Down To The Fire
Sospirò,
nascondendo il volto dietro le mani dalla pelle candida e chiara, una tra le
due riportava cicatrici e bruciature, incrociò le gambe fra loro, lasciandosi
scivolare sul letto, sparpagliando i morbidi capelli biondo chiaro semicorti
sul cuscino, lasciando che la frangetta coprisse la parte superiore delle dita.
Lampi
vivevano nella sua mente, immagini sfocate affioravano, la testa gli girava, il
corpo veniva attraversato da diversi brividi e la nausea lo invadeva.
Rumori di ruote.
Strade vuote.
Buio totale.
Frenata improvvisa.
Flash.
Calore tale da bruciare.
Sgranò
i suoi grandi occhi azzurri, spostando le mani in quel’esatto momento. Il viso
improvvisamente pallido e le forze quasi assenti. Aveva la netta sensazione di sprofondare
in un buco nero senza uscita. Il corpo cominciava a tremare, la nausea
aumentava e quell’odore di benzina nitido per il suo olfatto non l’aiutava.
Innalzò la schiena, balzando sul letto, scuotendo il capo trattenendolo con le
mani per scacciare via quei ricordi dolorosi.
Ricordi che vivevano imperterriti.
Si
lasciò ricadere nuovamente sul letto. Era fin troppo stanco. Chiuse gli occhi
lasciandosi trasportare tra le braccia di Morfeo.
Ormai la paura lo invadeva
ogni volta che chiudeva le palpebre.
Entrò
in casa come se fosse sua, completamente vuota, uno strano aroma regnava
nell’aria, miscelato tra pesca e albicocca. Entrò un cucina. L’abitazione
sembrava pulita, perfetta, ordinata, se non fosse stato per quei piatti sporchi
di sugo e chissà cos’altro incrostati, bicchieri calcarei sbiaditi, posate
abbandonate sul fondo del lavello sporco, un rubinetto da cui scappavano
piccole, innocenti gocce, pentole nascoste dietro utensili vari.
Si
avviò verso il frigo aprendolo. Vuoto.
Completamente vuoto. Tranne per del burro, un po’ di latte sicuramente andato a
male e della pasta d’acciughe. Come cavolo faceva a vivere con un frigo nudo?
Fece
dietrofront dirigendosi verso la dispensa, aprì vari sportelli trovando solo
dei cracker, una marmellata di fragole chiusa e della carta igienica. Ah beh, almeno quella non gli mancava.
Pensò ironico, roteando gli occhi, disegnando un lieve sorriso sul volto
angelico da cui ricadevano i capelli biondi cenere che coprivano i grandi occhi
splendenti grigi.
Sarà il caso che faccia un po’ di spesa più tardi.
Sentenziò, togliendosi il caldo giubbotto ottanio scuro di piuma d’oca,
abbandonandolo in una sedia poco distante. Si rimboccò le maniche, aprendo
leggermente il rubinetto, prendendo spugna e detersivo aspettando che l’acqua
si riscaldasse. In pochi minuti un paio di piatti, bicchieri e quasi tutte le
posate erano state insaponate, pronte per essere sciacquate una volta finita
quella procedura. La schiuma gli schizzò sul volto, portandolo con il gomito a
pulirsi sorridendo divertito, in quello stesso momento urla agghiaccianti
echeggiarono per la casa accompagnate da vari scricchiolii e movimenti agitati.
Senza pensarci due volte si sciacquò le mani senza soffermarsi ad asciugarle,
chiudendo distrattamente il rubinetto, correndo come un forsennato verso le
scale per raggiungere la camera del proprietario di quella struttura.
Il
padrone di casa si agitava senza sosta, non smetteva di urlare, teneva gli
occhi serrati. Cercava di proteggersi con le mani da chissà quale pericolo e
torturava il morbido cuscino sotto il suo capo.
Simeon varcò la soglia della porta, avvicinandosi
lentamente al letto dell’amico, cercando di calmarlo anche con il semplice
tocco delle dita. Gli afferrò la mano ferita, trattenendola delicatamente,
abbassando successivamente anche l’altra, poggiandole sul letto. – Andres. –
Sussurrò lievemente, accarezzando con delicatezza la fronte, spostando i biondi
capelli morbidi al tatto, ma il più piccolo si dimenava ancora, sebbene si
fosse calmato un po’. – Andres. – Pronunciò
nuovamente con tono delicato, accarezzandogli
amorevolmente la guancia liscia e morbida. Il Biondo aprì gli occhi di
scatto andando a cercare i grigi del compagno. Sussultò appena, ingoiando un
nodo di saliva. Osservò quelle perle così magnetiche e quel viso così delicato
ed intatto. La mano si Simoeon non smetteva di
accarezzarlo per trasmettergli sicurezza e tranquillità ed Andres
non capiva come ancora riuscisse a stargli accanto. Come poteva stare con una
persona così difettosa e rovinata a vita? Alle volte una strana invidia gli
prendeva allo stomaco, ritrovandosi con delle fitte al cuore, anche se quelle
non smettevano mai di desistere, e scuoteva la testa come se potesse cancellare
il tutto. Indietreggiò con la schiena, mettendo fine a quel contatto troppo
forte e doloroso per lui. Il visitatore non sembrò sorprendersi, era fin troppo
abituato a quelle scene, abbassò la mano, portandosela sopra le gambe,
increspando le labbra.
Il
padrone di casa l’osservò ancora, lasciando ricadere i capelli setosi sul
volto, coprendo la parte sfigurata, danneggiata, oltraggiata, sfregiata. Un volto condannato in eterno.
Chiuse
istintivamente gli occhi chiari, preso dall’ennesimo attacco di emicrania e
nuovi lampi apparirono.
Percorreva le strade periferiche di Berlino, il
cielo era stranamente sereno, benché fosse notte fonda, in groppa al sua
Aprilia rs rossa fiammante. Non andava mai troppo
veloce in città. Le strade erano deserte, non c’era alcun motivo di premere
sull’acceleratore, casa propria non scappava mica. Osservò l’orario nel suo
polso sinistro, ben visibile, senza mai distogliere lo sguardo dalla strada. Ma
qualcosa non andava. Per quanto la strada fosse immersa nell’oscurità, si
intravedeva una chiazza gigante che prendeva entrambe le corsie e le strade
erano bagnate, dovute alla pioggia di poche ore prima. In una frazione di
secondo un bagliore lo accecò, due e più moto correvano all’impazzata e i
proprietari urlavano come forsennati. Più vetture cominciarono a scivolare,
finendo per spingerlo in quella chiazza enorme che lui voleva evitare ed ancora
non riusciva a vedere. Poi un rumore ben più forte degli altri. I freni non
funzionavano e una delle moto scivolò pericolosamente nella chiazza misteriosa,
il suo odore ricordava quello della benzina, irrigando l’asfalto procurando
sempre nuove e più scintille. In un battito di ciglia l’area cominciò a
prendere fuoco, urla divertite e spaventate dei presenti echeggiavano per
strade. Molti si dileguarono, lasciando li i due mal capitati, mentre altri
erano presi dal panico.
Il fuoco si accampò ed Andres
con il tatto cercava almeno quella parte di asfalto non ricoperto da quella
sostanza. Ma c’era fin troppo caldo, il corpo scottava, sentiva sciogliersi e
bruciare ardentemente, il petto trafiggere, come perforato, e il volto
fondersi.
L’unica cosa
che ricordava erano strani bagliori, mente
si accasciava al limite del perimetro.
Sussultò
vistosamente, sgranando i grandi occhi zaffiro, mentre un attacco d’asma lo
colpiva. Il respiro sembrava voler scoppiare dal petto e dava la sensazione di
strozzarlo lentamente. Il battito cardiaco accelerò a dismisura e con la mano
sfregiata stringeva possessivamente le coperte del letto.
- Nice, sono qui. – Pronunciò prontamente Someon,
afferrandogli la mano sana, posandogli l’altra sul petto. – Sono qui. – Ripete
dolcemente, regalandogli un meraviglioso sorriso, catturando i folti capelli
morbidi tra le dita. – Non andrò via. – Sussurrò infine amorevolmente,
regalandogli un nuovo sorriso con la stessa intensità.
Il più
piccolo lo guardò attento, cercando di calmare il battito cardiaco, cominciando
a respirare lentamente, specchiandosi nei suoi occhi argentei,
percorso da nuovi brividi. In una morsa intrecciò le dita fra le sue,
sospirando lievemente.
Simoeon gli sorrise nuovamente, rafforzando la
stretta con delicatezza. – Nice, sarò sempre qui. –
Lo tranquillizzò dolcemente con voce profonda, accarezzandogli con affetto il
capo.
Il
biondo annui, soffermandosi sul significato delle parole appena udite. Nice. Perché
chiamarlo ancora così, quando aveva perso tutto quello che poteva essere
considerato carino? Cosa gli era
rimasto da poter essere indicato con quell’aggettivo? Sbuffò devastato. Ogni
attimo con lui era una vera e propria sfida, lo stancava terribilmente, eppure
sapeva che non poteva farne a meno. Ogni volta che la sua compagnia scompariva
o si indeboliva nuove amarezze crescevano in lui, altri dubbi, interrogativi e
pene. Ma di certo non poteva legarlo in eterno a sé, privarlo della libertà,
delle sue scelte, della sua vita. Non poteva, eppure lo voleva.
-
So a cosa stai pensando ed è il caso che smetti di farlo. – Gli riferì
l’intruso con tono cupo, innalzando un sopracciglio, lanciandogli un’occhiata disapprovatrice.
Andres lo guardò
stupito, sbattendo svariate volte le palpebre, mentre il vicino lo guardava con
espressione autoritaria, portandolo a lasciarsi scappare un sorriso divertito. Simeon osservò ogni centimetro del suo viso, senza
lasciarsi sfuggire alcun cambiamento del suo volto. Intensificò l’intreccio tra
dita, avvicinandosi cautamente al suo viso, approfittando della distrazione del
compagno, catturando in una morsa le sue labbra fra le proprie. Lasciò basito
il soggetto dell’azione, portandolo a sgranare gli occhi ed a incurvare la schiena,
mentre il biondo cenere assaporava maggiormente le labbra, ispezionandole
centimetro per centimetro, studiandole con cura.
Le
loro labbra si distaccarono, rimanendo a pochi centimetri di distanza. I
respiri si mescolavano fra loro, accarezzando i volti e tentando nuovamente le
loro bocche. I loro occhi si incrociavano, occhi pieni di domande,
interrogativi, sbalordimento, perle piene di speranze, risposte, desiderio. L’azzurro sull’argento. Due bellezze
rare e complicate.
Andres sbatté ripetutamente le ciglia, avvertendo
ancora la presa sulle dita, il respiro sul viso, il sapore delle sue labbra e
le emozioni provate. Avvertì all’interno del ventre uno strano vuoto, un tuffo
al cuore e un nodo alla gola.
Il
respiro si affievolì, le ciglia bionde gli accarezzavano il volto, le labbra
sembravano più vicine, separate da un solo soffio, il battito accelerava senza
indugio e la consapevolezza di ciò che provava affiorava immancabilmente.
Senza
neanche accorgersene, spinto da una forza a lui sconosciuta, incatenò le sue
labbra, privandole di alcuna via d’uscita, bloccando ogni scappatoia. Accentuò
il bacio, increspando le labbra, assaggiando voglioso il suo sapore, resosi
conto di non poterne fare a meno, mentre il compagno rispondeva con eguale
intensità, riportando passione.
Mentre Andres chiudeva gli occhi, assaporando maggiormente quelle
sensazioni e lasciandosi trasportare da quella magia, avvertiva le carezze
delicate e piene d’amore sul volto sfigurato. Lievi flash apparivano nella sua
mente, immagini sbiadite si proiettavano nei suoi occhi e più andava avanti
quel contatto più le immagini perdevano consistenza, i flash abbandonavano la
loro essenza e tutto negava la sua reale esistenza.
Ogni cosa fu cancellata automaticamente.
Le
labbra si distaccarono ancora una volta, un sorriso limpido spuntò tra quelle
del compagno che disciolse la presa sulle sue dita. – Vado a fare la spesa. –
Disse divertito Simeon, regalandogli un buffetto
sulla fronte, lasciandogli un bacio tra i capelli dorati. Uscì dalla stanza con
disinvoltura, lasciando un padrone di casa basito e perplesso.
Andres fece mente locale, chiudendo automaticamente gli
occhi, concentrandosi totalmente sul significato di quelle parole. Rimuginò a
lungo, corrugando la fronte. Spesa? – Siméh, ma di cosa
stai parlando? – Chiese perplesso, aprendo gli occhi di scatto, alzandosi
velocemente dal letto, dirigendosi verso la direzione presa dall’intruso, abbandonando la stanza e tutto ciò che precedentemente disturbava la
sua esistenza.
Quelle immagini dolorose
avevano cessato il loro percosso.
Un contatto,
una liberazione.
Per
sempre.
Ende
Ah. E’
la prima volta che mi cimento in qualcosa che appartenga a questa categoria.
Però
era qualcosa che volevo fare da tanto tempo, quindi eccomi qui. ^-^
Quest’idea
diciamo che mi è venuta in mente tempo fa e ho trovato il tempo solo adesso. Ma
meglio di niente.
L’età
dei personaggi non è specificata, ma entrambi hanno diciannove anni, l’unica
differenza sono i mesi, ecco perché Andres è
considerato il “più piccolo”. ù.ù
In
verità non so com’è realmente il risultato. Ma va bene così. A me piace ed è
normale che lo sia, perché se no neanche scriverei certe cose. ù.ù
Alla
prossima! ^-^
©Ryan92