4.
Fissava imbambolata lo schermo del suo PC da cinque minuti buoni. La schermata le mostrava la lista delle nuove uscite discografiche e toccava a lei fare l'ordine dei numeri esatti di CD da far arrivare in negozio, il capo si fidava solo di lei. La notte non aveva dormito niente, l'unica frase che leggeva chiaramente nella sua testa era scritta in grassetto, in un bel carattere spesso, e continuava a vederla passare come se fosse la scritta delle televendite che passa in basso alla TV e a sentire il suono della voce di Tom ripeterla in continuazione.
- Greta – le disse Luke, uno dei ragazzi che lavorava con lei nel negozio di dischi in cui era la responsabile delle vendite e del personale – ho sistemato tutta la sezione di musica classica in ordine alfabetico -
- Bene – sospirò lei scendendo dalle nuvole – che cosa ci manca ora? -
- Manca pop/rock tedesco e alternative rock internazionale – annuì il ragazzo poggiando alcuni CD sul bancone.
- Ok, io penso al pop/rock tedesco, tu fai alternative rock internazionale -
- Sempre a lustrare i CD dei Tokio Hotel eh? - scherzò Luke alzando un sopracciglio – Come ti fa a piacere quel gruppo un giorno me lo dovrai spiegare... -
- Sì un giorno... – Greta fece il giro del bancone andando verso la corsia che si era scelta – ti racconterò perché li amo tanto -
- Sono proprio curioso – disse il ragazzo allontanandosi dalla parte opposta.
- I Tokio Hotel – sospirò andando davanti alla colonnina di CD in cui erano esposti tutti i lavori del gruppo – I Tokio Hotel – disse ancora prendendo una copia di Schrei ed una di Zimmer 483, mettendole vicine – I Tokio Hotel – ancora una volta ma con più entusiasmo.
Guardò le loro immagini, così diverse in così poco tempo e sorrise. Era soddisfazione pura quella che sentiva crescere in petto.
Sentì la vibrazione del suo cellulare nella tasca dei jeans e ripose i CD al loro posto prima di prenderlo e rispondere senza vedere chi fosse a chiamarla.
- Ladra di Cadillac, dov'è la mia macchina? - una voce roca le arrivò al timpano, era più che normale che a quell'ora si fosse appena svegliato.
- Buongiorno anche a te! O meglio, buonasera, sono le quattro di pomeriggio... in effetti non aspettavo una tua chiamata prima del tramonto – rise la ragazza prendendo un CD di Nena e leggendo la tracklist.
- Ho appena letto un bigliettino unto attaccato alla mia porta - continuò la voce roca - che dice: “Vado in studio, ti ho provato a svegliare ma sei in coma, se quando torno non sei ancora sveglio ti porto in ospedale. Ho preso il tuo computer, non trovo il mio, e Greta ha la tua macchina, la Cadillac, se ti ricordi ieri sera siamo andati con quella. Spero tu riesca a leggere questo messaggio, prima ho fritto le patatine ed ho le mani un po' unte. Ci vediamo quando torno sempre se sei ancora vivo. Tuo fratello. P.S. Tuo fratello Bill.” -
- Carino il P.S., com'è previdente quel ragazzo – ironizzò Greta.
- La domanda è: perché hai la mia macchina? - la voce divenne infastidita oltre che roca.
Il problema di Tom era che appena svegliato era intrattabile, così sgorbutico e nervoso che a Greta spesso aveva fatto venire voglia di tirargli qualcosa di pesante in testa per farlo stare zitto.
- Volevo farci un giro, non me l'hai mai fatto fare -
- Quella macchina non può essere guidata da una donna, è contro leggi fisiche! -
- Strano, eppure oggi quando sono andata a 200km/h sull'autostrada rombava che era una meraviglia -
- Cosa hai fatto? - alzò la voce Tom – Dove sei andata? -
- Ho fatto un salto a Winsen poi sono tornata -
- E perché? -
- Così, mi andava -
- Mi stai prendendo per il culo? - mormorò Tom abbassando il tono preoccupato.
- Sì – ridacchiò Greta con la sua risata cristallina prendendo un altro CD e leggendo una nuova tracklist.
- Meno male – sospirò il ragazzo – quindi, per quale oscuro motivo hai la mia macchina? -
- Perché questa notte non sapevo come tornare a casa, tu eri in coma, Bill con la sindrome premestruale ed io stamattina dovevo andare a lavorare -
- E non potevi prendere la macchina di Bill? - rispose nervoso.
- Come pensi che sia andato in studio? Volando? -
- E' vero... - constatò pensieroso.
- Problema risolto, torno a sistemare i CD dei Tokio Hotel in ordine alfabetico -
- Ricordati di mettere Humanoid davanti -
- Sì, quanto sei stressante! -
- Mi fa piacere che li sistemi tu i nostri CD – disse il ragazzo in uno slancio di sincerità.
- Anche a me Tom, anche a me -
- Però a me serve la macchina... - insistette ansioso.
- Prendi l'altra -
- No mi serve quella – rispose categorico.
- E perché? -
- Perché l'Audi ha... ha la dinamo della batteria che non fa bene contatto con i fusibili della candela del motore, quindi il carburatore... -
- Tom smettila, non sai neanche quello che stai dicendo – rise Greta mettendosi una mano sul fianco.
- Non è vero – si indispettì punto nell'orgoglio – e comunque ho bisogno di quella, mi serve la mia macchina, che tu, hai preso -
- Va bene, puoi venirla a prendere e poi mi porti a casa -
- E come ci dovrei arrivare in pieno centro? Teletrasportandomi? -
- Prendi l'autobus – disse Greta scoppiando a ridere da sola subito dopo.
- Certo che ti credi proprio simpatica! -
- Per un attimo ti ho immaginato tutto imbacuccato sul 43 mentre ti guardi intorno ansioso per paura che qualcuna ti stupri -
- Tu ci scherzi, sarebbe possibilissimo che una vecchia di ottant'anni vedendomi non resista alle sue pulsioni sessuali -
- La vedo dura, anche se ti immagino fare coppia con una tenera nonnina -
- Sempre più simpatica... -
- Dì la verità, se non ci fossi io che ti illumino le giornate con la mia simpatia come faresti, eh Tom? - continuò a ridere senza collegare il cervello alla bocca, quando si rese conto di quello che aveva appena detto tornò seria di colpo, aspettando una risposta.
- Che vita gioiosa e senza scocciature sarebbe! - rispose lui sospirando.
- Ok Kaulitz, la tua macchina la vado a buttare nell'Elba, ciao! -
- Aspetta! - gridò lui, ma la ragazza aveva già spento la chiamata.
Greta si mise una mano sulla fronte e si ripromise di controllare meglio quelle sue uscite infelici per le volte successive. Il telefono vibrò nuovamente.
- Sono quasi arrivata al porto – disse riportandosi il telefono all'orecchio.
- Va bene, scusa, ora posso riavere la mia macchina? -
- Non ho capito, cos'hai detto? -
- Ho detto scusa, ora posso riavere la mia macchina? -
- Per... -
- Per favore, ti supplico, va bene? -
Greta fece finta di pensarci un po', poi sorrise – Va bene, ti passo a prendere tra due ore precise -
- Grazie per la concessione madamigella -
- Prego -
- Ti aspetterò ansioso -
- Sì sì – lo liquidò lei – ciao! -
Chiuse la chiamata e si mise il telefono nella tasca riprendendo da dove aveva lasciato.
Prese di nuovo Schrei e lo guardò dicendo un po' più forte – I Tokio Hotel! -
- Scendi per l'amor del cielo – Tom aveva iniziato a sbracciarsi appena aperta la porta di casa - Greta scendi immediatamente – le disse andando verso il posto del guidatore passando davanti alla macchina mentre la ragazza accelerò per puro caso proprio in quell'istante.
- Pazza scendi dalla mia macchina – disse lui evitando il cofano e continuando ad urlare pensando che lei non lo sentisse. Arrivato allo sportello si accorse che Greta si era chiusa dentro, sorridendo compiaciuta.
- Fermati! - le ordinò Tom – Oddio la mia povera bambina, chissà cosa le hai fatto -
- Tom finiscila, sei ridicolo – gli disse lei finalmente abbassando il finestrino.
- Aprì la portiera – ordinò facendo forza sulla maniglia.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e premette un tasto sotto al vetro lasciando scattare la serratura. Tom aprì di colpo lo sportello.
- Mi vuoi menare? - chiese la ragazza abbozzando un sorrisetto mentre lui le metteva una mano sotto alle gambe ed un'altra dietro alla schiena, prendendola di peso e depositandola a terra, sull'erba del giardino. La scansò e salì in macchina, tornando a sorridere beffardo una volta chiusa la portiera.
- So che ti piace il sadomaso, ma non è proprio il mio genere - disse alla ragazza che era rimasta con un palmo di naso a fissare la scena – cos'è ora non ridi più? - schioccò la lingua e si sistemò il sedile.
Lei fece il giro e salì dalla parte del passeggero, mentre lui ingranava la retromarcia.
- Tom tu non stai bene per niente, sei sicuro di non essere ancora ubriaco? - chiese mettendogli una mano sulla fronte per controllare la temperatura.
- Sto benissimo – rispose lui – hai rotto qualcosa? - disse controllando che l'impianto del riscaldamento fosse funzionante, che il computer di bordo fosse acceso e che ci fossero tutti i pulsanti al loro posto.
- Ma per chi mi hai preso? Per Bill? -
- No ti ho preso per una donna che ha guidato la MIA macchina – rispose accarezzando il volante.
- Tom – disse lei mettendogli una mano sul braccio preoccupata – non ti devi vergognare, se vuoi andare dallo psichiatra basta che lo dici, ti sosterremo tutti quando ne avrai bisogno -
- Solo se tu vieni con me! Magari ci fa lo sconto comitiva – rispose sicuro.
- Dovremmo portare anche tuo fratello... - continuò Greta pensierosa.
- Lo stavo giusto per dire -
- O tutti o nessuno - convenne Greta annuendo e scoppiando a ridere subito dopo, seguita dal ragazzo che cominciò a premere qualche tasto sul navigatore centrale.
- Allora... -
- Allora stai zitto, ti devo dare delle cose – lo interruppe la ragazza – ti ho portato un po' di CD così non dici che non ti penso mai -
- Brava – annuì lui compiaciuto.
- Il nuovo di Jay Z, raccolta completa degli Aerosmith e udite udite, il nuovo fenomenale CD dei brillanti, fantastici, epici... -
- TOKIO HOTEL! - dissero insieme scoppiando a ridere.
- Ieri volevo cantare Alien ed ho scoperto che tu sei l'unico al mondo a non avere il proprio CD in macchina -
- Che ci vuoi fare?! Sono un ragazzo modesto... -
Greta alzò un sopracciglio tornando seria – Vabbè... volevo sentire i cori in diretta, sono la parte più emozionante... -
- Certo li faccio io, mi pare ovvio! Allora, prima che tu mi interrompessi... - continuò il ragazzo – ieri sera non ho potuto tenerti d'occhio per scoprire chi era il tuo uomo segreto -
- Ed io ho avuto l'onore di conoscere Heidi – disse la ragazza cambiando immediatamente discorso.
- Chi? - chiese lui alzando il volume del lettore CD, Komm era partita.
- Come chi? - rispose Greta sgranando gli occhi. Forse c'era qualche remota possibilità che fosse rinsavito – Quella di cui ti sei mezzo innamorato no? -
- Ah, quella - disse con una smorfia.
- Già, quella! - lo imitò l'amica.
- No ma niente di che, mi sa che non è molto intelligente -
Greta sgranò gli occhi fintamente sorpresa – E come l'hai capito? -
- Ho avuto delle soffiate -
- Da chi? -
- Persone... – disse vago.
- Io ci ho parlato, e sembrava più interessata alla gente che la segue su Twitter ed a portarti a letto più che ad altro -
- Cosa ti ha detto? - Tom sembrava curioso, ma era come se sapesse già tutto e stesse facendo finta di niente.
- Che sono molto fortunata ad essere tua amica, ma che non lo sono fino in fondo perché non sono mai venuta a letto con te... -
- Che cosa stupida – rise lui nervoso.
- Già, io e te a letto insieme, che schifo! – disse lei girando la testa verso il finestrino, per evitare che la sua espressione bugiarda fosse smascherata.
- Ehi, attenta con le parole -
- Tom, ti ho visto in mutande una marea di volte, eppure non ho mai ceduto alla tentazione -
- Certo, non hai mai visto quello che c'è sotto – ammiccò.
- Oh mio dio, che schifo – rispose mettendosi una mano sulla fronte ed abbassando lo sguardo.
- Ehi – disse lui ridendo quasi imbarazzato, togliendo la mano sul cambio per farle il solletico sulla pancia - Non osare mai più -
- No Tom il solletico no – Greta iniziò a ridere violentemente, il solletico non l'aveva mai sopportato, lui lo sapeva, ed era terribilmente bravo a trovare i punti giusti che la facevano soffrire – e guarda la strada altrimenti arriviamo a casa mia in ambulanza – tentò di dire tra le risa.
- Io la guardo la strada, ho imparato a guidare come quello di Fast & Furious – Tom sorrise continuando a torturarle la pancia, prima che lei riuscisse a togliere la mano ed a riprendere un minimo di contegno.
- Sì certo, ed io sono Madonna -
- Non ci somigli molto -
- E sopratutto non ho cinquant'anni -
Greta sperava vivamente che il diversivo del solletico poi glissato su Madonna avesse fatto dimenticare all'amico l'argomento principale, perché era decisamente imbarazzante. Per lei.
Il ragazzo rimase in silenzio, poi dopo qualche secondo chiese di nuovo curioso:
- Veramente ti farebbe schifo venire a letto con me? -
- Ma che domande fai? - rispose lei alterata girando nuovamente il viso verso il finestrino. D'altronde non sapeva esattamente come comportarsi.
- E' una domanda come un'altra -
- No, non è vero – rispose la ragazza – non mi hai chiesto se ho messo il sale nell'acqua, mi hai chiesto se verrei mai a letto con te! -
- Appunto, è una domanda come un'altra – si inumidì le labbra e saltellò sul posto trepidante, come un bambino a cui la mamma ha promesso un gioco nuovo - allora? -
- Non lo so – mormorò Greta appoggiando la testa al vetro freddo – ci devo pensare -
- Beh, meglio di “che schifo” - si consolò lui.
- E tu? - chiese lei a bruciapelo girando piano il viso nella sua direzione. La bionda si accorse che lui strinse impercettibilmente gli occhi, stava pensando, e di solito a questo tipo di domande non pensava mai, era sempre molto sicuro se una donna fosse di suo gradimento tra le lenzuola o meno.
Spostò la testa prima a destra poi a sinistra e sorrise – Sì, cioè, a me non mi fai schifo come ti faccio schifo io – rispose piano, in un soffio, mentre Greta fissava la strada di fronte a lei e la luce verde del semaforo in lontananza. Ora si sentiva una merda.
- Ma non è che mi fai schifo – si giustifico la ragazza – è che mi fa strano -
- Beh anche a me fa strano immaginarti nuda, in strane posizioni... -
- Immaginarmi? - si animò Greta – Non mi spiavo certo da sola quando mi facevo la doccia a casa tua! -
- Che c'entra? - scoppiò a ridere Tom – eravamo poco più che bambini -
- C'entra comunque -
- E poi era un'idea di Bill -
- Certo – annuì la ragazza – ci credo -
- Va bene era una mia idea – sorrise Tom fintamente ingenuo spostando la testa di lato e lo sguardo sulla ragazza.
Lei lo guardò scettica.
- Ma a dodici anni hai gli ormoni in subbuglio, non ci capisci niente – si giustificò tornando a fissare la strada.
- Io non ti venivo a spiare mentre ti facevi la doccia -
- Meglio che tu non l'abbia mai fatto – annuì – non era un bello spettacolo -
- Che schifo Tom, fai schifo! - le disse lei dandogli uno schiaffo sul braccio mentre lui rideva contento.
- Quindi ora sono punto e a capo – constatò il ragazzo girando il volante – devo trovare una nuova donna di cui mezzo innamorarmi -
- Magari qualcuno con cui puoi fare un discorso senza che ti caschino le palle – sospirò la ragazza.
- Sì ma lo sai che io sono attirato dalla tetta selvaggia, e la tetta selvaggia implica anche un cervello a forma di nocciolina la maggior parte delle volte -
Greta rimase quasi affascinata da quell'affermazione di un acume strabiliante. Questo significava che siccome lei aveva una misera seconda di seno aveva allora il cervello più sviluppato?! Preferì rimanere nel dubbio.
- Ma se vuoi veramente trovare qualcuna di cui fidarti devi guardare oltre – disse lei sbattendo le mani sul cruscotto – oltre Tom, oltre! -
- Oltre, ho capito, fai piano con quelle mani che si rovina la macchina -
- Oltre! - disse lei di nuovo tornando seduta sul sedile.
- Qualcuna di cui fidarmi – rispose Tom pensieroso – è difficile, lo sai -
- Lo so -
- Dovrò continuare con il sesso clandestino -
- Se è questo che ti rende felice – rispose Greta monocorde appoggiando di nuovo la testa al finestrino.
- No Greis, non mi rende felice, ma che devo fare? Non sono un ragazzo normale che può andare a bere una birra e sperare di incontrare qualche ragazza normale. Io se vado a bere una birra incontro Beyoncè con Jay-Z -
- Ma tu non fai neanche niente per cercarla – si animò la ragazza – sei convinto di questa cosa e speri che ti cada dal cielo la persona giusta. Almeno tuo fratello è cosciente del fatto che sarà innamorato di Isa per tutta la sua vita e si è messo l'anima in pace, ma tu? -
- Io non lo so -
- Non lo sai – rispose Greta mentre le note di Lass uns laufen inondavano la macchina.
- Non lo so – disse di nuovo Tom.
Rimasero in silenzio mentre il ragazzo guidava pensieroso e mentre Greta cercava risposte, di nuovo, a sempre nuove domande. Si chiedeva come mai ogni volta che parlava con lui invece di togliersi dubbi, aumentavano le supposizioni, i se, i ma, i forse. Però si rese conto solo in quel momento che c'era qualcosa di strano.
- Come mi hai chiamato? - chiese allarmata.
- Scema? -
- No, idiota -
- Pazza isterica? -
- Ma ce la fai a fare la persona normale per trenta secondi?! -
- Greis? -
La ragazza si illuminò in un sorriso.
- Non mi chiamavi così da... -
- Dal 13 agosto del 2005 -
- Wow, non ti ricordi cosa hai mangiato a cena ieri sera e ti ricordi quand'è stata l'ultima volta che mi hai chiamata Greis, tra l'altro meno male, non mi piaceva troppo essere chiamata anziana a dieci anni -
- Sei sempre stata saggia Greis - puntualizzò Tom - E poi sì, me lo ricordo, quello è stato l'ultimo giorno della mia adolescenza. Da quel momento niente più nomignoli idioti per nessuno, ero diventato ufficialmente un uomo che portava la pagnotta a casa. -
- Piccolo – lo prese in girò lei prendendogli una guancia in un pizzicotto affettuoso - ed ora che mi hai chiamato Greis dovrei tornare a chiamarti Splitter? - chiese confusa.
- Sarebbe carino – mostrò un sorriso a trentadue denti girando il viso verso l'amica – in memoria dei miei tempi da campione di skate -
- Veramente ti chiamavo così perché quando parlavi veloce non ti capiva mai nessuno, cosa che tra l'altro accade ancora oggi -
- Cosa? - alzò lo voce girando di nuovo il viso, Greta gli mise nuovamente una mano sulla guancia e lo costrinse a guardare la strada.
- E' vero Tom ogni tanto penso che tu abbia bisogno dei sottotitoli, ma non temere, non sei mai stato emarginato per questo, non succederà in futuro... -
- Greis, ma vaffanculo, questo lo capisci? -
- Forte e chiaro Split – rispose trionfante alzando un pugno al cielo.
- Che storia assurda! -
- Già, poverino! Incompreso e maltrattato – sorrise l'amica fissandolo mentre con la fronte corrugata continuava a guidare. Avrebbe dato qualsiasi cosa per entrare cinque minuti nella sua testa confusionaria per sapere cosa pensava; voleva dare solo una semplice sbirciatina.
Fortunatamente arrivarono a casa, dopo quella scoperta Tom si era incupito.
- Eccoci qua – disse il ragazzo tornando a parlare, spegnendo la macchina di fronte casa di Greta – posso salire oppure mi mandi via a calci in culo? -
- No devi salire perché ho una marea di tue gigantesche maglie che ti devi riprendere – rispose scendendo dalla macchina.
- E perché tu hai le mie maglie? - chiese Tom corrugando la fronte mentre scendeva anche lui e chiudeva l'auto.
- Perché il mese scorso mi hai chiamato nel panico prima di partire per Parigi dicendomi che si era rotto il ferro da stiro -
- Ah, già – rispose Tom annuendo mentre Greta apriva il portoncino esterno.
- Cosa strana... – continuò la ragazza.
- Perché? - chiese lui facendo finta di niente.
- Perché poi ho parlato con tua mamma e mi ha detto che il suo ferro da stiro stava benissimo -
- Davvero? - disse il ragazzo sorpreso – si dev'essere riparato da solo -
- Già, miracolosamente – ironizzò la bionda aprendo il portone e lasciando che l'amico entrasse.
- Abiti sempre al quinto piano e non c'è l'ascensore? - chiese Tom cambiando discorso ed indicando con un dito il soffitto.
– Sì – rispose candidamente la bionda - muovi il culo -
___
Una volta arrivati Tom fece come se fosse a casa sua; si tolse la felpa e si guardò in giro puntando immediatamente la collezione di CD sistemati ad arco intorno alla televisione. Greta era una vera collezionista, e lavorando tra l'altro in un negozio di dischi, era veramente facile per lei ampliare la sua collezione giorno dopo giorno. Il ragazzo si avvicinò cominciando a spulciare qualche titolo mentre la ragazza scompariva nella sua camera per recuperare la pila di maglie perfettamente stirate che il suo amico le aveva gentilmente chiesto di stirare urgentissimamente, più di un mese prima.
-
Guarda qui – prese un cd dall'ordinata fila di Greta e lo
girò verso il retro – questo è il mio
primo cd di Samy Deluxe, perché ce l'hai tu? -
- Ho smesso di chiedermi perché ho cose tue e di Bill al
secondo trasloco – Greta posò le maglie sul tavolo
del soggiorno cominciando a smistarle da una parte all'altra per
poterle mettere in una busta. Aveva passato un'intera domenica a
stirarle perfettamente, sapeva che odiava le pieghe e diventava
insopportabile quando ne trovava anche solo una minuscola sulla maglia
che indossava. Oltre ad averle stirate si era soffermata una buona
mezz'ora ad annusare la sua preferita mentre fissava con sguardo vacuo
la televisione; oltre all'odore di pulito se si concentrava era
riuscita a distinguere l'odore di Tom e quella maglietta nera era
diventata il suo pigiama preferito, infatti nella pila di maglie
stirate non c'era ed era convinta che lui non se ne sarebbe mai accorto.
- E guarda qui... - continuò sempre più sorpreso.
- Ehi quei CD sono tutti miei – rispose Greta sulla difensiva
mentre gli passava accanto per andare in cucina.
- Lo vedo - sospirò il ragazzo soffermandosi su una
copertina.
- Che vuoi dire? - chiese sorpresa ripassando per tornare dalle maglie.
- Backstreet boys, Spice girls... -
- Avevo dodici anni! - si giustificò la ragazza alzando gli
occhi al cielo.
- Britney Spears! -
- E' un singolo quello... -
- Christina Aguilera, beh piaceva anche a me, non certo per la musica
però... - continuò Tom parlando da solo, Greta
non aveva più intenzione di rispondergli - E questo
è di Bill, me lo ricordo mi aveva fatto una testa
così... -
- E questo anche... ma sono tutti miei! - Oddio anche tutta la mia
collezione di giochi per la Playstation uno... - Bello questo, ci
passavo pomeriggi interi... - HA! Questo me lo prendo! -
Anche questo lo rivoglio... -
- Quelli Simone stava per buttarli, ho pensato che fosse un peccato...
- rispose la ragazza sistemando le maglie nella busta.
- Brava, mia madre a volte butta delle cose fondamentali -
- Se non lo facesse vivresti nel caos più totale, tu
conservi tutto -
- Perché tutto può tornare utile -
- Certo, anche gli scontrini -
- Se devi cambiare qualcosa? - chiese lui puntiglioso.
- Esattamente gli scontrini dei ristoranti cosa dovrebbero farti
cambiare? -
- Io sono solo previdente – balbettò andandosi a
sedere sul divano – Non posso essere previdente? -
La ragazza mise le mani avanti e alzò le spalle non
rispondendo ma limitandosi a tornare di nuovo in cucina per prendere
qualcosa da bere.
Era così dannatamente pesante, puntiglioso, ansioso, con
l'humour peggiore del mondo... Greta però nonostante quello
si trovava a scuotere la testa divertita con la testa infilata dentro
al frigorifero. Tom era insopportabile, cosa che lei aveva sempre
saputo e sostenuto, ma con gli anni e la sua infinita pazienza era
riuscita a capire che al di là di quell'egocentrismo un po'
malato, della battuta sempre pronta a farti innervosire e della
mancanza di delicatezza, c'era un cuore grande che sapeva dirti
esattamente le parole giuste nel momento in cui avevi bisogno di
sentirtele dire. Prese due birre dal frigo e tornò sul
divano, buttandocisi sopra e passandogliene una.
- Tieni animale -
- Grazie – sospirò - hai pensato a quella cosa...?
- chiese con noncuranza bevendo un po' di birra.
- Che cosa? - chiese lei non capendo.
- Se verresti a letto con me...? - Tom lo disse mangiandosi
le parole, ma in quel momento Greta capì esattamente a cosa
si riferiva.
- No – disse telegrafica fissando lo schermo.
- Potresti pensarci in fretta? - continuò lui tuffandosi
nuovamente nella bottiglia e svuotandone metà con due sorsi.
- Perché cosa ti cambia? - Greta alzò la voce
alterata, tutta quella pressione per sapere la risposta la stava
facendo davvero innervosire. Perché voleva sapere quali
erano i suoi pensieri più reconditi riguardo
quell'argomento? Era comunque una cosa che non sarebbe mai e poi mai
successa nei successivi secoli.
- Sono curioso... - alzò le spalle e posò i piedi
sul tavolino non distogliendo lo sguardo dalla TV di fronte a lui.
La ragazza si posò una mano sulla tempia e
cominciò ad annuire piano per poi scoppiare nervosa nella
sua risposta:
- Va bene, sì, sì ci verrei -
Tom non si mosse. Non ebbe una reazione di trionfo o di gioia, di
tristezza... niente di niente.
- Ok – rispose bevendo un altro sorso dalla bottiglia che
aveva in mano.
- Ok? Tutto qui? - Greta spalancò la bocca e si avvicino a
lui per farsi guardare – Mi hai fatto pensare a scenari che,
credimi, nella mia mente non ci erano mai finiti, neanche per sbaglio,
ed ora mi dici solo “ok”?! -
- Ero solo curioso – rispose lui monocorde non calcolandola
minimamente; la pubblicità del dentifricio era sicuramente
molto più interessante.
Greta con gli occhi spalancati tornò con la schiena contro
il divano spostando la sua visuale sulla TV. Non poteva crederci. Forse
quella di Tom era una trappola, era solo curioso di sapere se anche lei
era uguale a tutte le ninfomani che lo circondavano solo per poter
avere i loro minuti di gloria tra le lenzuola. Ci era cascata, come
tutte le altre; probabilmente ora la considerava come quelle che
volevano solo portarselo a letto... era stata così stupida.
Continuava a fissare lo schermo con le labbra appoggiate al vetro della
bottiglia, e stava per scoppiare. Voleva sfogare contro di lui tutta la
sua frustrazione, ma sopratutto il suo silenzio, il suo amarlo in
silenzio. Non aveva mai pensato a quella parola nella sua testa; per
tutto quel mese lei si era convinta di essere innamorata di lui ma ora
che pensava effettivamente a quel “ti amo” tutto le
appariva più confuso. Ma di una cosa era fermamente
convinta, quel discorso era un segnale chiaro, doveva fare qualcosa. Si
girò a fissarlo. Era lì sul suo divano con la
birra in mano poggiata sulla gamba che fissava imbambolato lo schermo
con le labbra dischiuse. Potevano darsela la sua possibilità.
- Tom dobbiamo parlare – disse seria posando la bottiglia sul
tavolino davanti a lei.
- Fino ad ora cosa abbiamo fatto? - chiese non muovendo un muscolo, se
non le labbra.
- Dobbiamo parlare di una cosa seria... -
- Va bene, dimmi –
- Non è facile – Greta mani nella mani
abbassò lo sguardo prima di rialzarlo verso di lui, immobile
nella stessa posizione. Era incredibile come fosse cambiata l'atmosfera
dopo quello che le aveva detto.
- Tu dimmela e poi vediamo se è facile o difficile
– tagliò corto lui.
- Mi devi baciare – sussurrò la ragazza sperando
in cuor suo che non sentisse.
A quel punto Tom girò il viso verso Greta, con lo sguardo
sorpreso, sbattendo le ciglia incredulo più volte
– Cosa? -
- Mi devi baciare – alzò di poco la voce
– adesso, prima che cambi idea -
Tom alzò le spalle - Ok –
- Aspetta – disse Greta fissandolo – non vuoi
neanche sapere perché? -
- Va bene, perché? - chiese a comando posando la birra sul
tavolino.
- No così non vale me lo stai chiedendo perché te
l'ho chiesto io di chiedermelo -
- Ma perché sei così complicata? - rispose lui
sbuffando contro il televisore.
- Va bene, ok, allora... - si mise nervosa i capelli dietro le orecchie
e lo fissò negli occhi, ma quella volta non era troppo
sicura di rimanere immune a quel fascino destabilizzante –
ieri sera hai detto una cosa che mi ha fatto venire mille dubbi e
paranoie -
- Ieri sera ero ubriaco – disse stancamente mettendosi la
mano sulla fronte – non conta ciò che si dice da
ubriachi -
- Invece sì – insistette lei –
perché solitamente si dice la verità.
- Cosa avrei detto? Sentiamo... -
- “Devo sapere cosa farò quando la donna della mia
vita non mi parlerà più”
-
- Beh non lo saprò
mai, non ho mai parlato con Jessica Alba -
- Tom fai il serio cazzo! -
Lui la guardò seriamente sbattendo ancora gli occhi, mentre
lei si appoggiava allo schienale del divano.
- L'hai detto riferito a me -
- Ah - si limitò a mormorare il ragazzo abbassando per un
attimo lo sguardo.
- Non mi sarei fatta tutta queste paranoie altrimenti -
- Greta io... non lo so perché l'ho detto, cioè
ero ubriaco, non mi ricordo niente... -
- Hai anche detto che quando mi accorgerò di quanto sei
stronzo non ti parlerò più e tu non vuoi che
succeda -
- E questo cosa c'entra con il bacio? -
- Io voglio che tu mi baci e basta, devo capire delle cose -
Cosa doveva capire l'avevo poco chiaro anche lei. L'unica cosa che
sperava era che una volta che si fossero toccati in quel modo, tutte le
fantasie che si era fatta in testa, fossero sparite nel nulla,
così come erano arrivate.
- Ok – disse lui incerto avvicinandosi sul divano, un po'
impacciato, mentre lei rimaneva immobile.
- Va bene -
Le posò una mano sul collo fissandola negli occhi, Greta si
avvicinò piano al suo viso, e si fermarono a pochi
centimetri di distanza. Tom aveva le labbra dischiuse e Greta poteva
sentire il suo respiro contro il suo viso, era la sensazione
più bella del mondo. Rimasero così a fissarsi,
mentre la mano di Tom le accarezzava il viso. Greta sentiva le campane.
- Cazzo – mormorò Tom – non adesso cazzo
-
- Che c'è? - chiese la ragazza sognante fissandogli le
labbra inumidite.
- Bill – sbraitò il ragazzo tirando fuori il
cellulare dalla tasca dei jeans.
- Che c'è? - disse stizzito rispondendo al fratello.
- Adesso? -
- Ma esci e compratele -
- E cosa ti fa pensare che io invece possa andarci?! -
- E come fai a sapere che sono con Greta?! -
- Sì ma non adesso -
- Va bene, ciao! -
Spense il cellulare e si guardò le mani, immobile, mentre
Greta continuava a fissarlo. Aveva seguito la conversazione ed ora
nella sua mente era comparsa la faccia di Bill con una croce rossa
sopra.
- Cos'è successo? - chiese sospirando.
- Bill ha un calo di zuccheri -
- Caramelle? - posò la testa sul divano chiedendosi
perché Bill avesse sempre un tempismo eccezionale.
- Esatto, e devi venire con me -
- Va bene – rispose lei sconfortata alzandosi da quella
scomoda posizione – vado a mettermi le scarpe -
Mentre si stava per alzare, Tom le prese il braccio, e lei si
girò ricadendo sul divano, lo trovò molto vicino
al suo viso.
- Non adesso -
- Non adesso? - chiese confusa.
- No – fece segnò di no con la testa, poi la mano
ritornò sulla guancia di Greta, e le avvicinò il
viso al suo.
Quando le loro labbra si sfiorarono, la ragazza percepì un
brivido lungo la schiena, ed il cuore le batteva come un tamburo,
fortissimo, sentiva il battito nelle orecchie, ed in gola.
Lo stomaco si stava lentamente accartocciando su se stesso,
inesorabilmente.
Gli occhi sgranati, mentre lui li aveva chiusi. Era diventata un blocco
di ghiaccio.
Appena sentì il freddo del piercing contro le sue labbra si
staccò di colpo alzandosi dal divano.
- Oh merda – disse nel panico fissando diversi punti del
salotto. Prima il lampadario, poi il tavolo, poi il divano, poi gli
occhi di Tom.
- Che c'è? -
- No Tom, no, non va bene per niente! - nella sua voce Greta riusciva a
sentire una sottile linea di panico il che non andava a suo vantaggio.
- Cosa? Me li sono lavati i denti prima di uscire – rispose
lui ingenuamente continuando a guardarla senza capire cosa stesse
succedendo. Un secondo prima le loro labbra erano unite, un secondo
dopo lei saltellava isterica sul tappeto. Non gli era mai successo con
una donna, effettivamente. Non smetteva mai di imparare cose nuove
sull'universo femminile.
- Mi è venuta una cosa qui alla bocca dello stomaco
– rispose la ragazza sull'orlo delle lacrime.
- Devi vomitare? - chiese lui preoccupato.
- No cretino, non devo vomitare... -
- E cosa c'è allora? -
- Niente – disse Greta irremovibile tornando seria
– vado a mettermi le scarpe.
- Cosa hai fatto? - gridò lui alzandosi dal divano e
seguendola in
camera – Greis ma che diamine ti prende? - la
seguì fino in
camera, sembrava che l'avesse morsa una tarantola.
- No – disse lei alzandosi e mettendogli una mano contro
– non entrare in questa stanza -
- Perché? - Tom era sempre più perplesso. Non
riusciva davvero a capire cosa stesse succedendo. Per lui era tutto
molto strano, di solito ad un suo bacio seguivano scene da film porno
non scene da manicomio.
- Perché? Perché c'è un letto... -
balbettò Greta infilandosi la seconda scarpa ed uscendo
dalla stanza.
- E quindi? -
- E quindi non voglio stare in una stanza dove c'è un letto
insieme a te, ora andiamo che Bill sennò sta male...
– disse ad alta voce la ragazza mentre in realtà
pensava che l'avrebbe strangolato lentamente appena si fossero trovati
di nuovo da soli. Magari mentre dormiva nel suo letto con uno dei suoi
gingilli d'argento preferiti, poteva essere un buon momento.
- Ma cosa diavolo ti è preso? - Tom spalancò le
braccia alzando le spalle – me l'hai chiesto tu di baciarti! -
- Lo so, ma non possiamo Tom, non posso io non posso capito? -
- Ho capito, non puoi, ma non puoi cosa? -
- Non posso perché non voglio, ora il discorso è
chiuso, non è successo niente in questa casa, andiamo -
Lo prese per un braccio mentre recuperava la felpa poggiata sulla sedia
e lo spingeva fuori dall'appartamento con forza. Mentre scendevano le
scale si rese conto che le maglie di Tom erano rimaste sul tavolo.
___
Greta fissava il reparto caramelle immenso e colorato del
supermercato. Sapeva esattamente quali erano quelle preferite di
Bill, e le aveva davanti agli occhi, ma in quel momento riusciva
semplicemente a pensare a ciò che era accaduto pochi minuti
prima
nel suo salotto.
Un bacio non era mai stato un grosso problema, per Tom. Per lei
invece era importante, non si considerava una grande baciatrice,
d'altronde le poche persone che avevano conosciuto
l'intensità delle
sue labbra erano tutti suoi ex fidanzati, di conseguenza quella
scelta suicida di farsi baciare dal suo migliore amico non sapeva da
che parte esatta del suo cervello fosse stata partorita.
- Cazzo – disse sottovoce avvicinandosi al sacchetto dorato
di orsetti gommosi e prendendolo con le mani, ma rimanendo immobile con
lo sguardo fisso al prezzo scritto sullo scaffale. Senza pensarci
troppo ci posò la testa continuando a guardare la busta di
orsetti colorati che stringeva tra le mani.
- Ma come diamine mi è venuto in mente –
bisbigliò tremante – questo significa che mi sono
definitivamente sputtanata, che è tutto finito, che il
casino che non volevo succedesse succederà –
tornò poco indietro con la testa per poi sbatterla un po'
più forte sullo scaffale, di nuovo.
- Che cazzo -
Sbatté la test contro lo scaffale quel tanto di volte che
bastarono a farla classificare dalle persone che le passavano dietro
come “malata mentale”, ma non le interessava, era
una situazione veramente grave. Per prima cosa doveva parlare con Bill
e chiedergli perché proprio in quell'istante i suoi zuccheri
fossero precipitati a picco dopodiché si chiese nuovamente
come avrebbe potuto ancora guardare in faccia Tom senza ripensare a
quanto erano morbide e soffici e bellissime e così perfette
le sue labbra. Doveva far finta di niente, era quello l'unico modo per
far si che le cose tornassero come prima. D'altronde lui non sembrava
aver capito la gravità della situazione e lei era brava a
fingere, per cui poteva gestirla.
- Sì posso gestirla – disse ad alta voce annuendo
da sola, mentre una signora al suo fianco la fissava con gli occhi
sgranati.
Aveva fatto una bella scorta di caramelle, e sperava che Bill ci si
strozzasse con uno di quei maledetti orsetti bianchi trasparenti che
gli piacevano tanto. Appena prima di andare verso la cassa
notò un altro sacchetto di cioccolata a lei familiare, ne
prese uno senza pensarci troppo.
Si affrettò a pagare ed uscì dal supermercato
ritornando in macchina.
- Ho preso tutte le sue preferite – disse sospirando appena
chiuso lo sportello.
- Bene - mugugnò Tom mettendo in moto l'auto.
- E poi... - continuò la ragazza con lo stesso tono
– le nostre preferite -
- Le M&M's blu? – si entusiasmò Tom
cercando il sacchetto con la mano – dammene una -
Era sorprendente come una cosa così stupida ed
insignificante come una M&M's blu, con lui potesse diventare il
simbolo di una pace per un litigio che non c'era stato. Forse una
discussione, o probabilmente Greta si era solo fasciata la testa per un
momento che per lui non aveva significato niente.
- In effetti sai che sei l'unico che conosco a cui piacciono
– disse Greta silenziosa - a parte me –
Tom non disse niente, si limitò a sorridere piano.
- Mi dici che mi vuoi bene? - le chiese in un sussurro non guardandola
neanche in viso.
Greta aprì il sacchetto di M&M's, ne prese due e
gliele mise in bocca sfiorandogli le labbra con le dita.
- Ti voglio bene Split -
___
Greis dal tedesco - vecchio, anziano
Splitter sempre dal tedesco (ma vaH!) inteso come scheggia di legno, ma facciamo finta che sia scheggia inteso come qualcuno che va veloce come una scheggia, va bene?! XD
Grazie infinite ancora a tutte voi che seguite la storia, ricordatevi di inserire un commentino piccino picciò per dirmi cosa ne pensate!
Baci
Lale