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Autore: xEmmex    25/11/2009    3 recensioni
-O..ok- cedette il giovane mago con voce stridula lasciando le coperte. -Ma fare piano...- -Guarda che non dobbiamo mica andare a letto...- *** Un piccolo incidente porterà Merlino a guardare Artù con occhi diversi. Come si comporterà il giovane principe?
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Note: Finalmente aggiorno, scusatemi tantissimo ma proprio l'ispirazione mi aveva mandata a c****e a suon di calcioni ù-ù

Don't touch me
Capitolo 5

Era quasi ora di pranzo. Uno di quegli orari in cui i cavalieri si riposano dall’allenamento mattutino, si concedono un veloce pasto e forse un bagno, se ne hanno la possibilità. I servi sciamavano di qua e di là per il castello preoccupati che tutto fosse pronto per il pranzo reale.
Ovviamente Artù, essendo il principe, il bagno lo aveva fatto senza farsi troppi scrupoli, ed ora
se ne andava scorrazzando per i corridoi più frequentati dalla servitù in quell’orario nella speranza di trovare Gwen, magari impegnata in qualche onere che la portasse fuori dalle stanze di Morgana.
Non aveva voglia di trovarsi il visino incuriosito della reale ragazza che lo provocava nel tentativo di estorcergli informazioni.
Malefica!
A quanto pare però il bel principe non ebbe il colpo di fortuna da lui tanto sperato e spese molto del suo prezioso pomeriggio a vagare come un pir... vagabondo per il palazzo.
L'unica cosa che gli rimaneva da fare, per evitare una catastrofe semovente, era esporsi nelle stanze della bella Morgana, cercare di eludere in ogni modo la curiosità di lei e strappare a Gwen la promessa di tenere chiusa la sua dolce boccuccia.
Si avviò verso le stanze della donna a passo sostenuto, indeciso sul da farsi, e regalandosi lunghi sospiri.
Fu allora che il bel popocino reale si fece vivo in tutta la sua fortuna.
Mentre Artù indugiava a diversi metri di distanza dalla porta di Morgana questa si aprì, con suo grande stupore, e ne uscì silenziosamente Gwen.
"Non preoccupatevi farò attenzione..." diceva la serva a bassa voce, nel tentativo di rassicurare la dama all'interno della stanza.
Qualcos'altro venne detto, ma Artù non riuscì a distinguere le parole.
Per lui fu chiaro solo il gesto della serva.
Ella portava un cestino di biancheria e lenzuola sporche e, prima di chiudere la porta, aveva ben nascosto sotto gli altri indumenti qualcosa su cui spiccava una macchia rossastra.
Probabilmente sangue.
Il principe s'irrigidì a quella vista mentre la sua mente vagava su tutte le possibili provenienze del sangue.
Tutto prima di ricordarsi a cosa le donne erano soggette ogni mese e si diede mentalmente del coglione.
Appena il dialogo tra la serva e la padrona si concluse, la porta fu chiusa e solo allora Gwen si accorse della presenza di Artù.
-Salve Sire- salutò con aria imbarazzata una volta avvicinatasi, il cesto ben stresso al corpo come se avesse potuto scapparle di mano da un momento all'altro.
-Buongiorno Gwen- salutò nervosamente il principe conscio dell'imbarazzo che gli avrebbe provocato fare ciò che stava per fare.
-Vorrei parlarti un attimo, non qui...-
-Oh, certo...- accettò accigliata la serva seguendo il principe per il corridoio.
Si fermarono solo quando ad Artù sembrò di aver trovato un luogo riparato da orecchie indiscrete.
-Vorrei parlarti di una cosa... di una voce, di cui sono venuto a conoscenza...-
-Una voce?- Gwen lo guardò stupita.
Erano ben risapute le voci sul conto del principe, qualunque dama o serva del castello aveva fatto commenti sulle probabili, se non risapute, gesta del biondo tra le lenzuola, e la maggior parte non era riuscita a trattenersi dal raccontare aneddoti imbarazzanti, se non volgari sulle gesta 'eroiche' del principe.
Ad ogni modo, di queste chiacchiere ve n'erano a centinaia, e nessuna di esse avrebbe potuto far preoccupare tanto il principe, almeno per quel che ne sapeva Gwen.
-Si tratta di una voce su di me e...- si fermò di colpo respirando - e... Merlino- sussurrò quasi impercettibilmente. -...insieme- fece alla ragazza uno sguardo eloquente, sperando che capisse subito.
-Come?- lo stupore di lei era alle stelle.
Oh, questa non l'aveva mai sentita e non se l'aspettava proprio!
Il principe e Merlino! Una roba assurda.
Fece un pensierino nell'immaginarli aggrovigliati tra un mare di lenzuola a scambiarsi dolci paroline d'amore.
La cosa la divertì, ed anche parecchio, visto che dovette adottare una buona dose del suo autocontrollo per non scoppiare a ridere in faccia all'erede al trono.
Se l'avesse saputo Uther che probabilmente il suo figlioletto adorato si divertiva col servo lo avrebbe fatto...
Improvvisamente le fu chiara la preoccupazione del principe.
-Non ne so nulla- sospirò infine. -Potrei chiedere in giro per capire chi ha messo in giro questa voce però, se può consolarvi...-
Artù chiuse gli occhi, alleggerito miracolosamente dal macigno che gli premeva sul petto.
Gwen era una donna, serva di Morgana soprattutto.
Se lei non sapeva nulla voleva dire che era al sicuro.
La voce non si era sparsa.
-Io.. io ti ringrazio Gwen!- esclamò abbracciandola con trasporto.
Lei non si sottrasse ed arrossì appena.
-Davvero, grazie. Ma ti prego, vorrei che questa voce non andasse troppo in giro, soprattutto fino alle orecchie di Morgana e di mio padre...-
-Oh, sarò più muta di un pesce!- assicurò la serva sorridendo.
-Bene, allora io... devo andare, mi aspettano per pranzo...- disse nervosamente cominciando ad allontanarsi.
-Certo sire...- fece accondiscendente e divertita lei.
Poi fu un attimo.
Una domanda spontaneamente fatta prima di voltare le spalle, scappata dalle labbra senza neanche pensarci.
-Ma è vera?-
Artù si girò. -Come?-
-La voce- spiegò lei
-Assolutamente!- sorrise appena il principe dandole le spalle ed incamminandosi altrove.
La ragazza rimase sola ed accigliata.
Quella risposta non la convinceva.
Assolutamente si o assolutamente no?
Se c'era qualcosa da sapere lei l'avrebbe saputa.
Su questo non vi era dubbio.
Il problema, in effetti, era che questo proprio Artù non lo aveva calcolato.
Non aveva pensato che, forse, in quel modo aveva solo dato vita ad una voce prima inesistente.
Non ci pensava neppure ora che tutto fischiettante se ne andava trotterellando pronto a riempirsi la pancia.
Ebbe solo una piccola fitta allo stomaco nel ripensare alla sua chiacchierata con Gwen.
E la strana sensazione di sentire ancora una volta le parole "Merlino" e "guai" nella stessa frase.

--------

Dopo la chiacchierata con Artù Gwen era rimasta molto stupita.
Si era incamminata a passo svelto verso i luoghi della servitù curiosa ed impaziente.
Aveva posato la biancheria della sua padrona ed aveva parlato con le altre serve di ciò che aveva sentito.
Nulla. Nessuno sapeva niente.
Ma allora da dove veniva la voce che Artù diceva di aver 'sentito'?
-Forse l'hanno messa in giro loro!- ridacchiò una servetta, scatenando l'ilarità delle altre.
-Se fosse davvero così povere noi! Non avremmo mai la possibilità di diventare regine!- scherzò un'altra facendo una piroetta sinuosa.
- Questa non l'hai mai avuta!- la spintonò appena un'amica tra le risate generali.
Gwen sospirò.
-Non ditelo a nessuno mi raccomando, la cosa non deve arrivare alle orecchie del re!- si raccomandò con le altre, strappandole la promessa di non fiatare.
Si era poi diretta nelle stanze di Morgana, che probabilmente aveva già finito il suo pranzo in compagnia di Uther ed Artù.
-Artù mi è sembrato così strano oggi...- sentenziò la dama aggiustandosi i lunghi capelli neri davanti allo specchio.
-Sembrava fin troppo contento, mi ha fatto abbastanza impressione...-
Gwen ridacchiò nervosamente mettendo a posto le vesti di Morgana.
-C'è qualcosa che devi dirmi?- chiese maliziosa lei girandosi.
Gli occhi curiosi incrociarono quelli insicuri della serva.
-Ho promesso di non dire nulla, mi scusi...-
-Dai! Lo so che non vedi l’ora di dirmelo!-
In effetti…
-Sarò muta come un pesce giuro!- promise Morgana con aria furbetta.
Era una donna infondo, le donne sentono nell'aria la puzza di pettegolezzo.
-E va bene....-
Gwen si sedette sul letto e cominciò a snocciolare tutto ciò che sapeva.

  
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