Rieccomii... E finalmente riesco a concludere questo capitolo =). Scusatemi davvero ma non riesco proprio a liberarmii... la scuola uccidee :s !!! cmq volevo dirvi, ieri sera finalmente sono andata a vedere New Moon U.U e devo dire che è veramentee stupendooo, anche se c'erano poche citazioni dal libro, mi è piaciuto veramente tanto.. sopratutto loroo sono veramente belli ;)... peròò devo dire anke ke mi sn sbalordita per alcune ragazze in sala ke erano veramente delle capre... ma xkè nn sapevanoo nientee riguardo il film o comunque i libri della Meyer,(senza offesa per chi non ha letto i libri non voglio insultare voi, solo 4 capre difianco a me nella sala)... ok non dico che dovete per forza leggere i libri, ma non dire durante il film: "adesso lei si butta dalla roccia" la sua amica "come fai a saperlo?" "E l'ho visto in alcuni video su un sito" oppure "tanto lei capisce cosè Jacob" e l'altra di fianco " e si cosè una veggente?" O.O io e la mia amica siamo rimaste scioccatee.. hahaha buona letturaaa!! e grazie a ki mi segue e ki ha messo la mia storia tra preferitii e per le recensionii.. un bacioneeee Silvia =)
Mi fissò perplesso, poi curioso e infine lascio perdere
bevendo un po’ della sua cioccolata. Mentre non guardava dalla mia parte, lo
fissavo, guardavo i suoi lineamenti perfetti, quel suo viso cosi dolce e non da
stronzo come si comportava. I suoi occhi erano la cosa che mi attirava di più.
Il suo sguardo, che mi faceva impazzire... No! Aspetta un attimo. Cosa? Isabella
ma cosa stai pensando! Ripigliati, subito... Insomma è Edward... Quello stronzo
di Edward! Però mi ha chiesto di uscire, dici che gli piaccio?... No! Isabella
basta, guarda da un’altra parte, bevi la cioccolata fai qualcosa, ti sta
fissando pure lui. Incredibile è cosi bello come faccio a non guardarlo.
«Cosa c’è Isabella?»
disse risvegliandomi dai miei pensieri. Ma posso essere cosi stupida?
«No scusa, è che
stavo pensando... a.... Perché mi hai chiesto di uscire?» gli domandai
appoggiando il cucchiaino sul tavolo e fissandolo curiosa. Tipo aria da
Sherlock Holmes.
Scoppiò a ridere. E ora cos’aveva?. Non la smetteva
continuava a ridere e a fissarmi.
«Cosa c’è da ridere?»
Cercò di smettere e mi guardo serio schiarendosi la voce. «Ehm,
hai un po’ di cioccolata sul labbro superiore.» disse indicandomi e passandomi
un fazzolettino.
Senti le guance bollire e sicuramente ero diventata rossa.
Merda! Solita figura di merda!.
Mi pulii in fretta e abbassai lo sguardo.
«Sei bella
comunque...» e mi sollevò la testa appoggiando la mano sotto il mio mento.
«Grazie... E
comunque non mi rispondi?» che imbarazzo...
«Volevo conoscerti Isabella... E a scuola non c’è molto tempo... Perché sei venuta qui a Forks?»
Aspettai ad rispondere. «I miei genitori vogliono divorziare
e mia mamma mi ha portata con se qui, appunto perché c’era mia nonna. E soprattutto
non sapevamo dove andare.»
«Sei figlia unica?»
«Si. E venire qui da sola non è stato molto facile, sai abbandonare tutto e tutti....»
«Mi dispiace tanto Isabella, non lo sapevo. Però comunque vedo che dei nuovi amici te li sei fatta!»
«Si quelli che a te
non vanno a genio.» risposi fissandolo con aria di sfida.
Mi sorrise. «Scusami, davvero, io non volevo dirti cosi.
Diciamo che l’ho fatto per gelosia.»
Alzai un sopracciglio. «Quindi posso stare con loro?»
«Isabella, sono i
tuoi amici. Non volevo davvero dirti quelle cose, non era mia intenzione.»
Sospirai confusa. Era cambiato completamente non era più il
ragazzo acido che avevo conosciuto all’inizio. E per questo mi faceva molto
piacere. «Va bene Edward, sei perdonato.»
«Okay si è fatto
tardi, ti riaccompagno a casa!» disse alzandosi e avvicinandosi al bancone.
Guardai l’orologio che segnava le sette e fuori era
diventato buio. Era passato cosi in fretta il tempo.
Mi infilai il cappotto e mi avvicinai a lui e quando fini di
pagare mi prese per mano e mi trascinò fuori. Ma non salimmo subito in
macchina, si fermò un po’ prima e si girò verso di me fissandomi.
«Della mia vita
invece avrai modo di sapere qualcosa nei giorni seguenti o comunque più avanti
non è importante... Però volevo solo chiederti una cosa...»
Lo fissai aspettando che andasse avanti. Era ancora più
bello sotto la poca luce della luna.
«Vorrei
accompagnarti al ballo sabato... Sempre che per te vada bene.» mi sorrise
avvicinandosi ancora un po’. La mia mano era sempre incrociata con la sua.
Il mio cuore batteva a mille. Era realtà o era un sogno?. «Si, mi va benissimo.»
«Perfetto.» e
allontanandosi mi accompagnò alla macchina e mi riportò a casa.
Quando mi accompagnò fino alla porta, mi salutò con leggero
bacio sulla guancia e sorridendomi si avviò alla macchina per poi andarsene.
Entrai in casa e corsi su in cameretta per buttarmi sul letto.
Mi sentivo una quindicenne, alle prese con il suo primo vero
amore, sognando cose che non stavano ne in cielo ne in terra, ripensando hai momenti
passati con lui.... lui, il ragazzo che tutte sognavano, il ragazzo che non
sarebbe mai andato via perché ci amava davvero, lui che non lo avremmo mai
dimenticato. Mi misi a ridere. Peccato che alla fine non tutto andava come
sperato. Ormai lo avevo capito da anni, da quando avevo preso la prima cotta
che pensavo di essermi innamorata seriamente, ma era solo una infatuazione di
quell’età che sembrava non finisse mai. E invece da un giorno all’altro mi ero
ritrovata a capire come funzionava il mondo, a capire la gente, a non piangere
più per cose inutili, e a capire cos’era il vero amore, a capire cosa
sacrificare per stare con lui. Guardai fuori dalla finestra, crescere era stato
difficile, nessuno ti spiega come funziona il mondo, bisogna capirlo da soli...
E io ora non dovevo cadere in un’altra stupida cotta, anche se quella non mi
sembrava solo una cotta...
«Abigail... vieni
che è pronto?» mi girai verso la porta e trovai Renèe che mi fissava
sorridendo.
«Certo mamma, mi
cambio e arrivo...»
«E ovviamente parli!»
Risi. «Hai tuoi ordini.» e mi alzai dal letto mentre lei
ridendo richiudeva la porta
Appena aprii la porta del bagno il mio telefono prese a
squillare. Mi girai e corsi verso il letto.
«Pronto?»
«Allora racconta
tutto...» rispose una voce femminile.
«Angela, prometto che
domani a scuola ti racconto tutto. Ora devo scappare perché è pronto e mi devo
cambiare.»
«Guarda che se non
mi racconti niente, sai cosa ti aspetta.»
«Certo certo. A
domani. Ciao!» e attaccai ridendo e tornando in bagno a cambiarmi.
p.s. dal prossimo capitoloo inziaa tuttaa la veraa storiaaa... =)