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Autore: serpeinseno    27/11/2009    2 recensioni
"Comincia a piovere, i suoi capelli si riempiono di gocce brillanti alla luce del lampione e i nostri sguardi non si spostano di un centimetro, imprigionandosi e facendosi milioni di domande silenziose che forse mai avranno risposta."
Genere: Thriller, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Edward

Due giorni. Ne sono passati e ne rimangono. Stamattina non ho trovato niente di strano sul mio divano e nella mia testa, ma i ricordi ancora tardano ad affacciarsi.
Fuori il sole sembra voler sciogliere l’asfalto e non aspetto molto a decide di uscire, potrei andare in cerca di una libreria. Magari Alice ne conosce qualcuna ben fornita, sicuramente.
Compongo il suo numero ed attendo, uno squillo, due squilli… eccola
“Alice Cullen”
“Ehi bestiolina”
“Ciao Edward! Come mai già sveglio? Qualcuno ti ha buttato dal letto?”
“Ahah, non proprio… senti, conosci un posto a Parigi dove trovare buoni libri?”
“Umh… diciamo che ho un segreto più che conoscere un posto”
“AH. E come si chiama questo segreto?”
“Germano”
Dopo avermi spiegato come arrivarci, ed è davvero facile visto che si trova a pochissimi passi da qui, e il perché di questa sua “conoscenza” decido di far visita a questo Germano, provare non guasta mai.
Arrivo davanti ad un portoncino in legno scuro e suono il campanello sul lato sinistro.
Mi viene ad aprire un signore sulla sessantina “Bonjour”
Si dirige dietro la scrivania posta accanto all’entrata dietro una pila di libri e una lampada che emette luce ingiallita.
“Bon-Bonjour, je suis ici… pour quelques livres…”
“Lei signore, è Americano?”
“Si, si… sente?”
“Direi di si” mi sorride sotto le sue rughe non poco accennate. “Viene qui per nome di?”
“Alice, Mary Alice Cullen, sono il fratello”
“Ah, certo, la signorina Cullen. È davvero una ragazza d’oro. Quali libri le servono?”
“Umh… diciamo che sono un po’… introvabili”
Mi sorride beffardo.
“Beh, un Debussy del 1959 e uno Chopin del 1935”
Lo vedo allontanarsi tra gli scaffali stracolmi di libri e dopo un minuto non sento più neanche il rumore dei suoi passi. Questo posto è davvero fantastico, ci passerei giornate intere, forse perché mi viene ovvio pensare che non ci siano solamente libri in francese… Suonano alla porta. Mi volto però poi penso che non ho nessun diritto di aprire così senza sapere secondo quali presupposti bisogni suonare un campanello per entrare. Forse è un posto per i privilegiati, mi chiederà di pagare qualcosa al suo ritorno?
Eccolo, vedo sbucare prima due grossi volumi e poi la sua figura intera.
Appoggia i libri sul tavolo. Mi sembra il minimo avvertirlo.
“Mentre lei non c’era qualcuno ha suonato alla porta…”
Si siede alla scrivania e mentre apre il catalogo molto da biblioteca mi dice di aprire mentre lui segna i libri presi in prestito.
Allora non c’era nessun presupposto.
Apro la porta e c’è una ragazza che tiene in mano una pila esorbitante di riviste.
“Salve Germano, scusi per l’ora ma sono venuta a restituire le rivi…”
Si ferma dopo aver fissato i suoi occhi nei miei. Le riviste le scivolano dalle mani come se fossero liquide e mi rendo conto di chi è solamente quando le sue labbra pronunciano la sillaba “No”.
La ragazza dello svenimento, è lei!
“Ehi, come va la febbre?”
“C-cosa?!”
“La febbre, il locale dell’altra sera, il giramento di testa… non ricordi niente?” posso capirla.
Mentre aspetto una risposta la sento sussurrare “Occhi verdi…” ma è più una sensazione che una certezza.
“Si, ricordo…” sulle guance le si formano due batuffoli rosei mentre abbassa gli occhi “Umh-umh scusami tanto, cioè, mi scusi tanto per l’altra sera, ero un po’… un po’ stanca e non ce l’ho fatta a tenermi in piedi a causa della… della febbre!”
“Ti spiace se ci diamo del tu? Sai non sono di qui e non mi piace affatto che l’unica” non contando la vittima sacrificale “persona che conosco mi dia del lei. Io sono Edward” le porgo la mano e la sto per ritirare quando sento la sua piccola mano appoggiarsi e stringere la mia.

Bella

“Io sono Bella” una stupida e insulsa ragazza di fronte ad una beltà divina. Su Bella, metti due parole in fila, altrimenti come premio ti spetta la seconda figura da scema con questo Adone quasi conosciuto.
“Anch’io non sono di qui, ma sono un paio d’anni che mi sono trasferita ed ora ho buoni amici” guarda caso tutti americani “e un lavoro fisso” i miei occhi si posano sulle riviste a terra. Così decido di piegarmi a raccoglierle e nel mentre lo fa anche lui.
“Come mai questa scelta?”
Alzo lo sguardo ritrovando i suoi occhi a un palmo dai miei. Beh, così è difficile parlare.
“Scusami, sono stato scortese…”
“No, no, assolutamente. Ho deciso di staccarmi un po’ dalla mia vita da adolescente, da mia madre.”
“Per crearti una vita tutta tua” annuisce “io non so bene che farmene, quindi non l’apprezzo come dovrei”
Ah. Wow, neanche ci conosciamo e già siamo al punto delle confidenze.
“E allora perché sei qui?”
“Di passaggio. Fra due giorni torno a casa”
I miei tentativi di rilassamento svaniscono del tutto. Due giorni. Non lo vedrò mai più.
“Senti, credo che il signore qui dentro stia aspettando che qualcuno entri…”
Alzo lo sguardo e cerco di mettermi in piedi, lo guardo per un istante. Doveva esserci qualcosa di storto in tutto questo.
“Si”, entriamo e Germano è ancora lì a segnare i codici dei libri. Appena entro e lo saluto lo vedo sorridermi.
“Buongiorno Germano, ieri sera purtroppo ho lavorato fino a tardi e non mi sembrava il caso di consegnarle le riviste a tarda notte”
“Non preoccuparti, per La Tulipe si possono fare eccezioni”
Mi nasce un sorriso sulle labbra ma poi ripenso alle parole di Edward e un magone mi prende lo stomaco. Mi si mozza il respiro in gola.
Ok, tranquilla, pensa a qualcosa di bello… no, qualcosa di bello no, pensa a qualcosa di rilassante, di delicato, di luminoso.
“Ecco i suoi libri” con un colpetto li indirizza verso Edward e poi mi guarda in attesa.
“Oh, si, le sue riviste, e poi… Angela Weber mi manda per prendere dei volumi… ecco la lista”
La prende e l’osserva per memorizzare i titoli e sicuramente per ricordare gli scaffali dove sono sistemati.
Mentre Germano va nella sua ricerca Edward è ancora lì.
“La Tulipe?”
“È una rivista, io scrivo recensioni artistiche per La Tulipe” perché mi imbarazza così tanto parlare con lui?
In più sento anche di dover spiegazioni a Germano riguardo il piccolo furto alla sua tela.
“Ti impegna molto?”
Eh? In che senso? Ma poi, cosa gliene interessa a lui?
“Emh… no, è che mi piace, quindi ci passo giornate intere”
“Ah.” Sembra pensieroso… dovrei dire qualcosa, ora?
“U-umh… c’è qualcosa che non va?”
Mi guarda e restiamo in silenzio per un paio di minuti.
“Stasera sei impegnata?”
Oh.Mio.Dio.
Mi ha chiesto di uscire? Si, sicuramente, se mi chiede se sono impegnata il significato può essere solamente quello. Merda.
“E-Eh? Stasera? Io non… credo di si”
Oh merda. Proprio stasera devo uscire con Jasper e la sua fiamma.
“Bene, allora sarà per un’altra volta”
Mentre pronuncia le ultime parole vedo Germano che torna con la solita pila di libri e senza segnarli me li porge.
“Grazie” poi rivolgendomi ad Edward non posso che notare quella briciola di delusione nei suoi occhi, che basta a farmi sprofondare nel pavimento.
“Allora… ci vediamo?”
“Certo.” Mi sorride e io come un’ebete rimango per un po’ a guardarlo e poi fuggo via, in preda ad una voglia matta di piangere.


L’abbigliamento di Bella è come quello nel capitolo precedente.
L’abbigliamento di Edward è qui (omaggio a Remember me <3)
  
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