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Autore: Lyla_    22/11/2009    2 recensioni
Ovviamente quando soffri per amore perdi un po’ di fiducia, ma ho sempre sostenuto che il problema non riguardi il sentimento ma le persone: siamo tutti esseri umani, capaci di deludere, far soffrire. Quindi sicuramente la fiducia verso il sesso opposto è diminuita nel corso degli anni, ma quella nell’amore rimane comunque lì.
Non posso non sperare un giorno di trovare la persona giusta, che coroni al massimo ciò che io intendo per amore e anche se molto probabilmente il mio pessimismo mi fa pensare che troppe delusioni avrò ancora, voglio credere che esista questo qualcuno.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mie fantastiche ragazzuole.
Voi direte:
1. Hai rotto;
2. Ma non avevi una storia incompleta che non aggiorni da tempi immemori?
3. Non c’è un tre, ma fate finta che ci sia xD
E tutto ciò più il punto tre che è a vostra scelta è assolutamente vero!
Però capitemiii!
Davvero continuerò quella storia ma a questa ci tengo troppo!
La sto scrivendo già da un po’ di tempo e anche se non so esattamente in alcuni punti come svilupparla diciamo che so già dove andare a parare!
Vedete questi personaggi (ovviamente quelli non famosi, ma va xD) sono in pratica identici a quelli della mia vita di tutti i giorni ed essere riuscita in qualche modo a riportarli in una storia mi fa troppo piacere!
Ora purtroppo in questo periodo non ho molto tempo per scrivere e postare, dato che in pratica tutta la settimana devo prendere il mio bel (schifoso) regionale per Roma, andare all’università e nel restante tempo studiare, però ci tengo davvero a scrivere questa storia, che come sempre spero vi piaccia!
Ora basta che è più lungo il commento che la storia ahahha!
 

 


 

1.

 

 

I've got this sentimental heart that beats
But I don't really mind that it's starting to get to me now

Sam's Town, The Killers

 

“Andy io vado! Ci vediamo domani!”
Un’altra giornata di lavoro è finita: saluto la mia amica, nonché collega di lavoro, pronta a godermi la tranquillità di casa, ormai completamente a mia disposizione.
“Natalie aspetta!!” urla lei sbucando dietro uno scaffale che riporta l’indicazione “nuovi arrivi” per poi a lunghe falcate raggiungermi, mettendomi fra le mani un cartoncino bianco con un numero scritto sopra.
“Il numero di Michael, mi ha chiesto di dartelo” dice notando la mia espressione confusa, che si intensifica ancora di più.
“Dai, è impossibile che non te lo ricordi! Quello che fa le consegne di venerdì: moro, alto, occhi neri, fisico da paura?” continua cercando di metter mano alla mia memoria, non riuscendoci comunque.
“No, non mi dice niente” scuoto la testa prendendo la borsa sul bancone.
“Non ci credo!” spalanca gli occhi come se  avessi commesso un grave reato “Mi dici dove hai la testa? Ti ha fatto gli occhi dolci ed i sorrisini ammiccanti tutto il tempo che è stato qui e tu cosa fai? Non te lo ricordi!” si batte una mano sulla testa ancora con la sua faccia sconvolta.
“Andy lo sai che sono un po’ distratta!” dico colpevole mordendomi il labbro inferiore.
Molto distratta, lasciatelo dire! Comunque lo prendi questo numero o no?” domanda sventolandomi il foglietto sotto il naso, anche se già consapevole della risposta.
“No, grazie! Lo sai che non mi piacciono questi tipi che solo perché ti hanno visto mezza volta…”
“Si, si, solo perché ti hanno visto mezza volta, già ci provano” dice alzando gli occhi al cielo, imitandomi.
“Ecco, appunto, quindi io direi che ora che abbiamo ripetuto per la millesima volta la stessa cosa, posso andare a comprare una mega pizza! A domani!” dico baciandole la guancia ed uscendo dal negozio.
“Posso tenermelo io il numero?” mi urla di risposta e mi limito ad annuire ridendo.
Andy è sempre stata così: su molte cose completamente uguale a me mentre su altre tutto l’opposto.
Entrambe casiniste, curiose, sempre pronte a sdrammatizzare e farsi una risata, all’apparenza forti ma in realtà troppo deboli, ma soprattutto l’una sempre pronta per l’altra.
Ci siamo conosciute per caso, grazie ad amici comuni e dal primo momento abbiamo capito che la nostra amicizia sarebbe stata qualcosa di speciale, che non finisce con una litigata o passa e si dimentica dopo una stagione.
Lei c’è sempre stata; ha asciugato le mie lacrime quando il mio cuore era spezzato, ha ascoltato i miei sproloqui quando litigavo con qualcuno e calmato la mia ira quando a scuola prendevo un brutto voto.
Nessuno mi ha mai capita quanto lei.
Tuttavia riusciamo ad essere completamente diverse, soprattutto quando si parla di sesso opposto: lei è dalla cotta facile, spesso infatti ha sofferto per amore, per colpa di uomini che non la meritavano ai quali lei però dava tutta se stessa. Io invece ho sofferto solo una volta per  amore e da lì la mia fiducia verso il mondo maschile ha avuto un crollo che nemmeno Wall Street nel ’29 ha conosciuto.
So bene che è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio e sono la prima ad odiare le generalizzazioni: sono certa del fatto che c’è qualcuno adatto a me in questo grande mondo, so che non tutti gli uomini sono uguali, ma so anche che da quando due anni fa il mio cuore è stato spezzato da un ragazzo che considerava niente me e il  mio amore, non sono riuscita più a legarmi davvero a qualcuno.
Comunque tornando ad Andy ciò che ci accomuna di più è sicuramente il nostro amore nei confronti della musica: abbiamo sempre saputo che il nostro futuro sarebbe stato parte integrante della musica, ma data la nostra totale incapacità di suonare un qualsiasi strumento, abbiamo deciso appena finito il liceo di aprire un negozio di cd. 
Così, grazie anche all’aiuto dei nostri genitori, abbiamo trovato un vecchio negozio che stava per chiudere e tirandolo a lucido, realizzato il nostro sogno.
“Buona sera Natalie” esordisce John il giovane ragazzo che lavora nella pizzeria accanto al nostro negozio.
Ricambio il saluto e ordino la mia solita margherita sedendomi poco distante dal bancone ad attendere che sia pronta.
“Allora come è andata oggi al lavoro?” chiede John sporgendosi verso di me.
“Tutto bene grazie, a te?”
“Il solito! Comunque io attendo ancora il giorno in cui accetterai di uscire a bere qualcosa con me” dice sorridendo.
Ecco John è uno di quei ragazzi che non mi fanno venir voglia di avere un appuntamento: sicuramente è un bel tipo, con il suo metro e novanta e sorriso scintillante, ma come per il soggetto ancora non identificato delle consegne, non suscita in me quella voglia di approfondire la conoscenza. Se un ragazzo ti vede ma di te sa a malapena il nome, come fa ad avere tutta questa voglia di provarci? Ok, l’attrazione fisica è importante, la prima cosa che ti attrae di una persona e bla, bla, bla, ma comunque come si fa ad uscire con un semisconosciuto che di te conosce solo ad occhio la taglia del reggiseno?
In risposta al suo invito implicito mi limito a fare una risatina per poi spostare lo sguardo sul grande orologio della Coca Cola che troppo lentamente scandisce il tempo: vorrei sprofondare in queste situazioni.
“Dai Natalie, giusto una bevuta” insiste, mentre, fortunatamente, arriva la mia pizza dalle cucine.
Caccio dal portafogli i soldi poggiandoli sul bancone per poi prendere il cartone che emana l’invitante odore della mia margherita.
“Ci penserò John” dico sbuffando, affrettandomi a salutare ed uscire dalla pizzeria.
Salgo in macchina dirigendomi verso la mia accogliente e bellissima casa, il mio rifugio preferito dove la tranquillità e la pace regna sovrana.
Devo ammettere che proprio mia non è;  inizialmente era abitata dalla mia intera famiglia, ma da qualche anno a questa parte i miei genitori si sono trasferiti in una piccola casa solo per loro al centro di Londra lasciando me e mio fratello a convivere in questa.
La fortuna è che lui è una metà del tempo fuori per lavoro e l’altra a casa della sua ragazza, quindi mi godo tutta per me la villetta a due piani tanto amata.
Mentre giro le chiavi nella toppa della porta mi accorgo delle luci accese nella casa accanto, esteriormente uguale alla mia se non per il piccolo prato trascurato; finalmente i vecchi padroni, il signore e la signora Flavour si sono decisi a venderla.
Avranno trovato sicuramente qualcuno che ha sborsato una bella cifra, dato il tempo indefinito che è rimasta inabitata.
Mi riscuoto dai miei pensieri notando che: uno sono veramente fuori per non aver notato prima che qualcuno stava per trasferirsi li e due sono rimasta impalata davanti la porta.
Entro buttandomi subito a capo fitto sulla mia pizza: nel frattempo faccio un po’ di zapping ma non trovando niente di interessante metto su per l’infinitesima volta il mio film preferito: il Moulin Rouge!
Ok, la fine è abbastanza drammatica e devo ammettere che io, che piango raramente per un film, mi ritrovo tutte le volte in lacrime alle scene finali: non c’è niente da fare questo film è magico.
Con la sua colonna sonora tratta dalle più belle canzoni della storia della musica e un amore tanto intenso da farti venire i brividi, mi regala ogni volta emozioni. Lo amo!
Questo film dimostra quanto, nonostante la mia sfortuna quando si parla d’amore, io ci creda ancora.
Molte volte mi è capitato di sentire persone che per delusioni amorose hanno rinunciato a credere in questo sentimento; ma io non riesco a farlo.
Ovviamente quando soffri per amore perdi un po’ di fiducia, ma ho sempre sostenuto che il problema non riguardi il sentimento ma le persone: siamo tutti esseri umani, capaci di deludere, far soffrire. Quindi sicuramente la fiducia verso il sesso opposto è diminuita nel corso degli anni, ma quella nell’amore rimane comunque lì.
Non posso non sperare un giorno di trovare la persona giusta, che coroni al massimo ciò che io intendo per amore e anche se molto probabilmente il mio pessimismo mi fa pensare che troppe delusioni avrò ancora, voglio credere che esista questo qualcuno.
Schiaccio play e mi abbandono completamente a quelle scene che ormai posso recitare a memoria per poi, come al solito, dovermi allungare a prendere i fazzoletti per la commozione.
Mi alzo dal divano solo quando i titoli di coda sono terminati e decido che è ora di andare a dormire.
Faccio una sosta in bagno passando dai jeans e maglietta, che ancora non avevo tolto, a una specie di pigiama, per poi mettermi direttamente sotto le coperte.
Dopo un tempo imprecisato, una canzone familiare a tutto volume, anzi che dico, evidentemente sparata da una cassa da concerto, da far imbarazzo a quelle usate a Woodstock, mi fa saltare nel letto.
Mi alzo cercando di capire chi ha avuto la felice idea di mettere a cannone della musica alle tre di notte, come mi segnala la sveglia poggiata sul comodino.
Affacciandomi dalla finestra riesco chiaramente a vedere le luci accese nella casa accanto e quindi deduco che il responsabile sia il mio nuovo vicino, che ora riceverà la visita della sua nuova vicina davvero incazzata!
Metto al volo una tuta, pronta a scatenare l’ira crescente per aver interrotto il mio sonno verso quel deficiente, perché chiunque sia è un o una deficiente.
Prendo le chiavi e stringendomi nella felpa nel freddo notturno – dato che Londra è fredda anche a Luglio- suono alla porta dell’irrispettoso vicino.
Dati i decibel, nessuno viene ad aprire e così, mi attacco letteralmente al campanello.
Dopo due buoni minuti, in cui per passare il tempo canticchio la canzone proveniente dalla casa, che riconosco benissimo come “All these things that I’ve done” dei Killers, finalmente il volume diminuisce.
“Ma che cazzo?” esclama un ragazzo spalancando la porta irritato.

E si permette anche di fare l’irritato?
“Buona sera” dico sarcastica tirando un sorrisino “mi scusi per il disturbo, sono la sua vicina. Sa non volevo interrompere la sua festicciola casalinga, ma qui accanto c’è qualcuno che vorrebbe dormire perché domani alle sette deve andare a lavoro” continuo sempre più irritata soprattutto per la posa assunta dal mio interlocutore: si poggia allo stipite della porta con un sorriso divertito incrociando le braccia al petto.
“Che c’è vicina non ti piace la musica?” chiede in un risolino con aria strafottente.
Gli ci manca solo un cartello appeso al collo con scritto “Ti sto prendendo per il culo”.
“No, i Killers non hanno niente che non vada! Quello che ha qualcosa che non va sei tu che alle tre di notte metti musica a palla fregandotene degli altri! Quindi ora cortesemente potresti abbassare questo cavolo di volume?” quasi urlo dal livello di isteria raggiunto.
“Ehi, calma, calma! Basta chiedere gentilmente e sarà fatto!”
Allora questo non ha capito niente!
“Io non chiedo cortesemente niente!” dico puntandogli un dito contro “Se ora tu non abbassi immediatamente chiamo la polizia e ti denuncio per disturbo alla quiete pubblica!” dico ormai in preda ad una furia omicida.
Tanto quanto riesco ad essere timida, quando mi innervosisco divento davvero una iena.
“Come siamo acide! Prova a trovare un uomo, giova all’umore” mi dice sorridendo, avvicinandosi, azione che mi permette di vedere bene i suoi occhi che per un secondo mi lasciano senza fiato, ma riacquistando in fretta la mia irritazione mi passo una mano sul viso provando a calmarmi.
“Senti, ora mi sto davvero incazzando! So che molto probabilmente tu domani potresti non avere niente da fare mentre qui c’è gente che lavora, ma ti ripeto che devi abbassare questo cavolo di volume!”
“Anche io lavoro mia cara vicina, ma non sono un nonnetto stanco che alle undici va a dormire” controbatte e capisco che il suo intento è semplicemente quello di irritarmi di più!
“Ah si e cosa fai? L’ammaestratore di scimmie? L’intelligenza mi sembra la stessa” dico ironica incrociando le braccia, ignorando le sue ultime parole.
“No, l’attore”
“Cosa?” ormai urlo e credo che se non ci ha già pensato lui con la musica, ho svegliato io tutto il vicinato.
Mette su un sorriso trionfante come se dalla mia esclamazione avesse dedotto un qualche segno di resa.
“Se tu” dico puntandogli nuovamente il dito contro “ti azzardi a pensare che perché sei un attore puoi fare ogni sera festini tutto sesso, droga e rock ‘n roll e disturbarmi fino alle cinque di mattina, preparati perché renderò la tua vita impossibile” dico ormai fuori controllo.
Anche se non ho la minima idea di chi sia, ma anzi, potrebbe benissimo aver mentito sul fatto che è un attore, metto in chiaro le cose fin da subito: anche perché la mia capacità di collocarlo in qualche film ora è completamente offuscata dalla rabbia.
Mi guarda confuso per qualche secondo per poi urlare un nome che non afferro a qualcuno nella stanza accanto, chiedendogli di abbassare il volume.
Vittoria!
“Contenta?” mi dice con un espressione cretina.
“Si” esclamo soddisfatta con un vero sorriso trionfante “ed ora buona notte vicino” dico girando i tacchi verso casa.
“Almeno un grazie?” esclama allargando le braccia e di tutta risposta lo fulmino con lo sguardo.
“Ehi” continua poi “la mia vicina ha per caso un nome?”
“Natalie” dico arrivando davanti la mia porta, aprendola.
“Believe me Natalie, listen Natalie”  intona la canzone dei Killers ridendo.
“Bene vicina io sono Robert” continua poi facendo un finto inchino.
“Cosa mi hai chiesto a fare il nome se hai intenzione di continuarmi a chiamare vicina?” dico infastidita.
“Suona bene! Ed ora vado, i miei amici mi aspettano! Buona notte è stato un piacere conoscerti vicina” esclama divertito per poi chiudersi la porta alle spalle.
“Oh, per me non è stato affatto un piacere conoscerti vicino!” dico a denti stretti per poi imitarlo ed entrare in casa.

 


Come potrete capire, per chi è fan come me di quella meravigliosa band chiamata “The Killers”, la maggior parte dei personaggi (nonché il titolo della storia) ha nomi presi dalle loro canzoni!
Ma in questo periodo sono totalmente in fissa con loro e grazie a loro mi è venuto in mente il tutto!
Detto ciò dico come al solito che i personaggi sono frutto della mia immaginazione non mi appartengono e bla bla bla!

Fatemi sapere se vi piace!

Baciiii :*****

  
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