano sempre il morale, mi ripagano dell’impegno che metto in questa storia. Come hai potuto vedere la cosa del cellulare aveva un suo perché … me contorta!!! Fammi sapere, sono sempre piena di dubbi sulla leggibilità e comprensività della storia, non voglio “fare casini”, ecco. Bacioni
Piccola Ketty: Mia cara, non preoccuparti affatto della “secchezza” della tua recensione. A me fa un piacere enorme sapere che mentre sei presa dalle pulizie trovi il tempo di leggere queste mie follie … e soprattutto che ne perdi altro commentandomi. Grazie … Baci
Michelegiolo: Su Mia non posso spoilerare, ma teniamola d’occhio la bionda!!! Baci
RenEsmee_Carlie_Cullen: Grazie piccola, sei molto cara ad avermi lasciato due recensioni in due giorni! Ho deciso di postare subito, così ci togliamo il pensiero … Meglio un taglio netto che una lenta agonia, giusto?!!! Al prossimo capitolo. Bacioni
ginny89potter: Carissima, come vedi il cellulare aveva un suo perché … ma chissà che danni avrà fatto… Per quanto riguarda Rosalie il mio intento non era renderla vittima, quanto esternare il suo senso di fastidio per una che addirittura si alza e se ne va dalla stanza quando lei entra. Diciamo che non era dispiaciuta, ma irritata. La mia modalità sadismo on in genere fa meno danni della tua, ma non è che fa meno male … La morte a volte è una liberazione! Baci e grazie: per le tue recensioni e per gli auguri di pronta guarigione. PS: non so se l’hai ricevuta, ma ti ho dato la prima risposta alla tua prima recensione in maniera più estesa tramite mail. Ciao
Holly__: Cara scusarti di cosa? Mica potete stare al pc ventiquattro ore su ventiquattro! E se io non ho una mazza da fare perché sono confinata a casa con l’influenza ed aggiorno alla velocità della luce, ciò non significa che voi dovete ingozzarvi con i cappy!!!! Comunque grazie davvero, sono sempre gongolante quando leggo le tue recensioni…! Baci
rodney: Mia cara, concordo con te per ciò che riguarda la scorpacciata di tutto ciò che è nero su bianco, ossia di libri. Anche io li adoro. Per la tua teoria, direi che la tua fantascienza si sposa meravigliosamente bene con la mia (più o meno) … A presto Baci
sily85: Carissima Alessandra è un vero piacere fare la tua conoscenza. Ti ringrazio per i complimenti e per la recensione. Grazie. Il capitolo con Yiruma devo ammetterlo, piace molto anche a me! E non preoccuparti per la tecnicità del tuo commento: a me basta sapere che ci sei e che la mia storia ti piace. Le frasi non sono fondamentali :))))))
cloe cullen: Ma và, sei stata alla Fragonard?! Tu non ti immagini quanto sia innamorata della Francia … una volta ho ricevuto un profumo da Gresse, era meraviglioso… Ah, che ricordi!!! Cmq, fossi in te non mi fiderei troppo nel mio buon animo … Bacioni
Aleu: Ciao, sono contenta di fare la tua conoscenza. E grazie per la tua recensione. A te sembrerà poca cosa, ma per me è fondamentale sapere cosa ne pensate di questa piccola follia. Sei davvero carina a farmi i tuoi complimenti li accetto con piacere e continua a seguirmi e se vorrai a recensirmi …! Baci M.Luisa

Spero di non aver scordato nessuno, se è successo fatemi notare la svista!!
Mmmm piccola comunicazione: ho aggiornato il mio profilo (più o meno!) per chi vuole, dateci un’occhiata …
Il prossimo cappy si farà un po’ attendere (non molto non temete!!)
Grazie a tutti voi lettori silenziosi o meno …
Baci
M.Luisa

 



   
 
Leggi le 19 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: endif