Nell’aprire il balcone, Chiara notò che era una giornata fredda ma bellissima, tersa e soleggiata. Respirò l’aria pulita della montagna e ne aspirò a pieni polmoni il profumo fino a sentirsene rinvigorita. Solo allora si voltò a guardare nella camera il letto dove ancora Massimo stava dormendo. Con un sorriso di tenerezza rientrò nella stanza, riprese il vassoio con la colazione che aveva posato sul comò e lo mise sul letto.
- Amore – gli sussurrò con dolcezza – amore, svegliati.
- Noooo, lasciami dormire ancora un po’, ti prego – bofonchiò Massimo ancora nel sonno.
- No, dormiglione, svegliati. Abbiamo tante cose da fare.
Con un sospiro l’uomo si alzò a sedere in mezzo al letto, gli occhi ancora mezzo assonnati. Stette qualche minuto così poi sorrise tra sé.
- È vero, abbiamo tante cose da fare – disse ed afferrò di colpo la moglie costringendola a sdraiarsi accanto a lui.
Chiara si difese ridendo da quello scherzoso assalto che riuscì a fermare solo facendogli notare che stava rischiando di far cadere tutta la sua colazione per terra. Così lui la lasciò andare e si accinse a servirsi delle cose buone che la moglie gli aveva preparato.
- Allora, mi dici che abbiamo di più importante da fare che non restare a letto a fare all’amore? – le domandò, storpiando un po’ le parole perché aveva la bocca piena di cornetto al cioccolato.
- Siamo venuti sin qui e tu vorresti rimanertene rintanato tutto il giorno? – gli chiese a sua volta lei - Tanto valeva che restavamo a casa, allora.
- A casa non lo avremmo fatto così… - le sussurrò allusivo cercando ancora di tirarsela contro.
- Su smettila, finisci di far colazione e preparati. È una giornata bellissima, Andiamo a fare una passeggiata per i boschi. O preferisci andare a Sorrento? Di qua non è lontano, possiamo andarci e ritornare per ora di pranzo.
Il marito smise di scherzare e si mostrò subito interessato ai programmi per quella loro giornata di insolita vacanza.
- Facciamo l’una e l’altra cosa – propose – voglio dire: prima andiamo a fare una bella passeggiata qui intorno poi ce ne andiamo a Sorrento. Non torniamo per pranzo però, rimaniamo lì, magari andiamo al “nostro” ristorante.
Massimo si riferiva al locale dove Chiara l’aveva condotto quella lontana domenica di settembre quando si erano appena conosciuti e non ancora si erano messi insieme. In effetti era un posto dove in seguito erano tornati spesso, ogni volta richiamando alla memoria i turbamenti di allora per paragonarli alla serenità che invece alla fine avevano trovato. Era il loro posto magico e la donna si mostrò felicissima di andarci.
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Fecero una bella passeggiata fermandosi anche parecchio su al belvedere dal quale si godeva una splendida vista del golfo di Salerno e di quello di Napoli in lontananza. Arrivarono anche alla sommità del monte dove c’era la chiesetta di San Michele e alla sorgente della Lontra. Camminando spesso abbracciati in quell’oasi di tranquillità e di pace, si sentivano felici come se tutte le inquietudini ed i problemi che li avevano accompagnati soprattutto negli ultimi giorni fossero lontani oramai anni luce. Approfittando della solitudine dei luoghi, ogni tanto si fermavano e si scambiavano un bacio, quasi come se fossero stati dei fidanzati e non coniugi di vecchia data. Presto però si stancarono un po’ della solitudine ed allora presero l’auto per andare a Sorrento.
La cittadina era addobbata a festa e piena di animazione per il Natale in arrivo. Purtroppo trovarono chiuso il “loro” ristorante ma quello in cui pranzarono fu altrettanto buono ed accogliente e Massimo potette togliersi anche la voglia di mangiare gli gnocchi alla sorrentina che gli era rimasta dalla sera prima nonostante la raffinata cenetta.
Dopo ebbero l’idea di andare alla solita gioielleria dove furono accolti con il consueto calore dal proprietario e dove finalmente Chiara si liberò dall’incubo di finire di comprare le strenne natalizie perché, con l’aiuto del marito, scovò dei deliziosi oggettini in argento da donare alla sorella e alle cognate.
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Quando tornarono al villino era quasi il crepuscolo. Accesero immediatamente il camino e poi restarono a godersi il calore del fuoco abbracciati.
- Come sto bene! – esclamò Massimo ad un tratto posando un bacio sulla fronte della moglie che, semidistesa sul divano, gli teneva il busto poggiato sul petto e lo circondava con le braccia.
Chiara intanto pensava che forse era venuto il momento di chiedergli di quella storia della Scattini. Però, nel vedergli gli occhi pieni di serenità brillare alla luce della fiamma, gliene mancò il cuore. Non voleva rovinare quel momento magico anche perché sapeva con certezza che per nessun motivo al mondo avrebbe potuto rinunciare al suo uomo, neanche per una cosa orribile come un tradimento. Se lui le avesse detto che continuava ad amarla nonostante la passata debolezza, lo avrebbe di sicuro perdonato. Allora non era meglio forse cercare di capire se ancora ci teneva a lei piuttosto che rievocare la figura odiosa della rivale?
Con grande dolcezza gli carezzò il viso e gli chiese:
- Davvero stai bene con me, amore? Riesco a renderti felice?
- Oddio, sei un po’ bisbetica, ma tutto sommato non sei malaccio ed i momenti belli me li hai saputi sempre dare nonostante la tua natura di strega! – le rispose lui, non resistendo alla tentazione di scherzare come al solito.
Però Chiara non si arrabbiò, anzi, stringendolo ancora più forte gli propose un gioco:
- Davvero? Dimmene qualcuno…
- Beh, vediamo … Quando ci siamo conosciuti .
- Mhm! Banale! – mormorò con una smorfia, fingendosi delusa.
- Allora quando venni da te per dirti che ti amavo. Nonostante avessi passato l’inferno per arrivare a casa tua, dopo fu bellissimo, compreso quel magnifico sartù di riso che tirasti fuori come d’incanto. “Una strega che prepara simili intrugli non devi lasciartela scappare” ricordo che mi dissi!
Nel vederla sorridere, le chiese a sua volta:
- E tu quali momenti ricordi?
- Quando mi portasti a Bologna a conoscere i tuoi. Ero così intimidita e timorosa! Ma poi mi accolsero tutti con tanto calore, soprattutto tua madre, che mi sentii subito amata.
Massimo sorrise contento.
- E ti ricordi il giorno che facesti il test per vedere se eri incinta di Ilaria? – le chiese.
- Oh sì – rammentò lei – tu te ne stavi fuori dalla porta del bagno e mi chiedevi ogni cinque minuti: “Hai fatto? Cosa è uscito?”
- Già e dopo ci mettemmo a ballare il tango.
- Mi ricordo anche quando ci siamo sposati. Com’era bella quella chiesetta di campagna!
- Perché l’agriturismo dove dopo andammo tutti a pranzare non era bello? Ti ricordi quella grande tavola a ferro di cavallo e quel tipo che suonava la fisarmonica?
Oramai erano presi dal vortice della memoria e Chiara continuò:
- Rammenti quando nacque Matteo ed andammo in clinica?
- Sì, andammo a salutare la nostra vicina ed Ilaria le disse: “Ciao, signora Teresa, noi andiamo a partorire!”
Chiara rise e poi si strusciò con tenerezza contro il marito.
- Quella sera fu bellissima. Stemmo insieme per la prima volta noi quattro: la piccola teneva in braccio Matteo tutta contenta e tu li sorreggevi tutt’e due – commentò.
Anche Massimo si sentì travolgere dalla tenerezza al ricordo e poi si rammentò di un’altra cosa:
- La nascita di quel bambino ha avuto qualcosa di magico sin da quando l’abbiamo concepito.
- Parigi! – esclamò lei – Come eravamo felici io e te, lì in quella città magica, mentre Ilaria era con i nonni a Eurodisney. Che meraviglia quei giorni…
.. E quelle notti – soggiunse lui, allusivo – Dai facciamo un altro gioco: ricordiamoci delle volte più belle che abbiamo fatto all’amore.
- Per me è bella ogni volta – affermò la donna.
- Anche quelle durante le quali pensi alla lista della spesa o al bucato da stendere? – la prese in giro.
Lei gli diede uno schiaffetto sulla spalla.
- Bugiardo! Non è vero – protestò.
Lui si mise a sghignazzare.
- Dai, scherzavo: a letto sei una donnina meravigliosa, te l’assicuro. Però non intendevo riferirmi alle volte “normali”, volevo parlare di quelle che vale davvero la pena di ricordare.
- Ieri sera? – propose allora la donna.
- Mhm! Banale! – le rispose con la stessa smorfia e le stesse parole che aveva usato lei.
- Allora quella volta che venisti da me per dirmi che mi amavi.
Lui la guardò, sinceramente stupito.
- Proprio quella volta che non riuscii neanche a farti …?
- Ti rifacesti egregiamente nel corso della giornata – lo interruppe ridendo – Dai, tocca a te ora.
- Vediamo, vediamo… - Massimo finse di pensarci su, poi, con un sorriso malandrino si chinò su di lei - La prossima! – concluse esultante.
- Non vale!
- Tu fammi fare e poi vediamo se vale o no.
Intanto le aveva infilato le mani sotto il maglione e dopo aver incontrato la carne nuda, la stava accarezzando con molta sensualità. Chiara tentò per un po’ di difendersi scherzosamente, giusto per eccitarlo di più, ma poi lei stessa lo fu talmente tanto che si abbandonò all’amore con tutta se stessa.
Vi
confesso che questo è il capitolo che mi è
piaciuto di
più scrivere forse perché
è stato bello
immedesimarsi nell’atmosfera di serenità e di
amore che si è venuta a creare
tra Massimo e Chiara. E poi mi ha dato anche il pretesto per farvi, con
delle
brevi pennellate, il riepilogo delle cose che ho immaginato fossero
successe ai
miei due protagonisti da quel giorno che li lasciammo sul terrazzo di
casa fino
a quello in cui li abbiamo ritrovati. Certo sono solo le cose
più salienti, ma
credo che ormai li conosciate abbastanza per immaginarvene voi stesse
delle
altre. D’altronde non è necessario usare troppo
l’immaginazione, basta vivere
per sapere che in ogni esistenza, la mia, la vostra, quella di ognuno,
ci sono
sempre piccoli e
grandi avvenimenti, a
volte belli, a volte, purtroppo, anche brutti. Di sicuro anche i
coniugi Corona
avranno passato momenti poco piacevoli negli ultimi otto anni ma a me
è
piaciuto far inventare loro un gioco in cui ricordavano solo quelli
belli. Sono
sicura, infatti, che se ogni coppia ogni tanto riuscisse a tirare fuori
dalla
magica scatola dei ricordi gli
istanti
più significativi della loro vita in comune, forse
riuscirebbe a scoprire che
tutto l’affetto, l’entusiasmo, il desiderio di
stare insieme che una volta li avevano
uniti, almeno in
moltissimi casi non
sono andati perduti,ma sono stati solo dimenticati. Naturalmente questa
è solo
l’opinione di una vecchietta
rincitrullita con la testa “vuoto a perdere” ed
inguaribilmente romantica. Ma
non è proprio per questo in fondo che vi piacciono le storie
di “mamma
Kellina”?