ALTERNATIVE LOVE
“beh…io
e te in cucina non siamo un granché…” il Nara stava scrostando la pentola con
sopra attaccato il cibo abbrustolito “che dici..” sorrise “andiamo a mangiare
fuori?” domandò retorico. Come la volta scorsa, sarebbero dovuti andare a cena
in una pizzeria con il rischio di essere visti insieme. Ma che importava? Entrambi non ci vedevano più dalla fame, sia di
cibo che del corpo l’uno dell’altra. “allora, posso uscire di casa con te o
devo mettermi un sacchetto in testa per non essere riconosciuto?” la domanda
risultò divertente, per quanto in realtà non lo fosse “beh, dato che la colpa di
tutto questo fumo è anche mia, posso evitarti il sacchetto per ‘sta volta”
sorrise, tentando di ignorare la serietà che aveva quella battuta. “bene” aveva
ghignato poco convinto “..ma solo per questa volta, intendiamoci” e lo baciò
sulla bocca, colpendolo di sorpresa. Era così trasportata dalla scenetta da
telefilm americano degli anni ’90 da dimenticarsi realmente di cosa avrebbe
comportato ciò che aveva detto. Loro due
a cena fuori? Insieme?!?! Doveva essere proprio impazzita!
“o
se no…” tentò di riparare all’errore compiuto con un tono spaventosamente
seducente “possiamo prendere d’asporto e mangiare a casa…” lo guardò mordendosi
volontariamente il labbro inferiore “solo noi due…” sottolineò la biondina con
uno sguardo trasparente che lasciava trapelare ogni possibile pensiero piccante.Come se in quei giorni non avessero già mangiato
con solo la compagnia l’uno dell’altra.
Però,
Shikamaru notò immediatamente, che detto in quella maniera suonava in modo
decisamente diverso. “come vuoi…” rispose con il suo solito tono pacato e
schietto, come se le provocazioni della Yamanaka gli fossero semplicemente
scivolate addosso. Chiaramente Ino ne rimase delusa. “b-bene…” balbettò quella,
un po’ in imbarazzo dopo l’evidente, ma non vero, buco nell’acqua “scendo io se
vuoi…” esclamo per essere gentile, ed offrirsi di andare a procurare la cena,
da brava leonessa “non ti preoccupare, ti accompagno” aveva eluso la proposta
il moro, con l’unico intendo di essere beneducato. Era un colloquio strano,
notarono entrambi, ai livelli di una convivenza di chi ha appena celebrato le
nozze d’argento. Formali, falsamente naturali e con un certo rispetto
reciproco, sostenuto solo dalla costrizione di andare d’accordo. Com’era possibile che solo un attimo prima
si stavano per agitare le lenzuola con fuoco e fiamme? “insisto, veramente,
rimani pure qui a finire di scrivere la tua canzone” disse senza pensarci. Lo
sguardo di lui, in piedi vicino alla cucina, cambiò notevolmente, abbassandosi
ad osservare il pavimento. A questo proposito
O forse c’erano?
Era
così triste? Era così disperato?
Forse
si, ma non poteva rendersene conto, sopratutto in quel momento, con ancora il
sapore della pelle candida di Ino sulle labbra. Doveva aver scritto quel testo
in un momento più drammatico, pensò.
Posti infiniti,
infinite facce…andando da nessuna parte, andando da nessuna parte.
Non
comprendeva nemmeno lui ciò che quel testo lasciava intendere e pretendeva di
dare spiegazioni? Non ne era in grado perché lui stesso non si conosceva
abbastanza.
Era
una bella canzone però, forse era davvero il caso di finirla. Andò a prendere
la chitarra, la sfilò dalla custodia e si sedette sul divano con i fogli in
bella vista. La suonò.
Era
bella, sì, ma era adatta a lui come aveva
detto Ino? Dopotutto l’aveva scritta pensando a se stesso e a quello che
più era stato oscurato in quel tempo: le sue sensazioni, i suoi sentimenti al
centro della solitudine. Doveva guardare in faccia la realtà e rendersi conto
di quanto fosse solo e di quanto fosse insoddisfatto. Diceva che il mondo è matto e che doveva sfuggirne.
Ma
dove sarebbe andato? Dove si sarebbe nascosto? Aveva lottato tutta la vita
contro un mondo decisamente più forte ed affrontandolo giorno per giorno era
finito con l’essere solo.
Le
uniche persone che avevano rispecchiato a pieno l’idea che Shikamaru aveva
avuto della sua ribellione erano i fratelli della Sabbia. Così felici, così
diversi, così loro.
Ma
così lontani ora, così irraggiungibili…
Per
avere la soddisfazione che cercava avrebbe dovuto fare come loro? Fuggire?
Scomparire dal villaggio uscendo da ogni schema, non dovendo più rispondere a
nessuno? Sorrise…
Era
quello che sognava, che aveva sempre sognato…
Ma
non poteva farlo, non ci riusciva…aveva troppe cose da perdere e troppe
incognite all’orizzonte.
E
cosa più importante avrebbe dovuto dire addio ad Ino…
Si
maledisse per quei pensieri perché erano la prova inconfutabile che tra loro
esisteva veramente qualcosa, o almeno da parte sua, ed ancora non riusciva ad
accettarlo.
I sogni nei quali
sto morendo sono i migliori che io abbia mai avuto…
Era
scritto a penna, sul foglio, e rispecchiava a pieno ciò che lui provava. I suoi
sogni e le sue aspettative lo avrebbero ucciso, come stavano facendo, ma erano
di certo il miglior modo per vivere. Infatti non avrebbe potuto resistere al
sottostare a delle regole, sociali e non, che non poteva condividere. Lui era diverso… lui non voleva stare al gioco.
Sono fatto per
sentire il mondo come ogni bambino dovrebbe sentire…
Era
una bella frase e si congratulò con se stesso del significato marcato che
aveva.
Andavo a scuola ed
ero molto nervoso…
non ebbe nulla da ridire, come poteva star tranquillo in un mondo di giochi che
non gli apparteneva? Si era infatti sempre sentito escluso dalle discussioni,
dagli innamoramenti che quasi sempre finivano con un bacetto innocente e dalle
prospettive future che erano continuativamente riconducibili a soldi e
successo. Lui non era mai stato così, mai stato come loro…
Si
era sempre sentito costretto nel mondo il cui viveva, imprigionato da catene
invisibili e da sguardi enigmatici. Avrebbe da sempre voluto mollare tutto ed
andarsene, scomparire…e sentiva anche che il mondo sarebbe vissuto solo meglio
senza di lui.
Questi
pensieri lo rattristarono molto, alla consapevolezza che era tutta la vita che
non si sentiva accettato dalla gente e che il suo modo bizzarro di essere era
considerato una minaccia.
Era
stufo, stufo marcio. La cosa giusta
sarebbe quindi stata quella di fuggire via e mollare tutto quanto? Ci
rifletté ancora sopra e l’idea non sembrò così pessima come poco prima, apparve
invece avere dei lineamenti reali...
Nessuno mi conosce,
Nessuno mi conosce
Erano
parole dure, come quelle che aveva detto ad Ino, le stesse identiche parole che
l’avevano fatta piangere. Non sapeva più che fare, come agire… vedeva solo un
grosso ed enorme punto interrogativo a fluttuare sulla sua testa. Avrebbe di
certo voluto buttarsi nel letto e dormire, per concludere quella giornata
troppo piena di riflessioni.
Sopraggiunse
poi un rumore freddo, spiacevole, che lo costrinse ad alzarsi e ad andare a
rispondere al citofono. “chi è?” ma sapeva già la risposta “sono io” e la voce
fu melodiosa come il cantare dei passerotti all’alba. Attese dietro la porta di
sentire il suono del campanello e.. DLIN DLON! Aprì ad una radiosa biondina con
due sacchetti bianchi tra le mani. “eccomi qua” e corse a posare il mangime sul tavolo. “che hai
fatto di bello?” domandò, quasi senza accorgersene, tanto per ricominciare la
conversazione “mah, niente di che…” iniziò, perplesso su cosa dire “…ho
guardato la tv” si grattò la nuca, segno evidente di imbarazzo e/o una bugia vera
e propria. Ino non ci fece caso dato che in quel momento aveva assolutamente
bisogno di mettere qualcosa sotto i denti o sarebbe morta di fame. “a tavola!”
esclamò sedendosi svelta. Il Nara prese immediatamente posto di fronte a lei,
prendendo un sacchetto e sbirciandoci dentro per nutrirsi. “quanto ti è
costato?” domandò subito lui, intento a pagare il conto “non ha importanza, poi
ne parliamo…” disse lei con un sorriso, per una volta voleva offrire i dato che
aveva ormai occupato casa sua. Dopotutto era il minimo che potesse fare dopo la
compagnia che gli era stata gratuitamente offerta “ora si mangia” e fece
l’occhiolino. Cenarono in fretta, tra l’odore di olio e fritto del cibo cinese
e gli spaghetti di soia. Si scambiavano strane occhiate d’intesa, tra un
boccone e l’altro, ma nessuno dei due aveva idea di cosa l’altro pensasse. Ma
la verità era che entrambi non vedevano l’ora di riprendere da dove erano interrotto,
in camera da letto. Stavano considerando quella cena come la ‘pausa’ prima del
grande atto. Scoppiarono a ridere nelle loro immaginazioni, per quanto fossero
buffi i loro pensieri. “hai già finito?” domandò perplesso il Nara appena
notato che la biondina aveva smesso di mangiare da un bel po’ “si” sorrideva
cordiale. Il moro la guardò di storto “ma non hai mangiato niente!” esclamò,
preparandosi ad una imminente discussione “ma non è vero! Guarda che io più di
così non riesco a mangiare”
cazzata…la verità era che
aveva una fame boia ma non aveva intenzione di buttarsi a capofitto tra le lenzuola
del Nara con una pancia strabordante e in piena
digestione. Sarebbe parso proprio brutto da vedere. Il ragazzo per la prima
volta non aveva intenzione di litigare, perciò non indugiò oltre sull’
argomento, ingurgitando gli ultimi bocconi ed alzandosi per sparecchiare.
Dopotutto
ormai erano adulti, ed entrambi sapevano già che cosa sarebbe successo prima o
poi tra loro, se la storia avesse avuto un futuro. Dopo il bacio e le coccole…
chissà che cosa sarebbe capitato… fare gli innocenti non era da loro,
sopratutto non era affatto da Ino.
L’aveva
così tanto desiderato in quei giorni, nei suoi sogni più privati, da non
riuscire più a resistere alla sua voce ed alle sue labbra, alle sue parole e al
suo profumo forte di pelle.
Era
così conquistata dal suo carisma che si sarebbe lasciata volentieri travolgere
da qualsiasi sua volontà, senza alcuna obiezione. Ma il Nara invece non
sembrava avere gli stessi istinti.
Anzi,
era calmo e quieto, come se quelle calde lenzuola non fossero assolutamente in
alcuno dei suoi pensieri. Non aveva
alzato un dito, rifletté
Non
le era mai capitato di non essere bramata e desiderata come una Dea, anzi, di
norma chiunque avrebbe voluto essere al posto di Shikamaru, a poter annusare i
suoi capelli biondi nel sonno e volare con la fantasia e vederla posseduta da
lui stesso. Così assurdo, pensò, che Shikamaru non mostrasse alcun disagio o
voglia repressa a sentire il peso candido al suo fianco.
Però
l’aveva baciata, ricordò, perciò dell’interesse doveva esserci. “allora che
vuoi fare?” domandò lui, completamente ignaro dei pensieri lussuriosi della
biondina. Ella cadde dalle nuvole e si trovò a dover rispondere ad una domanda
che poteva portarla a mille alternative. La risposta l’aveva calda e pronta con
annessa un immagine sudata dei loro corpi dolcemente annessi. “non lo so, tu
che vuoi fare?” ed assunse uno sguardo che lasciava intendere tutto. Il
Nara si sentì avvampare. Ebbe un attimo di indecisione, pregando che ciò che
aveva colto da quel tono lascivo fosse solo un errore. “emh..beh…”
balbettò, iniziando a sudare. Doveva assolutamente controllarsi, non c’erano
scappatoie. “ho un idea” ella gli venne in soccorso, intenerita dalla sua
reazione. Era proprio quella che cercava “facciamo un gioco” continuò con
quella voce spaventosamente eccitante che mandava Shikamaru in completa crisi. Calma…calma… prese un bel respiro.
“scriviamo su dei bigliettini di carta delle parti del corpo e in altri
bigliettini le azioni da fare, ad esempio…” pensò guardando in alto, il Nara
era concentrato ed in ascolto “toccare coscia, o baciare orecchio oppure
accarezzare piede, che ne dici?” domandò sempre più crudele. che gioco idiota! , fu la prima cosa che
Shikamaru pensò, …una cosa da bambini.
Però fatto con Ino avrebbe di certo avuto altri risultati che il solito e
monotono gioco della bottiglia. Poteva essere divertente “Okay” disse apatico.
“preparo i bigliettini” disse lei soddisfatta cercando carta e penna e
piegandosi a scrivere sul tavolo sparecchiato “le mettiamo le parti intime?”
chiese con aria mestamente innocente. Il moro rimase un attimo disorientato
dalla questione. “direi di no…” disse infine come se fosse sottinteso. Ed in effetti lo era…
La
ragazza sbuffò tra sé e sé, senza che lui se ne accorgesse. Di certo con
quell’implicazione in più tutto sarebbe stato più piccante ma, pensandoci, era troppo…
Preparò
tutto accuratamente con anche delle buste fatte all’ultimo minuto da cui
estrarre le parole.
“cominciamo?”
domandò, mentre il Nara già si era distratto guardando fuori dalla finestra.
Non andava matto all’idea di dover sottostare ad un gioco così cretino, però
non voleva nemmeno dire di no. Si stupì della velocità con la quale le meschine
carte erano state preparate e si sedette vicino ad Ino, sul tappeto tra la
televisione e l’ampio divano. “in questa busta ci sono le azioni e in questa le
parti del corpo” spiegò “inizia tu” e gli porse la prima busta. Egli si chiese
a che cosa avrebbe portato tutto ciò, ma soprattutto dove
Infilò
una mano nella carta bianca ed estrasse un bigliettino che lesse ad alta voce
“accarezzare”ne prese un altro dalla seconda busta “piede” sorrise all’idea e
senza troppe cerimonie sfiorò un piede ad Ino che principescamente gli era
stato offerto. “fatto” sbuffò lui annoiato. “tocca a me!” la biondina era
euforica “leccare” lo fissò felina “naso!” e scoppiò a ridere. Notò di come
quel gioco non stava avendo i riscontri positivi che sperava. Si avvicinò cauta
al viso di Shikamaru che apparve immobile. Poi, mentre entrambi ridevano, ella
gli lecco il naso con una rapidità spaventosa e la mano di lui corse a pulire
il fastidioso bagnato. Dopotutto questo gioco è divertente, si
disse lui. “pizzicare” egli estrasse “labbra” questo non gli fu difficile, per
quanto la tentazione di rapirle con un bacio premesse nella sua mente. Lo fece
lentamente e poté godere della morbidezza che esse avevano “baciare” finalmente
Ino ebbe delle speranze “pancia!” ricominciò a ridere. Non poteva credere di
avere tutta questa sfiga nei giochi più semplici! Shikamaru senza bisogno che
gli fosse ordinato tirò su la maglietta ed appoggiò i gomiti sul tappeto, quasi
sdraiandosi per terra. “prego” le sussurrò. La biondina rimase colpita da
quanto trovasse eccitante quegli addominali nemmeno troppo scolpiti, ma così
abbronzati. Si mise a quattro zampe gattonando verso di lui, scostò i capelli
biondi d’un lato non perdendo di vista le iridi scure che la fissavano in
attesa.
Rimase
a guardarlo ancora un attimo, prima di abbassarsi molto lentamente sul suo
ventre, conquistandolo con un bacio sensuale. Il Nara venne investito da
brividi su tutta la schiena. Riuscì a mala pena a nascondere l’eccitazione
tatuata sul volto. Come se non bastasse Ino l’aveva colto sul fatto ed aveva
deciso di non dargli tregua. Continuava imperterrita, con piccoli e teneri baci
su tutto l’addome. dopotutto se quel
gioco non la voleva aiutare, avrebbe dovuto aiutarsi da sola! Shikamaru
schiuse la bocca per liberare un appena udibile gemito di piacere, che
chiaramente la biondina non si lasciò sfuggire. Scese fino baciare il bordino
dei pantaloni a vita bassa per poi risalire lungo la strisciolina di peli che
le piaceva tanto arrivando al petto, tirando ancora più su la maglietta. Stava
superando se stessa, mentre lui il suo se stesso lo stava via via perdendo. “basta…” riuscì a sussurrare con poca voce.
Ma lei non aveva alcunissima intenzione di fermarsi.
Lo baciò sopra la maglietta, sullo sterno, divaricò le gambe e le mise ai lati
dei suoi fianchi per permettersi di proseguire quella pericolosa salita. Il
moro non sapeva più che fare. È contro le
regole…fu la prima cosa che lui pensò. Lo ritenne come un rigore non
fischiato. “Ino, per favore” continuò poco convinto. Ino lo baciò sul collo,
sotto l’orecchio, ai lati del viso e infine…
Un
bacio lento e caldo sulla bocca. “questo non fa parte del gioco”le fece notare
lui, sorridendo sotto i suoi baci. “e chi lo dice?” disse
Non
aveva scappatoie. Come Ino voleva così doveva essere, non c’era altro modo.
Si
sedette su di lui, leggermente sporta in avanti per potergli accarezzare i
capelli durante quella passione ferma sui loro teneri baci. Lo divorava, lo
estasiava e lo risucchiava nella bramosia che l’intero suo corpo sprigionava
senza vergogna. Ti voglio, pensava
lei, e non era più un segreto.
“smettila…”
aveva riprovato, senza riuscirci. Shikamaru comprese che se davvero voleva
liberarsi da quella morsa piena di lussuria avrebbe dovuto imporsi con maggior
convinzione “smettila Ino!” e si era scostato, mentre la biondina, sempre su di
lui, lo guardava perplessa. “che c’è?” gli chiese subito, come se non potesse
esserci una motivazione plausibile
Raccolse
lentamente i foglietti sparsi a terra e le buste incriminate per poi posarle
sul tavolino. Forse aveva esagerato,
pensò, ma che poteva voler dire che quello
‘non è ciò che vuole’?
Decise
di andare a letto anche lei, sperando con tutta se stessa di non aver fatto
arrabbiare il suo coinquilino per la milionesima volta. Non riusciva a capire
come facessero a litigare sempre, eppure quando erano amici non capitava così
di frequente. C’erano sempre stati i soliti battibecchi ma mai era capitato
come in quei pochi giorni passati insieme. Litigavano su qualsiasi cosa, anche con
le migliori intenzioni. Arrivò alla porta e si addentrò nel buio più totale
cercando la propria borsa per mettersi il pigiama. Tastò il vuoto andando alla
cieca sbattendo gli stinchi contro i lati del letto “guarda che puoi accendere
la luce, sono sveglio” udì un sussurro spaventosamente vicino, senza che lei
potesse visionarne il proprietario “okay” sorrise, immaginandosi a girare nel
buio come una scema. Click! E davanti
a se trovò solo un grosso bitorzolo sotto le lenzuola. “eccola!” esclamò,
individuata la sua sacca. Si sfilò i jeans velocemente infilandosi quelli
azzurri. Si tolse la maglietta, scoprendo la pelle candida. Si piegò per
prendere la maglietta del completino quando una familiare voce la interruppe “ma
come fai a dormire con quell’affare?”
Gli
stava dando le spalle, guardando la porta, tanto per far intendere quanto l’atteggiamento
di poco prima le fosse apparso scortese. E lui, che pian piano si avvicinò a
cingerle la vita, colse al volo. “spero che tu abbia capito…” disse
semplicemente. E le salì una leggera rabbia “certo che ho capito” disse
gentilmente, Non vuoi fare sesso con me!
Si limitò a pensare.
Continuava
ad innervosirsi al pensiero di quella fottuta castità che non aveva alcun
gusto, alcun motivo. Dopotutto l’aveva sicuramente fatto con Temari un sacco di
volte, ed ora cos’era tutta quella premura? Proprio non capiva… “non voglio che
sia tanto per…” continuò, abbracciandola teneramente sotto le lenzuola. Si ma io tra pochi giorni dovrò tornare a
casa! Pensò bisbetica, stufa di quel falso romanticismo che era svanito da
secoli.
Shikamaru
dal canto suo non voleva di certo farle un torto, ma piuttosto salvarsi lui
stesso.
Non
voleva trovarsi ad essere il giocattolo della biondina, proprio non ci teneva.
Più che un distacco da lei, il suo era un distacco dal sesso come divertimento,
che proprio non poteva accettare.
Lo
ripudiava, lo disprezzava. Era una cosa che considerava immatura e frivola a
cui mai e poi mai avrebbe voluto abbandonarsi.
Avrebbe volentieri fatto l’amore con Ino, non c’era alcun dubbio, ma se
fosse stato amore… e sapeva bene che
così non sarebbe stato.
Vivere
insieme, anche solo per pochi giorni, era stato fatale ad entrambi e le loro
voglie spingevano e si dilaniavano pur di uscire allo scoperto. E per il Nara
non era poi una passeggiata trattenersi dal seguire il proprio istinto. E come
se non bastasse
Con Temari le cose
erano diverse,
si trovò a riflettere, mentre annusava il buon odore di fiori dai capelli di
Ino. Non avrebbe mai temuto di lasciarsi andare con lei, non v’erano
costrizioni o copioni da seguire. Fare l’amore con lei era sempre la cosa più
bella del mondo. Mentre farlo con Ino…sarebbe stato troppo strano. Anche se il loro rapporto era così cambiato
nel corso del tempo lui ricordava ancora i giorni in cui erano compagni di
banco a scuola, di quando le faceva copiare i compiti, di quando veniva
sgridato per la sua assidua pigrizia. Era ancora la splendida ragazzina che lo
prendeva in giro davanti a tutti, ma che più di ogni altro gli aveva voluto
bene, insieme a Choji. Era ancora la bambina che lo
veniva a disturbare mentre osservava il cielo mattutino, prima di andare a
scuola, e che puntualmente gli faceva notare il suo ritardo. Era la ragazza che
lo aveva piacevolmente stupito ogni qualvolta aveva provato a vestirsi in modo
elegante, e che ogni volta era sempre più bella. Il pensiero di averla ora al
suo fianco, a dormire tra le sua braccia era un immagine troppo poco
realistica, che ancora non era in grado si metabolizzare. Il pensiero che
quella donna maliziosa e testarda
fosse proprio Ino, la sua Ino…era una
cosa veramente troppo strana…
Ed
istintivamente le baciò il collo, allungandosi leggermente.
Fu
in grado di percepire la pelle d’oca che le venne, mentre gli occhi chiari
lentamente si voltavano, così come lei, che si rigirò per poterlo finalmente
guardare. Erano l’uno di fronte all’altra, sdraiati su un fianco sotto le
lenzuola.
Fatto!
Come vi è sembrato?! In
verità aveva pensato di procedere in maniera diversa, però l’idea di una Ino
vogliosa e super provocatoria non sarebbe risultata realistica…o per lo meno…Shikamaru
che le resiste sarebbe stato poco realistico!xD
quindi…finalmente la dichiarazione non dichiarata di Ino… finalmente è arrivata
xD certo che dirlo con lui che dorme non è il
massimo, ma lo sappiamo che quella donna è strana U_U..va
be, al prossimo capitolo allora :D fatemi
assolutamente sapere se vi è piaciuto questo capitolo e che cosa vi aspettate
dal prossimo
Ciao
Ale