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Autore: _Joey_    25/11/2009    1 recensioni
I ricordi sono come dei vecchi indumenti: se non li vuoi buttare, li metti via, nei cassetti più alti del tuo armadio, e ti dimentichi di averli, fino a quando qualcosa, qualsiasi cosa, ti fa tornare in mente quando li hai indossati, un particolare giorno, un particolare evento, e allora li ripeschi e magari te li provi anche, come un tuffo nel passato. * Gemma torna a Londra dopo tempo e deve confrontarsi con la realtà che a volte cambia e che, a volte, rimane incredibilmente simile a quella che avevamo lasciato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora grazie a Ruby, mi fa piacere che la storia ti incuriosisca, e spero tanto che anche i prossimi capitoli ti piacciano :) Ecco qui il terzo!


Tre – There are no secrets to be told.

Il caldo che in tanti avevano sperato sparisse, era volato via il giorno dopo la visita di Gemma a casa di Tom. La città era tornata ad essere un pò grigia, un pò bagnata, così come l'amavano i suoi abitanti: gli ombrelli dai mille colori sgargianti contrastavano con quelli spenti degli edifici più antichi, con il grigio del cielo. Londra sapeva accendersi di colore anche in mezzo alla pioggia.
Gemma scese dalla macchina di Haley correndo, cercando di evitare che quelle goccioline sottili come spilli la bagnassero più di tanto, ma sorridendo, perché corse come quella le erano mancate. Suonò il campanello, come il giorno prima e, come il giorno prima, le aprì Tom. Tom, e il suo sorriso, e quelle fossette, Tom e i suoi occhi nocciola, striati appena percettibilmente di un verde che si confondeva nel castano dell'iride. La salutò, la fece entrare, disse che non aveva avvisato Dougie, che voleva vedere la sua faccia sbalordita, risero entrambi, si avviarono in soggiorno. Risero ancora di più, quando la videro, la faccia un pò sopresa, un pò stupita, un pò felice di Doug. Gemma si avvicinò a lui, con dei passi lenti, il bassista, più impulsivo, corse e la strinse forte, forse per vedere se era davvero lei, davvero lì.
"Danny lo sa?"
La domanda del ragazzo fu veloce, impulsiva quanto il suo abbraccio. Spiazzò Gemma, Tom un pò meno.
"No."
La risposta della ragazza arrivò pronta, sicura, nonostante tutto.
"Ti ha vista, due pomeriggi fa e, a dire il vero, noi gli avevamo detto che non potevi essere tu. Insomma, sei cambiata!"
Come se la domanda riguardo Dan fosse stata più che legittima, Doug riprese a parlare, sorridendo, era allegro; Danny era solo un particolare nella storia tra i McFly e Gemma, lei era comunque amica di Poynter, Judd e Fletcher, e rivederla era bello.
"Rimani, allora? Guardi il film con noi?"
Era come un bambino, Dougie, con la sua voce sottile e quegli occhi meravigliosamente azzurri. Gemma sorrise ancora una volta, annuendo.
"Che film volevate vedere?"
Con quella domanda iniziò la discussione, Tom avrebbe voluto vedere per l'ennesima volta Ritorno al Futuro, o l'ultimo Star Wars, Dougie ne avrebbe volentieri fatto a meno, Gemma, a lei andava bene tutto, più o meno, non sopportava solo gli horror. Era come una pellicola vista e rivista, quella piccola, stupida e divertente discussione, ce n'erano state tante di simili, ricordarle riusciva a mettere un sorriso sulle labbra di ognuno di loro.
Avevano finito col non guardare nessun film.
Seduti per terra, avevano scherzato, parlato, bevuto e riso, si erano guardati negli occhi e avevano capito che le persone cambiano solo in parte, che c'è qualcosa che non può cambiare. Erano sempre andati d'accordo, si erano sempre divertiti insieme, e quello non sarebbe mai cambiato: avrebbero potuto non vedersi per altri due o tre anni, ma c'era un'intesa tra loro, ed era indelebile, si conoscevano, e non avrebbero smesso di farlo, perché insieme erano cresciuti.
"Non hai neanche smesso di fumare!"
Esclamò Dougie, non appena Gemma portò alle labbra una Lucky Strike, pronta ad accenderla.
"E' qualcosa che credo non farà mai."
Aggiunse Fletcher, ridendo. Rise anche Gemma, mentre Doug approfittò dell'attimo di distrazione dei due per rubare una sigaretta dal pacchetto della ragazza; fu colto in flagranza di reato, nonostante le risate.
"Ti capisco, Doug, qui costano un sacco di soldi."
Fece lei, lamentandosi. Entrambi i ragazzi risero all'espressione di Gemma, le dissero che poteva portarsele dall'America, le sigarette.
"Mi sembra di sentire il mio r..."
Aveva interrotto la frase a metà, non sapeva neanche perché. Aveva un'altra vita, a New York, non era neppure troppo difficile immaginarselo, era qualcosa di estremamente ovvio.
"Il tuo ragazzo?"
Avevano esclamato entrambi, in coro. Il sorriso era ancora sulle loro labbra, come volevasi dimostrare, non c'era nulla da temere, era normale. E loro erano curiosi. Chi è? Che fa? Quanti anni ha? Quanti soldi ha?
Le domande arrivarono a raffica, Gemma rise soprattutto dell'ultima, ovviamente di Dougie.
"Si chiama Josh, è un fotografo, ha un anno in meno di me, viviamo insieme a Soho, e di soldi ne ha abbastanza."
Rispose al questionario in poco tempo, sorridendo, come aveva fatto per tutta la serata. Poi, bevendo un sorso di birra dal bicchiere di Tom, chiese a Doug aggiornamenti sulla sua situazione sentimentale, visto che erano ormai entrati in tema.
"Io sto con Frankie."
Le aveva detto, contento, quasi orgoglioso. Gemma ci aveva messo poco a capire di chi si trattasse, ma aveva bisogno di certezze.
"Frankie degli S Club 8?"
Aveva domandato, con un filo di voce.
"Si."
A quella risposta era esplosa. Doug aveva sempre avuto una sottospecie di cotta per quella ragazza, quel genere di cosa che sai non accadrà mai, perché lei è famosa e tu non sei nessuno, in confronto, e invece era diventato famoso anche lui e si erano conosciuti, e stavano insieme.
Gemma era balzata in piedi ed era corsa tra le braccia dell'amico bassista, tutta contenta e soddisfatta, l'aveva abbracciato, erano caduti, ed avevano riso, mentre Tom li guardava come se fossero due casi disperati; forse avevano bevuto un pò troppo, si era detto tra sé e sé.
Erano ancora tutti e tre presi dall'euforia, quando sentirono il campanello trillare: il padrone di casa fece una faccia un pò stupita, chiedendosi chi potesse essere.
"Se non vai alla porta non lo saprai mai."
Disse Gemma, come se gli avesse letto nel pensiero. Lui aveva sorriso, e si era alzato, andando verso la porta: aprì senza pensarci, e si trovò davanti Harry, come qualche giorno prima. Il batterista salutò allegramente Tom, ed entrò, senza chiedergli se potesse farlo, perché quella era diventata anche un pò casa sua, era casa di tutti loro.
Avanzò verso il soggiorno, a destra dell'ingresso: le due stanze erano separate da un grande arco; si fermò proprio lì sotto, spalancò gli occhi, alla vista di Doug e Gemma.
"Harry, non ti aspettavamo!"
Disse Dougie, sorridendogli ed agitando una mano in segno di saluto. Gemma si era voltata, gli aveva sorriso, come sapeva fare solo lei, e lui aveva inevitabilmente ricambiato.
"Che ci fai qui?"
Aveva chiesto, il batterista, ancora un pò confuso.
"E' tornata per l'estate."
Aveva risposto Tom, dietro di lui, mentre Doug e la ragazza si alzavano da terra.
"Sono...Dio, da quant'è che non ci vediamo?"
"Due o tre anni."
La risposta di Gemma era tranquilla, per nulla imbarazzata, l'imbarazzo tra loro non ci sarebbe mai stato, lo sapeva. Harry era semplicemente sorpreso, si avvicinò a lei, sorridendo con un pò più di sicurezza, finalmente.
"Vieni qui."
Le disse, poco prima di abbracciarla. Sapeva essere così protettivo, Harry.
All'improvviso si chiese come diavolo aveva fatto a vivere tutto quel tempo senza loro, senza quelle sensazioni di tranquillità e serenità che riuscivano ad infonderle, che erano sempre stati capaci di farle provare anche quando tutto andava male. Si sorprese a pensare di essere più forte di quanto credesse, per essere riuscita ad andare avanti senza i suoi migliori amici.
Dopo aver sciolto l'abbraccio, anche Harry si sedette con loro, ed iniziarono di nuovo a parlare, a scherzare, bere, ridere, raccontarsi quegli anni, semplicemente ad essere loro stessi. Non la brutta copia di quel libro che erano stati, no, stavano scrivendo il seguito: stavano delineando qualcosa di nuovo, su quelle pagine bianche, con un inchiostro nero, indelebile, lo stesso del primo volume della loro storia.
  
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