La fioritura dell’amore
parte seconda
Sora si girò nel letto per l’ennesima volta, incapace di
chiudere occhio. Per quanto si sforzasse di mettere a tacere i suoi mille
pensieri, quelli finivano sempre col sopraffarla, impedendole di dormire. Alla
fine, stanca di quel continuo scontro contro se stessa, Sora decise di lasciar
perdere di dormire e di concentrarsi finalmente sui mille dubbi che
l’assalivano.
Era da quando Mimi e Koushiro li avevano interrotti che
continuava a pensarci, anche se più volte si era detta di non farlo.
Tuttavia…come poteva non tornare con la mente a quello che era successo appena
quel pomeriggio? Il modo in cui Taichi l’aveva guardata…era stato così…strano!
Totalmente diverso da come la guardava di solito. E poi…cosa stava per dirle?
Almeno a giudicare dall’espressione sul suo volto sembrava una cosa veramente
importante. Ma di cosa si poteva mai trattare? Cosa poteva essere?
Sora trepidava d’impazienza. Voleva assolutamente capire…sapere
cosa il ragazzo voleva dirle. Ma allo stesso tempo, una parte del suo cuore la
metteva in guardia da quelle parole. Una parte, in lei, le diceva di non
domandare nulla, di non sapere, perché era meglio così. Era meglio per lei non
sapere nulla. Forse quella piccola parte aveva già intuito qualcosa…
Ma non era solo quello a riempire così profondamente la mente di
Sora. C’era dell’altro. Dopo il discorso avvenuto tra Taichi e Yamato, lei
aveva sentito come qualcosa che cambiava radicalmente. Quando li aveva visti
rientrare, per poco non era morta dalla curiosità di domandare loro di cosa
avessero parlato…cosa si fossero detti di tanto urgente. Ma poi…qualcosa
l’aveva trattenuta. E così alla fine non aveva osato domandare nulla a
riguardo. Aveva messo da parte la curiosità e aveva cercato di concentrarsi
sulla gara che avveniva proprio lì di fronte a lei.
Ma ancora una volta Taichi e Yamato avevano mandato a monte i
suoi propositi di non pensare. Sora non sapeva bene come spiegarselo, però
quando li aveva visti sedersi lì, accanto a lei…aveva provato come un tuffo al
cuore nell’averli entrambe così vicino. L’uno a destra e l’altro a sinistra.
Nessuno dei due le aveva detto niente. Non una parola. Tuttavia…lei aveva
ugualmente avvertito che qualcosa era cambiato. Non tra loro due, ma tra lei e
entrambe i due ragazzi. Era come cambiato qualcosa. Lo aveva percepito
chiaramente. Ma non aveva osato chiedere nulla. Era stata in silenzio,
semplicemente.
Sora si mise a sedere si portò il capo tra le mani, spossata.
Sentiva di dover parlare con qualcuno. Però…che poteva mai dire? Dopotutto
nemmeno lei sapeva bene cosa stesse succedendo. ‘Forse la cosa migliore è
parlare direttamente con Taichi e Yamato. Almeno loro…sapranno darmi una
spiegazione’, si disse tra sé e sé, consapevole che quella fosse la soluzione
migliore. Solo che…aveva una strana paura. Una paura matta di scoprire la
verità.
Le vetrine di Odaiba pullulavano di nuovi acquisti, messi ancor
più in risalto dai mille colori che trasparivano da esse. Eppure Sora non
sembrava colpita da tutto ciò. L’unica ragione che l’aveva spinta ad uscire,
quella domenica pomeriggio, era stata la speranza di trovare un po’ di pace
almeno lì. Era tutto il weekend che i suoi pensieri la tartassavano e così alla
fine Sora aveva deciso di provare ad uscire un po’. In genere, quando aveva un
problema, trovava sempre un certo sollievo ad uscire. Anche se…generalmente con
lei c’erano Taichi e Yamato.
Sora si ammonì mentalmente, ripromettendosi di non pensarci.
Avrebbe anche potuto chiamarli, però…non se l’era sentita alla fine. Non sapeva
se era pronta ad accogliere ciò che loro aveva da dirle. Aveva provato a
chiamare anche Mimi, almeno per poter parlare un po’ con lei, ma la ragazza
sfortunatamente non era in casa. Era uscita con i suoi genitori e sarebbe
tornata solo la sera. Per quanto riguardava le altre due amiche…beh, Miyako era
uscita con Ken, mentre Hikari…Sora non l’aveva chiamata, non voleva correre il
rischio di parlare con Taichi. Si sentiva una stupida a comportarsi a quel
modo, lo sapeva, però…ancora non se la sentiva ad affrontarlo. Non dopo
l’ultima volta, quando lui… E comunque Hikari sicuramente aveva da fare con
Takero, quindi…!
Sora sospirò e si avvicinò distrattamente ad un negozio di
oggetti. Non sapeva nemmeno perché si era avvicinata…forse attratta da tutti
quei colori. Però ora che si trovava lì, faticava a concentrarsi sulla merce.
Il suo pensiero era ormai fisso sui suoi due amici. Sul loro comportamento
l’ultima volta che si erano visti…sulle strane sensazione provate in quell’ultimo
tempo…
‘Probabilmente sto sbagliando tutto. Forse dovrei solo chiedere
loro cosa è successo, però…’, Sora si sentì stupida per quella sua
vigliaccheria. Di solito non avrebbe esitato a fare chiarezza, ma ora…le
sembrava tutto diverso. Forse perché dentro di sé avvertiva già chiara una
strana inquietudine…
“Sora?”, la fanciulla sobbalzò nel riconoscere quella voce che
l’aveva appena chiamata.
La ragazza si voltò lentamente e il cuore le arrivò in gola non
appena i suoi occhi incrociarono la figura familiare di Taichi. Era da solo.
“Taichi!”, esclamò la fanciulla, arrossendo involontariamente
quando incrociò il suo sguardo.
“Dove stai andando?”, le chiese lui a quel punto, curioso.
“Da nessuna parte. Facevo un giro”, rispose vaga lei. “Tu?”,
aggiunse poi, alzando finalmente lo sguardo su di lui.
“La mamma mi ha mandato a fare la spesa”, Taichi accennò alle
due grosse buste che teneva in una mano.
Sora, allora, annuì, prima di ritornare in silenzio. Fu
nuovamente il ragazzo a fugare quel velo.
“Ti va di fare la strada insieme?”, le domandò senza giri di
parole, guardandola serio.
La giovane Takenouchi arrossì impercettibilmente, ma prima che
se ne rendesse conto si ritrovò ad annuire.
Sora e Taichi camminavano lungo la strada immersi in un insolito
silenzio. Generalmente, non sarebbe mai capitato di vederli così taciturni,
però…in quel caso…
“Taichi, posso farti una domanda?”, fu proprio Sora, cogliendo
inaspettatamente il ragazzo, a fugare quel silenzio inusuale venutosi a creare.
Il giovane Kamiya la guardò interrogativamente, ma tuttavia
annuì. Sora, allora, trasse un paio di profondi respiri, ormai decisa a
chiedergli tutto. Ora, più che mai, voleva assolutamente sapere cosa Taichi e
Yamato si erano detti, per capire così cos’era quella strana aria che aveva
avvertito al loro rientro.
“Tu e Yamato…di cosa avete parlato, se posso?”, chiese
finalmente, guardandolo dritto negli occhi con aria decisa. “So di sembrare
un’impicciona, però…quando siete rientrati in palestra io…io ho avvertito
qualcosa di strano. Per questo io…vorrei sapere”, spiegò, senza smettere di
fissarlo.
Taichi a quella domanda si fermò di scatto, colto alla
sprovvista. Non credeva che Sora si fosse davvero accorta che qualcosa era
cambiato…però, dopotutto, c’era da aspettarselo. Lei era una ragazza
intelligente. Doveva aver immaginato qualcosa.
“Taichi?”, lo richiamò la fanciulla, portandosi davanti a lui.
Il moretto sospirò. Ecco, era arrivato il momento della verità.
Il momento di dirle dei suoi sentimenti.
“Sora, io…io e Yamato abbiamo parlato, è vero. Di te”, confessò,
cercando le parole migliori per confessarsi a lei.
Non le avrebbe detto che anche Yamato…no, non sarebbe stato
giusto. Doveva farlo lui stesso. Però poteva dirle che anche lui era innamorato
di lei. E lo avrebbe fatto. Ormai era deciso.
Dal canto suo, Sora si sentì un po’ spiazzata da quella
rivelazione. Ma d’altronde quella era l’unica che avrebbe spiegato la strana
sensazione che aveva provato al loro rientro.
“Sora, c’è una cosa che io devo assolutamente dirti. Una cosa importante,
che riguarda me…te…noi due…”, Taichi abbassò lo sguardo, consapevole che se
avesse continuato a fissarla, la forza di dirle tutto gli sarebbe venuta meno.
Nel frattempo la fanciulla sentiva il proprio cuore come
impazzito nel petto. Batteva martellante, quasi fosse stato un tamburo,
incapace di resistere oltre. Anche se in cuor suo era ben consapevole che
quello che Taichi le avrebbe detto avrebbe potuto cambiare ogni cosa, adesso
Sora avvertiva l’unico desiderio di saperlo subito. Immediatamente. Non poteva
più aspettare. Non poteva più crogiolarsi così nell’inconsapevolezza.
“Sora, io… Io mi sono innamorato di te, Sora”, Taichi alzò lo
sguardo e lo fissò in quello della fanciulla.
La vide impallidire, palesemente sgomenta. Di certo la ragazza
non si sarebbe mai attesa una cosa del genere…una rivelazione simile…
“Mi dispiace, ma…dovevo dirtelo”, il giovane Kamiya abbassò lo
sguardo, stringendo la mano libera a pugno.
Non voleva sconvolgerla così, però…non poteva nemmeno più
rimanere in silenzio.
“Scusami”, mormorò solo, prima di voltarsi e iniziare a correre,
via, lontano da lì, da lei.
Taichi voleva solo allontanarsi. Inaspettatamente, voleva
correre via. E poi sapeva che la ragazza aveva bisogno di un po’ di tempo per
cercare di capire, per percepire cosa lui le avesse appena detto. Eppure…ora
che si era tolto quel peso dal cuore, lui…si sentiva più libero. E…felice.
Taichi quasi non si accorse di stare sorridendo, mentre il suo cuore sembrava
tirare come un sospiro di sollievo.
“Scusami”, Taichi sussurrò appena quelle parole, prima di
voltarsi e iniziare a correre via.
Sora alzò un braccio per tentare di fermarlo. Ma poi ci ripensò.
Forse…forse era meglio così. Lei…lei aveva bisogno di un po’ di tempo. Per
capire. Per mettere a fuoco ciò che lui le avesse appena detto.
A Sora sembrava incredibile che davvero Taichi le avesse detto
di…di essere innamorato di lei. Per lui lei era sempre stata la sua migliore
amica, ma mai una possibile…ragazza! Taichi non l’aveva mai vista in quel modo,
nemmeno quando, un tempo, lei gli era andata dietro. Sora ricordava ancora
perfettamente la sua cotta per lui. Durante tutto il suo primo viaggio a
Digiworld lei ne era stata innamorata, colpita dalla sua allegria e dal suo
modo di fare così solare. Ma poi…poi le cose erano cambiate. Lei aveva capito
di considerarlo solo un amico. Un caro amico. E così era scomparsa anche la sua
cotta per lui. Ma ora…un tempo sarebbe stata felice di sentire quelle cose da
lui, ma adesso?
Sora era confusa. Terribilmente confusa.
Non si era nemmeno accorta di stare camminando. Non aveva
nemmeno notato che il cielo si avvicinava all’ora del tramonto. Tutto il suo
essere era stato preso dai propri pensieri. Dalle parole di Taichi… Ora più che
mai Sora avvertiva il bisogno di parlare con qualcuno. Di sfogarsi con un buon
amico. Generalmente sarebbe corsa da Taichi, oppure da…
Il fluire dei suoi pensieri venne interrotto da qualcosa, o
qualcuno, che andò ad ostacolarle il cammino. Sora alzò lo sguardo e il cuore
le sussultò nel petto quando vide, ritto di fronte a lei…
“Yamato”, sussurrò appena il suo nome, quasi avesse paura.
Il biondino la guardò in silenzio. Sembrava preoccupato. Però i
suoi occhi blu apparvero così confortanti a Sora…così amichevoli… E lei in quel
momento aveva bisogno proprio di quello: di un abbraccio amico.
“Oh, Yamato”, senza aggiungere altro, la fanciulla lo abbracciò,
appoggiando il capo sul suo petto muscoloso.
Il giovane Ishida sentì due mani circondargli dolcemente il
petto, mentre pian piano la testa della ragazza si adagiava a lui. L’aveva
vista camminare con l’animo stravolto per le strade di Odaiba e quasi non si
era accorta di lui fino a quando non vi aveva sbattuto contro. Yamato l’aveva
osservata negli occhi, sin nel profondo, e aveva capito che Taichi le aveva
parlato. Per questo Sora ora era in quelle condizioni.
Senza dire nulla, Yamato la strinse dolcemente a sé, al suo
cuore, sperando che riuscisse a capire, con quel gesto, che in ogni caso lui
c’era. Era lì, per lei. Qualunque cosa fosse accaduta…lui c’era. Sempre.
La sentì piangere, confortata forse da quel caldo abbraccio.
Yamato non le disse niente, la lasciò fare. Era giusto così. Era
meglio così. Anche se…sapere che stava piangendo per un altro ragazzo…questo,
lo faceva sentire dannatamente male.
“Taichi?”, Sora abbassò timidamente lo sguardo, cercando di
trovare dentro di sé la forza necessaria.
Era stato Yamato a spingerla da lui. Quel lunedì mattina lei e
Taichi non si erano scambiati una parola, troppo imbarazzati dal loro ultimo
incontro per farlo. Avevano passato tutta la mattinata a cercare di evitarsi,
ad abbassare lo sguardo quando i loro occhi si incontravano e a non dire nulla
quando erano insieme. Poi, all’ora di ricreazione, Sora era uscita e Yamato
l’aveva raggiunta. Una volta da soli, nel cortile, il ragazzo le aveva detto di
andare a parlare con Taichi. Di risolvere quella situazione tra loro, perché
non era giusto rimanere così in sospeso la cosa. Sora aveva subito capito
quanto l’amico avesse ragione e così, mettendo da parte l’imbarazzo, alla fine
si era decisa ad andare a parlare con Taichi.
Non fu molto difficile per lei indovinare il luogo in cui si
trovava. Praticamente, il ragazzo era rimasto lì dove lo aveva lasciato: in
classe.
“Taichi, noi…dobbiamo parlare”, la giovane Takenouchi avanzò di
qualche passo nella sua direzione, richiamando a sé tutto il coraggio di cui
era capace.
Dal canto suo Taichi sembrava piuttosto sorpreso della cosa. Ma
palesemente contento di vederla lì.
“È per quello che ti ho detto ieri, non è vero?”, intuì
immediatamente lui, prima di abbassare lo sguardo imbarazzato, imitato subito
dalla fanciulla.
“Sì”, rispose tuttavia lei, facendosi forza e alzando lo
sguardo.
Sora stava per dire qualcosa, ma il ragazzo la precedette.
“So bene che tu non te lo aspettavi. Cosa credi, mica sono
stupido? Tuttavia…dovevo dirtelo. Dovevi saperlo. E così…”, Taichi arrossì
lievemente, ma si sforzò di continuare. “Però devi promettermi una cosa, Sora.
Devi giurarmi che in ogni caso, qualunque sia la tua decisione, l’amicizia tra
noi non cambi…non ne venga compromessa”, la guardò serio negli occhi, e Sora
capì che la stava quasi pregando.
La fanciulla dai capelli ramati non poté fare a meno di
sorridere. Era quello ciò che più voleva sentirsi dire. Anche se confusa, Sora
sapeva bene di non poter fare a meno della sua amicizia. Taichi…era troppo
importante per lei per rischiare di perderlo così.
Senza pensarci oltre, la fanciulla corse ad abbracciarlo.
“Grazie Taichi!”, esclamò felice.
“Sora…”, fece allora per dire lui, ma lei lo interruppe.
“Io non so cosa provo per te…non ancora. La tua dichiarazione mi
ha colta di sorpresa, lo ammetto. Però…so per certo che non vorrò mai perderti.
In nessun caso, Taichi”, alzò lo sguardo e lo fissò dritto negli occhi.
“Sora”, adesso avevano entrambe gli occhi lucidi.
“Ti voglio bene, Taichi!”, Takenouchi si strinse affettuosamente
a lui, sentendo immediatamente le braccia del ragazzo rispondere al suo
abbraccio.
“Te ne voglio anch’io, Sora”, mormorò di rimando lui, contento
che quella situazione si fosse, almeno momentaneamente, risolta.
Presi come era da quell’abbraccio affettuoso, né Taichi né Sora
si accorsero della figura che li osservava, silenziosa, dalla porta.
Yamato gettò loro un’ultima occhiata, contento che avessero,
almeno per ora, chiarito. Poi, tuffando le mani nelle tasche, si allontanò da
lì. Con l’espressione del viso un po’ corrucciata e il cuore dolorante.
“Yamato! Yamato aspetta!!”, il biondino si voltò giusto in tempo
per vedere Sora raggiungerlo.
Il giovane Ishida alzò un sopracciglio, sorpreso.
“Yamato, io…”, la fanciulla prese un paio di profondi respiri,
cercando così di stabilizzare il suo battito cardiaco dopo la corsa che era
stata costretta a fare per raggiungerlo. “Io volevo…volevo solo ringraziarti
per…per tutto quanto”, Sora alzò lo sguardo, ma i suoi tentativi di riportare
il battito del suo cuore a un livello normale vanificarono nel momento stesso
in cui incrociò gli occhi profondi dell’amico.
‘Che mi succede?’, si domandò la ragazza, sentendosi stranamente
agitata.
Dal canto suo Yamato la guardò per un lungo istante in silenzio.
Non voleva la sua gratitudine, non l’aveva fatto per questo. Lui voleva solo
che lei fosse felice. Indipendentemente da tutto. Anche se questo per lui
significava soffrire.
“Allora avete chiarito”, ne dedusse Yamato, tralasciando il
fatto di averli visti, appena poco prima.
Il sorriso sul volto di Sora fu eloquente. “Sì!!”, rispose
raggiante la ragazza.
Yamato la guardò e non poté fare a meno di intenerirsi di fronte
all’espressione dolce sul volto della fanciulla. Sembrava quasi una bambina, in
quel momento, contenta per aver fatto la pace con un amichetto.
“Sono contento”, il biondino alzò un braccio e le arruffò
affettuosamente i capelli, come si fa con i bambini.
Sora arrossì lievemente a quel tocco, sentendosi veramente
piccola nei suoi confronti. Però…non poteva negare di sentirsi veramente felice
in quel momento. Aveva chiarito con Taichi, in più Yamato sembrava veramente
felice di questo. Ma poi si diede mentalmente della stupida. ‘Ma certo che lo
è! Siamo i suoi due migliori amici, chi vorrebbe vederli litigare?!’, si
rimproverò, facendo la linguaccia a se stessa. D’improvviso Sora si ritrovò a
chiedersi se per caso Yamato fosse a conoscenza dei sentimenti di Taichi per
lei.
Quel pensiero la colpì profondamente, tanto da alzare lo sguardo
sul ragazzo che le era di fronte fino a fissarlo indagatrice. Voleva tanto
chiederglielo, però…da una parte aveva una profonda paura di sentirne la
risposta.
Dal canto suo Yamato aspettò che fosse lei a parlare, sebbene
conoscesse già la domanda che aveva da porgli. Lo aveva scorto nei suoi occhi
che era quello che lei voleva sapere
da lui.
“Yamato?”, Sora finalmente sembrò farsi coraggio.
Lui la fissò negli occhi, senza dire nulla.
“Tu…tu sapevi che…sapevi che Taichi si fosse…sì insomma, che
lui…”, balbettò impacciata la fanciulla, ma non riuscì a terminare la frase che
le parole del ragazzo la precedettero.
“Sì, lo sapevo”, confessò il biondino, senza distogliere per un
solo istante lo sguardo dagli occhi nocciola di lei, che ora lo fissavano
attoniti.
Il cuore di Sora aveva avuto un balzo, colto alla sprovvista da
quella rivelazione. La fanciulla non poteva credere alle proprie orecchie…
‘Yamato lo sapeva…lui…lo sapeva…’, continuava a ripetersi, incredula. Anche
quando lui l’aveva spinta ad andare da Taichi, per chiarire, lui…Yamato sapeva.
Sora non riusciva a capire perché questo pensiero la sconvolgesse tanto.
Dopotutto avrebbe dovuto aspettarselo. Anzi, a ben pensarci anche Taichi le
aveva detto di aver parlato con Yamato di lei, tuttavia…non si era di certo
aspettata che il ragazzo fosse andato a dire all’amico proprio che era
innamorato di lei. Non che ci fosse qualcosa di male. Yamato era pur sempre il
miglior amico di Taichi! Però…perché Yamato non aveva detto niente a lei?
Perché quando l’aveva incontrata, il pomeriggio precedente, non le aveva detto
nulla a riguardo? E nemmeno prima…
“Ci vediamo!”, la giovane Takenouchi rimase come inebetita a
fissare l’amico mentre si allontanava, con le mani in tasca e il volto rivolto
a un punto indefinito di fronte a sé.
‘Yamato…cosa sono io per te? Solo una semplice amica o…cosa?’,
non poté fare a meno di chiedersi, per la prima volta, completamente
frastornata.
Takero fissò, con aria stralunata, il fratello mentre si
allacciava le scarpe.
“Hai sentito quello che ti ho detto, Yamato?”, domandò quasi a
se stesso, incredulo.
Venendo lì, di certo non si sarebbe aspettato di trovare una
simile reazione nel fratello. Sembrava quasi…che a lui non importasse nulla.
“Sì, ho sentito”, confermò Yamato, senza però alzare lo sguardo
e concentrandosi solo su quello che stava facendo.
Takero sbatté le palpebre più volte. Stentava a crederci. E
pensare che lui aveva sempre pensato che…
“Io non capisco…credevo che ti desse almeno un po’ fastidio che
Taichi avesse chiesto a Sora di uscire con lui!”, ribatté il giovane Takaishi,
passandosi confuso una mano tra i biondi capelli.
Yamato a quelle parole sentì, per la seconda volta nel giro di
pochi istanti, il proprio cuore fremere. Gli dava fastidio, terribilmente
fastidio! Gli bruciava in petto e gli faceva prudere le mani, però sapeva che
era giusto così. Per rispetto di Taichi.
“Io…io pensavo che tu fossi innamorato di Sora…”, Takero si
appoggiò al muro, lasciandosi sfuggire quel pensiero che aveva da sempre tenuto
segreto al fratello.
“Come??”, Yamato a quelle parole si voltò di scatto verso di lui
e lo guardò allibito.
Come faceva Takero a sapere che…? Lui non glielo aveva mai
detto! E dubitava che fosse stato Taichi a rivelargli una cosa simile.
Allora…?!
“L’ho capito da solo. Questo inverno”, spiegò allora Takaishi,
sostenendo lo sguardo dell’altro.
Yamato sospirò, prima di tornare a voltarsi per finire di
sistemarsi i lacci delle scarpe. Non doveva meravigliarsi. Non ce n’era motivo.
Takero era un tipo sveglio e in più era suo fratello. Lo conosceva ormai bene e
aveva imparato a leggere nei suoi occhi, l’unico spazio dove Yamato concedeva
ai propri sentimenti la libertà di esprimersi.
“Yamato…perché lasci che sia solo Taichi a combattere per lei?”,
la domanda di Takero lo colpì in pieno centro.
Il giovane Takaishi vide il fratello maggiore smettere per un
istante di fare quello che stava facendo, rapito forse dai suoi pensieri, prima
di ritornare ad occuparsene nuovamente, con più energia di prima.
“È giusto così. Taichi è innamorato di lei e…Sora…lei…”, abbassò
il capo, mestamente.
“Come fai a dirlo così con certezza?? Lei non sa neanche che tu
sei innamorato di lei!”, sbottò allora Takero, che, per quanto si sforzasse,
proprio non riusciva a capire il comportamento del ragazzo.
Yamato sospirò. Takero aveva ragione, però…
“Cosa ti impedisce di dire a Sora che ne sei innamorato,
Yamato?”, il giovane Takaishi guardò il fratello con aria sorprendentemente
seria. “Dovresti provare a chiedertelo se è solo l’amicizia per Taichi o la
paura di ricevere un no come risposta da lei”
I freni della metropolitana stridettero lungo il binario in
acciaio, prima di fermarsi completamente e lasciar così uscire i passeggeri per
farne posto ad altri.
“Vieni, Sora!”, Taichi le prese affettuosamente una mano e,
senza notare il lieve rossore che le aveva colorato il volto, la aiutò ad
uscire all’esterno della stazione.
Un tiepido sole li accolse dolcemente, rivelando che ormai la
bella stagione si avvicinava al suo punto di culmine meraviglia.
Ancora in quel momento, mentre camminava accanto all’amico per
le strade affollate di Tokyo, Sora stentava a credere che quello fosse davvero
il loro primo appuntamento assieme. Certo, erano già usciti insieme più volte
in precedenza, ma quella volta…era diverso. Ora Taichi le aveva proposto di
uscire come si fa in un vero e proprio appuntamento. E lei, sebbene un iniziale
imbarazzo, si era ritrovata ad accettare. Forse, almeno così, il suo cuore
avrebbe finalmente capito cosa provasse nei suoi riguardi. Avrebbe finalmente
capito se era innamorata ancora di lui o se davvero nutrisse per il ragazzo dei
semplici sentimenti di amicizia.
“Ti va di mangiare qualcosa?”, le propose d’un tratto Taichi,
voltandosi verso di lei e sorridendole dolcemente.
Sora sentì il proprio cuore subire un arresto di fronte a quel
luminoso sorriso che gli illuminava il volto, ma non poté non annuire.
“Va bene”, accordò, sorridendo timidamente.
“Benissimo!!”, Taichi sembrava veramente entusiasta della cosa.
Senza dire null’altro, il giovane la condusse in un locale molto
carino non molto distante da lì. Non era molto grande, ma in compenso il suo
arredamento pareva di buon gusto e riusciva a renderlo, da solo, un posto
davvero molto accogliente. Proprio sul fondo del locale, un grosso bancone da
bar faceva bella mostra di sé, esibendo un ottimo assortimento di vivande.
“Prendi qualcosa?”, Taichi fece cenno alla fanciulla di
accomodarsi a uno dei tavolini in marmo che riempivano la saletta.
“Solo un the freddo, grazie”, gli sorrise grata Sora.
“Al limone, giusto?”, il giovane Kamiya ricordò per un istante
che alla ragazza piaceva solo quel genere di the e che di conseguenza gradiva
poco quello alla pesca.
Takenouchi annuì. “Esatto!”, confermò, allegramente.
“Arrivo subito, madamoiselle!”,
esclamò allora Taichi in un francese impeccabile, prima di allontanarsi per un
istante da lei.
Sora seguì la sagoma del ragazzo mentre conversava con il
barista per fare appunto le ordinazioni. E inavvertitamente le venne da
sorridere. Quando Taichi le aveva proposto di uscire con lui, Sora non si
sarebbe mai immaginata che potesse stare davvero così bene. In lei una parte
del suo cuore le aveva gridato che sarebbe stato tutto diverso dalle solite
volte, che sarebbe stata agitata per tutto il tempo e che sarebbe stato come
uscire per la prima volta con un ragazzo. Invece poi proprio quella parte aveva
dovuto ricredersi. Taichi non solo si era dimostrato come il ragazzo che
conosceva da sempre, ma era stato infinitamente dolce con lei. E poi l’aveva
fatta ridere davvero tanto! Anche se la mattina era appena cominciata e di
fronte a loro si stagliavano inesorabili le ore che li separavano ancora dal
pomeriggio, Sora si sentiva veramente serena. Una sensazione che Taichi sapeva
trasmetterle perfettamente. Lui, con i suoi modi di fare così sciolti e
spontanei, riusciva a farla sentire bene sempre e comunque, in ogni occasione.
“Ecco a lei, signorina!”, Sora sorrise quando il ragazzo ritornò
con le richieste.
Per tutta risposta Taichi le rivolse un meraviglioso sorriso. Era
contento, veramente contento di stare lì con lei in quel momento.
“Takero!”, Hikari sorrise nel riconoscere la figura del proprio
ragazzo che si avvicinava a lei. “Sei arrivato finalmente!”, esclamò buttandosi
tra le sue braccia quando lui l’ebbe raggiunta.
“Scusami, ero con Yamato”, si giustificò allora il giovane
Takaishi, sorridendole dolcemente.
Hikari sentì il proprio cuore sciogliersi come neve al sole e
capì di non poter essere arrabbiata con lui. Di non saperne proprio essere
capace.
“Andiamo?”, gli sorrise allora, separandosi da lui e
prendendogli affettuosamente una mano.
Takero annuì e, dopo averle rivolto uno sguardo ricolmo
d’affetto, iniziò ad incamminarsi con lei per le strade di Odaiba. Non avevano
una meta precisa. Non si erano neanche preoccupati di averne una. L’importante
per loro era di stare insieme, di poter trascorrere un po’ di tempo in
compagnia dell’altro; poi la meta passava in secondo piano.
“Hai detto che eri con Yamato…gli hai parlato?”, la giovane
Kamiya fugò il silenzio creatosi riferendosi alle parole di poco prima.
Il biondino annuì. “Sì”, confermò.
Hikari, allora, lo guardò stramente apprensiva. “E…che ti ha
detto?”, domandò con un filo di voce.
Anche se Takero non le aveva mai detto apertamente che Yamato
era innamorato di Sora, non le ci era voluto molto a capirlo da sé. Anche se
per averne la certezza aveva dovuto attendere il giorno dell’incontro di Iori,
quando aveva visto Yamato entrare di corsa come un forsennato alla ricerca di
Taichi. Era stato allora che il suo cuore aveva finalmente appurato la verità:
Yamato era innamorato di Sora. Parlandone con Takero e poi ancora con Taichi,
quella sua sensazione si era rivelata un vero e proprio fondamento. Tuttavia…sapere
che anche il fratello si era innamorato della digiprescelta dell’amore… Hikari
non sapeva spiegarsi il motivo, però sentiva che quella situazione poteva
essere una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere da un momento all’altro.
“Niente. Yamato non mi ha detto assolutamente nulla”, le rispose
allora Takero, facendo una smorfia di disappunto per tutta quell’anomala
situazione.
“Ma…come…?”, Hikari ebbe la stessa reazione di Takero di pura
incredulità. “Come è possibile? Non ha fatto una piega alla notizia che Taichi
e Sora uscivano insieme??”, domandò attonita.
“No”, il biondino sembrava abbattuto. “Yamato ha paura di
qualcosa, anche se…non riesco a capire se la sua sia paura nei confronti di
Taichi o in quelli di Sora”, spiegò allora Takero, pensoso e evidentemente
spossato.
Anche Hikari era palesemente scossa da quelle rivelazioni. “Takero,
come credi che andrà a finire tutta questa storia? Voglio dire: si risolverà
bene?”, domandò poco dopo, apprensiva.
Il giovane Takaishi sospirò. “Lo spero vivamente. Ma la
decisione non spetta a noi. Ora è da Sora che pende l’ago della bilancia. Io e
te…noi possiamo solo stare a guardare cosa sceglierà alla fine e cercare di
stare vicino a tutti e tre”, Takero sospirò, ma risollevò lo sguardo quando
sentì la mano di Hikari stringere un po’ più forte la sua.
La fissò e subito lesse nei suoi occhi marroni una profonda
fiducia. Hikari conosceva Sora e aveva fiducia in lei. Sapeva che, qualsiasi
cosa alla fine avrebbe deciso, sarebbe stata la cosa giusta. Per tutti.
“È…è magnifico!”, Sora non riuscì a trovare aggettivo migliore
per descrivere lo scenario che si apriva incontrastato ai suoi occhi in quella
calda domenica primaverile
“Ti piace?”, accanto a lei Taichi sorrideva rapito.
“Sì”, annuì lei, mentre i suoi occhi nocciola scrutavano con
minuziosa attenzione la visione panoramica della città di Tokyo.
Sora era stata più volte lì alla Torre di Tokyo, eppure ogni
volta che vi andava, ogni volta che poteva ammirare la meraviglia cittadina da
lì ben visibile, ne rimaneva sempre affascinata.
“Sora”, la voce di Taichi si era fatta improvvisamente seria.
Il loro appuntamento si avviava ormai agli sgoccioli, ma lui
aveva insistito per fare prima un’ultima visita alla Torre.
“Sì?”, la fanciulla si voltò verso di lui, incuriosita.
Il giovane Kamiya rimase per un lungo istante in silenzio,
completamente rapito dalla visione della ragazza. Era strano come non si fosse
mai accorto di lei in quel senso. Come non si fosse mai accorto di quanto Sora
fosse diventata estremamente carina. ‘Al contrario di Yamato’, non poté fare a
meno di pensare il giovane, con un pizzico di amarezza. Faticava ancora a far
sua l’idea che l’amico si fosse innamorato di Sora da molto più tempo di lui.
Da un anno. Yamato l’aveva vista con occhi diversi da molto più tempo rispetto
a lui. Però non aveva mai fatto nulla. Non aveva nemmeno mai detto niente che
potesse far pensare a una cosa del genere. Lui non aveva mai dimostrato di
nutrire simili sentimenti nei confronti della fanciulla. Almeno fino al
pomeriggio del famoso incontro di Iori.
“So di essere arrivato secondo, di essermene accorto dopo molto
più tempo, però…”, Taichi abbassò il capo, con fare grave.
“Secondo??”, lo interruppe bruscamente Sora.
Taichi alzò lo sguardo, stupito, per fissarlo in quello perplesso
della ragazza. ‘Non sa di Yamato?!’, per poco il giovane non le rivelò il suo
pensiero, che gli fece involontariamente accelerare il battito cardiaco. Eppure
lui aveva creduto che l’amico le avesse rivelato dei suoi sentimenti…ma almeno
stando all’espressione totalmente frastornata sul volto di Sora, lei non ne
sapeva ancora nulla.
“Taichi…che significa secondo?
Chi è il primo??”, si fece avanti Takenouchi, palesemente confusa.
In cuor suo si era accesa una strana scintilla, che le aveva
fatto crescere un’improvvisa trepidazione mentre attendeva una spiegazione da
parte dell’amico.
Dal canto suo Taichi appariva visibilmente confuso. ‘Se Yamato
non le ha detto nulla, io…io non posso parlare per lui. Non sarebbe giusto’, si
disse tra sé e sé, cercando le parole più adatte per uscire da quella
conversazione indenne.
“Non ha importanza, ora”, il giovane Kamiya alzò lo sguardo e
fissò nuovamente i suoi occhi in quelli della fanciulla, che ancora attendeva
una risposta. “Quello che conta è che tu sia qui…Sora…”, il ragazzo le si era
avvicinato pericolosamente e adesso le poggiava dolcemente una mano su una
spalla.
Mentre Taichi avvicinava il suo volto a quello della fanciulla,
non sembrava accorgersi del rossore che aveva colorato le guance di Sora. Né
tanto meno pareva essersi accorto del tumulto nel cuore di lei, che l’aveva per
un istante fatto perdere il contatto con la realtà. Sora non ricordò quasi più
di avergli posto una domanda mentre sentiva il volto dell’amico farsi sempre
più vicino al suo. Le labbra del ragazzo potevano essere ormai a qualche
millimetro di distanza da lei, eppure Sora sentiva già di star fremendo al
pensiero di quello che stava accadendo. Il suo cuore le batteva fortissimo in
petto, rischiando quasi di esplodere…le gambe le tremavano…un nodo le si era
stretto alla gola… ‘Taichi’, la fanciulla chiuse gli occhi, lasciandosi
trasportare da quelle forti emozioni che l’avevano ormai sopraffatta. Sora non
pensava più a cosa avrebbe comportato quel bacio. Ora tutto il suo essere era
come trasognato sotto lo sguardo profondo di Taichi. Eppure nonostante tutto
Sora si sentì lucida nel momento in cui le labbra vermiglie del giovane si
posarono lievemente sulle sue, facendo poi un po’ di pressione fino a stamparle
un dolce bacio. Il suo cuore ebbe un tuffo a quel tocco…al suo primo bacio, che
si era rivelato improvviso e inaspettato. Proprio come era tutta quella storia
con Taichi. Appena poco tempo prima, lei aveva la certezza inconfutabile di
rappresentare per lui solo un’amica. Ma poi, nella breve durata di un attimo,
le cose erano cambiate. Il suo rapporto con Taichi era cambiato. E adesso
proprio lui, proprio il ragazzo che per primo aveva saputo arrivare al suo
cuore, la stava baciando, ignorando forse la grandezza delle emozioni che tutto
quello suscitava in lei. Nonostante fosse lei la protagonista di tutto ciò, le
sembrava ancora incredibile che davvero il ragazzo, che poteva dire di
conoscere da una vita, le avesse detto di essere innamorato di lei….e che
adesso la stava baciando… Ma quel senso di incredulità non si affacciava
solitario nel suo cuore. Assieme ad esso c’era infatti una tenera sensazione di
sicurezza…un dolce batticuore che quel tocco le improntava in lei…
Eppure quando il giovane si separò da lei, Sora sentì che,
nonostante tutto, lei non se la sentiva a dargli una risposta definitiva. Non
ancora, perlomeno.
“Taichi, io…”, la fanciulla quasi non si accorse di stare
piangendo, se solo non avesse sentito le proprie lacrime accalcarsi con
insistenza lungo le sue gote.
“Sora!”, il giovane Kamiya era chiaramente preoccupato.
Non riusciva a capire…lui l’aveva appena baciata, provando una
sensazione stupenda…mentre lei…lei al contrario era scoppiata in lacrime. Che
succedeva?
“Mi dispiace…scusami…ma io…io non so…sono ancora così indecisa…non
riesco ancora a capire cosa provo per te, Taichi… Scusami”, la fanciulla alzò
lo sguardo e lo fissò con quei suoi meravigliosi occhi nocciola che però adesso
apparivano un po’ opachi per via delle lacrime.
Di fronte a quella visione, il cuore del ragazzo subì un
fremito. Ma poi l’espressione sul suo volto, da stupita quale era, si tramutò
in una affettuosa.
“Sora…”, la attirò dolcemente a sé, abbracciandola. “Se tu sei
indecisa, allora io ti lascerò il tuo tempo. Ma ti prego…non farmi aspettare
molto, Sora”, Taichi affondò il volto nella morbida massa ramata dell’amica,
ubriacando i propri polmoni del suo buon profumo.
“Mamma, sono tornata!”, Sora si tolse le scarpe, infilandosi le
ciabatte bianche allineate lungo l’ingresso.
Fatto questo, con ancora le guance in fiamme per gli avvenimenti
della giornata, si avviò in cucina dove credeva di trovare la madre.
“Tesoro, come è andata la giornata?”, la signora Takenouchi
stava destreggiandosi tra i fornelli, ma tuttavia non sembrava aver dimenticato
la figlia.
“Bene!”, la donna era ancora girata e per questo non vide Sora
arrossire violentemente a quella domanda.
Di certo non poteva sapere che proprio quel giorno la sua
adorata bambina aveva ricevuto il suo primo bacio. Ironia della sorte, proprio
dal suo primo amore.
“Sono contenta”, sentenziò allora la signora Takenouchi, non
nascondendo un sorriso. “Senti, tesoro, ti andrebbe di andarmi a comprare un
po’ di riso? Quando sono andata al supermercato ho dimenticato di acquistarlo,
ma purtroppo ne ho assoluto bisogno per la cena!”, spiegò, divulgandosi.
“D’accordo!”, Sora annuì, stranamente felice.
“Perfetto! Prendi i soldi dalla mia borsa, Sora, e va al
supermarket dei genitori di Inoue. Non sono lontani e hanno cose di ottima
qualità!”, continuò, incoraggiata, la donna.
La giovane Takenouchi annuì e fece quanto le era stato detto.
Quindi prese la porta, pronta per uscire, ma mentre si infilava le scarpe la
voce della madre l’interruppe.
“Ah, Sora! Visto che ci sei compra anche un po’ di latte e di
pomodori. Puoi prendere anche qualcosa di verdura, l’importante che sia un po’
di ogni genere. Inoltre, se ce la fai, dovresti comprare anche qualche succo di
frutta e…sì, prendi del tonno in scatola. Sarà squisito su questo piatto!”,
terminò l’elenco la madre, senza notare l’espressione basita sul volto della
figlia.
‘Forse sarà il caso di prenderne un po’ in più’, si disse tra sé
e sé la ragazza, ritornando sui suoi passi e prendendo qualche manciata di yen
in più.
La fresca aria di primavera la accolse all’uscita dal
supermarket appartenente alla famiglia della sua amica Miyako. Sora aveva
incontrato anche la ragazza, lì, intenta a sistemare alcuni grossi scatoloni di
bibite. Quando l’aveva notata, la digiprescelta della sincerità e insieme
dell’amore, le era corsa incontro e, con il suo solito impeto, l’aveva
abbracciata di slancio. Sora trovava confortante l’entusiasmo di Miyako. Perché
esso era sintomo che, sebbene gli anni passassero, alcune cose erano destinate
a rimanere tali. Forse, per sempre.
Senza demoralizzarsi per via delle tre enormi buste cariche di
cibarie, la fanciulla iniziò ad incamminarsi per raggiungere casa propria. Il
cielo aveva ormai assunto i colori pastello tipici del tramonto e il sole,
sempre meno intenso, si andava man mano celando dietro le imponenti alture
verdeggianti.
Di fronte a quel meraviglioso spettacolo naturale, a Sora venne
inevitabilmente da sorridere nel ricordare un discorso che tempo addietro aveva
fatto con i suoi due migliori amici proprio riguardo al vespro e all’aurora.
Quel giorno si trovavano tutti e tre al parco, a chiacchierare, quando, senza
accorgersi, era cominciata l’ora del tramonto. Yamato era rimasto come
catturato da quel sole arancio, mentre Taichi aveva subito ribadito che lui
preferiva di gran lunga l’alba. ‘Sono sempre stati due opposti, loro due!’,
Sora si ritrovò a sghignazzare, divertita. A volte si chiedeva come facessero,
due persone così profondamente diverse, ad essere tanto amici. Ma poi si
rispondeva che forse era proprio questo…proprio questo essere l’uno l’opposto
dell’altro, a farli essere così amici.
“Ehi, ragazzina, dove stai andando?”, il cuore della fanciulla
sobbalzò involontariamente nel riconoscere quella voce.
Sora si voltò e, come aveva già ampiamente immaginato, di fronte
a lei vide proprio Yamato. Che le sorrideva. Stava giusto per ricambiare a quel
bellissimo sorriso, quando captò le parole che il ragazzo le aveva appena
rivolto.
“Un momento! Ragazzina
a chi, razza di tonto?”, lo guardò bieca, arricciando il muso e fingendosi offesa.
Ma il giovane Ishida non cascò al tranello. Ormai la conosceva
sin troppo bene per capire quando fingesse e quando no. E ora stava decisamente
fingendo.
“Dammi queste buste. Pesano un po’ troppo per te, scricciolo!”,
senza aspettare risposta, Yamato le prese le buste dalle mani.
Dal canto suo Sora rimase per un paio di secondi senza parole e
non poté fare a meno di arrossire. Certo, non era la prima volta che Yamato le
rivolgeva questo genere di attenzioni, tuttavia…era strano. Si riscosse poco
dopo.
“Smettila di beffarti di me, Yamato!!”, lo rimproverò la
fanciulla, lanciandogli un’occhiataccia prima di voltargli le spalle e iniziare
a incamminarsi verso casa propria.
Ishida non riuscì a trattenere un sorriso nel vederla così
imbronciata con lui. Era carina…dannatamente carina. Con una breve corsetta, il
giovane biondino la raggiunse, affiancandola.
Sentendo la presenza dell’amico al suo fianco, Sora non poté
fare a meno di sorridere.
“Sei ancora arrabbiata con me?”, le domandò all’improvviso lui.
Takenouchi arricciò le labbra ancor più di prima e, prendendolo
alla sprovvista, si aggrappò con naturalezza al suo braccio. Yamato le gettò
un’occhiata interrogativa, sentendo l’effetto devastante che quel semplice
tocco aveva su di lui.
“Sei uno stupido, Yamato!”, esclamò lei, in un tono che però non
aveva nulla di severo, ma da cui al contrario traspariva solo tanta dolcezza.
Il giovane Ishida non disse nulla, limitandosi a sorridere
quando sentì la presa della ragazza intensificarsi un po’ di più sul suo braccio.
E, d’improvviso, le parole che gli aveva rivolto il fratello quel giorno gli
tornarono alla mente.
…“Cosa ti impedisce
di dire a Sora che ne sei innamorato, Yamato? Dovresti provare a chiedertelo se
è solo l’amicizia per Taichi o la paura di ricevere un no come risposta da
lei”…
Taichi salì velocemente le uniche due rampe che separavano la
scuola dal terrazzo, ben sapendo di trovare l’amico Ishida proprio lì. Sin dal
giorno precedente, dal giorno del suo appuntamento con Sora, aveva una domanda
importante che non vedeva l’ora di rivolgergli. Aveva anche provato a chiamarlo
a casa sua non appena era ritornato, ma purtroppo non aveva trovato nessuno.
Non era stato fortunato nemmeno quella mattina, visto che era arrivato in
ritardo. Ma ora si sarebbe rifatto durante proprio quella pausa ricreativa.
Il giovane Kamiya spalancò l’enorme porta verde limone e per
poco non venne accecato dall’intensa luce del sole. Chiuse istintivamente gli
occhi, per poi riaprirli solo poco dopo, quando finalmente le sue iridi
riuscirono ad abituarsi a quel cambio improvviso di illuminazione. Le sue
labbra si dischiusero in un immediato sorriso quando, finalmente, riuscì a
distinguere la figura familiare di Yamato.
Come ampiamente previsto, lo trovò seduto in un angolino dell’enorme
terrazza, totalmente preso dai propri pensieri. Senza dire nulla, Taichi gli si
avvicinò e, come era solito fare, gli si sedette con la schiena poggiata contro
la sua. Yamato non disse nulla, perché, sebbene non lo avesse dato a vedere,
aveva già percepito la presenza dell’amico. E, in un certo qual modo, intuiva
pure cosa volesse dirgli.
“Yamato?”, Taichi fissò dritto di fronte a sé, colpito forse
dalla meravigliosa scenografia che si distingueva perfettamente da lassù.
“Uhm?”, mormorò quello, ancora preso dai suoi pensieri.
Kamiya rimase per un istante in silenzio, cercando le parole
migliori. Ora il suo sguardo non era più rivolto al panorama che si poteva
vedere da lì, ma scrutava un punto indefinito di fronte a loro.
“Perché non hai detto nulla a Sora?”, alla fine Taichi decise di
essere, come sua abitudine, diretto.
Il giovane Ishida a quella domanda si lasciò sfuggire un piccolo
sorriso, che andò ad illuminargli l’ovale perfetto del viso. Ecco, la stessa
domanda che gli aveva rivolto già in precedenza il fratellino, adesso gli
veniva posta dal suo miglior amico.
“Credevo tu lo avessi già fatto, e invece…ieri ho capito che non
le hai detto ancora nulla”, continuò Taichi, curioso di conoscere il motivo che
avesse spinto l’amico a reagire così. “Perché, Yamato?”
“Ieri sei uscito con lei, non è vero?”, cambiò d’un tratto
discorso il biondino, senza tuttavia rispondere alla sua domanda.
Kamiya sobbalzò a quella domanda, che lo aveva colto alla
sprovvista. Ma poi non poté evitare di annuire.
“Sì, noi…noi siamo usciti insieme”, confermò, ben sapendo che la
parte difficile del discorso sarebbe giunta solo poco dopo. “E…e l’ho baciata”,
aggiunse, ingoiando la saliva e in attesa di una reazione da parte dell’altro.
Capiva quanto potesse essere difficile per l’amico, però…era
giusto che lui glielo dicesse. Non poteva tenerglielo nascosto. Dopotutto,
Yamato era sempre il suo miglior amico. E loro si erano ripromessi di continuare
a rimanere tali nonostante il loro comune amore verso Sora.
Da parte sua Yamato si era irrigidito involontariamente a quella
notizia. Gli sembrava di aver ricevuto una pugnalata in pieno petto in quel
momento. Nonostante sapesse circa i sentimenti che Taichi nutriva per la
ragazza, non si era aspettato una cosa del genere. Non aveva messo in conto
quello. E invece…Taichi l’aveva baciata. Aveva baciato Sora.
Il pensiero lo fece stare male. Incredibilmente male.
“Yamato, sei…sei arrabbiato con me?”, domandò con voce incerta
Taichi, da cui traspariva perfettamente una certa apprensione.
Ishida ci pensò su per un istante, ma poi si ritrovò a
sospirare.
“No, non sono arrabbiato con te, Taichi”, rispose poco dopo,
udendo immediatamente un sospiro di sollievo da parte dell’amico.
‘Non sono arrabbiato, solo che…fa male sapere…fa un male cane’, il
cuore di Yamato si strinse in una morsa e lui, per cercare di contenere tutto
quel dolore che quella notizia gli aveva apportato, strinse ambo le mani a
pugno.
“Sono contento”, ammise apertamente il giovane Kamiya, che per
un istante aveva davvero temuto di aver perso l’amico.
Ma per fortuna così non era.
“Sai, Taichi, io non ho detto ancora niente a Sora di quello che
provo per lei”, le parole di Yamato lo colsero alla sprovvista, inaspettate.
“Questo perché ho pensato che forse era più giusto così. O più semplicemente
avevo paura di farlo”
Adesso Yamato sapeva cosa rispondere alla domanda del fratello.
Ora…il suo cuore aveva capito cosa lo avesse immobilizzato fino a quel momento.
“Ma…”, tentò allora di dire il moretto, ma l’altro lo
interruppe.
“Io temevo di perderti, Taichi. Temevo che la nostra amicizia ne
venisse inevitabilmente compromessa”, continuò Ishida.
Stavolta fu il turno di Taichi di interromperlo. “Ma la promessa
che ci siamo fatti…”, provò ad obiettare.
“Sì, lo so”, il biondino gli rispose ancor prima di udire la
frase al completo. “Sono stato uno stupido, lo so. Mentre tu tentavi di
conquistarla, io rimanevo immobile a fissarvi. Senza fare nulla… Ma adesso lo
so il motivo. Non era solo per noi, Taichi. Probabilmente mi sono solo nascosto
dietro questa scusa”
“Che vuoi dire?”, Kamiya adesso era evidentemente confuso.
“Io sapevo che anche se, adesso che tu sapevi, avessi rivelato a
Sora dei miei sentimenti per lei, non ti avrei perso. Me lo hai assicurato tu…e
poi noi non possiamo fare a meno dell’amicizia dell’altro”, il ragazzo, mentre
diceva queste parole, sentiva i suoi stessi sentimenti di affetto invadere
anche il cuore di Taichi.
“Hai ragione”, annuì il moretto, sorridendo. “Noi due…non
smetteremo mai di essere amici io e te, Yamato”
“Già”, asserì nuovamente il biondino.
“Ma allora…perché non le hai detto ancora nulla?”, chiese a quel
punto Taichi, perplesso.
Ishida sospirò. “Io volevo farlo. Adesso che sapevo che gli
equilibri non si sarebbero spezzati, io…io volevo finalmente confessarle che
l’amo. Tuttavia…”, abbassò il capo, mentre la voce gli si incrinava
leggermente. “Tuttavia avevo una paura matta di venire respinto da lei. Se io
le avessi rivelato i miei sentimenti e Sora mi avesse rifiutato, io…non so se
ce l’avrei fatta”
Taichi annuì. Lo capiva, capiva l’amico. Sapeva quanto per lui
fosse difficile esprimere i propri sentimenti. Per questo, ogni volta, faticava
a farlo. Ma non era colpa sua. Purtroppo era una cosa che si portava dietro da
quando era piccolo. Da quando i suoi avevano divorziato e lui si era dovuto
separare dalla madre e dal fratellino. Da allora aveva sempre avuto paura di
legarsi troppo a qualcuno. Forse temeva che un giorno questo qualcuno lo
avrebbe abbandonato.
“Però…però ho capito che non posso continuare a rimanere a
guardare. Non posso perderla così senza far nulla. Taichi, io non voglio
perderla senza lottare”, adesso il tono di voce di Yamato si era fatto deciso.
A quelle parole il volto di Kamiya si impreziosì di un caldo
sorriso, che tuttavia l’amico non poté distinguere visto che erano di spalle.
“Sono contento di sentirtelo dire, Yamato”, disse d’un tratto
Taichi, cogliendo l’altro impreparato. “Io sono molto più contento di sapere
quanto sei disposto a fare per lei. Così, perlomeno, se sceglierà te saprò
quanto tu la ami. E sarà meno difficile anche per me. E poi…tu lo sai che amo
le sfide!”, il ragazzo si era alzato e adesso gli stava facendo l’occhiolino.
Yamato lo guardò per un istante in silenzio, spiazzato. Ma poi
non poté fare a meno di sorridere.
“Grazie Taichi”, mentre si lasciava aiutare dall’amico per
rialzarsi, il biondino non poté fare a meno di ringraziarlo per quell’ennesima
prova di amicizia che gli stava donando.
Sora aprì la porta di casa e per poco non urlò di sorpresa
quando si vide comparire di fronte il giovane Ishida.
“Ya…Yamato! Che ci fai qui?”, domandò esterrefatta.
Il ragazzo aveva il fiatone, ma tuttavia la guardava con
un’espressione estremamente seria negli occhi zaffiro.
“Sora, verresti con me in un posto?”, domandò nell’affanno,
cercando di riprendere una respirazione normale.
La ragazza sembrava frastornata. “Ora?”, chiese attonita.
Ishida annuì. “Ora”, confermò. “È importante”, aggiunse poi,
notando lo strano stupore che le era comparso sul volto.
“O…ok. Aspetta solo un secondo che lo dico alla mamma”, Sora
scomparì per un istante in casa, per poi ricomparire subito dopo con un sorriso
stampato in volto. “Va bene!”, esclamò trionfale.
Il volto di Yamato a quella risposta accondiscesa si illuminò di
un meraviglioso sorriso, che gli andò ad increspare le labbra cremisi.
Pochi minuti dopo, nonostante un iniziale stupore da parte di
Sora, i due ragazzi stavano viaggiando sulla moto nera di Yamato.
L’attrito del veicolo con l’aria era causa del vento che si era
innalzato e che faceva rabbrividire la fanciulla; la quale, per cercare di
trovare un po’ di calore, si allungò verso Yamato fino a ripararsi dietro la
sua schiena. Così incurvata, però, la ragazza non riuscì a vedere dove Yamato
la stava portando, per questo lo stupore dell’arrivo fu ancor più intenso di
ogni aspettativa.
“Ti piace?”, il giovane Ishida parcheggiò la sua moto e
raggiunse la fanciulla, ancora in piedi nel punto esatto in cui lui l’aveva
appena lasciata.
Sora sembrava veramente colpita. “Questo posto è…è…”, ma non
terminò la frase, incapace forse di riuscire a trovare un aggettivo degno di
quel luogo.
Le acque limpide del fiume, che scorrevano placidamente lungo il
proprio alveo, erano illuminate dalla dolce luce del sole al vespro,
colorandosi così di quei meravigliosi colori che da un intenso arancione
sfumavano in un vivo cremisi. Tutt’attorno un’altura erbosa si ergeva con
imponenza, quasi a voler formare una barriera naturale che andasse a proteggere
quel meraviglioso luogo. Appena poco più in là, un piccolo ponte congiungeva le
due estremità separate dal corso d’acqua. Sora credé per un istante di trovarsi
in un sogno, dove ogni cosa appariva sotto una luce soffusa ma allo stesso
tempo rasserenante.
“Allora?”, fu la voce di Yamato, accanto a lei, a riportarla
alla realtà e a farle capire di non essere solo in un sogno.
“Yamato, questo luogo è…meraviglioso!”, non riuscì a trovare
parole migliori che fossero in grado di esprimere le intense emozione che
quello scorcio naturale le infondeva.
Il giovane Ishida sorrise, notando, nelle sue iridi nocciola,
tutta l’emozione che la fanciulla stava provando in quel momento. A quanto
pareva, Sora aveva gradito veramente quel luogo.
“Sai, sono contento che ti piaccia”, confessò d’un tratto lui,
riuscendo con poche parole ad attirare la sua attenzione. “Questo è il mio
posto preferito”, dichiarò, scrutando attentamente quella miriade di colori che
si alternavano sull’acqua.
Sora lo fissò in silenzio, rapita dallo sguardo assorto
dell’amico. ‘Perché mi ha portata qui?’, non poté fare a meno di chiedersi,
sentendo d’improvviso il suo cuore fremere, ‘solo perché sono una sua amica e
vuole condividerlo con me, o…’.
“Vieni!”, i pensieri della fanciulla vennero bruscamente
interrotti da Yamato.
Il ragazzo, senza staccare lo sguardo da quel dipinto naturale,
le prese una mano e la condusse, con una corsetta, fin sulla riva del fiume.
Yamato voleva condividere appieno quel momento con lei…quel loro primo vero
momento insieme.
Fermi lì sull’erbetta che costeggiava il letto del torrente,
Sora non poté evitare di arrossire violentemente quando finalmente si accorse
della vicinanza che la legava all’amico. I due, infatti, si tenevano ancora per
mano e i loro corpi si sfioravano dolcemente. Sentendo il caldo corpo di Yamato
sulla sua pelle, la fanciulla sentì il proprio cuore fremere e perdere qualche
colpo, per poi ritornare a battere più violentemente di prima. Sora si portò
l’altra mano sul petto, sperando che il ragazzo accanto a lei non si accorgesse
dello stato in cui, con il solo starle accanto, l’aveva mandata.
“Taichi mi ha detto che ieri siete usciti”, la voce del biondino
la fece trasalire, cogliendola impreparata.
Sora si voltò verso di lui, stranamente terrorizzata al pensiero
di cosa il ragazzo gli avesse potuto dire.
“Mi ha detto che ti ha baciata”, il cuore della fanciulla mancò
qualche battito a quelle parole.
Takenouchi guardò per un lungo istante Yamato, cercando di
scorgere qualcosa nei suoi occhi. Le sue parole l’avevano colpita
profondamente, forse perché inaspettate. Tuttavia si sentiva come presa in
fallo, in contro piede. Quasi in colpa per non essere stata lei a dirglielo
quando si erano incontrati il giorno precedente. Dopotutto Yamato era pur
sempre uno dei suoi migliori amici e lei…beh, lei gli aveva tenuto nascosta una
cosa importante, che riguardava proprio le due persone più vicine a lui.
Sora sospirò, amareggiata. “Mi dispiace, Yamato”, si morsicò
crucciata il labbro. “Avrei dovuto dirtelo io ieri, però…”
“Sappi che io non mi arrenderò così facilmente, Sora”, l’interruppe
d’un tratto la voce del ragazzo.
Yamato non era arrabbiato con lei per non averlo saputo da lei.
Non l’aveva portata lì per rimproverarla. Al contrario.
Dal canto suo Sora era chiaramente confusa. “Ma…cosa…?”,
balbettò perplessa.
Ormai non sapeva più che pensare. L’affermazione del giovane
Ishida l’aveva mandata in un caos totale, nel quale lei non riusciva a trovare
una degna giustificazione che fosse in grado di spiegare quelle parole. Aveva
creduto che il ragazzo fosse arrabbiato con lei per non avergli detto nulla a
proposito del bacio che c’era stato tra lei e Taichi, ma a quanto pareva…si era
sbagliata. ‘Ma allora perché mi hai portata qui, Yamato?!’, non poté fare a
meno di chiedersi, senza distogliere lo sguardo dalla figura statuaria dell’amico.
Il suo cuore le balzò nel petto quando lo vide girarsi verso di
lei, e aumentò a dismisura il proprio battito quando sentì quei preziosi
zaffiri fissi su di lei con un’espressione estremamente profonda.
“Anche se Taichi ti ha baciata, io non ti lascerò così
facilmente a lui, Sora. Io non mi arrenderò, sappilo”, mentre dava voce alle
parole del suo cuore, Yamato le aveva preso una mano tra le sue, inconscio di
quale effetto quel semplice gesto potesse avere su di lei.
Da parte sua la fanciulla lo guardava spossata. Il cuore le
batteva a mille e uno strano formicolio le pizzicava lo stomaco, quasi fossero
il delicato battito di migliaia di farfalle. Sentiva le proprie guance
avvampare, fino a colorarsi di un acceso cremisi.
“Yamato, tu…allora tu sei…sei…”, non riuscì a terminare la
frase, tanto il senso di frastornazione l’aveva avvinta.
Ma quelle poche parole, tuttavia, furono sufficienti per far
capire al ragazzo cosa lei volesse dirgli.
“Sì”, Yamato annuì e mentre i suoi occhi si fissavano in quelle
pozze nocciola che tanto adorava, che adesso apparivano quasi dorate per il
riflesso causato dal sole, il cuore della ragazza subì un arresto, che le fece
mancare per un istante il fiato.
‘Yamato, lui…lui è…’, Sora ci impiegò qualche secondo a capire
realmente quanto stesse succedendo. Un senso di incredulità le faceva sembrare
tutto ciò come un sogno, e forse era per questo che lei faticava tanto a
rendersi conto che davvero l’amico si fosse appena dichiarato a lei. Le
sembrava assurdo che proprio lui, Yamato Ishida, il ragazzo più carino
dell’intera scuola, il più corteggiato…che lui tra tante avesse scelto proprio
lei.
Sora sobbalzò impercettibilmente quando sentì la mano del
ragazzo posarsi sulla sua esile vita, fino a circondarla dolcemente. Lo fissò negli
occhi, catturata da quel blu profondo simile all’oceano, capaci di andare sin
nei più reconditi pensieri dell’animo umano.
“Sora”, la fanciulla sussultò nel sentire il suo nome così
caldamente e dolcemente pronunciato dalla voce del ragazzo, mentre vedeva le
loro labbra farsi sempre più vicine.
Si sentì come intorpidita sotto quello sguardo magnetico…in
vicinanza di quelle labbra perfette che minacciavano di raggiungere le sue…
Forse, per questo, quando lo sentì a pochi millimetri da lei non disse nulla.
Solo chiuse gli occhi e lasciò finalmente che lui la baciasse, come non aveva
mai fatto in tutti quegli anni. La prima sensazione che la travolse, fu di una
tenerezza che prima di allora non avrebbe mai additato in Yamato, quasi che,
con quel piccolo gesto, temesse di farle del male. Ma poi il bacio si fece più
intenso e Sora sentì percettibilmente un’intensa passione affacciarsi nel
ragazzo. Non era però una passione carnale…no, era qualcosa di ben diverso.
Qualcosa che andava oltre, ma che lei, forse in preda alla palpitazione del
momento, non riuscì ad identificare. Ma dal suo discernere, lei ne era già
sicura, sarebbe derivato il resto.
“Sora!”, Mimi rimase piuttosto stupita di ritrovarsi la
fanciulla alla porta di casa sua.
“Mimi, devo assolutamente parlarti”, lo sguardo della giovane
Takenouchi lasciava trasparire un certo trambusto interiore.
Seppur ancora sorpresa, Mimi annuì e fece cenno alla sua
migliore amica di entrare. Sora non se lo fece ripetere due volte e
immediatamente varcò la soglia di casa Tachikawa.
Erano giorni che non faceva altro che pensarci. Da quando Yamato
l’aveva baciata, quel giorno in riva al fiume, lei si era sentita ancor più
confusa di prima. E ormai era passata quasi una settimana da allora. Una
settimana in cui lei non aveva fatto altro che pensare e pensare, senza quasi
dormire per farlo. Ora che sapeva che entrambe i suoi migliori amici erano
innamorati di lei…si sentiva costernata perché sapeva che dalla sua decisione
sarebbero dipese molte cose.
“Allora, di cosa volevi parlarmi di tanto urgente?”, Mimi aveva
appena richiuso la porta della sua camera e, incapace di aspettare oltre, le
aveva rivolto la domanda che più le premeva.
Erano giorni ormai che vedeva l’amica sempre così spossata. Due
profonde occhiaie le segnavano il volto, segno inconfondibile che non dormiva
la notte. Conoscendo l’amica, dubitava che quel suo stato fosse dovuto solo
alla dichiarazione di Taichi. Eppure, nonostante la sua innata curiosità, fino
a quel momento Mimi non le aveva ancora mai chiesto nulla. Sapeva che quando
Sora avrebbe voluto parlargliene, lo avrebbe fatto. Di fatti…
“Oh, Mimi, sono così confusa!”, cogliendo completamente
impreparata l’altra ragazza, Takenouchi vi si buttò tra le braccia, in cerca di
una persona amica con cui poter finalmente condividere quei pensieri che la
stavano tormentando.
“Dimmi tutto, Sora. Io sono qui ad ascoltarti”, la voce di
Tachikawa le giunse alle orecchie dolce e sicura, tanto da farla gioire per la
sua decisione di essere andata da lei.
L’altra annuì e si separò dall’amica. La vide sedersi sul suo
enorme letto e quando quella le fece cenno di imitarla, Sora le si accomodò di
fianco. Quindi, appena poco prima di parlare, trasse un profondo respiro che
avrebbe dovuto aiutarla a riordinare, in qualche modo, le idee.
“Mimi, tu sai che qualche tempo fa Taichi mi ha detto che…beh,
mi ha detto di essere innamorato di me e che poi, lui mi ha…baciata”, arrossì
lievemente a quelle parole, non nascondendo un velo di imbarazzo nella sua
voce.
“Va avanti”, Tachikawa annuì, curiosa di conoscere gli eventi
che avessero portato l’amica a ridursi in quello stato.
“Beh, devi sapere che qualche giorno fa Yamato è venuto a casa
mia e…e mi ha portato in un posto davvero bellissimo”, gli occhi le si
illuminarono immediatamente al ricordo del luogo in cui il ragazzo l’aveva
portata.
Dal canto suo Mimi la seguì interessata, anche se in cuor suo un
vago sospetto già si era fatto avanti.
“Lì lui…lui mi ha detto che sapeva che ero uscita con Taichi e…e
che lui mi aveva baciata”, le sue guance si colorarono di ancor più intenso
rosso mentre raccontava quelle cose. “Io credevo che lui volesse solo
rimproverarmi per non avergli detto nulla la sera stessa del mio appuntamento
con Taichi, quando ci siamo incontrati per caso, però…”, sentì il fiato venirle
meno a quelle parole e il cuore accelerare un po’ di più il suo battito.
“Però…?”, la incitò ad andare avanti Mimi, prendendole
affettuosamente una mano tra le sue per cercare di farle capire, in quel modo,
che le era accanto.
Sora sorrise a quel gesto, dimostrando così di averlo apprezzato
veramente. Ma poi il suo sguardo tornò a farsi nuovamente serio mentre
ritornava a quegli avvenimenti.
“Però non era così. Yamato non mi aveva portato lì per questo
motivo. Lui…”, avvampò violentemente al ricordo, ma per una volta decise di
mettere da parte la sua proverbiale timidezza. “Yamato mi ha detto che non si
sarebbe arreso così facilmente”
“Eh?”, Mimi sembrava perplessa.
“Neanche io all’inizio riuscivo a capire cosa intendesse dire”,
confessò allora Sora. “Allora Yamato mi ha detto che anche se Taichi mi aveva
baciato, lui non mi avrebbe…non mi avrebbe lasciata andare così facilmente…”
Il volto di Takenouchi divenne paonazzo, mentre da quello di
Mimi traspariva un chiaro stupore.
“Dici sul serio?”, domandò esterrefatta.
Non avrebbe mai immaginato una cosa del genere…certo, quando
aveva visto Sora così preoccupata aveva intuito che probabilmente fosse per i
due ragazzi, ma non aveva concepito una cosa simile. Lei aveva pensato che
l’amica era confusa perché non sapeva se era innamorata di Taichi, ricambiando
così ai suoi sentimenti, o se invece si era infatuata di Yamato. Ma…non aveva
pensato alla possibilità che invece fosse proprio il biondino ad essersi
innamorato di lei!
“Sì”, mormorò nel più completo imbarazzo Sora, abbassando
timidamente il capo. “E poi…Yamato mi ha baciata”, terminò il racconto, senza
però riuscire ad alzare il capo tanto si sentiva impacciata.
Tachikawa, invece, sembrava completamente spiazzata. ‘Yamato è
innamorato di Sora…lui l’ha baciata!!’, continuava a ripetersi, incredula. Ma
poi quel sentimento venne sopraffatto da una felicità inebriante.
“Ti rendi conto, Sora? Sei riuscita a far innamorare di te sia
Taichi che Yamato!!”, esclamò stupita e ammirata allo stesso tempo, prima che
il suo sguardo si rabbuiasse improvvisamente. “Mentre io…io non riesco nemmeno
a far capire al ragazzo che mi piace che…”, i suoi occhi si velarono di
lacrime, mentre ritornava a sedersi sul letto.
“Mimi”, colpita, Sora la abbracciò affettuosamente.
Sapeva a chi si stava riferendo. Lo sapeva benissimo.
“Avanti, non fare così. Sono sicura che ce la farai…vedrai!”, le
sorrise incoraggiante, sperando che percepisse tutta la fiducia che aveva in
quel momento.
“Ma come?! Koushiro…lui mi vede solo come un’amica…”, la
fanciulla abbassò il capo, sforzandosi di non piangere.
“Mimi…”, Takenouchi la guardò apprensiva.
“Eppure per me lui è ben oltre…io lo amo, Sora! Da quando sono
tornata da New York e l’ho guardato all’aeroporto, io mi sono accorta di essermi
innamorata di lui. Di esserlo sempre stata! Per questo ho fatto di tutto per
ritornare, Sora. Perché sentivo che c’era qualcosa che avevo dimenticato qui ad
Odaiba…”, Mimi la abbracciò cercando conforto nella sua migliore amica.
Non voleva andare a finire così…Sora aveva bisogno di lei! Solo
che…anche lei aveva bisogno dell’amica…anche lei aveva bisogno di sentire una
persona amica accanto…
“Ti prego, Mimi, non fare così”, tentò di rasserenarla l’altra.
“Lo so che è difficile, però tu non puoi lasciarti abbattere così. Chi ti dice
che per Koushiro non sia lo stesso? Sappiamo tutte e due quanto è timido. Non
devi pensare che se fino ad ora non si è fatto avanti sia perché tu non gli
interessi”
Sora non sapeva bene come spiegarselo, ma sentiva che anche per
il giovane Izumi i sentimenti nei confronti di Mimi erano cambiati. Lo aveva
letto nei suoi occhi corvini…negli sguardi che gli aveva visto rivolgerle…nei
sorrisi che le dedicava…
“Sì, hai ragione Sora”, a quelle parole Mimi sembrò finalmente
riprendersi. “Non posso lasciarmi abbattere così. Non sarebbe da me!”, sorrise,
riportando così alla luce il suo fiducioso entusiasmo.
“Ben detto!”, approvò anche l’altra.
“Ma adesso ritorniamo a noi, Sora”, dopo quell’attimo che si era
preso per sé, Mimi ritornò nuovamente al problema che tanto angustiava l’amica.
“Adesso che hai saputo che Taichi e Yamato sono entrambe innamorati di te, cosa
hai intenzione di fare? Come vuoi comportarti?”, le domandò, interessata.
Stavolta fu il turno di Takenouchi a rattristarsi.
“Veramente io…io non lo so…”, sospirò abbattuta. “Nella mia
mente è tutto ancora così confuso…!”
“Ma dovrai decidere prima o poi”, le fece allora notare Mimi.
Sora si incupì. “Lo so, però…ho paura di sbagliare… Ho paura,
perché dalla mia decisione uno dei due dovrà poi inevitabilmente soffrire…e io
non voglio che ciò accada. Sono entrambe troppo importanti per me!”, la ragazza
sembrava veramente avvilita.
“Però non puoi rimanere in questo limbo per sempre, Sora”,
osservò razionalmente Tachikawa. “Lo so che è una scelta difficile, tuttavia…tu
devi prenderla, amica mia. Prima o poi uno dei due ti chiederà di farlo e
allora tu cosa farai? Cosa risponderai?”
“Non lo so”, confessò Takenouchi, portandosi una mano sul volto
per nascondere la sua frustrazione.
Nel vederla così, a Mimi si strinse il cuore. Voleva aiutarla,
ma doveva decidere lei.
“Dimmi, Sora: quando Taichi ti ha baciato, tu… Cosa hai provato
allora?”, le domandò, cercando di farle fare un po’ di chiarezza in se stessa.
Takenouchi ci pensò su per un istante. “Io…io non lo so… Ero
sorpresa, perché non mi aspettavo una cosa del genere, e…”, le parole le
morirono in gola al ricordo.
“E…? Continua!”, la incitò l’altra.
“E avevo uno strano batticuore…una piacevole sensazione di
benessere”, confessò, arrossendo leggermente nel ricordare l’attimo.
“E quando ti ha baciata Yamato? Cosa hai provato?”, continuò
allora Mimi, incoraggiata dalle confessioni dell’amica.
“Beh, ero incredula. Yamato è sempre stato un ragazzo molto
corteggiato, ma lui…lui si è innamorato di me”, Sora arrossì ancor di più nel
pronunciare quelle parole.
“Solo questo?”, le chiese Tachikawa.
Ma l’altra scosse il capo. “No, non solo questo”, scosse il
capo. “Io sentivo il mio cuore battere come impazzito, però…potevo sentire
un’insolita tenerezza in lui”
“Come con Taichi?”, inquisì Mimi.
“No, non come con lui”, negò Sora. “Il bacio di Taichi è stato
dolce e inaspettato, ma allo stesso tempo riusciva a farmi sentire tranquilla.
Il bacio con Yamato, invece, mi ha colto completamente alla sprovvista. Quando
sono uscita con Taichi, sapevo già che lui era innamorato di me e forse, in un
certo qual senso, me lo aspettavo. Mentre sapere che anche Yamato è innamorato
di me…beh, mi ha colto impreparata. Così il suo bacio. E poi c’era una strana
tenerezza in lui, che però poi si è andata trasformando in una passione che
tuttavia non aveva nulla a che fare con quella carnale. Volendo ricapitolare,
potrei dire che il bacio di Taichi è stato più…dolce; mentre quello di Yamato
era passionale”, non riuscì a trovare parole migliori per descrivere i due
momenti.
“E a te quale dei due è piaciuto di più?”, investigò l’altra.
Sora ci pensò su, ma poi scosse il capo. “Non te lo so dire.
Sono stati due baci completamente diversi…da due persone che rappresentano
l’uno l’opposto dell’altra”, mormorò, avvilita.
“Se così non riesci ad uscirne, allora prova a chiederti cosa
senti quando sei con Taichi e cosa quando sei con Yamato”, suggerì Mimi,
poggiandole una mano su una spalla per infonderle forza.
“Beh, quando sono con Taichi, io mi sento serena e rilassata”,
Sora provò a rispondere alla domanda dell’amica, sperando che almeno stavolta
fosse riuscita a venirne a capo. “Anche quando siamo usciti insieme…l’altra
volta… Io avevo paura che mi sarei sentita a disagio con lui, dopo che mi aveva
dichiarato i suoi sentimenti. Però…devo ammettere che così non è stato. Taichi
è un ragazzo fantastico ed è riuscito a mettermi a proprio agio sin
dall’inizio. Quando ero con lui, non mi sono sentita mai una sola volta turbata
dal cambiamento. Mi ha fatto ridere come una matta e anche quando non
parlavamo, io mi sentivo bene”
“E con Yamato?”, mormorò Tachikawa quando l’altra ebbe finito di
parlare.
“Yamato…con Yamato io mi sento…”, Sora socchiuse le palpebre,
sforzandosi di trovare un aggettivo che sapesse descrivere ciò che lei sentiva
quando si trovava con il ragazzo. “Mi sento…protetta. Sì, protetta. Quando sono
con lui, io mi sento al sicuro. Lui sa ascoltarmi e riesce a starmi vicino
anche senza il bisogno di dire nulla. Con lui io…io sono felice. Perché Yamato
è…lui è… Yamato è Yamato!”, non riuscì a trovare parole migliori che sapessero
descrivere il ragazzo.
Poi, man mano, il sorriso dal suo volto si affievolì e al suo
posto comparì una smorfia di pura costernazione.
“Oh Mimi…io non saprò mai scegliere tra loro due!”, temette,
prendendo a mordersi nervosamente il labbro inferiore. “Loro due…sono così
diversi! Come posso decidere tra il sole e la notte? Tra l’alba e il tramonto?
Perché questo sono: Taichi è una raggiante alba, è solare, sempre così energico
e vitale…mentre invece Yamato è come un arancio tramonto, con quel suo modo di
fare così introverso e a volte quasi indifferente, ma allo stesso tempo dolce e
rassicurante…”
Mimi la guardò, sorridendo nel sentirla così dettagliatamente
descrivere i due ragazzi. Sora, più di tutti gli altri digiprescelti, aveva
imparato a conoscerli e a rispettarli per quelle loro qualità così particolari.
“Eppure, anche se adesso non riesci a rendertene conto, sono
convinta che dentro di te c’è già una risposta. Mi rendo conto che non è facile
decidere tra due persone così profondamente diverse, ma così dannatamente
importanti per te, però…ognuno di noi ama di più o l’alba o il tramonto. Tu
devi solo capire quale ami di più. Tutto qui!”, Tachikawa le sorrise,
incoraggiante.
“Sì, ma è questo il problema…”, si ritrovò a sospirare Sora.
‘Anche allora, quando finimmo su quel discorso, io…io non seppi
chi decidere tra aurora e vespro…’, si ricordò, frustrata.
“Io sono sicura che ce la farai, Sora. Alla fine, quando ci sarà
da prendere una decisione decisiva, tu…sono convinta che tu saprai già chi
rispondere. Ne sono convinta!”, Mimi annuì, fiduciosa.
“Chi ti da tutta questa sicurezza? Chi ti dice che andrà così e
che invece non farò scena muta, incapace di giungere a una decisione?”,
Takenouchi la guardò dubbiosa.
“Questo”, la mano affusolata di Mimi si allungò verso l’amica,
fino a raggiungerle la parte sinistra del petto, là dove si udiva un battito.
“Il tuo cuore, Sora. Prova a cercare dentro di te, amica mia. Sono sicura che è
lì che è custodita la risposta. Aspetta solo di uscire!”
L’altra le sorrise. Anche se ancora confusa, adesso sembrava più
fiduciosa.
“Sora, tutto quello che stai facendo adesso è scappare dalla
risposta che già sai dentro di te. Non ti chiederò il motivo, ma sappi che un
giorno, non molto lontano, Taichi o Yamato si stancheranno di questa situazione
e ti chiederanno di scegliere uno di loro. Allora…allora non potrai più
sfuggire, Sora. Allora dovrai seriamente prendere una decisione”, la mise in
guardia Mimi, che aveva imparato a conoscere l’amica da anni ormai.
“Anche se da essa dipenderà la felicità o la tristezza di altre
persone?”, la guardò amareggiata Takenouchi.
“Sarà comunque inevitabile!”, le rispose Mimi. “Allora, almeno
per te stessa, cerca di decidere in base al tuo cuore. Taichi e Yamato saranno
più contenti nel saperti felice, Sora”
Sora sospirò. Sapeva che l’amica aveva ragione. Dannatamente
ragione! Solo che…almeno per il momento non se la sentiva di decidere. Non
ancora.