2.
Scendo in cucina e mi preparo
subito un litro di caffè sperando che dia
l’effetto desiderato; mi vesto
svogliatamente, indossando un jeans a caso e
una maglietta di cui vado particolarmente fiera dei Ramones. Mi trucco
giusto
il necessario e scendo pronta a dirigermi a lavoro, quando
però passo accanto allo
stereo e la mia mente produce un’idea alquanto allettante.
Rimanendo in tema con la mia
maglia, metto su un cd dei Ramones che estraggo da uno dei sei scaffali
completamente dedicati alla musica e accendo alzando al massimo il
volume;
ignorando il “non predicare bene e
razzolare male” mi concentro sul “chi
la fa l’aspetti” e dopo aver lasciato che
le note di “I don’t care”
si diffondessero fino a raggiungere la casa accanto,
spengo soddisfatta lo stereo, uscendo e chiudendo a chiave.
Mentre passo nel vialetto
vedo un Robert assonnato aprire la finestra che dà sulla
strada scuotendo a
destra e sinistra la testa per cercare il colpevole; quando mi nota,
alza il
dito medio per poi, non so per quale assurdo motivo, forse troppo
alcool ancora
in circolo, scoppiare a ridere.
“Sveglia vicino! Il sole
è alto, gli uccellini cantano e il tuo lavoro
ti aspetta!” urlo sarcastica.
“Questa me la paghi” ribatte
ancora ridendo, con la voce impastata di sonno, mentre salgo in
macchina.
Mi immetto nella strada e
comincio anche io a ridere, chiedendomi se ho ancora tutte le
facoltà
intellettive intatte, ma evidentemente quel Robert in quanto a demenza
è
contagioso.
Arrivo in poco tempo al
negozio ed alzo la saracinesca per poi accendere tutte le luci
all’interno.
Chiamo il solito bar ordinano
un altro caffè per me ed uno per Andy, dato che il sonno si
faceva ancora
sentire.
“Buon dì” esclama dopo
qualche minuto Andy entrando con i due caffè “Sono
passata a ritirarli io,
tanto era scontato che li avessi ordinati” continua
sorridente.
“Bravissima! Buon giorno!”
dico sbadigliando.
“Nottata di fuoco?” ammicca
porgendomi il caffè.
“Si, magari! Semplicemente un
vicino che mi ha fatto incazzare come pochi sono riusciti a
farlo!” esclamo
buttandolo giù in un unico sorso.
“Addirittura? Bhè, un po’
isterica ci sei di tuo” dice mentre le lancio
un’occhiataccia “Non fraintendere
voglio dire…lasciamo stare. Cosa ha fatto?”
continua cercando di recuperare.
Le racconto tutta la storia,
riempita di insulti e imprecazioni varie.
“Un attore?! E chi è?” mi
chiede lei emozionata.
“Andy, questo è quello che
sai chiedermi dopo tutto il mio racconto?” chiedo sconvolta.
“Mi sembra che ti sei
vendicata questa mattina, quindi siete pari: dunque chi
è?”
“Non lo so, Robert qualcosa,
non me lo ha detto il cognome e sinceramente mi è bastato il
nome” dico alzando
gli occhi al cielo.
“Mmm descrizione fisica?”
continua lei.
“Andy per favore non ti ci
mettere con queste domande! Non ne voglio parlare! Vedi anche quando
non c’è mi
fa irritare, non mi ci far pensare!” esclamo di nuovo nervosa.
“Natalie posso darti un
consiglio?” poggia una mano sulla mia spalla seria.
Le faccio segno con la testa
per farla continuare.
“Bevi meno caffè” dice
ridendo per poi spostarsi ed andare a sistemare qualche cd.
Passo a casa a cambiarmi per
la classica uscita serale del sabato con Andy e le altre nostre tre
amiche di
sempre: Jenny, Katy e Ruby.
Jenny non è solamente una
amica, ma anche mia cugina.
Ho sempre sostenuto che
l’unica cosa che abbiamo in comune, oltre ad una parte di
sangue, è l’età:
infatti tralasciando i nostri ventidue anni, siamo davvero
l’una agli antipodi
dell’altra.
Le nostre litigate sono di
portata colossale, le frecciatine che ci lanciamo ogni secondo ancora
peggio,
ma ad ogni modo, il bene profondo che ci lega è un qualcosa
di quasi
impossibile, ma comunque totalmente sincero.
Ruby e Katy invece sono la
coscienza del gruppo, i grilli parlanti, le sagge: quando qualche sera
siamo
troppo ubriache per guidare sono loro che ci scarrozzano, quando io e
Jenny ci
prendiamo a parolacce sono loro a farci ragionare, quando una di noi
è indecisa
sono sempre loro ad aiutarci con la lista dei pro e dei contro.
Fra l’altro loro due e Jenny
sono le scienziate del gruppo: mentre io e Andy anche se relativamente
giovani
abbiamo deciso di buttarci dirette nel mondo del lavoro, loro al
contrario si
sono buttate in quello universitario. Jenny studia per diventare
biologa, Ruby
chirurgo e Katy pediatra.
Mi preparo velocemente, dato
il poco tempo a mia disposizione, infilando a caso una maglia e un
pantalone,
che sembrano abbastanza eleganti o almeno da sabato sera.
Alle dieci precise due colpi
di clacson mi fanno capire che Ruby è arrivata,
così velocemente esco di casa.
“Buona sera occhi!”
mi dice Jenny seduta accanto a
Ruby.
Ha sempre avuto questo odioso
vizio di chiamarmi con quel nomignolo, cosa che mi infastidisce molto
anche se
lei mi ricorda sempre che in fondo è un complimento,
Dice che i miei occhi verdi
se fossero usati da qualcun'altra, che per lo meno sappia ammiccare ad
un uomo
o guardarlo con malizia, farebbero capitolare chiunque, ma che
purtroppo hanno
trovato me che in quanto a tecniche di seduzione o cose del genere
proprio non
ci so fare.
A me non sembra esattamente
un complimento questo.
Dopo essere passate a
prelevare Andy andiamo prima a mangiare in pizzeria e poi in un pub che
siamo
solite frequentare dove c’è sempre musica dal
vivo.
Niente di meglio per un
sabato sera.
Siamo persone a cui basta un
tavolino, una birra e un po’ di musica per divertirci; certo
Jenny preferirebbe
una discoteca, ma solitamente viene sottomessa dalla volontà
del gruppo.
Così dopo ore di chiacchiere,
ricordi esilaranti e tante risate torniamo a casa.
Saluto con la mano le mie
amiche e mi avvio alla porta cercando le chiavi in borsa
Poco dopo due abbaglianti si
piantano contro di me e non mi ci vuole tanto per capire che il gesto
così simpatico sia opera
del mio vicino che
in quel momento entrava nel viale della villetta accanto.
“Spero che domani non sarò
svegliato dai Ramones” urla abbassando il finestrino.
“Avevo pensato a qualcosa
tipo Sex Pistols, ma credo che passerò” gli urlo
di rimando trovando finalmente
le chiavi e precipitandomi dentro casa.
Un altro sorriso mi spunta
sul volto e non capendone il motivo, decido che sia saggio mettermi a
dormire.
La notte questa volta passa
serena e me la prendo comoda con la sveglia; alle undici sono in piedi
dato che
avevo promesso ai miei di andare a pranzo da loro e dopo aver sbrigato
qualche
faccenda per casa mi preparo con calma.
Esco, salendo in macchina, ma
quest’ultima, dopo un rumore per niente incoraggiante, si
spegne; imprecando in
tutte le lingue che conosco, tento di riaccenderla andando avanti
così per
circa dieci minuti.
Butto la testa sul volante
capendo che tanto non si sarebbe accesa e mi spavento quando sento due
colpi
sul finestrino accanto a me.
Girandomi trovo la faccia di
Robert che mi guarda trattenendo una risata.
“Che c’è?” chiedo aprendo lo
sportello e colpendolo involontariamente.
“Che c’è dovrei chiederlo io
a te, vicina! Qualche problema con l’auto? Stai facendo un
casino assurdo!”
dice divertito.
“Non si accende!” esclamo
spazientita scendendo.
“L’avevo notato” sussurra
beccandosi una mia occhiataccia “Dai apri il cofano che vedo
cos’è successo”
continua posizionandosi davanti la macchina mentre alzo un sopracciglio.
“Non vuoi che ti aiuti?”
chiede mettendo su un’espressione da finto innocente.
“No, perché poi me lo
rinfaccerai, già lo so” dico in
un’occhiataccia.
“Ma che opinione ti sei fatta
di me?” esclama serio per poi scoppiare a ridere
“Dai apri”
Date le mie ridotte
possibilità di scelta apro il cofano e da subito comincia ad
armeggiare con
qualcosa, per poi spostarsi e salire sull’auto che prova a
mettere in moto
senza risultato.
“Fin qui ci ero arrivata
anche io” dico sbuffando poggiandomi all’auto.
“Ehi, donna di poca fiducia
stavo constatando che il problema è la batteria che
è scarica. Avrai lasciato
qualcosa acceso”
Anche se non lo ammetto so
che è molto probabile, quindi mi limito a chiedere cosa devo
fare ora: mi
risponde di aspettarlo lì e dopo essere entrato in casa lo
vedo salire nella
sua auto e portarla nel mio vialetto.
“Cosa stai facendo?” chiedo
senza capire.
“Fai silenzio e guarda chi se
ne intende come risolve subito i problemi” dice tirando fuori
due cavi ed
attaccandoli alla batteria della mia macchina per poi entrare nella sua
e
metterla in moto.
Dopo qualche secondo la
spegne e scendendo dalla macchina stacca i cavi.
“Vai prova a mettere in moto
ora” dice con un sorriso vittorioso che si allarga ancora di
più quando la
macchina si accende.
“Grazie” sussurro scendendo,
guardandomi la punta dei piedi.
“Come scusa?” chiede
mettendosi una mano sull’orecchio facendo finta di non aver
capito.
“Grazie” dico di nuovo, ma
questa volta con un tono di voce normale.
“Non capisco” continua la sua
farsa.
“E basta!!” esclamo alzando
gli occhi al cielo.
“Ok, mi accontento! Comunque
davvero dovresti trovarti un uomo” dice ridendo come uno
scemo.
Salgo in macchina ignorandolo,
aspettando che sposti la sua auto.
“Facciamo una cosa di giorno
che ho da fare?” chiedo tamburellando le dita sul volante.
“E la tua riconoscenze dove è
finita?”
“Muoviti Robert!”
“Subito vicina! E prego, è
sempre un piacere aiutare una ragazza così dolce”
dice sarcastico salendo nella
sua auto.
Dato che
questa mattina non avevo lezione ho pensato di fare qualcosa di
produttivo: no,
non studiare, ma mettermi a scrivere un po’ xD
Visto da
una diversa angolazione, spogliandoci dei luoghi comuni, potrebbe
essere
comunque una sorta di studio no? NO!
Ok, la
smetto di arrampicarmi penosamente sugli specchi e passo a ringraziare
l’unica
donzella che tanto gentilmente ha commentato!
Merci
beaucoup BlackPearl! Sono contenta
che ti piaccia l’idea e spero che questo capitolo sia di tuo
gradimento (:
Bene, ora
devo davvero mettermi a studiare, nel vero senso della parola.
No, non è
vero devo cercare di mettermi lo smalto muahahah xD
Ricordando
che i personaggi non mi appartengono, sono frutto della mia
immaginazione and
all the rest vi saluto e vi mando tanti baciii!
Sara :*