Eccoci qui! E finalmente dopo due capitoli
di assenza comparirà il caro Andrew. Vi ho già detto che è uno dei miei
personaggi preferiti?Comunque passiamo oltre..ringrazio infinitesimamente Mazer
che legge sempre e commenta qst fic e anke Eyo^chan ^___^
La porta si aprì.
Kei fissò Andrew qualche secondo prima di parlare. Aveva gli occhi rossi e
gonfi e i vestiti stropicciati.
"A..andrew, possiamo entrare?"
L'inglese fece un sorriso forzato "Si, scusate se non ho aperto
subito..." e si fece da parte per lasciarli entrare. "...ma ci sono
sempre giornalisti che...fanno domande."
Richiuse a chiave la porta.
La stanza era un disordine totale, le valigie erano fatte ma aperte. Alcuni
vestiti erano sparsi sul letto sfatto e sul tavolo vi erano i resti quasi
intatti di una cena e una scatolina bianca. Kei non avanzò oltre e si fermò
subito dietro Andrew.
"Scusate per il disordine." disse prendendo la scatolina e mettendola
in un cassetto.
Ralph lo guardò senza sapere cosa dire, era difficile consolare un amico se
questo si sforzava di essere normale. "Andrew?Vivi da solo?"
Andrew lo guardò assente per un attimo poi si riprese "S..si, l'amico..di
mio...padre..è tornato..poco fa...dalla sua famiglia.."
Andrew era impassibile, svuotato, l'ombra del vecchio ragazzo allegro.
Kei lo osservò pensieroso, fece per rivolgergli la parola ma venne interrotto
da un leggero bussare.
Andrew, ancora in piedi nella stanza, sobbalzò per lo spavento.
Ralph lo guardò interrogativamente "Apriamo?"
Il giovane inglese fece un segno negativo con la testa guardando supplichevole
il suo amico tedesco.
"D'accordo." disse rispondendo allo sguardo dell'amico.
Il bussare si ripeteva ancora e ancora. "Allora, c'è nessuno?!Insomma!Sono
un commissario mica una scassinatrice!" (avete capito chi è
no? Nda)
Shirl si era vestita elegantemente, in fondo doveva vedere un figlio di una
specie di miliardario. Lei si era preparata persino qualcosa da dire a quel
ragazzo, per le condoglianze.
E lui non le apriva! Si ripetè mentalmente che probabilmente cercava di
sfuggire alla stampa e parlò con più calma. "Sono il commissario Shirl
Leah, devo solo farti qualche domanda non ci metterò molto."
Senti il rumore della serratura poi la porta si aprì.
Un ragazzo dagli occhi porpora e i capelli di una strana sfumatura grigia la
guardò innervosito.
Shirl sbattè più volte le palpebre, non aveva guardato attentamente la foto
del rampollo dei McGregor ma non le sembrava fosse così..
Il ragazzo alla porta le rivolse bruscamente la parola. "Ha il
distintivo?"
Shirl fissò gli strani abiti del ragazzo poi si riscosse riflettendo sulla
domanda ricevuta. "Si, eccolo qui ma lei chi è?" aggiunse riprendendo
il suo solito tono.
"Sono un amico di Andrew, Kei Hiwatari. Entri pure."
Il commissario Leah entrò fermandosi a fissare sconcertata il disordine e
passando in rassegna tutte le persone presenti nella stanza. 'Ma cosa fa qui
tutta questa gente?' pensò confusa prima di vedere Andrew appoggiato al muro.
Gli si rivolse brusca, non era mai stata il massimo della delicatezza "Sei
tu McGregor giusto? Devo solo farti qualche domanda." strinse gli occhi
"Da sola. Ci metterò poco."
Il ragazzo annuì. "Dove?"
Shirl sorrise "Ti posso portare alla centrale?"
Andrew annuì ancora. E seguì Leah fuori dalla porta. "Ragazzi, mi
aspettate qui?"
Ralph si accigliò "Ma.." Kei gli passò davanti scoccando a Shirl
un'occhiata feroce "Si, fai in fretta."
************************
Il commissariato era abbastanza piccolo ed affollato. Shirl avanzò nervosamente
tra i suoi colleghi seguita da Andrew Mcgregor.
"Vieni Andrew, andiamo nel mio ufficio, lontani da tutti questi imbecilli
senza cervello, capaci solo di incasinarsi la vita."
Andrew la guardò stupito. 'Che caratteraccio' pensò sempre standole dietro.
Entrarono in una stanzetta. La scrivania era ricolma di fogli e cartacce,
l'unico posto in ordine erano gli scaffali.
"Su che aspetti lì, dai siediti..ehm..qui." disse liberando una sedia
da dei fogli.
Andrew fece come gli era stato detto.
"Bhè, non badare al disordine, non sono mai stata brava a mettere a posto,
cioè non è che io non sia brava a riordinare è che non ne ho mai voglia, poi
ho una sacco da fare, sai com'è. No non credo tu lo sappia. Comunque scusami ma
non sono abituata a essere carina e gentile eccetera eccetera..."
Si sedette a sua volta prendendo un notebooke e una penna da un cassetto
stracolmo.
"Allora, tu sei Andrew McGregor, 17 anni, figlio di Peter McGregor e Hanna
Jhones. Giusto?"
Il blader inglese annuì. "Ok, poi...dimmi se è giusto..tu e tuo padre
siete partiti due giorni fa, di sera e siete arrivati all'hotel dove tu alloggi.
La notte verso le quattro tuo padre disse di dover assolutamente fare qualcosa,
ma non ti disse cosa."
Andrew la guardò assente "Mi ha detto di dover andare a sbrigare un affare
ed è uscito.."
Shirl scribacchiò qualcosa poco convinta ma continuò senza domande. "Ti
ha lasciato solo nell'hotel ed è uscito. Tu non hai più saputo niente fino
alla mattina seguente quando hanno trovato il suo corpo. Tutto giusto?"
Il blader inglese continuava ad annuire pensieroso. "E'..è morto."
"Ti ricordi se ha detto qualcos'altro prima di uscire o i giorni
precedenti?"
Il giovane McGregor la osservò cautamente "La..la settimana scorsa, ho
sentito una conversazione al..telefono. Non riesco a ricordare bene, diceva
qualcosa di Mosca...degli omicidi non..ricordo.."
La donna lo scrutò attentamente per capire se stava mentendo. L'unica cosa che
vedeva era un ragazzino sconvolto e confuso, che aveva bisogno di conforto.
"Nient'altro?" Andrew scosse il capo.
Era andata più male di quello che pensava, non aveva scoperto niente di nuovo.
Peccato.
"D'accordo, facciamo una cosa. Io ora ti riporto dai tuoi amici, se ti
viene in mente qualcosa mi chiami ok?" detto questo gli diede un
bigliettino verde con il suo numero di cellulare.
Andrew la guardò riconoscente e Shirl gli sorrise, conscia di aver fatto la
cosa giusta.
**********************
Max finì di di mettere in ordine i vestiti di Andrew nelle valigie.
Ralph prese i resti freddi della cena del uso amico e li buttò rivolgendosi poi
ai Bladebreakers. "Sentite, chi di voi sa cucinare?"
Takao fece per alzare la mano ma venne 'incenerito'dallo sguardo di Max che
rispose al suo posto "Io e Rei, possiamo andare a comprare qualcosa al
supermarket qui accanto."
Ralph annuì dando loro dei soldi.
Max, Takao e Rei uscirono velocemente. Era stato imbarazzante trovarsi davanti
Andrew sconvolto, non sapevano neanche loro cosa si aspettavano venendo in
Russia. Erano rimasti scioccati, volevano aiutare il loro amico ma non sapevano
come fare.
Ralph prese il cellulare. "Kei, torno fra un po'. Vado a telefonare a
Olivier e Gianni e mandare a casa l'elicottero." fece per uscire ma poi si
fermò guardandosi indietro "Se torna Andrew chiamami ok?".
Poi uscì lasciando solo Kei.
Hiwatari finì di pulire il tavolo della stanza avvicinandosi ai cassetti per
dare una riordinata.
Aprì il primo cassetto iniziando a sistemare le magliette.
'E questa cos'è?' si chiese prendendo tra le mani una scatolina bianca.
La rigirò tra le mani sospettoso e infine si decise ad aprirla.
Versò il contenuto in mano strabuzzando gli occhi per la sorpresa.
"Pillole? Che roba sono?"
La porta si aprì di scatto e Kei chiuse velocemente la mano sulla sua nuova
scoperta.
"Andrew? sei già tornato?Dov'è la poliziotta?" Andrew lo guardò un
attimo confuso.
"Shirl mi ha riaccompagnato poi è andata...dove sono gli altri?"
"In giro, torneranno tra poco."
Kei riflette un attimo su cosa dire, doveva avere spiegazioni circa quelle
pillole, era meglio chiederglielo subito, ora che erano soli. Si sedette sul
divanetto e fece segno a Andrew di sederglisi accanto.
L'inglese ubbidì stupito, lui e Kei non erano mai andati d'accordo.
Intanto il ragazzo tatuato aveva aperto la mano con le pillole, cosa che fece
sobbalzare ed arrossire Andrew.
Restarono in silenzio alcuni minuti.
"Allora, mi vuoi dire cosa sono?"
Il giovane accanto a lui abbassò lo sguardo, non riusciva a sostenere gli occhi
porpora di Kei.
"Non sono mie."
Kei sbuffò spazientito. "Bhè non erano quelle che si trovavano sul tuo
tavolo quando siamo entrati? allora?"
Andrew lo guardò indeciso "Erano di mio...padre, le ho trovate nel
cassetto."
Kei non parlò così l'inglese continuò arrossendo la sua spiegazione.
"Sono anti-depressivi, io..li ho trovati.dopo la sua morte".
Kei rimise le pillole nella scatola poi si alzò e buttò la scatola nel
cestino.
"Le hai prese?"
"Non servirebbe a niente dirti di no vero?"
Il blader giapponese si avvicinò velocemente all'amico prendendolo per i polsi.
"Ma ti rendi conto della cazzata che hai fatto? Quante ne hai
prese?!Allora?"
Andrew tentò inutilmente di liberarsi. "Non..mi ricordo..io..non sapevo
cosa fare.." e per la prima volta da quando era morto suo padre scoppiò a
piangere.
Kei lo lasciò andare in colpa, era stato troppo aggressivo. Gli si sedette
vicino indeciso su come consolarlo.
"Mi dispiace Andrew."
Le esili spalle dell'inglese erano scosse da singhiozzi continui e Kei non
resisté all'impulso di abbracciarlo.
Stettero così alcuni minuti fino a quando Andrew, ormai più tranquillo, parlò
all'amico.
"Quando mio padre è morto io..non sapevo cosa fare...l'ho conosciuto così
poco..io gli volevo bene...erano un modo per..non so neanch'io cosa.."
Stava parlando degli anti-depressivi. Kei era indeciso, cosa doveva fare?
"Andrew, ascoltami, quando li hai presi l'ultima volta?" gli domandò
con un tono dolce che non aveva mai usato.
L'inglese tra le sue braccia restò pensieroso un attimo prima di rispondere
"Sta..stamattina, ma ora sto bene te lo assicuro." si affrettò ad
aggiungere districandosi da quell'insolito abbraccio.
Kei gli scoccò un sguardo poco convinto "Se lo dici tu. Promettimi solo
una cosa, non fare altre stupidaggini del genere ok?"
Andrew annuì a disagio. Da quando Kei si preoccupava per lui?
**************
Ryo aprì lentamente gli occhi. Era seduto su qualcosa, sentiva il freddo
metallo a contatto con le sua braccia tenute ferme da polsini di ferro.
Cercò di guardarsi intorno ma anche la testa era bloccata.
'Che diamine sono questi fili..'
Cercò di svincolarsi dalla strana 'sedia' ma era strettamente legato.
"Ben svegliato Mizuno. Ti piacciono queste apparecchiature?"
L'unica risposta che ricevette fu un basso ringhio.
"Ringhi? Si vede che voi -orecchie a punta- siete inferiori. Ora rispondi,
avete delle strane capacità? poteri paranormali o cosa?"
Ryo chiuse gli occhi deciso fermamente a non rispondere, la sua razza sapeva
cose che gli umani non sapevano, ma lui era un esiliato e personalmente non
valeva molto.
Ma doveva far credere a Barkov di essere importante, era l'unico modo per
restare in vita.
Si era comportato abbastanza scioccamente, era ora di usare l'astuzia.
Deglutì riflettendo sulla sua prossima mossa.
"Il mio popolo smuoverà mari e monti per salvarmi, e noi abbiamo armi
molto potenti. Sei spacciato."
L'uomo davanti a lui sogghignò "Non so se crederti. Ma la storia delle
armi mi interessa. Ma per ora ci limiteremo a studiarti fisicamente. "
Si avviò verso la pota in fondo alla sala rivolgendo un'ultima volta la parola
al suo prigioniero "Ci vediamo."
Mi dispiace di non aver fatto in tempo ad
aggiungere altri personaggi (come Boris, Yuriy o Barkov) ma dovevo assolutamente
mettere alcuni pezzi...
Voglio anche dirvi di guardare la seconda serie di bey perchè è bellissima *_*
Yuriy: io sono il capitano dei Demolition Boys!! hahaha!!
Boris: XD°°°°
Yuriy: haha!!
Boris: XD°°°
Ilakey: Smuoviamo un po' la conversazione! dai Yuriy fa qualcosa.
Yuriy: L'hai chiesto tu! Sono il capitano uncino! Un passo avanti ondeggiando,
un'altro indietro bailando. Muovi a tempo il bacino sono il capitano uncino!
/Yuriy balla/
Boris: XD°°° (mi è piaciuta soprattutto la parte del 'muovi a tempo il
bacino' dai Yu! balla! NdBoris)
Ilakey: -_- tra un maniaco e uno con manie di grandezza siamo messi bene.
Ciaoooo
Commentate vero? ^_^
Andate a visitare il mio sito?
BEYBLADE'S FIRE