James era disperato. Era da tre ore di fronte a quella dannatissima stanza di rianimazione, e nessuno dei medimedici che entravano e uscivano in continuazione si decideva a rispondere alle sue domande.
Solaria,
il viso stravolto dalla preoccupazione, arrivò al suo fianco poco dopo, insieme
a Sirius e Gardenia.
“James!”
Gridò la ragazza abbracciandolo, mentre Sirius gli dava una pacca sulla spalla.
Ramoso
parve calmarsi un attimo, e il viso, che prima era rosso per l’ira, iniziò ad
avere un colorito più normale.
Gli
occhi, però, erano sempre uguali: sbarrati dalla preoccupazione, circondati da
occhiaie e lucidi per la febbre che stava iniziando a salire.
“Vi
giuro che se il prossimo non mi risponde gli mordo un braccio!” Disse, quando
l’ennesimo medimedico passò davanti a lui ignorando bellamente le sue domande
sulla salute di Lily.
“Da
quanto sta lì?” Chiese Sirius, preoccupato anche lui.
“Tre
ore. Dannazione, tre ore intere! E io non so nemmeno in che condizioni sia…
Ehi.. ehi, tu! Come sta l’Auror Evans, mia moglie?!” Chiese, ad un vecchio
medimago che stava uscendo dalla stanza con un taccuino in mano.
Quello
però parve nemmeno averlo sentito, cosicché James, ormai completamente pazzo,
lo afferrò per una manica e iniziò a mordergli il braccio, facendogli cadere il
taccuino, i cui fogli si sparpagliarono per tutto il pavimento circostante.
E, mentre
l’uomo gridava per lo spavento e Gardenia, Sirius e Solaria tentavano di
calmare il loro amico, giunse nella sala l’unica persona che forse aveva il
potere di rappacificare la situazione.
“James,
il Medimedico sta facendo del suo meglio per aiutare Lily, non dovresti
ringraziarlo in questa maniera…”
Tutti
si immobilizzarono, guardando verso la direzione da cui proveniva quella
vecchia e calda voce: il medimedico era ancora stravolto, James aveva ancora i
denti ben sigillati attorno all’esile braccio dell’uomo, Sirius, Solaria e
Gardenia tentavano invano di staccare il loro amico dalla morsa ferrea con cui
teneva il povero uomo.
Silente
si fece avanti, un tiepido sorriso sulle labbra, le mani dietro la schiena e la
barba bianca che rifletteva in un leggero bagliore le immacolate luci del
corridoio.
James
lasciò finalmente libero il vecchio medimedigo, il quale, con un facile
incantesimo raccolse i suoi fogli e se ne andò via stizzito, borbottando
qualcosa sulla maleducazione dei giovani d’oggi, mentre i tre amici
continuavano a guardare Silente, felici che anche lui fosse giunto.
“Ha
ragione… è solo che nessuno mi dice come sta la mia Lily, e… sto letteralmente
perdendo il controllo.” Disse esasperato James.
“Questo
l’avevo notato! – commentò il preside – Non preoccuparti per Lily, lei sta bene
oramai.”
“Lei
come fa a saperlo?” Chiese Solaria, corrugando la fronte.
“Ho
parlato con il responsabile di questo reparto…” Mugugnò l’anziano uomo,
massaggiandosi la barba proprio sotto il mento, e aspettandosi quella reazione
che non tardò a venire…
“COSA?!
PERCHE’ A LEI HANNO DATO NOTIZIE E A ME NO?!” Gridò James.
“Ehm…
il medimedigo in questione, che mi ha dato notizie, è un mio vecchio amico
nonché ex compagno di scuola… Ed è stato così gentile da perdere trenta secondi
del suo preziosissimo tempo per spiegarmi le condizione della sua paziente.
Non
prendertela, James: l’importante è che tutto sia a posto.”
“Ma
io quello l’ammazzo… mi ha fatto diventare pazzo!… E’ tutta una questione di
soldi, non è vero?! Mi hanno fatto impazzire apposta per ricoverarmi e
spillarmi un sacco di soldi per le cure, non è vero?! Oh, Mondo corrotto! Lo
sapevo io, lo sapevo! Questi con i disastri del caro Voldy ci campano! Siete
tutti degli schifosissimi approfittatori, dovreste finire ad Azkaban per quello
che fate! Mangiamorte travestiti da guaritori! Pfiu! Come se poi non si capisse
quello che avete dentro…” Gridò infine James, proprio in faccia ad una giovane
medimaga che passava velocemente di lì, la quale però lo ignorò completamente…
scene del genere dovevano essere piuttosto usuali in quel reparto.
“L’hai
finita, razza di idiota? Oppure vuoi che ti mettano una camicia di forza e ti
rinchiudano veramente in una stanza imbottita?” Gli sibilò freddo Sirius, con
gli occhi ridotti a fessure. Non era mai riuscito a sopportare James quando
iniziava a dire sciocchezze su sciocchezze… gli incasinavano la testa tutto
quel mare di frottole prive di senso. E adesso c’era andato giù pesante…
James
sospirò, e fissò il suo migliore amico con gli occhi di un cucciolo bastonato.
“Sirius, cosa diamine faresti tu al posto mio?! Mia moglie è lì dentro, e
quando ce l’ho portata stava rischiando di perdere la vita, e con lei anche mio
figlio… Mio figlio… Per Merlino! Mio figlio! Come sta mio figlio?!” Gridò di
nuovo il ragazzo, mentre lo sguardo folle si riappropriava dei suoi occhi, ora
rivolti verso Silente.
Ma,
proprio mentre il vecchio preside apriva bocca per rispondere, la porta della
stanza in cui Lily era ricoverata si aprì nuovamente, e un’anziana guaritrice,
grassottella e con un dolce sguardo materno, si portò davanti a loro, guardando
severa James.
“Lei
è il signor Potter?” Chiese.
“Sì,
sono io!” Rispose lui.
“Sua
moglie sta meglio, le sue condizioni sono molto migliorate, oramai non è più in
pericolo di vita. A dire il vero non lo è mai stata del tutto. Lo schiantesimo
che… che Voi – Sapete – Chi le ha lanciato addosso ha solo provocato il suo
svenimento.”
“E
allora perché l’avete tenuta rinchiusa qua dentro per tre ore, senza che io potessi
nemmeno avvicinarmi a lei?!”
“Perché
ci sono stati dei problemi col bambino, signor Potter.” Rispose la donna,
guardando il suo interlocutore dritto negli occhi.
Solaria,
con una morsa allo stomaco, si avvicinò a James, e prima che lui potesse dire o
fare qualunque cosa, chiese:
“Il
bambino è salvo?!”
“Per
ora sì… ci sono state complicazioni, e ho paura che continueranno ad esserci
per i prossimi tre mesi almeno. Pertanto, la signora Potter verrà esentata
dall’incarico di Auror e tenuta sotto stretta sorveglianza al reparto maternità
di quest’ospedale, dove verrà trasferita a breve.”
“Grazie,
Grazie, grazie! Vi adoro! Siete le persone più splendide di questo Mondo! Degli
angeli in terra! Cosa faremo noi semplici esseri umani senza di voi?! Divini… siete
divini! Dei santi! Grazie, grazie grazie!” Gridò James, mettendosi in ginocchio
e innalzando le braccia verso la donnetta, che alzò gli occhi al cielo e iniziò
ad andarsene, mentre il ragazzo continuava a gridare in sua direzione le parole
più dolci e gli epiteti più nobili che riuscì a trovare nel suo esiguo
repertorio mentale, fino a che Sirius, completamente esasperato, lo prese per
il colletto della divisa da Auror che ancora indossava e lo trascinò nella
stanza in cui stava riposando la moglie, seguito immediatamente da tutti gli
altri.
Una
volta dentro, si sedettero tutti intorno a Lily. Stava dormendo.
Sulla
fronte era presente ancora un lieve taglio, accuratamente disinfettato dai
guaritori: doveva esserselo fatto urtando qualcosa mentre veniva scagliata
lontano dallo schiantesimo di Voldemort.
James
le prese la mano, e rimase dieci minuti buoni in silenzio, guardandola in viso,
sperando che si svegliasse da un momento all’altro.
“Silente…
non la ho ancora ringraziata per averci salvato la vita da Voldemort. Per la
seconda volta, per giunta…” Disse James, senza distogliere lo sguardo dalla
moglie.
“Oh
ragazzo, non devi ringraziare me: è stata Solaria ad avvertirmi.” Rispose
l’anziano preside.
James,
incuriosito, si voltò a guardare l’amica. “Lucciola, come facevi a saperlo? Hai
avuto una visione?!”
“Sì…
Vi ho visti mentre Riddle vi attaccava intanto che ritornavate con la scopa a
casa, e così ho contattato velocemente Silente, prima che i fatti
degenerassero. E, a quanto pare, ci sono riuscita.”
“Nella
tua visione… noi… noi ce la facevamo a salvarci?” Chiese Ramoso, dopo un attimo
di titubanza.
“Voi
sì. Ma il bambino no… è per questo che credo che, nonostante il rischio che
corra durante i prossimi tre mesi, vostro figlio si salverà e riuscirà a nascere.”
James
sorrise, poi si alzò e si diresse verso la sua amica, gli occhi lucidi per la
commozione. “Allora è te che devo ringraziare se diventerò padre.” Le disse,
abbracciandola.
Lily
sorrise, stringendosi forte all’amico. “Beh, sai com’è, volevo a tutti i costi
che mia figlia avesse un compagno di giochi!”
“Cosa?!”
Esclamò James, allontanando un poco da se l’amica e fissandola felice. “Anche
tu aspetti un piccolo marmocchio, Lucciolina?!”
“E’
una marmocchia, James.” Commento Sirius, con orgoglio.
“Sapete
già che è femmina?! Ma allora complimenti! Wow! E’ fantastico! Così se il mio
bambino è un maschietto, potremmo anche combinare qualcosa!”
“Forse
sarebbe meglio lasciare decidere loro, non credi?!”
“Certo
Felpato! Però, se ci mettiamo un poco lo zampino noi…”
“Guarda,
ti posso assicurare che se tuo figlio avrà lo stesso numero di neuroni di tua
moglie, sarò felice di aiutarti in quest’impresa!” Risolse Sirius, sorridendo
all’amico, che invece lo guardò incerto.
“Non
so perché, ma non mi pare proprio un complimento questo…”
“Certamente
non lo era per te… Però è il primo complimento che Mister Felpato mi rivolge:
dovrei iniziare a preoccuparmi?!” Disse una leggera voce femminile.
Tutti
quanti, contemporaneamente, si voltarono verso il lettino, dove una Lily
sorridente li fissava, gli occhi ancora semi chiusi per la stanchezza.
James
si fiondò immediatamente su di lei, prendendole la mano e baciandogliela in
continuazione, senza mai smettere di chiederle come stava, come si sentiva, se
qualcosa non andava…
“Se
non calmi questa parlantina penso che il mal di testa mi verrà ora, James…” Lo
interruppe lei, continuando a sorridergli. “Sto bene adesso, non preoccuparti!”
“I
dottori dicono che devi stare a riposo qui in ospedale, nel reparto maternità, per
tre mesi. Abbiamo rischiato di perdere il bambino, Lily.”
“Sì,
me lo sono immaginata… Ma, tu come stai? E chi è che ci ha portato in salvo?!”
“Sto
bene, giusto qualche graffio… è venuto Silente, lo aveva avvertito Solaria
perché sapeva già cosa sarebbe accaduto: sai, le sue visioni…
Però
scusa, com’è, non credevi che forse fossi stato io a cacciare quel
mostriciattolo e portarti in salvo?!”
“Non
per offenderti, James: ma né io né te siamo in grado di competere con
Voldemort, nemmeno se uniamo le nostre forze. E dovresti già saperlo, non era
la prima volta che ci scontravamo con lui.”
“Mmm,
va bene, per questa volta mi hai convinto, donna di poca fede… Sai che anche
Soly aspetta una bambina?!“
“Davvero?!
Soly! Non mi avevi detto nulla!”
“Beh,
aspettavo il momento più opportuno… l’ho detto solo a Sirius, questa mattina…”
Rispose l’interpellata.
“Sai
già quando nascerà?”
“Secondo
i miei calcoli, dovrebbe nascere verso l’ultima settimana di maggio.”
“Il
nostro invece nascerà a luglio…”
“E
dobbiamo ancora decidere il nome! Voi l’avete già scelto?” Disse James.
“Sì,
certo: Sirius la vuole chiamare Selene.”
“E
noi come lo chiamiamo, Lily? Che ne dici di Gustavo? Florenzo? Arnoldo?
Poseidone?!”
Lily
fece una faccia schifata. “Ma da dove li togli fuori questi obbrobri?! Mio
figlio non avrà mai un nome del genere, James Potter, mettitelo bene in testa!
A parte che non sappiamo ancora se sia maschio o femmina…”
“Certo
che è maschio.”
“E
perché?”
“Perché,
modestamente, sono troppo virile per non avere un figlio maschio…”
A
quelle parole, Silente scoppiò a ridere, e insieme a lui anche Gardenia.
Solaria e Sirius si trattennero a malapena, mentre Lily, completamente rossa in
viso, fissava il marito divertita.
“Che
c’è da ridere?! E’ la verità!” Borbottò James, piuttosto contrariato da quella
reazione. “Siete solo gelosi, soprattutto tu, Sirius!”
“No,
a me va benissimo una bambina!”
“Se
se, frase di circostanza, non vuoi ammettere la mia superiorità in campo! Anche
ad Hogwarts ero io il Malandrino più prolifico!”
“Peccato
che però tutti i tuoi piani erotici fossero troncati dalla Evans!” Sbottò
Sirius, scoppiando a ridere.
“James,
ti conviene chiudere la bocca prima di passare MOLTI guai!” Sibilò Lily,
guardando biecamente il marito.
“Già…
e penso che dovrò aumentare i controlli nelle varie Case, la notte…” Commentò
Silente, massaggiandosi la barba sul mento.
“Poveri
ragazzi, non potranno più divertirsi!” Disse James. Poi, cambiando
improvvisamente discorso, aggiunse: “Che ne dici se lo chiamiamo James in mio onore
il piccolo?!”
“Al
massimo lo chiamiamo Lilium, in mio onore, dato che la fatica la faccio tutta
io…”
“Ma
non è vero tesoro, io ci metto il sostegno morale!”
“E
io tutto il resto!”
“Che
ne dite di Harry?”
Tutti
si voltarono verso Gardenia, che fino ad allora era rimasta muta, seduta vicino
a Silente. La ragazza subito arrossì e abbassò il volto, pentendosi di aver
aperto bocca. Lily, invece, sorrise. “Harry mi piace. E, se è una bambina, potremmo
sempre chiamarla Harriet, è molto grazioso.”
Il
periodo successivo a quest’evento fu, per Sirius e James, il più stancante che
avessero mai vissuto.
Sopportare
le loro moglie in pieno bombardamento ormonale si rivelò molto più difficile di
quanto avessero immaginato. Soprattutto per Sirius… Se James aveva a che fare
solamente con una donna nevrotica che andava in escandescenza due o tre volte
al giorno, il povero Felpato invece doveva badare ad una vera e propria pazza!
Non passava giorno che la giovane Nimbus non facesse qualche acuta osservazione
verso il marito, rimproverandogli questo o quello, o accusandolo di cose in cui
lui purtroppo non centrava nulla (come, ad esempio, perché piovesse e non
facesse invece bel tempo. Sirius aveva tentato di dirle che in inverno è molto
difficile che in Inghilterra compaia il sole, e lei aveva risposto dicendogli
che era colpa sua perché quella mattina non le aveva fatto il caffè…
Naturalmente Sirius aveva provato ad obbiettare dicendo che il caffè faceva
male alle donne incinte, e che la sua osservazione non centrava nulla con
quello che stavano dicendo precedentemente… e Solaria lo aveva buttato fuori di
casa urlandogli contro che le faceva venire mal di testa con tutte quelle
frottole…).
Dopo
i primi tre mesi di ricovero, superati i rischi di aborto, Lily era stata
portata a casa sua: per evitare che rimanesse da sola, Solaria spesso andava a
trovarla, insieme a Gardenia. E quando non ce la faceva perché il pancione troppo
pesante la stancava, era la sacerdotessa a fare le sue visite quotidiane
curandosi poi di controllare anche la salute del bambino.
Verso
il quinto mese di gravidanza Gardenia aveva anche aiutato i Potter a fare un
piccolo incantesimo per sapere il sesso del nascituro.
E
non vi dico la gioia e l’orgoglio di James quando vennero a conoscenza che avrebbero
davvero avuto un figlio maschio!
Naturalmente
però, per il fatto del nome, Lily rimaneva sempre ottusamente ferma sulla sua
scelta: Harry. Ma siccome James voleva per forza avere un qualche merito in
questa faccenda, alla fine la signora Potter si ammorbidì e gli concesse, come
secondo nome per il bambino, James.
Harry James Potter. Suonava bene, no?
Era
stato deciso che per il parto Solaria e Gardenia si sarebbero trasferite ad
Avalon, per evitare troppe complicazioni. L’idea di ritornare là però non
piaceva affatto alla Nimbus. Aveva tentato di opporsi, ma Sirius e Gardenia, e
perfino Silente (che centrava lui? Continuava a chiedersi…) erano più che
decisi a farla partorire ad Avalon, anche se fossero stati costretti a
portarcela con la forza.
In
fondo, era soprattutto per il suo bene che lo facevano: la bambina le avrebbe
succhiato via tutte le energie, e dunque avrebbe avuto il bisogno di tutta la
magia possibile, nonché dell’aiuto della Dea.
Oramai
era giunto Aprile, con le sue piogge leggere che portavano la primavera.
Solaria,
rinchiusa in casa, era più nervosa che mai, soprattutto perché non poteva
muoversi, essendo il pancione troppo grande e pesante (secondo Gardenia anche
piuttosto preoccupante) ed in più era basso e le causava spesso dolori.
Così era costretta a rimanersene tutto il giorno a
letto o sulla poltrona del soggiorno, guardando la televisione che Sirius le
aveva comprato in un negozio babbano a Londra per tenerla buona.
“Sirius, sei andato a letto con altre donne mentre
io ero ad Avalon?!” Chiese un mattino Solaria al marito. Si stava annoiando più
del solito, alla tivù non c’era nulla da fare e Felpato era comodamente seduto
nel divano davanti a lei leggendo la Gazzetta del profeta, in attesa che gli
arrivasse qualche chiamata dalla Sede Centrale degli Auror.
Almeno così poteva smuovere un po’ la situazione…
Il giovane uomo alzò lentamente gli occhi dal
giornale, lanciando uno sguardo allibito alla moglie, mentre Gardenia, capito
che stava iniziando uno dei soliti dibattiti insensati, se la filava in camera
sua per evitare di essere coinvolta.
“No Soly.” Le rispose semplicemente. Rimase a
guardarla ancora un po’, e visto che pareva che fosse finito tutto lì, riprese
a leggersi la Gazzetta.
“Nemmeno con uomini?” Chiese un attimo dopo Solaria.
Sirius alzò di nuovo gli occhi, tentando di
trattenere la calma che purtroppo gli stava fuggendo via… Doveva saperlo che
quella prima domanda avrebbe avuto un continuo poco simpatico…
“No Soly! Come ti saltano in mente certe cose?!”
“Beh, che ne so: magari non volevi andare a letto con
altre donne per non tradirmi, e così hai pensato che una notte con un uomo non
si potesse definire tradimento…”
“Mi dispiace ma non ho mai fatto ragionamenti del
genere! E tu invece?!”
“Io cosa?!”
“Sei andata a letto con altri uomini?”
“No!”
“E con altre donne?!”
“Ma lo sai che sei uno schifoso pervertito?! Ma come
ti vengono in mente certe cose?! Sirius Black, non mi aspettavo una domanda del
genere da te! E tu dovresti essere un futuro padre?! Se non ti decidi a
cambiare, te lo scordi che io ti permetta di educare nostra figlia!”
“Cosa?! Ti ricordo che hai iniziato tu a fare
domande assurde!” Gridò Felpato, non riuscendo più a trattenersi.
“A sì, e cosa ti avrei chiesto?”
“Come cosa?! Se ti avevo tradito con altre donne o
con degli uomini!”
“Dalla mia bocca non sono mai uscite parole del
genere! Sei un bugiardo spudorato!” Sbottò lei, girando la faccia con fare
offeso e iniziando a mordicchiarsi le unghie.
Sirius sospirò più volte, cercando di riprendere
l’autocontrollo. Calmo, doveva stare calmo… la moglie era una pazza scatenata,
non doveva dare peso alle sue parole…
“Voglio un caffè.”
“Il caffè ti fa male, Soly.”
“Dì pure che non hai voglia di farmelo, invece che
nasconderti dietro queste banali scuse!”
“Solaria il caffè sono anche pronto a fartelo, ma
tanto non te lo lascio bere perché fa male alla bambina!”
“Pfiu, fa male un corno: anche lei ne vuole…”
“Non dire sciocchezze…”
“Sì! La sento! Io e tua figlia abbiamo un ottimo
rapporto, e siamo d’accordo nel dire che tu sei un vero idiota.”
“Ah sì?”
“Proprio così.”
“Allora incomincia a dire a tua figlia che ha già
due mesi di punizione da scontare.”
“Sei un ingiusto!”
“No no, sono giustissimo! Lei mi ha insultato!”
“Lei non ha fatto proprio niente!”
“Sei tu che l’hai detto!”
“Ah sì? E tu ti fidi di tutto quello che ti dice il
primo pinco pallino che capita?!”
“Mi sono fidato di te, non del primo pinco pallino
che…”
“…fa lo stesso…”
“Allora non devo dare più peso alle tue parole?!”
“Ma come ti permetti? Il fatto che io sia tua moglie
non significa che tu abbia diritto di vita o di morte su di me! Tu non mi puoi
controllare! Non siamo mica più nel Medioevo, caspita…
Ma guarda un po’ se dovevo sposarmi proprio un
despota stupido e ottuso…”
“Io non ho detto nulla del genere, hai fatto tutto
da sola…”
“Ah, è così? Ora dai tutte le colpe a me? Quando
invece… Oh…
Oh caspita…” Disse la ragazza, tenendosi una mano
sul ventre e rizzando la schiena contro la poltrona.
“…”
“Soly?!… Che c’è?”
“Sirius…”
“Sì?!” Disse il ragazzo, mollando da una parte il
giornale e avvicinandosi alla moglie.
“Mi si sono rotte le acque…”
Inutile descrivere lo spavento in cui quella notizia
gettò Sirius e Gardenia: a quanto pare la bambina sarebbe nata un mese prima
del previsto, senza nessun preavviso per giunta, e questo impediva loro di
spostarsi ad Avalon, dove sarebbero arrivati troppo tardi.
L’unica scelta era dunque fare nascere Selene al San
Mungo, sperando che la Dea la proteggesse lo stesso e soprattutto aiutasse la
madre a superare le doglie del parto.
Si smaterializzarono in fretta lì, e un infermiere,
viste le condizioni di Solaria, li indirizzò immediatamente nel reparto
maternità.
Quando vi arrivarono, a causa dei dolori troppo
forti e delle visioni che giungevano incontrastate alla sua mente priva di
difese, Solaria perse i sensi.