Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Segui la storia  |       
Autore: Yuri_e_Momoka    20/11/2009    3 recensioni
Sfiorò i lineamenti di quel viso che mai aveva visto così da vicino, nemmeno durante le lunghe notti trascorse nello stesso letto, senza mia toccarsi, né parlarsi, con inconfessabili pensieri che volteggiavano sopra di loro, mai espressi.
Non poteva farlo soffrire per colpa di alcuni stupidi ricordi. Eppure tenne con sé quell’ultima foto, e la nascose nella giacca, prima di riporre la scatola e ritornare dall’altro…
“E se tu… te ne dovessi andare?”
C’erano tante, troppe cose per cui doveva essere perdonato, ma per nessuna di queste meritava l’assoluzione. Soprattutto per quello…
"Tu hai qualcuno che ami da proteggere, ed è ciò che ti infiamma l’anima e gli occhi, che mobilita ogni tuo gesto, che giustifica ogni tuo respiro."
“L’importante è anche riuscire a vivere fino a quel giorno.”
“Ti…voglio…bene.”
“Non andare.” Ripeté, mentre osservava il proprio sangue entrare nel corpo debole e sempre più pallido di Fay.
“Kurogane…” pregò piano, stava troppo male per gridare, ma sperava che qualcuno lo sentisse ugualmente.
"Non vado proprio da nessuna parte"
Il rapporto tra Kurogane e Fay sembra idilliaco, ma non tutto è semplice come appare. Tutte le complicazioni di una relazione, dalla A alla Z.
[vergognosamente KuroFay]
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ff-EC 7 Domando scusa per il ritardo con cui ho pubblicato il chap 7, ma la febbre ha scovato anche me e, siccome scrivo già sufficienti cavolate da lucida, ho preferito aspettare che i miei neuroni si riprendessero dalla cottura.
Sono felicissima dell’entusiasmo che l’ultimo capitolo della mia Momo-chan ha suscitato in voi e le vostre recensioni sono fantastiche come sempre XD Il fatto che abbiate espresso più volte il desiderio di scoprire la storia di Yuui mi ha fatto pensare, dato che questo squarcio di storia all’inizio non era previsto ed è stato inserito un po’ all’ultimo momento…. Insomma sappiate che non ho ancora idea di cosa sia successo al povero gemellino!
Comunque, torniamo al nostro nuovo chap. Nello scorso episodio vi abbiamo sorpreso con un triangolo amoroso….. e se diventasse un quadrato? (Lo so, dopo questo ci odierete XD)
Mi raccomando, continuate a recensire, criticare e consigliare perché grazie a voi possiamo migliorare ogni capitolo e concedermi, per esempio, di trascorrere notti insonni a costruire un credibile passato di Yuui! Grazie grazie grazie!
 
 
7. GOLA: “Golosità, ingordigia; nella teologia cattolica, uno dei sette peccati con cui si eccita la golosità, proprio di cibi o bevande, ma figurativo anche di altre cose.” [¹]
 
Faceva caldo, per essere ottobre. Nei momenti in cui il sole compariva tra gli squarci delle nubi plumbee riscaldava le strade con insperato vigore. Ormai gli alberi si erano quasi del tutto spogliati del loro allegro abito autunnale e le loro foglie ricoprivano i marciapiedi come lunghi tappeti arabescati.
Era davvero una giornata splendida.
 
La scatola del bento si trovava proprio dove Fay aveva previsto: abbandonata sul tavolo. E lui che ci aveva messo tanto amore nel prepararlo! Se Kurogane si vergognava così tanto a portarsi dietro il pranzo in una confezione rosa e viola con un cane e un gatto che si rincorrevano in un immaginario paesaggio floreale poteva anche dirlo, invece che far finta di dimenticarlo! Ma era talmente adorabile che Fay non aveva potuto fare a meno di comprarla per il suo cucciolone, ben consapevole delle lamentele che avrebbero seguito.
Afferrò il bento con decisione e indossò il cappotto. Gliel’avrebbe portato personalmente, costringendolo a subire gli scherni e l’ironia dei suoi colleghi che l’avrebbero visto assoggettato a una mogliettina asfissiante che lo andava addirittura a trovarlo al lavoro. Così imparava a rifiutare i suoi bento d’amore!
Mentre procedeva a passo spedito per le vie della città, ripercorse mentalmente il tragitto che avrebbe dovuto fare. Non era mai andato a trovare Kurogane al lavoro, ma aveva insistito per farsi  rivelare l’indirizzo in vista di “romantiche sorprese” che il moro aveva educatamente palesato di non gradire. Fay ricordò di dover passare davanti alla stazione e così la decisione di recarvisi era sopraggiunta come una specie di illuminazione.
Aveva compreso di essere in grado di accettare l’amore di Kurogane, o almeno aveva intenzione di provarci, ma per poter compiere quel grande passo aveva il bisogno di ricordare il motivo che lo aveva spinto a decidere di cambiare.
Era sicuro di sé, una volta tanto. Sapeva che se fosse tornato nel luogo in cui tutto era iniziato avrebbe trovato il coraggio per iniziare la sua nuova vita. Una frase del genere lo metteva un po’ a disagio dato che era sempre stato convinto che mai avrebbe rinunciato a quello che riteneva essere un suo personale obbligo, quello di soffrire. Ma adesso doveva scegliere: la sua sicura e crogiolante solitudine o il solido e impegnativo amore di Kurogane. Se avesse deciso di tenere entrambi il loro rapporto si sarebbe di sicuro sgretolato in poco tempo, questo lo sapeva persino lui.
Le gambe di Fay si muovevano sicure verso la sua meta, nel cuore aveva la sensazione di andare incontro all’inevitabile e, a mano a mano che procedeva, sentiva crescere nel petto un inspiegabile senso di disagio poiché sentiva avvicinarsi la soluzione a quel dilemma che era sempre stata la sua vita. Forse non era del tutto pronto, ma ormai aveva deciso di andare fino in fondo.
Passò vicino al parco che fronteggiava la stazione. Non avrebbe voluto temporeggiare proprio ora, ma ciò che lo portò a voltarsi verso il guardino tinto d’oro fu un’impellenza inspiegabile. Il suo sguardo vagò senza meta per qualche istante, quando il motivo di quell’esigenza improvvisa gli si rivelò: un uomo alto, vestito di nero, era in piedi poco lontano da un albero, dandogli la schiena. Fay non dovette neanche fermarsi a pensare perché in lui riconobbe immediatamente il suo Kurogane. Poiché quella mattina non aveva avuto modo di salutarlo decise di raggiungerlo, magari sorprendendolo da dietro in uno di quegli abbracci appiccicosi che il moro non sopportava e che si concludevano sempre in una raffica di lamentele e maledizioni che si mescolavano all’imbarazzo e ai baci rubati che seguivano. Poi, magari, sarebbero andati in stazione insieme e Fay avrebbe finalmente trovato il coraggio necessario per farsi accogliere nella vita di Kurogane e lasciarsi alle spalle tutte quelle sofferenze che il biondo si era accollato.
Attraversò speditamente la strada e fece attenzione ad avvicinarsi senza fare rumore sul ghiaino. Aveva sempre pensato che Kurogane avesse l’istinto di un ninja per come si accorgeva sempre della sua presenza, sventando ogni piano di Fay di prenderlo di sorpresa. Ma questa volta Fay pensò di essere stato più abile del solito nel mascherare la sua furtiva avanzata perché il moro non parve proprio accorgersi di lui. Fay si nascose dietro l’albero che li separava, attendendo il momento giusto per aggredirlo.
Sarebbe stato sufficiente arrivare solo qualche istante più tardi per evitare la scena che ora si stava consumando sotto i suoi occhi.
 
Faceva caldo, per essere ottobre. Nei momenti in cui il sole compariva tra gli squarci delle nubi plumbee riscaldava le strade con insperato vigore. Ormai gli alberi si erano quasi del tutto spogliati del loro allegro abito autunnale e le loro foglie ricoprivano i marciapiedi come lunghi tappeti arabescati.
Era davvero una giornata splendida.
E allora perché lui non riusciva a cogliere nemmeno un sospiro di quell’aria gioiosa? Non ricordava più il motivo, perché tutto a un tratto era come se la sua vita si fosse interrotta e fosse ripartita da un momento indefinito. Si ritrovò a domandarsi perché si trovasse in quel parco da cui si udiva lo stridore dei treni in arrivo che gli riportavano alla memoria un giorno particolarmente felice. Eppure, nemmeno quel ricordo sembrava invaderlo completamente. Rammentava vagamente di aver gettato una scatola colorata in un cestino della spazzatura, ma non sapeva esattamente quando.
Mosse qualche passo nella speranza di riuscire a ricomporre i frammenti della sua vita spezzata e fu allora che si rese conto di tenere qualcosa stretto in mano. Osservò pensieroso ciò che stava nascondendo a se stesso: una fotografia. Ritraeva due giovani in un momento di tenerezza e, al contempo, sicuramente doloroso. Dalle loro espressioni sembrava che fossero stati felici, una volta.
La ragazza aveva dolcemente posato la testa sulla spalla dell’uomo, come per affermare, in un ultimo gesto, il proprio possesso su colui che una volta era stato suo.
Ma c’era qualcosa di sbagliato in quel puro quadretto. Fay tuffò lo sguardo in quegli occhi incandescenti che ora riconosceva. Sapeva a chi appartenevano.
Al suo uomo.
Dunque era questo ciò che era accaduto. Tradito da colui che si era insediato nella sua fortezza con l’inganno, nella speranza di cogliere tutti i suoi segreti, e poi abbandonato, privo di difese e di supporto.
Per quanto si sforzasse non riusciva a distogliere lo sguardo da quella fotografia. E ora, come avrebbe dovuto comportarsi? Odio? Vendetta? Rassegnazione? Non era pronto ad affrontare quel cambiamento. Non era in grado di raccogliere i propri sentimenti e attribuire loro un senso.
Voleva soltanto sparire, perché ora lui era soltanto un corpo vuoto. Aveva donato tutta la sua essenza a Kurogane, senza ricevere la sua in cambio.
Non sapeva nemmeno cosa avrebbe dovuto provare. Non era mai stato tradito, prima di allora. Più che altro non aveva mai avuto nessuno che gli stesse così a cuore da potersi sentire tradito da lui.
Dove sarebbe andato adesso? Sarebbe tornato a casa? Sarebbe stato capace di continuare la propria vita con Kurogane come se niente fosse, sempre ammesso che il moro fosse tornato?
Mentre le domande si affollavano e si sovrapponevano si ritrovò a percorrere una strada familiare. Davanti a lui si stagliava la porta a vetri di un negozio, sovrastata da un’insegna che non riusciva a decifrare a causa della nebbia che gli era scesa sugli occhi.
“Oh sì… devo comprare qualcosa per la cena di stasera. Se Kurogane non trova qualcosa di pronto si arrabbierà.”
Le porte automatiche si aprirono appena mosse il primo passo, accompagnate dal suono di un campanello che annunciava il suo ingresso. L’interno del negozio era deserto.
“Bentornato, Fay-san.” La voce proveniva da un punto indefinito alla sua destra. Un uomo alto e dai capelli chiari si avvicinò, gli occhi intelligenti lo fissavano attraverso un paio di occhiali dalla montatura sottile. Non ottenendo alcuna risposta, gli posò una mano leggera sulla spalla.
“Che ne dici di venire nel retro con me? Ti posso offrire qualcosa di caldo.”
Fay lo seguì senza fiatare. Avere qualcuno che lo guidava, in quel momento di smarrimento, era tutto ciò che desiderava.
Entrarono in una stanza accogliente con un divano, sul quale l’uomo lo fece sedere. Poco dopo si ritrovò in mano anche una calda tazza di caffè. Fissando quella bevanda scura avvertì un forte dolore al petto. La posò sul tavolino lì davanti senza assaggiarla.
“È vero, tu preferisci il tè!” ricordò l’uomo con gli occhiali, sedendosi di fianco a lui, molto vicino.
“C’è qualcosa che vorresti dirmi?” chiese, dopo un lungo silenzio, interrotto dal campanello della porta che suonava nuovamente.
Fay alzò lentamente lo sguardo, trovandosi davanti il volto sorridente di Kakei.
“Non so dove andare” ammise infine con un filo di voce.
“Hai perso di nuovo il lavoro?”
L’altro annuì. Ormai gli pareva un passato talmente lontano.
La mano di Kakei, che poggiava ancora sulla spalla di Fay, si mosse verso l’alto, dal collo e fino alla guancia. “Non hai nessuno che ti possa accogliere?”
All’improvviso, a Fay parve di trovarsi nel posto sbagliato. “Io… credevo di averlo, ma… non credo che potrò più tornare.” Si rese conto che il volto di Kakei era più vicino.
“E questo ti fa soffrire tanto da farti piangere?”
Fay fu sorpreso da quella domanda perché non si era accorto della lacrima che scorreva fino a bagnare le esili dita di Kakei, che ora si trovavano in prossimità delle sue labbra.
“Il giorno in cui ti ho conosciuto, ti ho detto che qui avresti sempre trovato un posto in cui stare e un lavoro sicuro. Quest’offerta è ancora valida. Assieme a qualcos’altro che ti ho proposto molto tempo fa.”
Il dito morbido di Kakei percorse con prepotenza le labbra di Fay il quale, però, non seppe sottrarsi a quel gesto: gli sembrava di rivivere quei momenti intimi e unici trascorsi con Kurogane. Anche lui gli sfiorava a bocca con quel gesto invitante che lo liberava da ogni inibizione, dandogli il permesso di avventurarsi in quel mondo proibito che era il loro insolito rapporto.
Fay afferrò la mano di Kakei per indurlo a fermarsi, ma questi interpretò male la sua debole stretta, oppure la prese come uno stimolo in più, e improvvisamente le sue labbra lo aggredirono voluttuose e la sua lingua invadente non si fece scrupoli.
“Quando ti vedo così triste” disse Kakei tra una boccata e l’altra “non posso proprio fare a meno di consolarti. E ultimamente sei sempre triste.”
Non aveva torto. Kurogane lo aveva salvato dalla sua caduta, ma quell’amore si era rivelato così travagliato da portarlo inesorabilmente verso una lenta agonia. Sebbene quel bacio caldo e incontenibile non appartenesse a colui che davvero desiderava, gli offriva un appiglio in mezzo a quell’oscurità in cui era precipitato.
Era così che si era sentito Kurogane, mentre baciava la ragazza della foto sotto gli alberi spogli? Se era così, allora loro due non erano destinati a stare insieme. Si stavano solo trascinando a vicenda in un baratro senza ritorno. Forse, l’unica possibilità che aveva per salvare Kurogane era farsi trascinare in quell’atto vergognoso e liberarlo dal legame che gli aveva imposto con tutti i suoi capricci, le sue pretese e i suoi pianti.
Alla fine, era stata solo colpa sua. Era Fay che non era riuscito a renderlo felice, non poteva rimproverarlo.
E allora era meglio abbandonarsi al peccato.
I cuscini del divano incatenavano il suo corpo disteso e indifeso, mentre la mano di Kakei che non era impegnata ad analizzare ogni lineamento del suo viso slacciava gli ultimi bottoni dando così inizio all’atto finale dal quale non sarebbe più potuto tornare indietro.
Fu una mano a mettere fine a tutto questo, una mano più grande che afferrò con delicatezza il mento di Kakei e lo costrinse a voltarsi verso l’alto.
“Che sta succedendo?” domandò una voce profonda. Quando i capelli di Kakei liberarono il suo campo visivo, Fay scorse colui che, in un primo momento, gli parve Kurogane. Il suo cuore si fermò e il respiro affannoso gli si bloccò in gola. Ma poi notò gli occhiali scuri e un sorriso che Kurogane non aveva mai esibito. Non a lui, almeno.
“Buongiorno, Saiga!” salutò Kakei, come se fosse stato interrotto durante un piacevole tè pomeridiano. “Stavo consolando il povero Fay-san.”
“Ci sei riuscito?” La curiosità di Saiga era sincera, non vi era alcun rimprovero in quella domanda.
“Non credo. Non sono io colui che lo può consolare.”
Kakei tornò composto, lasciando Fay in quella posizione provocante come se nulla fosse. Quei quattro occhi puntati su di lui lo fecero vergognare terribilmente, tanto che si ricoprì con una velocità inaspettata e si schiacciò contro il bracciolo del divano, il più lontano possibile dagli altri due, soprattutto da Kakei.
Fu proprio lui a parlare, col solito sorriso di chi conosce già la risposta alla domanda che sta per porre: “Ti è piaciuto?”
Fay non riusciva a rispondere, l’imbarazzo gli aveva spezzato la voce.
“Se fossimo arrivati fino in fondo, ti saresti sentito meglio?”
Non poteva rispondere a Kakei, ma sapeva benissimo cos’avrebbe voluto dirgli.
 
 
 
 
 
 
 
[¹] Dizionario della lingua italiana Sabatini Coletti
 
 
 
 
 
E per concludere in bellezza (forse) non possiamo fare a meno di annunciare un lietissimo evento! Alla Fumettopoli di Milano del 15 novembre io e Momoka abbiamo incontrato…….oh no, non riesco a dirlo >/////<   *anf anf*   ok, mi concentro…… abbiamo incontrato Wren!!!!!!! Il nostro dio delle fanfiction, il nostro modello di vita ci ha degnato del suo incoraggiamento durante la gara dei cosplay! Purtroppo ci siamo rese conto della sua identità soltanto a casa, mentre sorseggiavamo in stato catatonico la nostra minestrina… ma è stata un’esperienza talmente bella da risollevarmi dalla perdita della mia macchina fotografica (con tutte le foto di Fumettopoli ovviamente….). L’Hitsuzen pretende sempre qualcosa in cambio….
 
Yuri
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: Yuri_e_Momoka