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Autore: samy88    16/11/2009    30 recensioni
"E' possibile aver bisogno dell'unica persona a cui mai ci si rivolgerebbe, se non sotto tortura? A me è capitato. La tortura in questione? Il matrimonio della mia odiosa cuginetta. La persona sbagliata? Il fratello, tremendamente sexy, della mia migliore amica..."
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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2 SALVE RAGAZZE…
O MIO DIO!! QUANTI, PREFERITI, SEGUITI… IO SONO DAVVERO COME RINGRAZIARVI. I VOSTRI COMMENTI MI HANNO FATTO LETTERALMENTE SBELLICARE DALLE RISATE E GONGOLARE DI GIOIA. GRAZIE MILLE DAVVERO PER TUTTI I NOMIGNOLI CHE MI AVETE DATO… SENZA DI VOI NON SAPREI COSA FARE… GRAZIE MILLE DAVVERO. PIAN PIANO VEDRETE CHE LI INSERIRò NEI CAPITOLI.
IN QUESTO CAPPY, I DUE NEOFIDANZATINI DOVRANNO CONOSCERSI UN PO’ MEGLIO E SCOPRIRE MEGLIO LE SFACCETTATURE DEI LORO CARATTERI… E POTRETE VOI ALMENO IN PARTE CAPIRE COSA ACCADRA’ NEI PROSSIMI.
 
DEDICO QUESTO CAPITOLO A: A l y s s a; Kumiko_Chan_, Luis, JessikinaCullen
Nel prossimo altre dediche per ringraziarvi per tutto il sostegno.
 

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CAPITOLO 2

 



Il giorno successivo trascorsi gran parte del mio tempo al telefono. Chiamai Reneé, per accertarmi della sua assenza al matrimonio ed evitare così qualche spiacevole episodio scaturente dal mio finto–fidanzato-insopportabile (mia madre era priva di tatto e, in particolar modo, di memoria). Prenotai un volo immediato per l’Alaska da Seattle in modo tale da arrivare in serata nella casa pullulata da oche starnazzanti. Adottai la mia arma migliore con il direttore del Daily Sun per ottenere le ferie estive con un netto anticipo; rasentai perfino un atteggiamento seducente abdicato dal tono di voce cinguettante molto simile a quello della sua segretaria-oca Jessica Stanley; il suo cervello le permetteva esclusivamente di battere la tastiera con le sue unghie laccate di un rosso cremisi e accavallare le gambe mostrando uno spacco da far invidia al vestito rosso fuoco di Jessica Rabbit. Stesso nome, stesso seno rifatto, stesse labbra prorompenti siliconate.

Di conseguenza, fu proprio Alice a prepararmi la valigia per il viaggio. Tuttavia, sapevo di non poter riporre piena fiducia nelle sue mani, sebbene fosse una delle stiliste più rinominato dell’intero Stato di Washington; conoscevo perfettamente i suoi gusti: erano quasi totalmente contrastanti con i miei e se nel mio armadio vi erano alcuni abiti estremamente seducenti era solo opera sua. Pertanto, le imposi di introdurre solo capi d’abbigliamento consoni privi di fronzoli e scollature provocanti. Mi accorsi perfino che uscì dal mio appartamento per rientrare poco dopo con una busta gigantesca dalla quale traboccavano a penzoloni maniche e spicchi di stoffe di vario colore. Purtroppo non potei ispezionare il lavoro di Alice per mancanza di tempo.
 
Entrai nella mia stanza scorgendo la figura della mia amica combattere con la cerniera della valigia. Mi accigliai osservandole con un cipiglio contrariato. “Alice, lo sai che se supero il peso massimo consentito devo pagare un supplemento?”
“Sono tutte cose indispensabili, di vitale importanza.” Lei sbuffò chiudendola definitivamente. Mi inquietai più del dovuto. Cosa diamine aveva messo lì dentro? La valigia sembrava scoppiare da un momento all’altro. Il mio sguardo si posò su beauty ancora aperto poggiato sul mio letto.
“Il bagnoschiuma alle noci?” Domandai incrociando le braccia sotto al seno.
“C’è quello alle fresie. Edward è allergico alle noci.” Rispose ostentando indifferenza.
Arcuai un sopracciglio. “Lo so, e allora? Tuo fratello ha qualche disturbo mentale derivante dall’ingurgitare bagnoschiuma?”
“Quando mi implorerai di lambire la tua pelle con le mie labbra in ogni punto del tuo corpo non vorrei avere uno shock anafilattico.” Quel fioco ed eccitante soffio sul mio orecchio mi scaturì brividi lungo tutta la schiena. Volsi il capo verso l’origine di quella voce maledettamente sensuale. Mi imbattei immediatamente in due occhi verdi e un sorriso altamente strafottente.
Troppo strafottente.
“Potresti avere lo shock per altri motivi, fidati.” Al sol pensiero delle sue morbide labbra sul mio corpo… un calore divampò infuocandomi di desiderio. Scossi furiosamente il capo. Non potevo assolutamente iniziare quest’avventura con certi pensieri. “Hai preparato tutto?” Gli domandai col tentativo di sviare il discorso in altre strade meno tortuose.
“Si, zuccherino mio. Tu sei, pronta?” Zuccherino mio?! Roteai gli occhi al cielo indispettita. Mi aveva scambiata per un pasticcino? Lanciai un’occhiata all’orologio da muro: segnava le diciotto in punto.
“Prontissime!” Rispose Alice chiudendo anche la cerniera del beauty. “Su, forza piccioncini! Avete un aereo da prendere!” Mosse entrambe le mani in avanti in segno di sollecitamento. “Andiamo.” Mormorai più a me stessa per infondermi un po’ di pazienza che in presenza dei fratelli Cullen, come per magia, svaniva del tutto.
 
__________
 
 
“Perché abbiamo preso la mia Mercedes, Alice?” Chiese Edward con un cipiglio alquanto contrariato in viso. Lui e la sua maledetta sontuosa auto!
La sorella lo ignorò bellamente continuando a canticchiare una canzone degli anni ’60 riprodotta dalla radio.
Giungemmo poco dopo all’aeroporto di Seattle. Trascinai la valigia sino al check-in. Poggiai la valigia sulla bilancia: pesava dieci chili in più rispetto a quello consentito. Lanciai un occhiataccia ad Alice che mi rispose alzando le spalle. Pagai il supplemento e mi accomodai nella sala d’aspetto accanto ad Edward. Il mio sguardo si posò per un attimo sulla borsa in pelle ai suoi piedi: quella professionale da medico. Le puntai un dito contro. “Perché hai portato con te, quella cosa?”
Ridacchiò scompigliandosi i capelli. “Anche in vacanza sono un medico.”
“Io odio i medici.” Borbottai infastidita. Odiavo l’ospedale con tutti i suoi annessi e connessi. Anche se molto spesso avevo immaginato Edward in camice e… Scossi la testa per ridestarmi da quei pensieri poco innocenti.
“Ma, tesoro mio, tu non dovresti amarmi perdutamente?”
Poggiai teatralmente la mano sul cuore e sbattei velocemente le palpebre. “Certo, tesoro mio.” Marcai con la voce il vezzeggiativo utilizzato da lui stesso. “Ti amo alla follia.”
“Voi due!” Disse Alice lanciandoci un’occhiataccia. “Sembrate cane e gatto. Non potete assolutamente comportarvi così. Dovete tenervi per mano.” Afferrò furiosamente le nostre mani intrecciandole. “Dovete sussurrarvi parole d’amore e.” Mi lanciò uno sguardo eloquente. “baciarvi.”
Sobbalzai lasciando repentinamente lasciando la mano di Edward. Baciarmi? Con lui che mi guardava con quel sorriso strafottente da capogiro? Fortunatamente dall’altoparlante chiamarono il nostro volo interrompendo quell’imbarazzante discorso. Alice sbuffò alzando gli occhi al cielo. “Tenetemi aggiornata soprattutto sul catering e sul vestito della sposa.”
Salutammo quel piccolo demonio formato nana ed incedemmo nella sala di imbarco.
Entrammo nell’aereo occupando due sedili imbottiti adiacenti ad un oblò. Edward al mio fianco era particolarmente tranquillo, io invece, tremano e mi torturavo le mani nervosa. Non avevo mai preso l’aereo e solo l’idea di stare a migliaia mi metri per aria, staccata dal terreno mi faceva letteralmente sudare freddo. Sullo schermo comparve un filmato esemplificativo di come allacciare le cinture. Le hostess mimarono le azioni. Mi allacciai la cintura con fatica a causa del tremore impossessatosi delle mie mani. Edward si voltò di scatto aggrottando la fronte. “E’ la prima volta che prendi l’aereo?”
Annuii timidamente. Non potevo negare di fronte all’evidenza. Mi porse il palmo della mano. “Stringi la mia mano.”
Le mie braccia parevano imbalsamate. Le mie mani erano ancorate alla cintura vicino al grembo; Edward allungò un braccio e ne afferrò una stringendola con veemenza. “Fidati di me.”
L’aereo decollò: io strinsi la sua mano con forza, quasi a fargli male e serrai gli occhi. Poco dopo percepii un piccolo suono acuto e spalancai gli occhi spaventata. Edward ridacchiò sfiorando il dorso della mano con il pollice. “Siamo in volo, ora dovresti essere più tranquilla.” Lasciai la sua mano congiungendola nuovamente sul mio grembo all’altra. Non avevo smesso un istante di tremare. Un’hostess si chinò mostrando il suo decolté prorompente. “Posso portarvi qualcosa?”
Scossi il capo furiosamente. Edward rispose per entrambi. “No, grazie.” La ragazze sorrise cordiale e lanciò un’occhiata alquanto languida al mio finto - fidanzato. Potevo percepire una finta – gelosia?
Lui si slacciò la cintura. “Sfruttiamo queste ore per conoscere i gusti e le preferenze dell’altro. Se ci fanno delle domande dobbiamo essere preparati.”
Feci scattare il gancio con due dita. Io sapevo quasi tutto di lui pertanto questa conoscenza sarebbe stata alquanto unilaterale. Tuttavia, scossi il capo in segno di assenso.
“Da cosa vogliamo iniziare?” Sorrise sghembo portandosi una mano al mento. “Piatto preferito?” Chiese puntando i suoi bellissimi occhi verdi nei miei. Rilasciai un ghigno. “Mio o tuo?”
Arcuò un sopracciglio. “Sai qual è il mio?”
“Lasagne con poco sugo, molto formaggio filante e leggermente rosolate in superficie.”
Strabuzzò gli occhi sorpreso. “Come dia-“
Lo bloccai prontamente. “Credi davvero che sia tua sorella a cucinare?”
I suoi occhi uscirono quasi fuori dalle orbite. “S-sei tu che cucini?”
Ridacchiai divertita dalla sua espressione. “La maggior parte delle volte, sì.”
“Assurdo!” Si passò una mano tra i capelli incredulo. “Il tuo piatto preferito?”
“Ravioli ai funghi.” Risposi con ovvietà.
“Gusti musicali?” Chiese curioso.
“Stranamente ascoltiamo la stessa musica.”
Sorrise storcendo il labbro di sbieco. Quel sorriso mi aveva sempre affascinato.
“Fiore preferito?”
“Edward.” lo ripresi bonaria. “Non ricorderai mai tutto.”
Sul suo viso spuntò un sorriso di sfida. “Mettimi alla prova. Fiore?” Ripeté determinato.
Sbuffai facendo roteare gli occhi. “Rosa.”
Continuammo così per circa un’oretta di volo. Mi fece una miriade di domande ed io risposi  sciogliendogli qualunque curiosità. Non era così difficile parlare con lui anche se spesso e volentieri il suo lato strafottente veniva a galla con troppa facilità. Grazie a quello scambio di parole mi rilassai e non potei che essergli grata. Mi aveva distratta. In seguito tornò perfino l’appetito e di conseguenza l’hostess con la nostra cena .
“Cucini meglio tu!” Disse Edward portando alle labbra un altro pezzo di carne. 
Sogghignai divertita. “Dobbiamo però preoccuparci di cosa mangeremo in Alaska.”
Si pulì la bocca con un tovagliolo. “Come si chiamano le tue cugine?”
“Kate, Irina e Tanya Denali.”
Improvvisamente si fece pensieroso. Una piccola ruga gli increspò la fronte. “Tanya Denali?”
Sbiancai portandomi una mano alla fronte. “Ti prego, non dirmi che sei stato con Tanya.” Volsi lentamente il capo. Si grattò a nuca imbarazzo. “Abbiamo avuto un contatto piuttosto ravvicinato al college.”
“Tanya al college?” Domandai stranita. Quell’oca–cugina era anche istruita?
“Diceva di studiare lingue.” Alzò le spalle.
“Lingue di vari universitari, casomai. Te compreso” Mi passai una mano sul viso infastidita. “Edward se mi fai passare per la stupida della situazione ti ammazzo con le mie stesse mani.”
“In questi giorni sarò solo tuo.” Mi afferrò una mano baciandone il palmo. Quel contatto scaturì un potente scossa elettrica. Avrei retto in quel modo per una settimana? Probabilmente, no.
 
 

LO SO, LO SO… SEMBRO UNA DEGENERATA. MA L’IMMAGINE DI EDWARD IN CAMICE MI FA SBAVARE IN UN MODO ASSURDO.

E A VOI?
 
 PS: IL CAPITOLO DI AMORE PLATONICO ARRIVERA’ A GIORNI, PROMESSO. HO GIA’ INIZIATO A SCRIVERLO.
(HO AGGIORNATO IL 14/11/2009 SE PER CASO QUALCUNO NON SE NE FOSSE ACCORTO).    
   
 
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