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Autore: pralinedetective    28/11/2009    2 recensioni
«Se gli uomini si conoscessero veramente fra loro non adorerebbero e non odierebbero», Elbert Hubbert.
Dieci oneshot completamente slegate fra loro, unico elemento di collegamento: il rapporto che lega Matt e Mello in tutte le sue forme, attraverso universi e situazioni fra loro differenti.
[Partecipante alla community mezzatabella ; regalo di compleanno per Sayuki95]
Genere: Generale, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: AU, What if?, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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[Dedicata a Giada, semplicemente perché non c’era altro che potessi scriverti al momento. Sono in caos completo, comprendimi e accetta questa piccolissima stupidata in anticipo XDD.
Una piccola, piccolissima menzione per Elisa, la quale riconoscerà sicuramente qualcosa in questa cosa.]


Perfetto, eccoci con l’ennesima raccolta ^^’.
Questa sarà composta da capitoli che fra loro non c’entreranno nulla – addirittura i rapporti cambieranno, insieme con generi, avvertimenti e rating. Ogni oneshot avrà il suo specchietto introduttivo.
I prompt sono quelli della mezza tabella; m’impegno a non scrivere Flashfic, una sfida con me stessa di fronte a voi. Ogni storia conterà almeno cinquecento parole. Questo a contare dal secondo capitolo, ovviamente ;D

Bene, allora ^^. Cominciamo!



Prompt. Incontro (26)
Generi. Introspettivo; Commedia, Generale, Introspettivo.
Rating. Giallo.
Avvertimenti. AU; Shonen-ai.
















All’inferno e ritorno.



Mail non è sicuro del primo incontro.
Non ha modo di ricordare – ubriaco, forse peggio, una stupidissima quanto pericolosa corsa in macchina, un’assurda nottata nella quale è successo tutto, tutto tranne quello che ci si sarebbe aspettati con tali premesse.

Qualcuno   [ sa anche chi ]   ha vomitato dentro la vasca da bagno, sono trascorse due settimane e a volte puoi ancora individuare l’odore nella stanza. Il caricabatterie del Nintendo DS annodato intorno alla gamba del tavolo in cucina, il barattolo del sale e quello dello zucchero privati dell’etichetta e scambiati, le bustine di tè nero tenute da parte per Lawliet finite in ammollo nel cesso, il palmare spento e attaccato al soffitto dell’ascensore con del nastro biadesivo.

[ Oh, sì,
avete anche fatto sesso. ]

Un risveglio confusissimo, inequivocabilmente nudi nel piccolo appartamento del guardiano notturno e terribilmente nei guai – «Maaail, hai finito di usare il bagno?».


Non lo ha visto per qualche serata, giusto il tempo di riprendersi e andare a farsi un giro, stesso posto, stessa ora.
«Devo farmi risarcire la sedia rotta», si giustifica, «e comunque non vado a cercare M—»

Come si chiamava?
Dannazione!

Jeevas si lascia sfuggire un sospiro, poi ride contro il palmo aperto.
Ha inizio un’altra lunga notte.   [ Almeno, questo speri. ]


La prima telefonata va a vuoto. La seconda anche.
Sembra il mondo giro completamente contrario, esattamente come i sette semafori rossi di tredici che ha incontrato durante il tragitto. «Sette!», ripete in uno scatto di nervi.

Sa cosa cercare.
Aggira il locale, ben attento ai brutti incontri: evita categoricamente ogni figura rischi di scoprirsi conosciuta, si muove nell’ombra, si sente tanto un Man in Black o qualcosa di simile. Se la scarsa illuminazione impedisse di vedere bene, indosserebbe gli occhiali da sole con immenso piacere.

Giunto all’entrata secondaria, provvista d’una breve coda di aspiranti imbucati – comincia a guardarsi attentamente intorno.
I pensieri si perdono sulle labbra tormentate dal freddo, il volto si piega in un sorriso di soddisfazione di fronte al raggiunto obbiettivo.

«Moto figa», annuisce.
Non tenta la sorte, non allunga le mani sullo splendido mezzo; dopotutto tiene ancora alla sua vita. Cerca una buona posizione per aspettare in tutta pace, magari in incognito.

[ Chissà se gli occhiali da sole... ]


«Ciao Matt».
La voce arrogante quasi lo spaventa, una mano si posa improvvisamente sulla spalla sinistra. «Come va il dente?»
«Vivrò anche senza», tossisce con un sorriso.

Mihael scivola elegantemente al suo fianco, montando sulla motocicletta con naturalezza.
«A casa mia», mormora prima di sparire sotto il casco nero.

«... Dove hai detto di abitare?»

  
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