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Autore: Antys    26/11/2009    1 recensioni
Sospirò, nascondendo il volto dietro le mani dalla pelle candida e chiara, una tra le due riportava cicatrici e bruciature, incrociò le gambe fra loro, lasciandosi scivolare sul letto, sparpagliando i morbidi capelli biondo chiaro semicorti sul cuscino, lasciando che la frangetta coprisse la parte superiore delle dita.
Lampi vivevano nella sua mente, immagini sfocate affioravano, la testa gli girava, il corpo veniva attraversato da diversi brividi e la nausea lo invadeva.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Down To The Fire

 

Sospirò, nascondendo il volto dietro le mani dalla pelle candida e chiara, una tra le due riportava cicatrici e bruciature, incrociò le gambe fra loro, lasciandosi scivolare sul letto, sparpagliando i morbidi capelli biondo chiaro semicorti sul cuscino, lasciando che la frangetta coprisse la parte superiore delle dita.

Lampi vivevano nella sua mente, immagini sfocate affioravano, la testa gli girava, il corpo veniva attraversato da diversi brividi e la nausea lo invadeva.

Rumori di ruote.

Strade vuote.

Buio totale.

Frenata improvvisa.

Flash.

Calore tale da bruciare.

Sgranò i suoi grandi occhi azzurri, spostando le mani in quel’esatto momento. Il viso improvvisamente pallido e le forze quasi assenti. Aveva la netta sensazione di sprofondare in un buco nero senza uscita. Il corpo cominciava a tremare, la nausea aumentava e quell’odore di benzina nitido per il suo olfatto non l’aiutava. Innalzò la schiena, balzando sul letto, scuotendo il capo trattenendolo con le mani per scacciare via quei ricordi dolorosi.

Ricordi che vivevano imperterriti.

Si lasciò ricadere nuovamente sul letto. Era fin troppo stanco. Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare tra le braccia di Morfeo.

Ormai la paura lo invadeva ogni volta che chiudeva le palpebre.

 

Entrò in casa come se fosse sua, completamente vuota, uno strano aroma regnava nell’aria, miscelato tra pesca e albicocca. Entrò un cucina. L’abitazione sembrava pulita, perfetta, ordinata, se non fosse stato per quei piatti sporchi di sugo e chissà cos’altro incrostati, bicchieri calcarei sbiaditi, posate abbandonate sul fondo del lavello sporco, un rubinetto da cui scappavano piccole, innocenti gocce, pentole nascoste dietro utensili vari.

Si avviò verso il frigo aprendolo. Vuoto. Completamente vuoto. Tranne per del burro, un po’ di latte sicuramente andato a male e della pasta d’acciughe. Come cavolo faceva a vivere con un frigo nudo?

Fece dietrofront dirigendosi verso la dispensa, aprì vari sportelli trovando solo dei cracker, una marmellata di fragole chiusa e della carta igienica. Ah beh, almeno quella non gli mancava. Pensò ironico, roteando gli occhi, disegnando un lieve sorriso sul volto angelico da cui ricadevano i capelli biondi cenere che coprivano i grandi occhi splendenti grigi.

Sarà il caso che faccia un po’ di spesa più tardi. Sentenziò, togliendosi il caldo giubbotto ottanio scuro di piuma d’oca, abbandonandolo in una sedia poco distante. Si rimboccò le maniche, aprendo leggermente il rubinetto, prendendo spugna e detersivo aspettando che l’acqua si riscaldasse. In pochi minuti un paio di piatti, bicchieri e quasi tutte le posate erano state insaponate, pronte per essere sciacquate una volta finita quella procedura. La schiuma gli schizzò sul volto, portandolo con il gomito a pulirsi sorridendo divertito, in quello stesso momento urla agghiaccianti echeggiarono per la casa accompagnate da vari scricchiolii e movimenti agitati. Senza pensarci due volte si sciacquò le mani senza soffermarsi ad asciugarle, chiudendo distrattamente il rubinetto, correndo come un forsennato verso le scale per raggiungere la camera del proprietario di quella struttura.

Il padrone di casa si agitava senza sosta, non smetteva di urlare, teneva gli occhi serrati. Cercava di proteggersi con le mani da chissà quale pericolo e torturava il morbido cuscino sotto il suo capo.

Simeon varcò la soglia della porta, avvicinandosi lentamente al letto dell’amico, cercando di calmarlo anche con il semplice tocco delle dita. Gli afferrò la mano ferita, trattenendola delicatamente, abbassando successivamente anche l’altra, poggiandole sul letto.  Andres. – Sussurrò lievemente, accarezzando con delicatezza la fronte, spostando i biondi capelli morbidi al tatto, ma il più piccolo si dimenava ancora, sebbene si fosse calmato un po’. – Andres. – Pronunciò nuovamente con tono delicato, accarezzandogli  amorevolmente la guancia liscia e morbida. Il Biondo aprì gli occhi di scatto andando a cercare i grigi del compagno. Sussultò appena, ingoiando un nodo di saliva. Osservò quelle perle così magnetiche e quel viso così delicato ed intatto. La mano si Simoeon non smetteva di accarezzarlo per trasmettergli sicurezza e tranquillità ed Andres non capiva come ancora riuscisse a stargli accanto. Come poteva stare con una persona così difettosa e rovinata a vita? Alle volte una strana invidia gli prendeva allo stomaco, ritrovandosi con delle fitte al cuore, anche se quelle non smettevano mai di desistere, e scuoteva la testa come se potesse cancellare il tutto. Indietreggiò con la schiena, mettendo fine a quel contatto troppo forte e doloroso per lui. Il visitatore non sembrò sorprendersi, era fin troppo abituato a quelle scene, abbassò la mano, portandosela sopra le gambe, increspando le labbra.

Il padrone di casa l’osservò ancora, lasciando ricadere i capelli setosi sul volto, coprendo la parte sfigurata, danneggiata, oltraggiata, sfregiata. Un volto condannato in eterno.

Chiuse istintivamente gli occhi chiari, preso dall’ennesimo attacco di emicrania e nuovi lampi apparirono.

Percorreva le strade periferiche di Berlino, il cielo era stranamente sereno, benché fosse notte fonda, in groppa al sua Aprilia rs rossa fiammante. Non andava mai troppo veloce in città. Le strade erano deserte, non c’era alcun motivo di premere sull’acceleratore, casa propria non scappava mica. Osservò l’orario nel suo polso sinistro, ben visibile, senza mai distogliere lo sguardo dalla strada. Ma qualcosa non andava. Per quanto la strada fosse immersa nell’oscurità, si intravedeva una chiazza gigante che prendeva entrambe le corsie e le strade erano bagnate, dovute alla pioggia di poche ore prima. In una frazione di secondo un bagliore lo accecò, due e più moto correvano all’impazzata e i proprietari urlavano come forsennati. Più vetture cominciarono a scivolare, finendo per spingerlo in quella chiazza enorme che lui voleva evitare ed ancora non riusciva a vedere. Poi un rumore ben più forte degli altri. I freni non funzionavano e una delle moto scivolò pericolosamente nella chiazza misteriosa, il suo odore ricordava quello della benzina, irrigando l’asfalto procurando sempre nuove e più scintille. In un battito di ciglia l’area cominciò a prendere fuoco, urla divertite e spaventate dei presenti echeggiavano per strade. Molti si dileguarono, lasciando li i due mal capitati, mentre altri erano presi dal panico.

Il fuoco si accampò ed Andres con il tatto cercava almeno quella parte di asfalto non ricoperto da quella sostanza. Ma c’era fin troppo caldo, il corpo scottava, sentiva sciogliersi e bruciare ardentemente, il petto trafiggere, come perforato, e il volto fondersi.

 L’unica cosa che ricordava erano strani bagliori, mente  si accasciava al limite del perimetro.

Sussultò vistosamente, sgranando i grandi occhi zaffiro, mentre un attacco d’asma lo colpiva. Il respiro sembrava voler scoppiare dal petto e dava la sensazione di strozzarlo lentamente. Il battito cardiaco accelerò a dismisura e con la mano sfregiata stringeva possessivamente le coperte del letto.

- Nice, sono qui. – Pronunciò prontamente Someon, afferrandogli la mano sana, posandogli l’altra sul petto. – Sono qui. – Ripete dolcemente, regalandogli un meraviglioso sorriso, catturando i folti capelli morbidi tra le dita. – Non andrò via. – Sussurrò infine amorevolmente, regalandogli un nuovo sorriso con la stessa intensità.

Il più piccolo lo guardò attento, cercando di calmare il battito cardiaco, cominciando a respirare lentamente, specchiandosi nei suoi occhi argentei, percorso da nuovi brividi. In una morsa intrecciò le dita fra le sue, sospirando lievemente.

Simoeon gli sorrise nuovamente, rafforzando la stretta con delicatezza. – Nice, sarò sempre qui. – Lo tranquillizzò dolcemente con voce profonda, accarezzandogli con affetto il capo.

Il biondo annui, soffermandosi sul significato delle parole appena udite. Nice. Perché chiamarlo ancora così, quando aveva perso tutto quello che poteva essere considerato carino? Cosa gli era rimasto da poter essere indicato con quell’aggettivo? Sbuffò devastato. Ogni attimo con lui era una vera e propria sfida, lo stancava terribilmente, eppure sapeva che non poteva farne a meno. Ogni volta che la sua compagnia scompariva o si indeboliva nuove amarezze crescevano in lui, altri dubbi, interrogativi e pene. Ma di certo non poteva legarlo in eterno a sé, privarlo della libertà, delle sue scelte, della sua vita. Non poteva, eppure lo voleva.

- So a cosa stai pensando ed è il caso che smetti di farlo. – Gli riferì l’intruso con tono cupo, innalzando un sopracciglio, lanciandogli un’occhiata disapprovatrice.

 Andres lo guardò stupito, sbattendo svariate volte le palpebre, mentre il vicino lo guardava con espressione autoritaria, portandolo a lasciarsi scappare un sorriso divertito. Simeon osservò ogni centimetro del suo viso, senza lasciarsi sfuggire alcun cambiamento del suo volto. Intensificò l’intreccio tra dita, avvicinandosi cautamente al suo viso, approfittando della distrazione del compagno, catturando in una morsa le sue labbra fra le proprie. Lasciò basito il soggetto dell’azione, portandolo a sgranare gli occhi ed a incurvare la schiena, mentre il biondo cenere assaporava maggiormente le labbra, ispezionandole centimetro per centimetro, studiandole con cura.

Le loro labbra si distaccarono, rimanendo a pochi centimetri di distanza. I respiri si mescolavano fra loro, accarezzando i volti e tentando nuovamente le loro bocche. I loro occhi si incrociavano, occhi pieni di domande, interrogativi, sbalordimento, perle piene di speranze, risposte, desiderio. L’azzurro sull’argento. Due bellezze rare e complicate.

Andres sbatté ripetutamente le ciglia, avvertendo ancora la presa sulle dita, il respiro sul viso, il sapore delle sue labbra e le emozioni provate. Avvertì all’interno del ventre uno strano vuoto, un tuffo al cuore e un nodo alla gola.

Il respiro si affievolì, le ciglia bionde gli accarezzavano il volto, le labbra sembravano più vicine, separate da un solo soffio, il battito accelerava senza indugio e la consapevolezza di ciò che provava affiorava immancabilmente.

Senza neanche accorgersene, spinto da una forza a lui sconosciuta, incatenò le sue labbra, privandole di alcuna via d’uscita, bloccando ogni scappatoia. Accentuò il bacio, increspando le labbra, assaggiando voglioso il suo sapore, resosi conto di non poterne fare a meno, mentre il compagno rispondeva con eguale intensità, riportando passione.

Mentre Andres chiudeva gli occhi, assaporando maggiormente quelle sensazioni e lasciandosi trasportare da quella magia, avvertiva le carezze delicate e piene d’amore sul volto sfigurato. Lievi flash apparivano nella sua mente, immagini sbiadite si proiettavano nei suoi occhi e più andava avanti quel contatto più le immagini perdevano consistenza, i flash abbandonavano la loro essenza e tutto negava la sua reale esistenza.       

Ogni cosa fu cancellata automaticamente.

Le labbra si distaccarono ancora una volta, un sorriso limpido spuntò tra quelle del compagno che disciolse la presa sulle sue dita. – Vado a fare la spesa. – Disse divertito Simeon, regalandogli un buffetto sulla fronte, lasciandogli un bacio tra i capelli dorati. Uscì dalla stanza con disinvoltura, lasciando un padrone di casa basito e perplesso.

Andres fece mente locale, chiudendo automaticamente gli occhi, concentrandosi totalmente sul significato di quelle parole. Rimuginò a lungo, corrugando la fronte. Spesa?  Siméh, ma di cosa stai parlando? – Chiese perplesso, aprendo gli occhi di scatto, alzandosi velocemente dal letto, dirigendosi verso la direzione presa dall’intruso, abbandonando la stanza e tutto ciò che precedentemente disturbava la sua esistenza.

Quelle immagini dolorose avevano cessato il loro percosso.

Un contatto,

una liberazione.

Per sempre.

 

Ende

 

 

 

 

 

 

 

 

Ah. E’ la prima volta che mi cimento in qualcosa che appartenga a questa categoria.

Però era qualcosa che volevo fare da tanto tempo, quindi eccomi qui. ^-^

Quest’idea diciamo che mi è venuta in mente tempo fa e ho trovato il tempo solo adesso. Ma meglio di niente.

L’età dei personaggi non è specificata, ma entrambi hanno diciannove anni, l’unica differenza sono i mesi, ecco perché Andres è considerato il “più piccolo”. ù.ù

In verità non so com’è realmente il risultato. Ma va bene così. A me piace ed è normale che lo sia, perché se no neanche scriverei certe cose. ù.ù

Alla prossima! ^-^

©Ryan92

 

   
 
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