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Autore: samy88    25/11/2009    40 recensioni
"E' possibile aver bisogno dell'unica persona a cui mai ci si rivolgerebbe, se non sotto tortura? A me è capitato. La tortura in questione? Il matrimonio della mia odiosa cuginetta. La persona sbagliata? Il fratello, tremendamente sexy, della mia migliore amica..."
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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3 *SAM ENTRA IN PUNTA DI PIEDI, CLICCA L’ICONA “Aggiungi un nuovo capitolo”  E SCAPPA VIA A GAMBE LEVATE … POI, SI PENTE E DICE:
“No, non sono una codarda! Mi ammazzeranno per il ritardo ma ho scritto 9 pagine di word per farmi perdonare…” *
 
SAAAAAALVE….
Sì, QUELLO ERA PROPRIO IL MIO TEATRINO. SONO CONSAPEVOLE DI ESSERE IN RITARDO. SONO PASSATI BEN SETTE GIORNI DALL’ULTIMO CAPITOLO E VI CHIEDO SCUSA MA HO AVUTO QUALCHE PROBLEMUCCIO. SE VOLETE LANCIARMI DEI RAZZI… ASPETTATE ALMENO CHE MI RIPARI IN UN BUNKER.

 
AVVISO IMPORTANTE: HO CREATO UN BLOG ^^ DOVE PUBBLICHERò TANTI SPOILER E TEASER PER NUTRIRE LA VOSTRA CURIOSITA’.
MI SPIEGO MEGLIO: I CAPITOLI LI CREO SUL TEMPO, NEL SENSO CHE NESSUNO E’ Già SCRITTO O PROGRAMMATO PERTANTO, OGNI VOLTA CHE NE CONCLUDO UNO, NE INZIO SUBITO UN ALTRO.

IN CONSEGUENZA DI CIO', TENETE SOTTO CONTROLLO IL BLOG ALMENO DUE GIORNI DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL CAPITOLO… TUTTAVIA, VI PROMETTO CHE INIZIALMENTE PUBBLICO UN TEASER, IN SEGUITO LO SPOILER VERO E PROPRIO. (*me adora gli spoiler*)
 
VORREI RINGRAZIARE I 21 ANGIOLETTI CHE HANNO COMMENTATO LO SCORSO CAPITOLO… GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE DAVVERO.
INOLTRE VORREI RINGRAZIARE ANCHE I PREFERITI, SEGUITI, CHI LEGGE SILENZIOSAMENTE E CHI CLICCA ANCHE PER ERRORE.
 
PS: LUSINA MI HA FATTO UNA DOMANDA ALLA QUALE NEANCHE IO SO RISPONDERE CON PRECISIONE: ‘QUANTI CAPITOLI SARA’ LA STORIA IN TOTALE’…
FORSE 15, CAPITOLO MENO, CAPITOLO Più. DIPENDE DA COSA GENERA QUESTA MIA TESTOLINA PAZZA.
 
Ps2 (che non significa play station 2 ma POST SCRIPTUM 2… ahahahah): in questo capitolo capiremo cosa ha messo Alice nella valigia. C'è da preoccuparsi??? Ditemelo voi... :-)

VORREI DEDICARE QUESTO CAPITOLO A:
@BARBYEMARCO (tesoro sono 9 pagine di word)
@RODNEY
@COSTANCE_FRY
@JORDY KLEIN




CAPITOLO 3

 


Dopo due ore di volo giungemmo a destinazione: Anchorage, una bellissima cittadina dell’Alaska caratterizzata da un paesaggio alquanto suggestivo in particolar modo all’imbrunire; le luci artificiali -che illuminavano la città intera- e le montagne alte e verdeggianti riflettevano sul golfo dell’Alaska. Osservavo attraverso i vetri dei sedili posteriore del taxi giallo i grattacieli; Edward, occupava il lato totalmente opposto al mio. Volsi il capo osservando con circospezione quel vuoto che ci separava. Non sembravamo affatto due fidanzati. Il nostro era sempre stato un rapporto
quasi fraterno: ci punzecchiavamo assiduamente in ogni circostanza. ‘Quasi’… perché non lo avevo mai considerato come un fratello. Inizialmente avevo avuto la presunta ‘cotta per il fratello della tua migliore amica’. Mi aveva letteralmente affascinata. Impossibile da evitare a causa della sua innata bellezza. Un infatuazione che fortunatamente assopii col passare del tempo.
Edward, di sorpresa, si schiarì la voce e puntò i suoi occhi verde nei miei. “Tesoruccio, come dobbiamo comportarci davanti alle tue cugine?”
Feci roteare gli occhi spazientita. “Come due perfetti fidanzatini?” Ribeccai retorica.
“In altre parole… dobbiamo tenerci per mano, stare costantemente l’uno attaccato all’altra e scambiarci tenere effusioni e baci passionali?”
Le ultime due parole mi fecero rabbrividire e purtroppo non fu una scossa di terrore, bensì di piacere. “Si, e cercare di battibeccare il meno possibile.”
Scosse vigorosamente il capo. “Questo non posso assicurartelo.”
Aggrottai la fronte. “Edward, sai che faranno di tutto per dividerci e, in particolar modo, di scoprire se la nostra storia è una farsa?”
“Sono così sanguinarie?” Chiese divertito.
Incrociai le braccia sotto al seno pensando a cosa avrei dovuto subire in quella settimana. “Non immagini neanche quanto.”
Ridacchiò accorciando la distanza tra noi. “Non sarebbe meglio collaudare il bacio?” Soffiò a qualche centimetro dal mio viso. Quella vicinanza mi stordì leggermente.  
Arcuai un sopracciglio scettica. “Ti serve un collaudo? Non hai baciato abbastanza ragazze da poterti definire perfino ‘esperto’?” Il mio tono fu alquanto ironico e probabilmente acido ma ricordavo nitidamente tutte le volte che avevo aperto la porta di casa Cullen per far entrare una ragazza che sfrontatamente, pigolano il suo nome, entrava nella sua stanza senza batter ciglio.
“Effettivamente…” Edward sorrise sfacciato; si avvicinò maggiormente sfiorandomi una guancia con un polpastrello. “Ma, non ho mai baciato te.” Il suo respiro entrò nella mia bocca lievemente dischiusa: un sapore fresco e zuccherino che scaturì un languore all’altezza dello stomaco. Fremetti  inumidendomi le labbra. Sfoggiò un sorriso sghembo; non sapevo per quanto avrei retto ancora. Le mie guance andarono a fuoco.
“Ha ragione lui. Il bacio deve essere collaudato.” Esordì il conducente del taxi osservandoci dallo specchietto retrovisore.
Maledetta coalizione maschile!
“Però devo darvi una brutta notizia. Siamo arrivati a destinazione.” Concluse spegnendo il motore dell’automobile.
Volsi il capo di scatto osservando attraverso il vetro la maestosa villa Denali. Puntai nuovamente lo sguardo su Edward. “S-scendiamo?”
Annuii sogghignando divertito. Discesi repentinamente dall’auto beandomi della fresca brezza estiva sulle guance roventi. Edward prese le valigie dietro al portabagagli del taxi, pagò il conducente e mi affiancò osservando con circospezione la villa. “Questa è casa Denali?” Assentii inerme mordendomi il labbro inferiore. “Accidenti! E’ enorme!”
L’agitazione mi pervase totalmente. Non potevo fingere una malattia rara cosicché da evitare questa farsa?
Guardai il viso di Edward col timore di scorgere un barlume di incertezza nel suo sguardo, ma vi trovai solo stupore. In lontananza  intravidi una figura femminile incedere velocemente nella nostra direzione. Ancheggiava a destra e a manca, occupando quasi tutto il marciapiede, facendo oscillare di proposito la sua ondulata chioma bionda. Sbuffai energicamente alzando gli occhi al cielo. “Che ti prende, micettina mia?”
“Sta arrivando la moglie del diavolo.” Abbassai lo sguardo incontrando quello confuso di Edward. “Irina. Sta arrivando Irina.” Ripetei con l’irritazione alle stelle.
Fulmineo, cogliendomi di sorpresa, mi circondò la vita con un braccio ravvicinandomi a lui con impeto ed infilò una mano nei miei capelli all’altezza della mia nuca. I nostri visi erano l’uno ad una spanna dall’altro e fissavo le sue labbra con una strano desiderio. “Rediamo ufficiale questo nostro fidanzamento.” Soffiò prima di posare le sue labbra sulle mie. Mi irrigidii all’istante letteralmente spiazzata da quel gesto. Mi morse con delicatezza il labbro inferiore. Una scarica intensa mi lambì la schiena. Sentii il suo sapore nella mia bocca e mi ritrovai improvvisamente a bramare un contatto ancor più intenso.
Quelle labbra morbide, calde, carnose erano terribilmente eccitanti. La mia smania venne esaudita senza remore: il bacio si fece più intenso, impetuoso, travolgente. Mi lasciai andare totalmente in balia di quelle nuove sensazioni. Le nostre lingue si accarezzarono e si desiderarono con passione, ardore e bramosia. Mi strinse con maggior vigore a sé accarezzandomi la base della schiena con una mano; i nostri corpi erano spasmodicamente l’uno attaccato all’altro. Potevo perfino percepire la consistenza dei suoi possenti pettorali premuti sul mio seno. Le mie chiusero a coppa il suo viso per poi scivolare lentamente e perdersi nei suoi setosi capelli. Se quella era finzione, potevamo entrambi intraprendere la carriera di recitazione. Possedevamo un talento innato!
“Isabella?” Continuavo a lambire la bocca di Edward ignorando bellamente quella voce stridula, molto simile al verso di una gallina strozzata.
“Isabella?!” Il tono di voce questa volta fu più alto. “Hmm…” Mormorai mordendo il labbro inferiore di Edward. Lui si stacco leggermente sorridendo sghembo sulle mie labbra. Strabbuzzai gli occhi imbarazzata. Forse, mi ero lasciata andare più del dovuto. Percepii il sangue ribollire nelle guance.
“Isabella!” Starnazzò nuovamente quella barbie-formato-gigante. Naturalmente, utilizzò il mio nome per esteso per arrecarmi irritazione ma il suo sguardo fu impagabile e sul mio viso affiorò inevitabilmente un sorriso vittorioso: i suoi occhi erano quasi fuori dalle orbite e non mi sarei affatto sorpresa se la sua mandibola avesse toccato a momenti il marciapiede per quanto fosse spalancata.
“Ciao, cara cugina Irina.” Sì, in quel momento volevo essere io la cugina maligna. Edward si posizionò alle mie spalle circondandomi la vita con entrambe le braccia. Tutto sommato, come finto–fidanzato non era affatto male.
Irina alzò un sopracciglio portando una mano al fianco. “E lui chi è?” Chiese con tono alquanto scettico.
Edward tese la mano mantenendo tuttavia la stessa posizione. “Il fidanzato. Piacere, Edward Cullen.”
Lei ci squadrò alternando lo sguardo ad entrambi con occhio clinico. Strinse la mano di Edward diffidente. “Piacere.” Continuò ad osservarci con circospezione. Mi agitai più del dovuto. Quasi certamente, dubitava della nostra unione. Probabilmente anch’io lo avrei fatto. Edward incrementò la stretta percependo il mio disagio. Di sorpresa, mi posò un bacio dietro l’orecchio. Un’altra potentissima scossa mi fece tremare perfino le gambe.
“Entriamo, Isabella?” Esordì Irina. Utilizzò nuovamente il mio nome di battesimo ma non mi scalfì minimamente. Tra le braccia di Edward poteva affibbiarmi qualunque nome, perfino Gioconda; le mie terminazione nervose erano attratte solo ed esclusivamente dal mio finto-fidanzato ed ignoravano deliberatamente il resto. Ci precedette varcando l’ingresso della grande villa. Una donna indaffarata, con un grande grembiule legato in vita uscì dalla cucina: zia Carmen. “Bella!” Mi corse incontro stringendomi in un caloroso abbraccio che ricambiai con affetto. I miei zii erano le uniche persone cordiali in quella famiglia, il resto, a parer mio, poteva essere deliberatamente gettato nella spazzatura. Mi scostò tenendo le sue mani ferme sulle mie spalle. “Quanto sei cresciuta. Sei diventata una bellissima donna.”
Percepii una risatina isterica e derisoria alle mie spalle. Ah, come avrei voluto assestare un pugno in pieno viso ad Irina deformandole quel finto e costoso naso.
Mia zia strabuzzò gli occhi osservando compiaciuta Edward. “E questo bel ragazzo?”
“Il mio fidanzato.” Affermai risoluta con tono alto affinché potesse udire anche mia cugina. La bocca di Carmen si chiuse formando una piccola ‘o’ muta di stupore. Tese la mano verso Edward mostrando un sorriso radioso. “Caro, piacere di conoscerti e benvenuto nella nostra casa.”
Le strinse la mano elargendole uno di quei suoi sorrisi da cardiopalma. “Il piacere è mio, signora.”
“Bella, avete fame? Vi preparo qualcosa? Volete riposare? Avete fatto un lungo viaggio, sarete stanchi.” Disse zia tutto d’un fiato esibendo involontariamente il suo dolce lato materno.
“Effettivamente siamo un po’ stanchi.” Guardai Edward che annuii concorde alla mia scelta.
Ella, di rimando, assentì comprensiva. “Allora non esitate un attimo a rintanarvi. Fate come se fosse a casa vostra.”
“Kate e Tanya, non ci sono?” Domandai più per cortesia che per mero interesse; il mio stato di allerta doveva essere perennemente attivo.
“Kate è uscita con Garrent; torna in tarda serata per cui credo che vi vedrete direttamente domani mattina. Tanya, invece è in viaggio. Tra un paio di giorni sarà di ritorno.”
Solo due giorni! Eppure, non potei evitare di festeggiare tacitamente di quella breve assenza di entrambe le cugine. Per la prima volta, la fortuna, sembrava dalla mia parte. “Irina, accompagnali al secondo piano nella stanza degli ospiti.” Indispettiva la figlia girò il capo incedendo ai piani superiori.
“Buonanotte, zia. E  grazie.” Le diedi un bacio sulla guancia ed aiutai Edward con le valigie. Una volta giunti al piano superiore, Irina si fermò innanzi ad una porta in legno massello mostrando uno sorrisetto strano, alquanto preoccupante.
“La mia stanza, e laggiù, l’ultima porta a destra.” Lanciò uno sguardo languido ad Edward; dopodiché si voltò ravvivando i capelli con una mano ed attraversò il corridoio ancheggiando vistosamente. Era così sfacciata da provarci con il mio fidanzato? Assolutamente sì. L’avevo provato duramente sulla mia pelle nei tempi addietro.
Edward sogghignò divertito intuendo immediatamente quell’invito provocatorio. Abbassai la maniglia della porta varcando la soglia della ‘nostra’ stanza. Come c’era da aspettarsi, era una camera ampia costituita da un grande letto a due piazze, un armadio in ciliegio adiacente al muro ed una poltrona in pelle bianca. L’arredamento, molto probabilmente scelto da zia Carmen avente gusti molto raffinati ed eleganti, era tutto in stile rigorosamente moderno. Tuttavia, il mobilio che mi suscitò preoccupazione fu proprio il letto ‘matrimoniale’. Non avevo alcuna intenzione di dividerlo con Edward. Eravamo in estate: il pavimento sarebbe risultato per lui molto più che comodo e rinfrescante.
Posammo le valigie sul letto, tutto in religioso silenzio, probabilmente scaturito dal precedente momento imbarazzante. In fondo al lato destro della stanza una porta molto simile a quella dell’entrata attirò la mia attenzione. Mi avvicinai spalancandola. Un sontuoso bagno si mostrò ai miei occhi costituito da un box doccia in vetro, un’ampia vasca  e sanitari in ceramica bianca. Uno stile moderno e impeccabile. Una doccia rilassante era proprio quel che ci voleva per distendere totalmente i miei nervi in tensione. Tornai nella stanza scorgendo Edward combattere con il cellulare vicino alla grande vetrata della stanza.
“Siamo in periferia e la ricezione è pessima.” Dissi ancor prima che potesse farmi qualche domanda a riguardo.
“Volevo avvisare Alice.” Soffiò infastidito facendo scorrere il dito sul vetro touchscreen del suo IPhone.
Tentai di aprire la cerniera della valigia con scarso risultato. Sembrava incastrata. Edward mi affiancò sogghignando divertito. “Vuoi una mano?” quel suo atteggiamento strafottente mi mandava fuori di senno!
“No, grazie. Non ho bisogno del tuo aiuto.”
Tirai con più forza il gancio della cerniere spostandolo solo di qualche millimetro. Maledii mentalmente Alice e la sua ossessione per lo shopping.
Un ghigno alle mie spalle. Mi girai di scatto fulminandolo con lo sguardo. “Smettila di ridere. Si è impigliata e neanche tu ci riusciresti.”
Sorrise sghembo incrociando le braccia al petto. “Scommetti?” Si avvicinò alla valigia, ignorando le mie proteste: chiuse quella piccola parte di cerniera precedentemente aperta da me con certo sforzo e la tirò dal lato opposto con un gesto secco.
“Dicevi, micetta mia?” Quell’appellativo smielato mi irritava più del dovuto!
Aprì la valigia rivelando in superficie una serie di capi succinti in pizzo, seta e velo particolarmente trasparente. Edward ne afferrò uno mostrando un babydoll color pesca con rifiniture in pizzo e fiocchettini neri. Cosa diamine aveva messo Alice in quella valigia?! Avvampai all’instante a disagio. Afferrai l’indumento, lo infilai nella valigia e la richiusi velocemente parandomici davanti. Lo sguardo di Edward era scettico e al contempo sbigottito. “T-tu indossi quelle cose?”
Arrossii maggiormente. “Vorrei farti notare che la valigia me l’ha preparata Alice.” Punta in viso continuai con tono austero cercando, tuttavia, di celare l’imbarazzo che percepivo sino alle punta delle dita dei piedi. “E anche se fosse?”
Alzò le mani mostrando i palmi in segno di difesa. “Nulla in contrario.”  Quel maledetto sorriso sfrontato spuntò sul suo viso. “Anzi…” quella frase, lasciata così in sospeso mi suscitò maggiore imbarazzo. Afferrai la valigia e con un certo sforzo la trascinai nel bagno. Una volta dentro serrai la porta girando la chiave nella toppa. Abbassai la maniglia per verificare l’efficienza della serratura e… la porta si aprì placidamente. Riprovai girando la chiave più volte ma il risultato fu lo stesso. “Accidenti!” Imprecai con tono alto. Mi sedetti sulla valigia poggiando il mento sui palmi delle mie mani. In quel momento decifrai quel sorriso impertinente sul viso di mia cugina Irina. Lo aveva fatto sicuramente di proposito. 
La testa di Edward sbucò dalla porta. “Che succede?”
“La serratura è rotta!” Esclamai inviperita.
“E allora?” Chiese lui con indifferenza.
“E allora?!” Ripetei scettica. “Non posso chiudere la porta del bagno a chiave e tu non ci trovi nulla di assolutamente problematico?”
Si strinse nelle spalle. “Siamo fidanzati. La doccia possiamo farla assieme.”  
Mi coprii il volto maledicendo il sangue che man mano si propagò sulle mie guance. “Maledetta Irina.”
“Però…” Esordì d’un tratto Edward. “Non mi avevi detto che la cugina era così carina.”
Quella frase mi fece ribollir il sangue, e non per l’imbarazzo, bensì per l’irritazione. Edward aveva la capacità di suscitare in me troppe emozione; alcune totalmente contrastanti tra loro. Urgeva una vendetta.
“Edward, se avevo una minima intenzione di fare la doccia con te… questa è svanita grazie a questa tua ultima osservazione.”
Mi compiacqui nel notare i suoi occhi spalancarsi, quasi fuori dalle orbite. “Bella, stai scherzando vero?” Chiese in un sussurro.
Ah, gli uomini. Tutti con lo stesso pensiero. Edward compreso, naturalmente. Mi rizzai in piedi afferrando la maniglia della porta. “Chissà…” mormorai con tono suadente. Notai, all’altezza del suo collo, il pomo d’Adamo scendere e salire con fatica in un evidente segno di deglutizione di saliva. Spinsi Edward dalle spalle fuori dal bagno. Gli puntai un dito contro minacciosa. “Non posso chiudere la porta a chiave, pertanto non approfittarne. Non entrare per nessun motivo.” 
Si strusciò le mani assumendo ancora una volta quell’aria strafottente. “E se improvvisamente ti sentissi male? Sono un medico. Potrei salvarti la vita.”
Simpatico! Davvero simpatico!
“In quel caso, lasciami morire.” Affermai prima di concludere definitivamente quel discorso chiudendo la porta del bagno. Vi spinsi la valigia bloccandola in parte; era pesante ma non così tanto da impedirgli l’accesso. Afferrai il beauty e mi accinsi a bearmi di una doccia calda e rilassante.
 
______
 

Trovare in quella maledetta valigia qualcosa di consono per la notte fu piuttosto difficile. Vi erano all’interno solo indumenti seducenti ed estremamente provocanti. Non avevo mai indossato cose del genere… e poi chi avrei dovuto sedurre?!

Setacciai tutta la valigia in cerca di qualcosa decente e, per quanto possibile, coprente. Sforzo totalmente inutile. Non vi era neanche una comoda tuta ginnica da poter utilizzare come pigiama! Perché avevo affidato ad Alice l’incarico di preparare la valigia?! Eppure ero stata tremendamente categorica sugli abiti da immettere!
Maledizione! Al ritorno le avrei inveito contro con tutta la forza in mio possesso.
L’acqua calda scrosciante mista al profumo di fragola del mio bagnoschiuma ebbe un esito altamente narcotico sul mio corpo, tanto che mi dimenticai perfino che avrei dovuto dividere un letto matrimoniale con Edward. Tuttavia, quell’effetto svanì nel preciso istante in cui dovetti indossare il pigiama più pudico tra tutti quelli vigenti: una succinta sottoveste in raso blu -che a stento copriva metà coscia- con rifiniture in pizzo sul seno. Mi guardai allo specchio tirando in giù i lembi della sottoveste tremendamente provocante. Maledizione! Era raso: non poteva allungarsi.
Due tocchi alla porta mi fecero rinsavire e sussultare spaventata. “Hai bisogno di un medico? Io sono a tua completa disposizione.”
“Edward, saresti così gentile da fare un favore alla tua fidanzata?” Balbettai mordendomi il labbro inferiore.
“Bella, stai bene?” Chiese con tono leggermente preoccupato.
“Sì, sto bene.” Tirai un grosso sospiro. “Eviteresti di commentare il mio ‘pigiama’?” Era inutile imporgli di chiudere gli occhi: non l’avrebbe mai fatto.
“E’ così brutto?” Chiese con tono divertito.
“Hmm…” Mormorai stendendo meglio la stoffa sul ventre. “Prometti che eviti commenti?”
Dall’altra parte della porta percepii un sonoro sbuffo. “D’accordo. Però se non esci tu, entro io.”
Scostai la valigia; inspirai a pieni polmoni ed aprii lentamente la porta. Edward, addossato allo stipite, sgranò gli occhi facendo vagare il suo sguardo dall’alto verso il basso.
“B-brutto?” Chiese in un sussurro deglutendo rumorosamente. Continuò ad osservarmi con circospezione. Mi avvolsi il busto con un braccio e gli puntai un dito contro. “Niente commenti, ricordi?”
Annui umettandosi le labbra. Solo in quel momento mi resi conto che lui indossava un accappatoio blu notte legato in vita da una fusciacca in spugna dello stesso colore. Dall’apertura sul petto potei intravedere una canotta candida in cotone tremendamente aderente. Arrossii vistosamente chinando lo sguardo imbarazzata. La situazione era alquanto strana. Mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Il bagno è tutto tuo.” Mi allontanai lasciandogli libero accesso. Si passo una mano tra i capelli. “Ho decisamente bisogno di una doccia.” Entrò chiudendosi la porta alle spalle.
Tirai di nuovo i lembi della sottoveste. Accidenti ad Alice!
Vagai con lo sguardo nella stanza e notai gli indumenti di Edward piegati con estrema accuratezza sulla sua valigia. Era molto ordinato per essere di sesso maschile: su questo non c’era alcun dubbio. Mi accinsi a preparare il letto matrimoniale solo da un lato posando i cuscini da arredo sulla poltrona. Schiusi le ante dell’armadio tirando fuori un paio di coperte. Le stesi accuratamente ai piedi del letto poggiandovi sopra un lenzuolo candido ed un soffice guanciale. Come letto improvvisato era perfetto!
“Hai intenzione di dormire sul pavimento?” Chiese Edward sbucando dal bagno. Indossava una canottiera bianca tremendamente attillata –tanto da lasciar correre poco l’immaginazione- ed un pantalone ginnico molto largo. Indossava quegli stessi indumenti per dormire anche a Seattle ma, ogni volta, era una visione estatica per i miei occhi. E naturalmente non riuscii ad esimermi dal fare una minuziosa radiografia al suo corpo. Perché doveva essere sempre così maledettamente sexy?!
Mi spostai i capelli da un lato. “Veramente… questo è il tuo letto.”
Si passò una mano tra i capelli bagnati scompigliandoli. “Perché? Non possiamo dormire nello stesso letto?”
Mi sfuggì una risatina. “Direi proprio di no.”
Incrociò le braccia al petto facendo di conseguenza contrarre i muscoli del petto e delle braccia. “Perché no? Siamo fidanzati.” Dichiarò con un sorriso.
“Finti fidanzati.” Precisai compassata.
“Perché tu dovresti essere l’unica a dormire comodamente su un letto matrimoniale? E’ troppo grande per te.”
Mi avvicinai lentamente adagiandomi sul materasso, e accavallando istintivamente le gambe. Allungai il busto all’indietro sorreggendomi sui gomiti. “Perché sei un gentiluomo e come tale concedi questo piccolo privilegio ad una fanciulla indifesa.”
Edward mi squadrò nuovamente attentamente da capo a piedi. Deglutì a vuoto. “Indifesa.” Ripetè sommessamente. “Forse è meglio così. La doccia non ha sortito affatto l’effetto desiderato.” Si allontanò sprofondando sul letto improvvisato.
Aggrottai la fronte perplessa. “Quale effetto?” Domandai scostando le lenzuola.
“Niente, niente.” Mormorò stendendosi completamente poggiando il capo sul guanciale. Non compresi affatto la sua risposta. E dicevano che eravamo noi donne ad essere complicate! mi coprii le gambe col lenzuolo candido.
“Ah… Edward?” lo chiamai dopo aver spento la luce dell’abatjour. 
“Hmm?” Un mugugno come risposta.
“Grazie per oggi… fuori… quando è arrivata Irina all’improvviso.” Le parole si concatenarono fra loro rendendo la mia affermazione disconnessa e poco chiara, ma fortunatamente, Edward capì ugualmente. “Di niente. Ma…” fece una piccola pausa. “Non merito il bacio della buonanotte?”
Ridacchiai divertita avvinghiandomi al cuscino. “’Notte Edward.” Chiusi gli occhi, e stremata, mi addormentai all’istante.


_____


 

“Bella!”
“Bella?!”
Percepivo degli schiamazzi al di fuori della stanza e un incessante e fastidioso picchio alla porta. Schiusi con fatica un occhio guardando i numerini luminosi della radiosveglia: ore 3:45. Chi era quella squilibrata da svegliarmi nel cuore della notte?
“Bella?!”
Accidenti! Quella era la voce di Kate e sapevo che se non avessi aperto la porta a momenti sarebbe stata capace anche di sfondarla … ma se l’avessi fatto avrebbe notato Edward sul pavimento.
Maledizione!
Mi alzai repentinamente dal letto districandomi da quell’aggroviglio di lenzuola. Mi precipitai ai piedi del letto e scrollai Edward dalle spalle. “Edward!”
Niente.
Lo squassai con più vigore. “Edward, svegliati.”
Mugugnò qualcosa in protesta. “Edward, maledizione alzati.”
Sollevò una mano sventolandola lentamente. “Mamma, voglio dormire un altro po’.”
Non riuscii a trattenere un sorriso. Quel ragazzo era incredibile.
“Bella, mi apri?”
Ancora Kate! Lo scrollai ancora una volta con maggior vigore. Schiuse lentamente un occhio. Gli tirai con forza un braccio. “Vatti a mettere nel letto. Ora!”
Si alzò con estenuante lentezza e con pigrizia si avvicinò al letto matrimoniale. Borbottò qualcosa infastidito. Credeva di essere stato l’unico ad essere stato svegliato nel cuore della notte?! Per affrettare i tempi lo spinsi dalle spalle: si lasciò andare gettandosi a peso morto sul letto. Spinsi le coperte poggiate sul pavimento sotto al letto. Mi accinsi ad aprire la porta e schiuderla leggermente. Assunsi un’aria assonnata. Non che non fossi stanca, ma quel trambusto mi aveva letteralmente scombussolata. “Kate, sei tu?” Mormorai osservando la figura di mia cugina con gli occhi ridotti a due fessure.
Lei di rimando sfoderò un sorriso sardonico e poggiò una mano sulla porta. “Quando ho saputo che eri arrivata ad Anchorage non ho atteso un attimo in più. Non sono riuscita a trattenermi. Dovevo assolutamente salutarti.”
Che cara cugina! Si era ‘letteralmente’ precipitata. Eppure, ci avevo impiegato meno tempo io ad arrivare da Seattle. Che quella sera fosse stata in quale locale all’altro capo del mondo?!
“So che sei venuta con un ragazzo.” Disse con tono sprezzante, quasi incredulo.
“Fidanzato.” Ribeccai per sottolineare il concetto di proprietà privata. Con forza, spinse la porta sino a ritrovarsi all’interno. Osservò Edward con attenzione. Lui era accoccolato al centro del letto e dormiva beatamente. Che ghiro!
“Come vedi Edward, sta dormendo. Pertanto, ci vediamo domani mattina. O forse dovrei dire fra qualche ora?”
Percependo l’acidità nel mio tono si girò sui tacchi ed uscì dalla stanza mormorando, “A domani cuginetta cara.”
Sì, cara un corno! Chiusi nuovamente la porta a chiave. Mi sedetti sul bordo del letto osservando i lineamenti distesi del viso di Edward: aveva un espressione totalmente pacata. Mi sentii improvvisamente in colpa: mi dispiaceva svegliarlo di nuovo ed obbligarlo a dormire nuovamente sul pavimento.
Mi adagiai di nuovo nel letto –tirandomi fin sotto al mento il lenzuolo- invadendo il minimo indispensabile, lasciando un vuoto tra noi sperando di non essere -se non altro- io ad invaderlo nel resto della notte.  
 

PIGIAMA BELLA

BAGNO

CAMERA DA LETTO

 

   
 
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