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Autore: milly92    12/11/2009    7 recensioni
Si dice sempre che non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina, eppure questo è l’errore che commette Luna giudicando male la sua gemella Stella e il migliore amico di quest’ultima, Marco. Si trasferisce nella città in cui abita suo padre sin da dopo la separazione con sua madre e, inevitabilmente, Stella la segue. Cosa succederà quando, tra uno spagnolo affascinante, una zia quarantenne single, un datore di lavoro bonaccione, dei nonni affettuosi e cugine un po’ pasticcione, Luna sarà costretta a vivere delle situazioni che nel loro essere spiacevoli la porteranno a ricredersi, soprattutto riguardo Marco? Può un “odio secolare” mutare in qualcosa che possa remotamente chiamarsi amore?
Genere: Romantico, Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Odi, Sed Amo'
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Dalla Spagna Con Furore- La Strega

Capitolo 2

Dalla Spagna Con Furore- La Strega

Restai chiusa in bagno cercando di non piangere e di non ricordare i mille motivi che mi avevano spinto ad andarmene da Firenze, ma invano. Improvvisamente davanti ai miei occhi non vedevo altro tutte le feste di compleanno festeggiate con Stella e di cui lei sembrava essere l’unica protagonista, tutte le coccole che aveva ricevuto da mamma ogni volta che un ragazzo l’aveva fatta soffrire, tutti i sorrisi e complimenti che si era guadagnata dalle colleghe della casa di moda di mamma.  E, infine, ma non per ordine di sofferenza, mi parve di vedere il volto di Christian Bellico davanti agli occhi. Per una masochista romantica come me era stato il colmo vedere che dopo tre anni passati ad amarlo segretamente, alla festa di fine liceo lui mi si era avvicinato e mi aveva chiesto il numero di mia sorella. E, come colpo di grazia, a metà serata lei si era presentata con indosso uno dei vestiti più belli che mamma avesse creato nonostante non fosse del Liceo Classico come me e Christian, giusto perché la festa della sua scuola si era rivelata monotona. Christian così le si era avvicinato e il giorno dopo erano usciti insieme. 

“Non puoi accusarmi di nulla, che ne potevo mai sapere io che quello ti piaceva da anni? Se ti confidassi con me ogni tanto, forse queste sceneggiate si potrebbero evitare!” mi aveva urlato contro Stella la sera prima della mia partenza per Maddaloni, quando ero tornata a casa con in mano il biglietto del treno. La cosa peggiore era che, ripensandoci a mente fredda, aveva ragione. Lei non lo sapeva e di certo non era scema nel farsi scappare uno come Christian. Se fossi stata al suo posto, capace di ammaliare chiunque, cosa avrei fatto? Mi sarei odiata? Certo che no.

Però ero così stufa di doverli vedere insieme che tornare nella mia città natale era stato un vero e proprio toccasana. Era stato bello riallacciare un rapporto con i miei cugini, sentirmi al centro dell’attenzione dei nonni che mi chiedevano se volevo che istallassero il decoder per vedere meglio la tv o se dovessero comprare il lettore dvd, iniziare l’esperienza universitaria con il supporto di zia Kitty che a volte sembrava una diciottenne peggio di me. Ed ora invece, ecco che anche la mia gemella si sarebbe trasferita nella casa in cui alloggiavo io.

Sobbalzai sentendo bussare contro la porta.

“Luna, hai fatto? Stiamo per brindare con Flavia e Clemente” mi disse la voce della nonna.

“Si, vengo subito” risposi, cercando di far risultare la mia voce normale e tirando lo sciacquone. Mi lavai le mani ed uscii, ritrovandomi di nuovo tra mezza famiglia. Anzi, durante la mia assenza erano arrivati anche gli altri membri della famiglia: la sorella maggiore, zia Elisabetta, con suo marito Francesco e i figli Andrea e Paolo e zia Carmela con sua figlia Liliana e suo fratello Vincenzo. Suo marito, zio Roberto, non c’era, dato che lavorava come infermiere nelle clinica locale ed evidentemente aveva da lavorare. mancava solo zia Giulia.

Li salutai ed evitai accuratamente lo sguardo di Stella e Marco mentre brindavamo alla salute della coppia, e per fortuna poi ognuno iniziò a parlare con uno dei nostri parenti. Sentii bussare alla porta quando mi allontanai per posare il bicchiere con cui avevo brindato, e quando ritornai nell’ingresso, mi sentii chiamare.

“Luna, auguri! Ho saputo!”.

Mi voltai, trovandomi davanti mia cugina Miriam,  che mi sorrideva incoraggiante. Aveva i capelli castano scuro lunghi fino alle spalle e gli occhi verdi abbastanza grandi, ereditati da suo padre, zio Carlo, marito di zia Giulia, l’ultima figlia femmina dei nonni. “Grazie, Miriam!” risposi, contenta che qualcuno avesse saputo e avesse deciso di congratularsi.

Lei mi sorrise. “Beata te! Non ce la faccio più a stare al liceo, ed è una cosa assurda che devo starmene ancora lì quando sono nata solo un mese dopo di te” aggiunse, sbuffando.

“Mi sono salvata grazie alla primina” le ricordai, scrollando le spalle. Alzai lo sguardo e vidi che Stella stava parlando animatamente con papà. Vicino a loro, Marco annuiva con fermezza e sorrideva di tanto in tanto. Miriam seguì il mio sguardo e parve comprendere.

“Quel tipo deve essere quel Marco che ti rompe le scatole, giusto?” chiese a bassa voce.

“Si” mormorai, cercando di trattenere la rabbia. La sua faccia mentre mi urlava contro di poco prima non l’avevo affatto dimenticata.

“Si vede che ha un qualcosa di odioso. Appena ho visto Stella quando sono entrata ci sono rimasta male per te. Ti va se oggi usciamo un po’ così ti sfoghi un po’?” propose cordiale, mettendomi una mano sulla spalla.

“Grazie, ma devo lavorare da Michele fino alle sette e mezzo”.

“E allora ti vengo a prendere quando finisci, ok? Così andiamo un po’ in giro”.

“Va bene, allora”.

Ero davvero affezionata a Miriam, sin da piccole era l’unica familiare che mi era mancata sul serio quando ci eravamo trasferite, e per fortuna in quei mesi uscivamo spesso insieme per recuperare il tempo perduto.

“Oh, io vado a congratularmi con Flavia e Clemente!” aggiunse, visto che i due si erano isolati per parlare al telefono con una zia del ragazzo e dirle la notizia ed erano ritornati. “Adoro andare ai matrimoni!”.

“Beata te. Mi sono indifferenti di solito, ma questo si annuncia davvero brutto per me. Marco e la sua band suoneranno al ricevimento” spiegai quando lei mi guardò senza capire.

“Oh. Sopravvivrai, dai” mi incoraggiò, prima di allontanarsi e recarsi dalla coppietta.

“Dai, su, tutti a tavola!” ci invitò nonno Gianfranco poco dopo, con il suo solito sorriso che gli rendeva il viso ancora più pieno di rughe simpatiche.

“Papà, scusaci ma non pranziamo a casa, Carlo deve tornare alle tre e Miriam deve studiare” si scusò zia Giulia, mentre Miriam faceva una smorfia.

Il nonno parve dispiaciuto quando anche zia Carola e zia Kitty si scusarono allo stesso modo, proprio come tutti gli altri, Marco incluso- che ovviamente prima di andarsene aveva continuato la sua mission impossibile, alias apparire un bravo ragazzo educato e giudizioso con i miei nonni e mio padre salutandoli con affetto per poi lanciarmi un ultimo sguardo che sfociava nel più totale disprezzo, ovviamente ricambiato- così restammo solo io, papà, lui e la nonna come sempre. Ah, e Stella, giusto. Tutti la salutarono molto affettuosamente e si limitarono a sorridermi, e feci una smorfia quando la nonna invitò Stella a sedersi al mio fianco.

“Nonna, a me giusto un mestolo di pasta, a Firenze ho perso cinque chili e non posso rimetterli, altrimenti come farò con il vestito del matrimonio?” disse sorridendo Stella.

“Hai fatto bene” replicai freddamente. Tra noi due, lei era sempre stata la più in carne e nonostante tutto mi aveva insegnato che non bisognava essere una modella fisicamente per piacere.

“Invece io ti vedo ancora più dimagrita” ribattè, sorridendo, come se volesse far finta di non avermi ascoltato.

“Si,  tutta colpa del fatto che non facciamo più le nostre scorpacciate di creepes insieme”.

“Non sai quanto mi mancano…”.

Levai un sopracciglio e vidi che papà la guardava intenerito. “E’ bello averti qui, Stella, mamma come ha preso la tua decisione?” domandò.

Stella fece una faccia strana, poi scrollò le spalle. “Ha accettato, ha detto che non faceva nulla, tanto è molto impegnata che le sarei stata solo di peso, ormai”.

“Ma non viene a trovarci qualche volta?” chiese la nonna.

“Verrà al matrimonio, no?”.

Il pranzo seguì tra le loro chiacchiere, mentre io me ne stavo immersa nei miei pensieri.

“Luna, quando ti va di parlare un po’ dimmelo…” mi disse Stella, fermandomi, quando feci per uscire dalla cucina.

La guardai incredula, poi compresi che era seria ed esitai qualche secondo. “Oggi no, dopo devo andare a lavoro” risposi freddamente, reduce della litigata avuta prima con lei e Marco. Non poteva cerare di spiegarsi e rifilarmi le sue sciocchezze come scuse o motivazioni e farsi perdonare diciotto anni di litigi e incomprensioni.

Fece un piccolo sbuffo udendo la risposta e andò nella nostra stanza, senza aggiungere altro.

Quella sera ci sarebbero stati i preparativi per il giorno dopo, in cui si sarebbe svolto l’ultimo “speeding date” della settimana, così avrei potuto stare con la mente occupata fino alle sette e mezzo. Uscii molto presto, dopo aver aiutato la nonna a sistemare la cucina e Stella se ne era andata a dormire senza alzare un dito visto che la poverina era stanca per il viaggio, e iniziai a camminare per il parco vicino a Via Roma, in attesa delle quattro, ora in cui Michele avrebbe aperto il locale.

Mi sentivo come se qualcuno mi avesse massacrato il cervello, frantumandolo in mille pezzi ed ognuno rappresentante di una determinata emozione. Rabbia, contraddizione, voglia di urlare. E la cosa assurda era che solo il 40% di tutto questo caos c’entrava con Stella, l’altro 60% se l’era aggiudicato Marco. Il suo volto irato e convinto mentre mi urlava contro, i suoi occhi blu pieni di risentimento e rimprovero, la mascella contratta, non volevano scomparire dalla mia mente, e avrei dato chissà che per potermi sfogare su di lui riempiendogli di pugni quel faccino saccente. Era ovvio che fosse il migliore amico di Stella, entrambi erano gli unici due scritti ad un nuovo sport internazionale, “Torturiamo Luna e Facciamola Impazzire”.

Perché Stella faceva tanto la santarellina nei miei confronti? Perché mi aveva raggiunto? Non sapevo cosa pensare.

Quando vidi il furgoncino di Michele mi affrettai a raggiungerlo per aiutarlo insieme ad Antonio e Gianluca; subito iniziammo ad organizzarci per la serata seguente finchè, nemmeno un’ora dopo, vidi entrare nel locale Flavia e Clemente, con al seguito due persone, un ragazzo e una ragazza.

“Oh, ciao” li salutai, curiosa. Non mi avevano mai fatto visita.

“Ciao Luna!”. Flavia sembrava davvero radiosa, il viso era illuminato da un non so chè di gioioso, e, cosa molo rara da lei, che era sempre stata una ragazza acqua e sapone come me, era perfettamente truccata. I lunghissimi capelli bruni erano raccolti in una treccia, e al suo fianco Clemente sembrava a sua volta entusiasta. “C’è il proprietario del locale?” mi chiese.

“Si… Te lo vado a chiamare?” chiesi cordiale, cerando di osservare meglio le due figure alle loro spalle. Ma mi dissi che era stato un grosso errore quando incrociai lo sguardo del ragazzo che se ne stava dietro di loro: lui mi sorrise con una dentatura perfetta e bianchissima. Non avevo colto il suo fascino prima di quel sorriso, e mi domandavo come ero potuto farmelo sfuggire. Aveva qualcosa di inumano. La sua pelle era olivastra, gli occhi castani-dorati erano un po’ tirati e aveva i capelli biondo scuro lisci e un po’ più lunghi del normale.

Nessuno parve accorgersi- per fortuna- del mio piccolo momento di smarrimento e Clemente disse: “Si, grazie. Sai, vorremmo ingaggiarlo per il pranzo nuziale e… Oh, giusto, non vi abbiamo nemmeno presentati!”.

“Giusto!” asserì Flavia. “Luna, loro sono Nina e Feliz, i due chef esperti in cucina spagnola che si occuperanno del catering. Vogliamo fare una cosa un po’ particolare a base di cibo spagnolo…”.

Ecco cos’era che rendeva il ragazzo inumano! Era spagnolo, appartenente alla razza più affascinante che Dio era riuscito a creare in soli sette giorni. Secondo il mio modesto parere, cinque giorni li aveva dedicati per creare solo i ragazzi iberici, e negli altri due si era occupato degli altri. Quello era uno dei motivi per cui adoravo gli spagnoli, la Spagna e lo spagnolo.

“Oh, piacere! Cioè, ehm, encantada” dissi, arrossendo come una pazza. La ragazza, Nina, rise ed io la guardai un pò imbarazzata. Era un po’ cicciottella, non molto alta e rendeva l’idea di essere molto simpatica, con il naso un po’ a patata e i capelli neri che le incorniciavano il viso.

“Parliamo italiano” disse Feliz, continuando a sorridermi. “Il piacere è tutto mio”. Si sentiva una sorta di cadenza spagnola mentre parlava, e la cosa non poteva non aumentare di altre dieci tacche il suo fascino.

Cercai di ricambiare il sorriso. “Scusate”.

De nada” disse Nina. “Ma Flavia ci ha detto che studi lingue a la universidad”.

Annuii prontamente. “Si, spagnolo e inglese…”.

E asì puedes aprovechar tu espanol si quieres hablar con nosotros en el tiempo che pasaremos aquì por el pranzo para la boda” (*) disse Feliz, facendo l’occhiolino.

Vale, serà un placer” risposi, sentendomi decisamente idiota.

“Luna, cosa…?” chiese una voce alle mie spalle, e mi voltai verso Michele. “Oh, scusate, l’avevo sentita parlare in spagnolo e allora...” si scusò, quando vide con chi ero. 

“Michele, lei è mia cugina Flavia con il suo futuro marito Clemente…” iniziai le presentazioni.

“Oh, piacere!”.

“Vede,  lei è famoso in tutta la città per le sue specialità etniche, e così abbiamo pensato di affidarci a lei visto che per il nostro matrimonio volevamo fare un pranzo a base di cibo spagnolo” spiegò mia cugina dopo i primi inconvenienti.

Dal canto mio, cercavo di non guardare in direzione di Feliz, ma volevo godermi quello spettacolo della natura finchè potevo, così mi limitai a  guardarlo di sbieco mentre mi fingevo interessata al discorso in atto.

“Ma certo!” rispose subito Michele.

“Solo che noi abbiamo affittato già un altro locale, non so se lei di solito…”.

“Per la cugina della mia commessa preferita posso fare tutte le eccezioni del mondo, anzi, mi onora la vostra scelta” la interruppe Michele, sorridendo come solo lui sapeva fare.

“La ringrazio” disse Clemente. “Noi avremmo già scelto tutte le pietanze, se vuole dare un’occhiata… Poi, se le va bene, potrà essere seguito da loro due, sono due capi chef di Toledo che sono qui per un corso extra e che saranno felici di aiutarla e darle qualche lezione”. Il suo tono cercava di non essere offensivo, e Michele lo comprese perché rise e annuì cordiale.

“Ma certo, il mondo è grande e non posso saper cucinare tutti i piatti del mondo, e poi è un’esperienza che voglio fare. Sarà un piacere lavorare con voi” disse, rivolto a loro due.

Gli sorrisero e restarono a leggere la lista delle cose da mangiare, organizzandosi sui vari ingredienti da comprare e cose simili.

“Luna, vieni a darmi una mano?” chiese Antonio, affacciandosi dal retro. Lo guardai con un’aria un po’ scocciata, ma il suo tono non ammetteva repliche così annuii, chiedendo scusa agli altri.

“Credimi, ti ho salvata da una bella figuraccia” disse appena entrai nel piccolo stanzino dove tenevamo gli ingredienti.

“Che cosa?” chiesi arrossendo.

“Si vede lontano un miglio che ti piace quel tipo, e se non la smettevi capiva quanto ti ha colpito” rispose con aria di ovvietà.

Levai un sopracciglio, incrociando le braccia. “Signorino, e chi ti dice che non volessi farglielo capire?”.

“Per favore. Tu, Luna, quella che non ha mai avuto un ragazzo e ha sbavato segretamente dietro al suo grande amore in silenzio per anni avresti il coraggio di esporti con uno spagnolo appena conosciuto e che non vedrai più dopo che questo matrimonio sarà finito?” mi schernì, ridendo.

“Piantala. Non ho bisogno che tu mi ricordi la mia biografia, ma non sono affari tuoi” ribattei.

“Come vuoi, ma la verità è quella” decretò. “Ora dammi una mano, prendi tutto ciò che ti passo e poggialo sullo scaffale”. Salì su una scala e iniziò a prendere varie confezioni di salatini, sale e cose simili.

La verità è quella? Ma pensa a te, e poi oggi non è giornata”.

“Per via di tua sorella?”.

Dal mio silenzio capì che ero rimasta sorpresa. “L’ho vista passare in macchina con quel tipo che è venuto stamattina quando sono andato a portare il caffè alla signora del tabacchino qui di fronte poco fa”.

Sospirai, mentre prendevo qualche altra confezione. “Si, è tornata anche lei nel suo paese natale a quanto pare”. Gli raccontai della litigata avuta con lei e Marco, e quando finii di parlare assunse un’aria mortificata. Scese dalla scala e mi guardò negli occhi.

“Allora, se le cose stanno così… Scusami, sono stato poco delicato prima, non volevo peggiorare la tua giornata” sussurrò deciso.

Scrollai le spalle, cercando di sorridere. “E’ la mia vita, Antonio, questa sono io, questa è la mia vita, questa è la mia realtà, e mi dispiace che tu debba conoscerla solo ora che è venuta Stella”.

Mi guardò con un’aria di rimprovero. “Che cosa? Tu non puoi permetterle di rovinarti, Luna! Devi reagire! Devi farle vedere chi sei…”.

“E chi sono, Antonio?” chiesi afflitta, cercando di non mettermi a piangere. “Sono solo io, quella che non ha nessuno che la difende e che…”.

“Piantala, lo sai che io sono dalla tua parte come quel Marco sta dalla parte di tua sorella” annunciò.

“Che cosa?”. Ero così sbalordita che mi sentii qualcosa di caldo propagarsi nel mio stomaco.

“Non fare la parte di quella  sorpresa, insomma, credo di essere tuo amico o no? Hai salvato la monotonia di questo locale, sul serio, te ne sono grato e penso che tu sia una bravissima ragazza” continuò. Non era il ragazzo da smancerie da quel che avevo capito, indossava sempre una maschera di ferro che celava i suoi veri pensieri e sentimenti, per cui era ovvio che mi sentissi stranita.

“G-Grazie” mormorai, arrossendo. Alzai lo sguardo verso di lui e ci sorridemmo. E, automaticamente, cosa che non avrei mai creduto possibile visto come si presentava, ci abbracciammo.

Forse è da quel momento che la nostra amicizia nacque sul serio, chissà, ma fatto sta che tre secondi dopo continuò a prendermi in giro riguardo Feliz, cosa che fu ancora più accentuata dal fatto che lui e Nina mezz’ora dopo entrarono nel retro con Flavia e Clemente per salutarci.

Adiòs, Luna” mi disse, salutandomi con la mano.

Adiòs! Adiòs, Nina” aggiunsi cordiale, cercando di non impappinarmi. “Ciao ragazzi, per qualsiasi cosa fatemi sapere” aggiunsi, e Flavia annuì.

Quel piccolo episodio aveva modificato un po’ l’andamento della giornata, e ciò migliorò ancora di più quando Miriam mi venne a prendere con la sua auto nuova di zecca.

“Sei stanca?” mi domandò quando entrai nell’auto.

“No, non ci crederai ma mi sono divertita a lavoro”.

“Beata te, io sono stata tutta il pomeriggio a studiare greco e geografia astronomica…”.

“Io invece ho conosciuto un tipo mozzafiato…”.

Le raccontai di Feliz, del ruolo che ricopriva, e alla fine lei si disse curiosa ed ammaliata dalle mie descrizioni, e non vedeva l’ora di conoscerlo. 

Tornai a casa verso le dieci, un po’ stanca ma soddisfatta del modo in cui ero riuscita ad aggiustare la giornata.

“Hai mangiato, Luna?” mi chiese mia nonna appena mi aprì la porta.

“Si, grazie” risposi. “Sono uscita con Miriam e siamo andate in pizzeria…”.

“E non mi hai portato niente?” chiese nonno Gianfranco, spuntando dal corridoio. Sorrideva e mi si avvicinò. Gli gettai le braccia al collo, sorridendo a mia volta. “No, ma la prossima volta giuro che andiamo in pizzeria solo io e te” dissi, facendogli l’occhiolino.

“E a me dove mi lasciate?” chiese la nonna, stando al gioco.

“Tu stai a casa a prepararmi il dolce” ribattè il nonno.

Scoppiammo a ridere, prima che le mie povere orecchie venissero investite da un suono di voci che provenivano dalla mia stanza.

“Uh, sono Stella e Marco, stanno cantando da oggi…”.

“Cantando?!”.

Mi recai nella mia stanza, dopo aver salutato papà che stava scrivendo un articolo con il suo portatile, e aprii di soppiatto la porta della mia stanza. La prima cosa che vidi fu un poster sula parete che prima non c’era: quello di Ligabue accanto a quello di Vasco che avevo affisso io. Io e Stella eravamo gli opposti anche in questo.

“Oh, sei tornata! Indovina un po’?” mi accolse Stella, stoppando la base di “Strani Amori” su cui stavano cantando. Marco sembrò farmi una sorta di radiografia con lo sguardo per poi volgere lo sguardo altrove.

“E un po’ difficile indovinare se non so di cosa stai…”.

“Faccio parte della band di Marco! Mi ha scelto, dice che gli piace la mia voce e canterò anche io al matrimonio, non è fantastico?” esultò.

Per un pelo non mi astenni dal riderle in faccia. Marco comprese perché mi guardò inarcando un sopracciglio.

“Cosa vorresti dire con quell’espressione?” chiese pungente.

“Dico che vi auguro di fare più successo di quelli della pubblicità della Tim ora che avete la vostra Fiammetta” dissi sarcastica.

“Che cosa? Vuoi paragonarmi a quella sgallettata?” chiese Stella offesa.

“Sinceramente, Stella, tu non mai cantato…”.

“Queste sono cose che sta a me decidere” mi interruppe Marco. Ovviamente ecco che la difendeva. Stella aveva il dono di sentirsi sempre adeguata in ogni situazione e nel fare ogni cosa, faceva parte del suo carattere, della sua estrema sicurezza, tanto che se non otteneva qualcosa si meravigliava e incolpava qualcun altro dato che non poteva essere stata colpa di un suo sbaglio. In questo modo Marco non faceva altro che renderla ancora più sicura in circostanze in cui lei non era esperta. E sapete come la chiamavo io, quando litigavamo? La strega, proprio come quella canzone di Vasco che in certe situazioni era azzeccatissima…

“…A lei piace ballare
ama farsi guardare
non sopporta la gente
che annoia e che rompe
alza sempre la voce
sa sempre tutto lei
e anche quando c'ha torto
non lo ammette mai
lei è molto sicura di essere sempre la prima
ed è molto nervosa proprio
come una diva”

Reduce da questi pensieri, guardai torva Marco. “Come vuoi. Anche perché di certo tu non sei il nuovo Michael Jackson asceso in terra… Sono fatti vostri. Ma almeno evitate di far fare una figuraccia a Flavia al suo matrimonio”.

Stella incrociò le braccia. “Ecco, lo sapevo. Sei solo gelosa…”.

“Perché dovrei esserlo?!” domandai.

“Perché io avrò un ruolo al matrimonio e tu no” obiettò con aria di sfida.

“Non dire cazzate. Io aiuterò Michele che ha avuto l’incarico del catering, e visto che il pranzo sarà a base di cibo spagnolo c’è anche uno di quegli spagnoli che tu con la tua ignoranza sai solo definire caliente, quindi vedi quanto me ne frega di te quanto potrò stare al fianco  di un bel ragazzo” risposi, sentendo di nuovo l’aria intrisa di scariche elettriche di pura rabbia.

“Appunto, potrai solo stargli vicino, di certo non ti calcolerà minimamente” la difese Marco.

Sbuffai. “Dimmi, Stella, lo paghi per farti da giudice difensore? Sai, ho la netta impressione che se non ci fosse lui non sapresti come cavartela. E leva quel poster di Ligabue, chi tardi arriva male alloggia” dissi decisa. “In quanto a te, Marco, piantala di darmi fastidio quando non ho alcuna intenzione di avere a che fare con te, sei davvero ridicolo. Non hai nient’altro da fare nella vita che seguire e difendere Stella dovunque?”.

Mi ero rotta le scatole sul serio quella volta, e mentre mi vedevo davanti agli occhi il viso di Antonio che mi ricordava che non ero sola pronunciai quelle parole.

Ovviamente Marco non fece altro che ridere e prendere la sua roba per andarsene. L’avevo battuto quella volta, ne ero certa, e mi lasciai trascinare dal sapore della vittoria mentre andavo a dormire, piena di emozioni vissute nell’arco di quella giornata che mi era parsa interminabile.

 

(*) “E così potrai mettere alla prova il tuo spagnolo se ti andrà di parlare con noi nel tempo in cui staremo insieme per il matrimonio”.

 

*°*°*°*°*

 

Ciao! Come va? Io al momento mi sono presa una pausa dallo studio per l’interrogazione di fisica di domani =S

Allora, cosa ve ne sembra di questo capitolo? Stella entra nel gruppo di Marco e Luna conosce Feliz… Al momento la trama può risultare un po’ noiosa, ma vi assicuro che già dal prossimo ne vedremo delle belle, promesso!

Allora, grazie alle 10 persone che hanno messo la storia tra le seguite e le 5 che l’hanno messa tra i preferiti e coloro che hanno solo letto e recensito:

_Armonia_: Grazie mille, mi fa piacere sapere che hai deciso di leggere questa storia nonostante non sia il genere che leggi di solito e che tu l’abbia messa tra i seguiti ^^ Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, un bacio!

CriCri88: Stella docile? Mmm, vedremo cara, tra un po’ non potrai dire la stessa cosa per quello che farà…. O che non farà ma sembrerà che avrà fatto…. xD Luna è un peperino, certo, solo che dietro questo lato del suo carattere si cela una gran timidezza e insicurezza. Spero che anche questo cap ti sia piaciuto! E Maddaloni, beh, non potevo abbandonarla, è il paese in cui vivo e per ora mi sembra più credibile usarlo per fare capire la “disperazione” di Luna che si allontana da una grande città come Firenze per andare in questo paesino campano pur di allontanarsi dalla gemella… Un bacione!

vero15star: Certo che è corretto tesoro… E poi, stai tranquilla, anche se preferisci Marco puoi prendere lezioni di spagnolo da Feliz =P Grazie mille come sempre per il tuo appoggio e per avermi fatto sapere cosa ne pensi dei cap successivi, ti adoro tanto tanto mi querida! ^^

alina 95: Diciamo che Marco lo inizierai ad amare tra un po’, non proprio subito, perché continuerà a rompere le scatole e a rendere la vita impossibile alla povera Luna. Ma mi fa piacere sapere che hai scelto lei come tua preferita! Anche perché tra un po’ Stella inizierà a farsi odiare… Eheh! Un bacione tvb!

 

A presto girls, nel frattempo vi lascio qualche spoiler come al solito…

“Dobbiamo andarcene. Marco gioca in questa squadra!” dissi concitata. Paola si voltò verso di me, fissandomi con i suoi occhioni verdi.

 

Alcuni amici lo guardarono sghignazzanti e lui parve arrossire lievemente, anche se alla fine si salvò con un: “Oh, finalmente, ce l’hai fatta, Stella!”.

Gli risi in faccia. “Non far finta di non aver capito che sono…”.

 

“Hola, Luna! He conocido tu hermana, tu prima y sus amigos…” disse subito Feliz quando mi vide.

Con un certo moto di irritazione vidi che se ne stava seduto proprio vicino a Stella.

 

La vostra milly92.

 

  
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