Era un delicato insieme tra tabacco e cappuccino, dolce e molto particolare. Mi svegliai, però, senza sapere dove lui fosse.
Lo cercai disperatamente per tutto l'appartamento, notando che mancavano solamente le chiavi della vespa e il pacchetto delle mie sigarette.
Sapevo esattamente dove era andato.
...
Città alta immersa nella foschia era ancora più bella del solito. Le case lontane di Bergamo splendevano il quell'atmosfera cupa e solitaria.
Matteo era seduto sulla panchina insieme a lei, Camilla. Appena lei mi vide, scosse la chioma rossa e diede a lui un piccolo bacio sulla guancia.
"Peyton.." La voce di Matteo traballò, mossa da quelle inutili spiegazioni che stava cercando di formulare.
"Camilla, vai fuori dal cazzo, ora!"
Mi fulminò con lo sguardo ma la ignorai, aspettando il momento in cui sarebbe finalmente sparita dalla mia vita.
"Lei?"
La mia voce si mischiò di rabbia e terrore, tanto che l'istinto di picchiarlo stava vincendo violentemente sulla mia razionalità.
"Non potevi semplicemente dirmi che non ti bastavo più? Non potevi solo dirmi che quando fai l'amore con me non riesci a guardarmi? Perchè Camilla?"
Mi girai e incominciai a camminare mentre le lacrime rigavano il mio viso, consapevole di aver detto la verità.
Lui mi prese per il braccio e mi girò verso di sè, stringendomi forte al suo petto.
"Camilla.."
"Camilla ti ha lasciato solo per i mesi in cui tua madre stava male, quando è morta. Era la tua ragazza e ti voleva solo per scopare. Dovevi almeno avere rispetto per me, Matteo.
é così che rispetti il nostro legame? Così?"
Gridai.
Mi voltai e me ne andaì, via dall'amore della mia vita.