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Autore: milly92    17/11/2009    9 recensioni
Si dice sempre che non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina, eppure questo è l’errore che commette Luna giudicando male la sua gemella Stella e il migliore amico di quest’ultima, Marco. Si trasferisce nella città in cui abita suo padre sin da dopo la separazione con sua madre e, inevitabilmente, Stella la segue. Cosa succederà quando, tra uno spagnolo affascinante, una zia quarantenne single, un datore di lavoro bonaccione, dei nonni affettuosi e cugine un po’ pasticcione, Luna sarà costretta a vivere delle situazioni che nel loro essere spiacevoli la porteranno a ricredersi, soprattutto riguardo Marco? Può un “odio secolare” mutare in qualcosa che possa remotamente chiamarsi amore?
Genere: Romantico, Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Odi, Sed Amo'
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Una Nuova Amica- Ci Credifg

Capitolo 3

Una Nuova Amica- Ci Credi

 Nei giorni che seguirono, la biblioteca comunale divenne l’unico luogo in cui potessi starmene un po’ in pace per studiare, e non solo. Anche quando non avevo nulla di preciso da  fare mi piaceva rinchiudermi tra quelle quattro mura, nel più totale silenzio, a leggere.

Ormai la casa dei miei nonni era diventata quasi inaccessibile per chi desiderasse un po’ di quiete a causa del matrimonio e, ovviamente, di mia sorella e della sua nuova smodata passione per il canto.

Spesso mi imbattevo in Flavia e sua madre che venivano a casa per far vedere alla nonna decine di opuscoli e chiedere consigli vari, e quando loro se ne andavano, ecco che Stella e Marco si piazzavano nella nostra stanza per la quotidiana lezione di canto. Avevano chiesto a Flavia e Clemente quali canzoni preferissero, e così si stavano cimentando nell’impararle tutte.

Quindi per me agognare un po’ di pace e tranquillità era normale, dato che anche da Michele c’era uno strano fermento per le cose da preparare nonostante mancasse poco meno di due mesi al grande evento, per cui oltre la biblioteca, l’altro luogo in cui spesso mi rifugiavo era la casa di Miriam.

Erano passate circa due settimane dal mio primo esame all’Università, e al momento dovevo ripetere per sostenere quello di letteratura spagnola che si sarebbe tenuto  il sette dicembre. Mancavano tre giorni all’esame, era un freddo martedì, ed avevo passato tutto il pomeriggio in biblioteca quando fui sorpresa di vedermi raggiungere da Miriam mentre stavo raccogliendo le mie cose. Era tutta trafelata, avvolta in un lungo cappotto nero; le sue guance erano arrossate e sembrava entusiasta.

“Ho chiamato a casa della nonna e mi aveva detto che eri qui” mi spiegò quando la guardai con aria sorpresa. “Devi assolutamente seguirmi” aggiunse.

“Seguirti? Dove?” chiesi accigliata.

“Al Palazzetto dello Sport. Lì al momento si sta allenando il futuro padre della mia prole, ne sono sicura” disse ridendo. Una ragazza non molto distante da noi ci guardò con aria di rimprovero per il volume delle nostre voci, e mi scusai con lo sguardo, prendendo la mia borsa, indossando il cappotto e afferrando Miriam per il braccio. Mi seguì al di fuori della biblioteca, finchè non mi decisi a dire: “Allora? Spiegami chi è questo…”.

“Si chiama Mattia, gioca nella squadra professionistica di basket della città e oggi ci siamo scontrati quando sono uscita da scuola. Mi è caduto il vocabolario di latino di mano e lui mi ha aiutato a riprenderlo, sorridendomi. Hai presente quelle cose che succedono nei film? Lei lo guarda e capisce che è lui quello che amerà per sempre? Ecco, questo è quello che mi è successo” disse tutto d’un fiato, con aria sognante, mentre salivamo nella sua auto  e lei metteva in moto.

La guardai incredula, e lei parve scambiare la mia ilarità per comprensione.

“Miriam…”.

“Lo so, non devo farmelo scappare….”.

“Ma sei sicura che…”.

“… E poi mi sono sempre piaciuti gli sportivi…”.

“Non credi…”.

“… E lo sai che si dice che gli uomini di cui ci innamoriamo sono lo specchio dei nostri padri? Ecco, anche papà adora lo sport, non il basket, certo, però hanno entrambi gli occhi verdi…”.

“Miriam… Per f…”.

“E magari potrei…”.

“Miriam, ascoltami!” la interruppi, non potendone più. Uno dei difetti di quella ragazza era proprio l’interromperti mentre stai parlando, e quella volta aveva reso alla perfezione l’idea di quel suo difetto.

“Si?” chiese, come se nulla fosse.

Incredibile! Possibile che sembrava che quasi quasi non era stata lei a fare quella sorta di idilliaco monologo?

“Ma sei sicura che… Insomma, come fai a sapere come si chiama e cosa fa?” chiesi, cercando di risultare educata. Non volevo risultare scettica, ma mi sembrava un bel po’ azzardato permetterle di farsi dei veri e propri film in testa quando lei e quel tipo si erano visti mezza volta.

“Me l’hanno detto le mie amiche, è il fratello di una loro conoscente” rispose lei. “Sono iper felice, sono secoli che volevo trovare un bel ragazzo e oggi è successo…” mormorò, facendo una curva con particolare destrezza e girando alla volta del palazzetto dello sport di Maddaloni. Lì si allenavano le varie squadre di basket della città e la domenica o il sabato pomeriggio si tenevano gli incontri con le squadre avversarie, alla fine si svolgeva un vero e proprio campionato.

“Potresti spiegarmi il tuo piano?” chiesi, mentre scendevamo dalla macchina.

“Semplice, di solito per ogni campo si allenano due squadre, e in quella che si allena insieme a quella di Mattia c’è un mio compagno di classe, ci siamo già accordati, così fingerò di essere lì per lui, ci siederemo sulle tribune e ci godremo la bella vista che offrono quei doni scesi dal cielo…” rispose.

La guardai. “Wow, ecco a cosa serve l’ingegnosità del liceo classico”.

“Eddai, non fare la scema, vedi che vedrai anche tu qualcuno di interessante!”.

Su questo ormai avevo i miei dubbi, ma non era mai detto così la seguii, consenziente. Entrammo nell’edificio, e dopo aver seguito qualche cartello ci ritrovammo sugli spalti dell’enorme palestra. Di fronte a noi c’erano i tabelloni su cui si segnavano i punti durante le partite e  vari posti erano occupati. Prendemmo posto dietro a due ragazze, e notammo che l’allenamento era già iniziato, anche se c’era solo una squadra in campo.

“Ecco! Ecco, è quello il numero tre! Oh, lo sapevo, non potevano che assegnargli il numero della perfezione…” esclamò, unendo le mani con espressione sognante. Aguzzai la vista e squadrai quel ragazzo: altissimo, biondo e con un’aria tutta da leader.

“Hai visto?” chiese mia cugina, esitante.

“Si…”.

“E come ti sembra?”.

“Bello, certo, ma non è il mio tipo, sai che mi piacciono i mori con gli occhi chiari” le ricordai.

Miriam emise un suono di dissenso. “Certo, infatti anche Feliz è biondo con gli occhi verdi! No, è perfetto…”.

“Sarà anche perfetto, ma non sai a casa quanto rompe!”.

A parlare era stata una delle ragazze che erano sedute avanti a noi; si era voltata e ci stava squadrando con aria d’ilarità.

Miriam divenne tutta rossa ed io scoppiai a ridere.

“Sono sua sorella, e a quanto pare tu sei una delle sue nuove fans” spiegò, anche se ormai si era capito. Continuava a sorridere e Miriam era sempre più imbarazzata.

“Tranquilla, sono la prima a dire che è un bel ragazzo… Terrò acqua in bocca, promesso” dichiarò, facendo l’occhiolino con aria complice. “E, comunque, io sono Paola”.

“Miriam”.

“Luna”.

Restammo a parlare con lei finchè una chioma corvina e riccia non catturò il mio sguardo mentre sfrecciava per il campo. Chiusi  gli occhi in due fessure e aspettai che si fermasse, poi desiderai non averlo fatto, anzi, desiderai non aver proprio messo piede lì dentro.  Marco giocava a sua volta in quella squadra. Possibile che non lo sapessi? Quando eravamo a  Firenze Stella mi raccontava ogni minimo dettaglio riguardo il suo migliore amico; mi aveva detto che andava alla facoltà di architettura, che era nato il 18 maggio, che indossava gli occhiali quando in realtà non ne aveva chissà quanto bisogno visto che aveva 0,25 di astigmatismo ad un occhio e 0,50 all’altro e… Com’ è che si era lasciata sfuggire quel piccolo dettaglio di vitale importanza? 

Non potevo starmene lì, chissà cosa avrebbe pensato nel vedermi… Non mi andava proprio di vedere la sua solita espressione sfacciata e quasi deliziata dal piacere di torturarmi ogni volta che ci imbattevamo l’uno nell’altra.

“Miriam, andiamo” dissi subito, chiedendo scusa a Paola che stava parlando per averla interrotta bruscamente.

“Che?” chiese mia cugina, guardandomi come se fossi pazza.

“Dobbiamo andarcene. Ora. Subito. Marco gioca in questa squadra!” dissi concitata, con lo stesso tono che probabilmente avrei usato nel caso fossi stata avvisata di una prossima esplosione di una bomba in quello stesso luogo. Paola si voltò verso di me appena udì il nome di quell’essere, fissandomi intensamente con i suoi occhioni verdi.

“Conosci Marco?” chiese, sorpresa e quasi con una minima ara di circospezione.

“Diciamo che conoscere è un eufemismo. E’ il migliore amico di mia sorella e non ci sopportiamo, quindi è meglio se me ne vado perché non voglio che si faccia strambe idee sulla mia presenza” mi affrettai a spiegare, mentre mi nascondevo il viso indossando il cappello di Miriam.

Paola continuava a guardarmi come se fossi un soggetto particolarmente interessante e buffo. “Migliore amico di tua sorella? Ma tu intendi Marco Valenti?” domandò ancora.

“Si”.

“Buffo, io so che è il miglior amico di mio fratello…”.

“Onestamente te lo cederei volentieri, non è uno spasso averlo sempre tra i piedi, ma ora devo andare sul serio” dissi rapidamente.

“Ma perchè? Insomma, non capisco questo tuo attaccamento” insisté Miriam, gli occhi fissi ancora sul campo e l’aria cocciuta che la caratterizzava quando non voleva lasciar in sospeso qualcosa che gli stava particolarmente a cuore.

“Miriam, sveglia! Oh, ok, me ne andrò da sola” sbottai esasperata, ed ero giusto in procinto di alzarmi e restituirle il cappellino che una voce dal basso disse: “Mi adori così tanto che mi segui anche qui?”.

Mi sentii il sangue raggelare nelle vene. La mia schiena fu percossa da un brivido di pura rabbia e mi dissi che  Miriam mi doveva un enorme favore. Non riuscii a fare a meno di socchiudere gli occhi, come per invocare una sorta di pazienza che alla fine mai sarebbe arrivata se sarebbe dovuta essere usata nei confronti di quell’essere, e sorrisi in un modo molto più che sarcastico.

“Ma si, guarda, come se fosse la mia più grande ambizione vederti sudato e in condizioni peggiori di una scimmia” ribattei, dicendomi di mantenere la calma e soprattutto il controllo.

Alcuni amici lo guardarono sghignazzanti e lui parve arrossire lievemente, anche se alla fine si salvò con un: “Oh, finalmente, ce l’hai fatta, Stella!”.

Gli risi in faccia. “Non far finta di non aver capito che sono…”.

“Sorellina, qualche problema?”.

Mi girai, trovandomi sul serio Stella alle spalle che sorrideva radiosa verso il suo migliore amico. “Potevo mica mancare alle prove pre partita e non conoscere i tuoi compagni di squadra!” disse sorridente, sbracciandosi in direzione di Marco, togliendosi il cappellino di lana beige che aveva usato per ripararsi dal freddo e salutando con la mano il resto della squadra, che la guardava con tanto d’occhi.

“Ehi, non sapevo che avesse una gemella, potevi dirmelo!” disse Mattia, e sentii Miriam soffocare un ringhio e Paola ridere. Evidentemente a mia cugina piacevano i tipi spiritosi…

 Il resto della squadra sghignazzò, e qualcuno approvò. Feci finta di non aver sentito l’affermazione di quel tipo e iniziai a respirare in un modo un po’ troppo veloce per i miei standard.

“Ragazzi, su, dobbiamo finire l’allenamento o altrimenti col cavolo che vinciamo contro la Juve Caserta!” strillò un uomo sulla trentina che fino ad allora se n’era stato seduto su una delle panchine che circondavano il campo. “Non abbiamo tempo per le ragazze pon pon, dovresti saperlo, Marco!”.

Marco sorrise. “Mister, sono le ragazze pon pon che perseguitano me” rispose, mandando un bacio in direzione di Stella, che ridacchiò entusiasta, per poi fare un cenno ai suoi compagni e cominciare a palleggiare per metà campo, pavoneggiandosi dieci volte di più di prima.

“Allora, che ci fai qui?”chiese Stella, che i ragazzi continuavano a guardare di tanto in tanto. Lanciò un’occhiata a Miriam e la salutò con la mano. “Hai deciso di fare amicizia con il mio migliore amico?”.

“Ti piacerebbe. Sono venuta con Miriam a guardare l’allenamento di un suo compagno di classe e non sapevo che Marco giocasse qui. Ah, e sai che non è solo il tuo migliore amico? A quanto pare devi dividertelo con un certo Mattia” risposi, beffarda.

Stella si mise una mano sul fianco destro e mi guardò sottecchi. “Vuoi mettere zizzanie, per caso? Guarda che lo so che è amico di Mattia!” ribadì, alzando il mento e guardandomi fisso negli occhi.

“Buon per te, allora” mi limitai a dire, ma provavo un senso di piccola soddisfazione visto che per una volta sembrava un po’ arrabbiata.

Stella levò un sopracciglio e poi scostò lo sguardo da me, avvicinandosi a Miriam e Paola.

“Comunque, Miriam, io vado…” dissi infine, non potendone più di stare in quel posto.

Lei mi guardò con aria di disapprovazione ed esasperazione. “Dai, cosa ti costa…”.

“Voglio andare a vedere se Michele ha bisogno di una mano” le feci notare, il che era vero. Quella sera ci sarebbe stata una serie di incontri ed io mi ero presa la sera libera visto il pomeriggio passati a studiare, ma il mio sesto senso mi diceva che lui aveva bisogno di una mano.  “Ma vado a casa da sola, stai tranquilla, ci vediamo domani…” la rassicurai, e lei parve più convinta.

“Se vuoi ti accompagno io, devo andare a ritirare delle fotocopie di un libro e devo muovermi altrimenti la cartoleria chiude” s’intromise Paola, che fino a quel momento sembrava conoscere già Stella visto che avevano scambiato qualche parola, sorridendo in modo incoraggiante.

“Oh, ma non…”.

“Eddai, mi fa piacere!” protestò, cordiale, e mi venne spontaneo sorriderle con calore. Ci conoscevamo da pochissimi minuti e già mi stava simpatica.

“Ok, grazie…” risposi.

Miriam parve sollevata della piega che aveva preso la situazione e guardò verso Stella.  “Tu resti qui?” chiese.

“Si, dopo devo conoscere gli amici di Marco”.

Inutile dire che per Miriam fu come vincere alla lotteria. “Ok, anche io devo restare, se vuoi ce ne andiamo insieme…”.

Ecco, tipica mossa femminile: di fronte alla possibilità di conoscere quello che si ritiene essere il futuro padre della propria prole, ogni ragazza tende a dimenticarsi dei vari schieramenti e trincee che la circondano ed è anche disposta a fraternizzare con il nemico pur di ottenere ciò che più desidera.

“Ma certo, mi fa piacere” rispose Stella, sedendosi al suo fianco e sorridendo mielosa. Mi lanciò uno sguardo come a dire “Una solo persona amica avevi e lei ora preferisce me a te”. Era in quei momenti che emergeva la sua tendenza a non sapere perdere; in quel caso non le andava giù che le avessi atto notare che non era l’unica amica stretta di Marco e così voleva cercare di inalberarsi in qualche altro modo. Però, onestamente, il fatto che Miriam fosse rimasta lì con lei al momento non mi infastidiva: non mi andava di continuare a sentire i suoi sproloqui su Mattia ed era meglio che lo conosceva al più presto così avrebbe potuto sostituire i fatti con le sue fantasie.

“Va bene, noi andiamo, ciao” mi affrettai a dire, e Paola mi imitò.

“Sbaglio o c’è qualche problemino tra te e la tua gemella?” mi chiese appena uscimmo dal palazzetto. I suoi occhi verdi, identici a quelli del fratello, erano accesi da una vena di educata curiosità. I capelli biondi, legati in una treccia, le conferivano un’aria da adolescente nonostante sembrasse molto più grande. Mi squadrava con una sorta di aria comprensiva che però voleva risultare pacata e non invadente.

“Problemino?” chiesi. “Ma no, è normale, cioè, noi non abbiamo mai non avuto problemini”.

“Che intendi?”.

“Intendo che siamo l’una l’opposto dell’altra, in tutto e per tutto. Poi si aggiunge il fatto che lei è sempre la star della famiglia, che si è messa con il ragazzo che mi interessava, e che mi ha seguito fin qui dopo che mi sono trasferita da Firenze” mormorai. Eppure, il solo spiegare la nostra situazione a qualcuno mi faceva bene.

“Cavoli, mi dispiace” disse subito Paola. “E’ un argomento delicato, non volevo costringerti a parlarne”.

Eravamo arrivate davanti la sua auto, lei mi invitò a salire ed obbedii. “Ma no, figurati! Cioè, so che ci conosciamo appena ma mi infondi un senso di fiducia, e parlarne con qualcuno ogni tanto mi fa bene” la rassicurai, cercando di risultare calorosa.

Paola sembrò sollevata e mi fece un cenno mentre metteva in moto. “Sai, una delle poche cose positive che la gente dice di me è che sono una buona ascoltatrice” sghignazzò, come se fosse una barzelletta.

“Ah, capirai, una delle cose positive che dicono di me è che almeno ho una taglia di seno in più rispetto a Stella, quindi direi che ti è andata bene” dissi, con un tono ilare e lei rise.

“Mi sa che io e te abbiamo molte cose in comune, Luna. A proposito, dove devi andare?”.

“A Via Roma, lavoro lì, in quel locale che si chiama “speed dating”, non so se hai presente”.

“Si, certo. Quindi lavori?”.

“Si, giusto per avere qualche spicciolo a fine mese, non voglio dipendere da mio padre ora che mi sono trasferita qui da lui” spiegai.

Paola annuì. “Beata te, anche io vorrei lavorare, ma i miei sono così fissati che dicono che non vogliono che uno dei loro figli si faccia vedere in pubblico mentre lavora, sarebbe un disonore per loro” mormorò, sbuffando.

“Oh, capisco”. Non sapevo cosa dire, e forse potevo già dire di aver inquadrato Paola: mi dava l’impressione di uno spirito libero che era costretto a starsene in gabbia contro volere.

“Preferirei che non capissi, onestamente, è una sensazione così brutta… Non vedo l’ora di laurearmi e lavorare sul serio, in modo da essere indipendente. Tu studi?” domandò, curiosa.

“Si, vado al primo anno all’Orientale a Napoli, studio inglese e spagnolo. Tu?”.

“Anche io studio a Napoli, alla facoltà di lettere moderne, al secondo anno. Quindi hai diciannove anni?”.

“No, diciotto, ne compio diciannove a febbraio. Ho fatto la primina. Quindi tu ne hai venti?” chiesi a mia volta.

“Quasi, li compio la settimana prossima. Ti va bene se faccio prima un salto in cartolibreria? Sono le otto meno venti e non vorrei che chiudesse, domani devo studiare e mi servono quelle fotocopie” spiegò.

“E me lo chiedi? Sei tu che mi stai facendo un favore” le ricordai, cordiale, e lei sorrise.

Si fermò in cartolibreria, per poi ritornare con una cinquantina di fotocopie tratte da un libro di letteratura, e tre minuti dopo ci ritrovammo a Via Roma.

“Ehi, ti va di entrare? Così ti offro una cioccolata calda, credo sia propria adatta con questo freddo, no?” proposi. Sentivo sempre di più una serie di sensazioni positive riguardo quella ragazza, mi sentivo a mio agio come se la conoscessi da tempo e questo mi succedeva molto raramente. Non ero mai stata brava nel coltivare amicizie, non sopportavo dover stare sempre al telefono con un’amica ogni volta che non ci sentivamo o per raccontarle ogni minima cosa.

Paola accettò, dicendo che tanto non aveva nulla da fare, e fu così che la condussi nel locale di Michele, pieno di coppie che erano nel bel mezzo dei loro incontri.

“Ciao, Mister!” esclamai, con Paola al seguito che si guardava intorno curiosa.

Michele quasi sobbalzò nel vedermi e parve assumere la faccia di chi non sapeva cosa fare.

“Luna, che ci fai qui?” chiese, come se stessi facendo qualcosa di molto illegare come sniffare coca o testare dei cosmetici su dei porcellini d’India indifesi.

“Sono venuta a salutarti e vedere come te la cavavi, tutto qui! E’ successo qualcosa?” chiesi dubbiosa.

“Oh, no, no…”.

“Bene, allora se per te va bene preparo due cioccolate calde. E poi volevo presentarti la mia amica Paola!” aggiunsi, indicandola.

“Piacere di conoscerla!” disse lei, avanzando e porgendogli la mano.

“Piacere mio” disse Michele senza entusiasmo, e poi borbottò qualcosa prima di scomparire.

“Che gli è preso?” chiese la ragazza con aria curiosa.

Scrollai le spalle, facendole cenno di seguirmi nei pressi del bancone e iniziando a preparare le due cioccolate calde. “Sarà che oggi c’è più gente del solito, non ti so dir… Oh!”. Guardai con rammarico la macchia di cioccolato che mi aveva macchiato il maglioncino che indossavo nei pressi del polso e sbuffai. “Sono sempre la solita imbranata” mi lamentai, vedendo che Paola ridacchiava. “Vado un secondo in bagno a prendere lo smacchiante, vengo subito”.

Mi avvicinai alla porta del bagno e restai stupita nel vederci Michele parato avanti. “Scusa ma non puoi entrare, il rubinetto perde e…”.

Sbuffai, spazientita. Certo che quando ci si metteva era davvero strano!

“Michele, mi dici che diamine sta succedendo?!”.

“Nulla, cosa dovrebbe…”.

“Allora fammi entrare”.

“Ma se ti ho detto…”.

“Ti do tre secondi!” gli intimai, scocciata, e alla fine lui si arrese.

Entrai nel bagno e restai stupita nel vederci dentro zia Kitty, tutta vestita elegante con un vestito a tubino nero e dei tacchi a spillo vertiginosi.

“Zia, ma cosa…?” chiesi senza capire, prima di fare due più due quando sentii il profumo che aveva indossato. Chanel n° 5, che usava solo quando usciva con qualcuno. Mi misi le mani sui fianchi e lei mi guardò esasperata, con aria di scuse.

“Luna, so come la pensi, ma mettiti nei miei panni! Mi sento sola, volevo conoscere qualcuno…”.

“E volevi conoscerlo proprio la sera in cui non lavoro? Insomma, cosa c’è di male?” le feci notare, guardandola con apprensione. Mi sembrava un’adolescente che ha disubbidito ai suoi genitori.

Lei abbassò lo sguardo. “So che disapprovi questo metodo e volevo fare le cose di nascosto e dirtelo solo nel caso ci fosse qualcuno di interessante…” mormorò.

Non riuscii a non sorridere di fronte a quella risposta. Zia Kitty poteva anche avere quarantasei anni, ma restava sempre un’eterna bambina bisognosa di cure, affetto e certezze per tutto quello che aveva passato nella vita. Amori tempestosi, tradimenti e un quasi matrimonio in cui era stata lasciata una settimana prima delle nozze per una lituana tutta forme. L’abbracciai, dicendo che quel gesto poteva valere più di mille parole, e lei ricambiò con affetto.

“Zia, anche se io non approvo questo metodo non vuol dire che non debba farlo tu, anche perché se continuo così mi sa che dovrò usarlo anch’io” ridacchiai, e vidi Michele sorriderci intenerito.

Così tornammo nel locale, le presentai Paola e poi  la lasciammo ai suoi numerosi tre minuti da passare con altri uomini interessanti. Alla fine andammo in un altro locale, optando per una focaccia con wurstel e patatine, dopo che ebbi avvisato papà che sarei tornata più tardi.

“Quindi, spiegami, com’è che tu e Marco vi odiate? Di solito lui è così gentile con le ragazze” disse all’improvviso Paola.

Feci un sorriso amaro al solo ricordo di quel ragazzo. “Si vede che sono un’eccezione, cosa devo dirti! Con me è odioso, e meno lo vedo meglio è. Non sai come mi sono sentita quando ho scoperto che anche lui giocava lì, al Palazzetto! Ci manca solo che inizi a pensare che lo seguo come lui prima seguiva me…”.

“Ti seguiva?”. Sembrava quasi turbata da questa notizia.

“No, nel senso che prima dell’arrivo di Stella veniva a rompermi le scatole nel negozio in cui lavoro, giusto perché non poteva farlo lei. Mi piace vederla così, anzi, sono sicura che è così: mi odia perché sa tutto ciò che c’è tra me e la sua migliore amica e vuole difenderla… E voi invece? Che rapporto avete?” chiesi, curiosa di conoscere il rapporto esistente tra lei e il migliore amico di suo fratello.

A quelle parole, Paola sorrise e appoggiò il viso sul suo braccio. “Diciamo che… Ci frequentiamo e stiamo molto vicini al metterci insieme”. Il suo tono era quasi sognante e improvvisamente gli occhi iniziarono a brillarle come le luci di un albero di Natale.

Spalancai la bocca, certa di aver sentito male. Si stavano per mettere insieme? Era assurdo, quella ragazza non poteva rovinarsi mettendosi con un tipo così!

“Che cosa? Paola, ma come…? E’ assurdo, ti rovinerai…” iniziai a blaterare, sconfortata, e a quella reazione la vidi ancora più rasserenata.

“Per questo ero lì, oggi, con la scusa che andavo a vedere mio fratello. E poi, dopo che ho saputo com’è il vostro rapporto, sono molto più serena: sei molto carina, e sapere che vi detestate è bello perché così almeno ho un ostacolo in meno da superare” sghignazzò, battendo la meni un paio di volte.

Inutile dire che continuavo a guardarla in un modo molto confuso. “Paola, ti senti bene? Insomma, perché dovrei essere un ostacolo…?”.

“Insomma, lo sai che Marco ha tante ragazze che gli vanno dietro!”.

“No, non lo so e mi stupisce saperlo! Senza offesa, ma non mi sembra sia uno per cui valga la pena sbavare”.

“Forse perché non conosci la sua parte più sensuale. Credimi, è meglio così” affermò. “E, ti ripeto, tutta questa situazione non fa altro che giovare alla tua entrata tra i cinque numeri più chiamati nella mia rubrica!”.

E fu così che io e Paola diventammo amiche. Ovviamente quelle su Marco erano solo sue battute, eppure, nonostante questi nostri gusti opposti, scoprimmo di avere molte cose in comune e ci mettemmo d’accordo per andare all’Università insieme, qualche giorno.

Mi accompagnò a casa alle undici passate, ed avevo voglia solo di una doccia infinita e il mio letto quando mi resi conto che li avrei ottenuti dopo un bel po’ di tempo: una volta a casa, scoprii che lì si era appena tenuta una cena tra Stella, Marco, Miriam, Mattia e… Feliz. Era sorridente, con i capelli senza nemmeno una minima traccia di gel.

“Hola, Luna! He conocido tu hermana, tu prima y sus amigos…” disse subito Feliz quando mi vide, agitando la mano in segno di saluto.

Con un certo moto di irritazione vidi che se ne stava seduto proprio vicino a Stella.

“C’è l’ha presentato Flavia, è passata qui con lui e Clemente perché avevano sistemato alcune cose per il catering e così è rimasto con noi a cena, i nonni sono  a casa mia” aggiunse Miriam, che sembrava essere molto ben disposta e allegra al momento. Mattia se ne stava al suo fianco ed annuii. “A proposito, tu e Mattia ancora non vi conoscete” aggiunse mia cugina, sorridendo a suo agio ed iper felice a quanto pareva.

Mattia annuì e si alzò per stringermi la mano. “Ci siamo visti oggi al campo… Comunque io sono Mattia”.

“Piacere, Luna” risposi brevemente. “Comunque, divertitevi, io vado a farmi una doccia e a dormire, sono stanca” mi affrettai a dire subito dopo, dato che il malumore cominciava ad assalirmi: era matematicamente certo che Stella avrebbe fatto la ruffiana con Feliz e a rimediare anche un appuntamento quando io, che lo conoscevo da due settimane, ero riuscita a stento a farlo ridere un paio di volte con le mie battute quando era venuto al locale.

Mi aspettavo che almeno Miriam mi avrebbe fermato, ma ci restai male quando ciò non accadde.

“Adesso voglio una vita diversa
da quella lì
è inutile che tu mi guardi di traverso
io sono sempre qui
è che la vita che cambia che cambia
è che ti svegli e non è ma quella
che credevi tu
Quante cose che si muovono che si dicono che si credono
quante cose che si pensano, e poi cambiano…”

Forse Miriam, come Alessandra, aveva trovato la strada per essere felice anche senza la mia presenza. Tutti cambiavano, tutti si evolvano, tutti imparavano… Solo io restavo sempre l’unica idiota che era sempre la stessa, profondamente pessimista, a volte fin troppo acida ma, in fondo, anche un po’ sognatrice. Solo che quando si presentavano episodi come quello che stavo vivendo, mi passava la voglia di illudermi ancora che forse una volta per tutte, nella mia vita ci sarebbe stata qualche svolta. Pensavo che Miriam ci sarebbe sempre stata per me, e invece eccola schierata con le persone che aveva criticato con me pur di conoscere Mattia. Riflettendoci, faceva bene. Non doveva sbagliare come me, che per colpa dell’orgoglio fingevo sempre di essere forte e non cercavo di aggiustare situazioni che mi erano di impedimento nel fare nuove amicizie. O forse ero io quella che agiva bene? Bah, ormai non aveva più importanza, avvolta nella tristezza com’ero.
Così, dopo un saluto generale, mi avvicinai alla mia stanza per prendere il pigiama e della biancheria intima pulita. Vidi che il bagno era occupato, quando mi avvicinai alla porta, ed attesi finchè non vidi Marco uscirne e regalarmi una delle sue solite occhiate.

“A quanto vedo hai fatto amicizia con Paola” disse subito, con un tono stranamente strisciante che lo rendeva ancora più odioso. Aveva la mascella contratta, le braccia incrociate, e mi squadrò da capo a piedi con la sua solita munizione invisibile di raggi X.

Alzai lo sguardo e lo guardai fisso negli occhi. “Si, qualche problema?”.

“Figurati, almeno un’amica dovevi pur trovartela nonostante il tuo essere asociale, ma…”.

“Ma cosa?” lo interruppi, ferita al massimo. Chiusi gli occhi in due fessure e mi ci avvicinai di qualche passo, in modo da fronteggiarlo.“Devo stare attenta a non essere sincera sul tuo lato squallido che conosco solo io? Tranquillo, le ho già detto quel che penso su di te, ma lei è decisa nel frequentarti, quindi vedi di non farla soffrire, è una brava ragazza e a mio parere non ti merita”.

Sembrò colpito dal fatto che già sapessi tutto, per cui si limitò a continuare a sorridere come chi è soddisfatto di qualcosa. “Bene, bene. E tu vedi di non mischiarle la tua pazzia”.

“Ah ah. Se così fosse non uscirebbe con te” lo zittii, e mi affrettai ad entrare in bagno, proprio come la prima volta che ci eravamo urlati contro in quella casa.

Perfetto. Mia cugina che sembrava aver tradito la mia compagnia per un ragazzo, una mia nuova amica che stava per mettersi con il ragazzo più idiota di tutti e mia sorella che faceva gli occhi dolci con l’unico ragazzo che ritenevo decente al momento.

Eccomi ritornata al 100% nella vera vita di Luna Solari.

 

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Hola a todos!

Eccomi di nuovo qui ad aggiornare. E così Luna ha una nuova amica il cui unico difetto è quello di frequentarsi con Marco… Miriam ha perso la testa per Mattia (quando, tra poco, vedrete la sua foto le darete ragione! =P), Stella ha conosciuto Feliz e zia Kitty è andata nel locale di Michele per conoscere qualcuno proprio il giorno in cui non lavorava Luna. Che cosa ve ne sembra di come si sta evolvendo la trama? Suggerimenti e opinioni sono sempre ben accettati! ^^

Ed ecco che vi posto quasi tutto il cast xD (mancano il padre di Luna, Flavia, Clemente e i nonni, non ho ancora trovato attori che vadano bene…)… Tadàààà =D:

Luna:

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Stella:

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 Marco:

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Feliz:

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Zia Kitty:

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Miriam:

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Paola:

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Michele:


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Mattia:

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Antonio:

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Che ne pensate?

Comunque, grazie mille alle 15 persone che hanno messo la storia tra le seguite e le 7 che l’hanno messa tra i preferiti… Mi farebbe piacere se ognuno di voi mi facesse sapere cosa ve ne sembra di questo cap a cui tengo molto ^^ Grazie in anticipo!

 

Grazie a chi ha solo letto e a coloro che hanno recensito:

_piccola_stella_senza_cielo_: Grazie, è bello sapere che ritieni che la storia non sia noiosa! ^^  Riguardo Stella, ti consiglio di andarci piano con l’antipatia per ora visto che in seguito ne avrai bisogno in grande quantità xD Ancora grazie, un bacione!

CriCri88: Si, diciamo che ho una mezza fissa per gli spagnoli perché al momento sono gli unici che ho avuto modo di conoscere oltre gli italiani xD E la mia invidia nei tuoi confronti è salita a mille quando ho letto che ti sei frequentata con uno di Barcellona xD In realtà il Feliz che descrivo qui esiste sul serio, l’ho conosciuto ad aprile a Salamanca, anche se questo è molto più docile del “vero” dato che quest’ultimo dopo le undici e mezzo si trasformava da studente universitario a playboy ubriaco per tre quarti… xD Comunque, sono contenta di sapere che per ora sono riuscita a farti risultare più simpatica Stella, perché Luna va capita, ha un carattere un pò difficile che sarà più chiaro con il passare dei capitoli, anche se più in là Stella risulterà molto antipatica… Un bacione!

vero15star: Ti adoro anch’io cherieee! Ecco, ora siamo entrambe a livelli di pazzia spaventosa, ma fa niente xD Si, si, per ora facciamoci bastare Feliz che poi a Marcolino lo torturiamo per bene quando diventerà ancora più affascinante xD xD Ti voglio benissimo!!!

Blair95: Siii, concordo, il doppiaggio italiano fa pena, infatti quando mi capita di vedere le puntate in italiano dopo aver visto quelle in inglese resto un po’ scioccata perché ricordo che nella versione originale le battute erano ben diverse e più ricche di significato. Comunque, mi fa piacere sapere che la trama per ora non ti risulta noiosa ^^ Un bacione!

LoLa SteP: Weee, che bello vederti qui! Eh si, mi devi scusare ma a quanto pare esiste un’altra tipa che ti ha fregato il titolo di Strega, non posso farci nulla U_U xD Feliz ti ricorda qualcuno, di la verità… =D La battuta su Fiammetta è una delle più azzeccate secondo me, eheh! Un bacione! Tvbttttt.

_Armonia_: Ma che rompere, mi fa iper piacere leggere le considerazioni di chi legge e sappi che se in futuro deciderai di espormene altre saranno più che ben accettate, sul serio! ^^ In realtà Luna è consapevole del fatto che anche Stella non è perfetta, ce ne possiamo accorgere quando alla fine dello scorso cap Stella l’accusa di essere gelosa perché non avrà alcun ruolo nei preparativi del matrimonio e Luna ribatte dicendo che darà una mano con il catering e avrà a che fare con uno spagnolo che Stella con la sua ignoranza potrebbe solo definire “caliente”, quindi diciamo che Luna pur sapendo che la sorella non è perfetta (ad esempio è molto sfaticata, pigra, non è interessata allo studio e a maturare) le invidia le qualità che lei non ha mai avuto, come essere socievole, al centro dell’attenzione e ben voluta da tutti. Stella cercherà ancora un contatto con la gemella, Marco avrà una sua evoluzione com’è giusto che sia e mi ha fatto iper piacere che ti sia piaciuta la scena del nonno, mi piace inserire queste scene “familiari” per far capire quanto Luna si senta più a sua agio lì che a Firenze. E infine, sapere che trovi Antonio interessante è la ciliegina sulla torta perché io lo adoro e in seguito avrà un ruolo rilevante. Che dire, scusami se ho sproloquiato un po’, spero di non essere risultata fin troppo logorroica con questa risposta! xD Un bacione!

E come sempre eccovi qualche anticipazione:

“Ciao, secchiona. Ma dimmi, è normale starsene a casa di sabato sera?” chiese subito.

“Uffa, sei venuto qui per la predica?”.


“E allora a cosa ti riferivi?”.

“Mi sembrava strano che avessi capito subito…” mi fece notare, e quando lo guardai male si corresse con un: “Nel senso che non tendi ad avere molta fiducia in te stessa e allora un episodio del genere…”


“No, mi dispiace Marco ma preferisco passare tutta la giornata con lei” spiegò Feliz, in un modo tale che mi lusingò. Si voltò verso di me e ci sorridemmo per un istante.

“Ok, lascia perdere Marco” ribattè bruscamente Stella.

 

A presto girls (siete tutte ragazze o si nasconde qualche maschietto? xD),

aggiornerò il più presto possibile, promesso!

La vostra milly92.

  
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