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Autore: Krisalia Kinomiya    18/11/2009    8 recensioni
Cosa ne pensava Boskonovich del fatto che stava mandando la figlia al macello? Ed inoltre: cosa succede con Lars alla guida e una canzone anni '80 che ispira strani propositi circa i viaggi spaziali. [Praticamente bishot]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erased [Go, go, Rocket Girl!]

 

 

<< Sono davvero così forte? >>

Alisa si guardò intorno stranita, una volta tornata alla modalità normale. Nel piccolo giardinetto attiguo alla Recover Room, dove era solita far compagnia a suo padre mentre mangiava o si allenava per ampliare le sue capacità marziali, ora era totalmente invaso da ferraglie scomposte e di tutte le misure.

Aveva distrutto tutti i cyborg che le erano stati mandati contro. Con precisione impeccabile.

Però sentiva che c'era qualcosa che non andava.

<< Sì, Alisina, sei davvero forte. Migliori di giorno in giorno. >> le disse il dottor Boskonovich, alias il suo creatore e padre putativo, stringendole la spalla per incoraggiarla. << Sei quasi pronta per entrare in servizio. Su, vieni a riposare. >>

Lo notò come sua figlia guardasse i resti ancora caldi. Si preoccupò: quello che poteva vederle negli occhi era un crescente moto di disgusto e orrore. D'altronde, una testa di Jack strappata a viva forza dal corpo non è uno spettacolo gradevole.

<< Papà, io ho fatto il mio dovere eliminando tutti i miei opponenti, giusto? >> chiese lei, con un leggero tremolio nella voce.

<< Sì, e sei stata anche più veloce di ieri. Migliori a vista d'occhio le prestazioni. >> fece lui con tono falsamente tranquillo. La capiva al volo quella ragazza. Stava nascendo un conflitto di ordini dentro di lei.

Più umanamente, si trattava di dubbio.

<< Se quei cyborg fossero stati... vere persone, come te... a quest'ora sarebbero morti, giusto? >>

Centrato.

Sapeva che sua figlia era una spanna sopra chiunque altro computer per intelligenza, ma che potesse disporre anche di una moralità e che riconoscesse che fosse ingiusto privare una persona della vita, forse anche immaginando l'inferno di carni dilaniate suggerito dai resti metallici contorti di prima, era la prova ultima che era un'umana. Cioè, che potesse disporre di una sensibilità umana. O forse altro ancora, e sinceramente non gli interessava saperlo. Le strinse la mano un poco di più, mentre lei s'infilava nel suo letto-capsula. Annuì soltanto.

<< Una volta che sarò operativa per Kazama farò ogni giorno cose così? >> gli chiese con voce ancora più sottile, mentre la testa affondava nel cuscinetto. Il padre le congiunse le mani sul seno e le diede una carezza consolatoria.

<< Non lo so. Non continuare a chiedertelo, lo sai che puoi andare in blocco operativo così. Adesso dormi e recupera le forze. Buonanotte, tesoro. >>

<< Buonanotte, papà. >> fece eco lei, prima di sprofondare nel sonno artificiale. Il vecchio si trascinò nell'altra metà di stanza, dove lo attendeva il pannello di controllo, vari schermi che monitoravano i parametri di Alisa, e una vecchia sedia sgualcita su cui si accasciò tentando di trattenere un pianto di rabbia.

Aveva creato quella cosina speciale per un mostro, ecco tutto. E tra meno di ventiquattr'ore l'avrebbe consegnata a un destino rosso di devastazione e nero di solitudine. Kazama avrebbe avuto la sua arma finale, e non riusciva a non immaginarlo come un bambino crudele che spacca i giocattoli che aveva preteso per Natale.

E prima o poi, Alisa, visto che non possedeva un nucleo motore e una super memoria ma un cuore e un'anima, sarebbe impazzita nel comprendere le conseguenze delle sue azioni future. Gli occhiali si appannavano di lacrime.

<< Alisa, mio povero tesoro, per cosa ti ho costretta a vivere... >>

Poi si lanciò sulla tastiera, colto da un'idea oltremodo farneticante. Non poteva cancellarle dal sistema la direttiva di servizio per Jin: l'unica sarebbe stata di far partire la formattazione totale, ma così, al risveglio, non sarebbe stata più lei. Si sentiva un medico alle prese con un cancro al cervello.

Ma poteva nascondere il suo cancro, ponendo una protezione al sistema. Non le sarebbe stato possibile mettersi dalla parte di quel mostro, perché non l'avrebbe ricordato. Certo, a meno che non le venisse sussurrata la password vocale, ma si sentiva abbastanza sicuro che non avrebbero potuto indovinarla. Gli ci vollero dieci ore intere per finire l'operazione, prima che alcune guardie scelte lo costringessero ad abbandonare l'edificio per via di un imminente attacco ribelle. Venne trascinato su alla piattaforma che costituiva da eliporto senza poter portare con sé la figlia, e mentre si allontanava da lei, pregava che un principe generoso salvasse la sua principessina.

 

 

Una richiesta un poco bizzarra, ma fu quel che accadde.

 

 

 

Viaggiare a lungo in auto non era poi così comodo come Lili aveva suggerito.

Poi, Lars non era granché come intrattenitore. Potevano passare ore ed ore prima che spiccicasse di nuovo parola, ed Alisa si annoiava così tanto che rimaneva appiccicata con la guancia al finestrino a guardare il paesaggio, monotono fino all'estremo, per tutto il tempo.

Sbuffò ancora.

<< Lars, perché non facciamo qualcosa? >>

Lui, colto in fallo, storse la bocca in una smorfia di puro imbarazzo. Perfino lei si era accorta di quanto fosse noioso. Ok, ci voleva una chiaccherata per risollevare gli animi. Di che discutere?

Le bellezze della città [se ne erano rimaste dopo i bombardamenti a tappeto...]

Le nuove sulla guerriglia [ancora lavoro? Lo avrebbe tacciato d'essere un fanatico]

Il tempo [no, questa no, il massimo della banalità]

Quanto sua madre fosse la migliore del paese nel preparare il tonno con cipolle e pancetta [e l'avrebbe preso per un mammone]

 

In dieci minuti arrivò alla conclusione che non sarebbe mai stato l'anima della festa. Per sua fortuna, ricordò che quello schermino al centro della consolle dell'auto serviva principalmente da radio.

 << M-metto su un po' di musica? >>

<< Come vuoi. >>

Una musichina allegra fece vibrare le casse, facendo battere ritmicamente a Lars l'indice sul volante. Accennò perfino una strofa, che ovviamente non c'entrava nulla col testo vero. Su Alisa l'effetto fu diverso. I giri di chitarra e le bizzarrie del sintetizzatore dipingevano scenari stellari nella sua mente, sebbene il tema fosse l'opposizione ai video musicali che uccidevano i grandi personaggi del mondo radiofonico. Si abbandonò a un sorrisetto compiaciuto, immaginando di poter volare tra pianeti e comete abbaglianti e tuffarsi nelle nebulose e nelle altre galassie. Forse avrebbe incrociato astronavicelle aliene con cui aggregarsi e visitare mondi lontani e superbi...

<< Voglio volare nello spazio, oltre la Luna e il sistema solare. Sì, farò la viaggiatrice spaziale >> biascicò. Lars la guardò incuriosito.

<< Vuoi diventare astronauta? >>

<< No, volerò da sola. Visiterò tutte le galassie. >> aggiunse poi con fare sognante, interrotta da una risatina che l'indispettì non poco. << Che c'è da ridere? >>

 << A parte che trovo difficile che tu possa superare i vari strati dell'atmosfera, con l'intelligenza che hai non sai che nello spazio non c'è aria respirabile? Si soffoca! >> concluse lui un poco ilare.

E aveva ragione, accidenti. Non aveva caricato quell'informazione dal sistema.

Gli dispiacque di averle rovinato il sogno, così si affrettò a cercare un'informazione che le restituisse il buonumore.

<< Però esistono dei posti dove puoi vedere lo spazio. Credo si chiamino planetari, o stellari? Bof, non lo ricordo mai. Un giorno ti ci porto, così puoi stare quanto vuoi in mezzo alle stelle. Ho sentito che in certi posti hanno delle attrezzature che proiettano dal suolo immagini dei pianeti, così ti sembra davvero di starci in mezzo! Ehm, se ti va... >>

 Non ci fu bisogno di replica verbale, ma quando Alisa l'abbracciò con gratitudine poco ci mancò che sbattesse contro il guardrail.

 

 

 

Bishot che mi è comparsa in testa stanotte, e a cui non potevo resistere. Dovevo assolutamente scrivere la mia versione di cosa fosse accaduto prima del primo incontro tra Lars ed Alisa, e nella seconda Video kills the radio stars è la principale colpevole di un momentino che lo svedese non dimenticherà facilmente. E poi è ora di dar corpo anche alla psiche della robottina, che perlomeno io amo immaginare con tocchi profondi. Perquanto Lars, imprecando da sotto la mia sedia, suggerisca che sia ora di vederle il corpo. Eeeeh, anche lui è un piccolo pampino hentaiosoH. 

[Dedicata a tutti voi che mi sostenete In search for Alice. Le vostre opinioni sono il nutrimento del mio orgoglio.]

  
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